venerdì 30 ottobre 2009

Ghost Son (2006)

E dopo tanto tempo torniamo un po’ all’horror italiano, che di recente non sta dando troppe soddisfazioni. Diciamo pure che è dagli anni ’80 che il genere si è affossato. Anni ’80 che vedevano il buon Lamberto Bava regalarci un pur imperfetto capolavoro come Demoni, mentre oggi dobbiamo accontentarci, ahimé, del mediocre Ghost Son, sempre dello stesso regista, girato nel 2006 e distribuito in Italia un anno dopo, ovviamente in sordina.



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La trama: in Africa, Stacey e Mark conducono la loro felice vita di fidanzatini, finché lui non muore in un incidente con la jeep. Nella casa che i due dividevano comincia però a manifestarsi quello che parrebbe il fantasma dell’uomo che, dapprima, cerca di indurre Stacey al suicidio in nome di un amore eterno e poi, non riuscendo a sortire effetti, le regala un’ultima notte d’amore dalla quale nasce Martin. Un bambino troppo strano per non destare sospetti…



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Questa pellicola si divide in momenti pregevoli e momenti decisamente trash. Peccato che questi ultimi siano legati strettamente al bambino che, in teoria, dovrebbe essere la presenza più inquietante del film. Cominciamo col dire che quello che temevo di più, ovvero l’ambientazione africana, è in realtà il punto di forza del film, che affonda le radici nelle leggende legate agli spiriti, alla morte, e al loro rispetto. Emblematiche in questo senso le figure della vecchia che rifiuta di vendere una scultura di legno perché scrigno dell’anima del proprio figlio, e anche quella della la piccola Thandie, orfana di madre ma non dello spirito della stessa, che continua a darle saggi consigli anche dall’aldilà. E’ interessante la contrapposizione tra la concezione rituale della vita e della morte, tipica di una realtà diversa da quella occidentale, e la nostra, alterata da un costante senso di sicurezza ed arroganza, legato al volere tutto e subito: non a caso Stacey, che non vuole accettare la morte di Mark, si appropria di un rito Africano che nemmeno capisce, ed attira su di sé uno spirito troppo inquieto e maligno, incapace di stare solo nella morte.



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Peccato che ad un certo punto, dato il titolo del film, arriva il Ghost Son. Premesso che il concepimento di questa creatura è quanto meno ambiguo e a tratti ricorda quello di Mia Farrow in Rosemary’s Baby, il dilemma sta in questo: ma perché dopo la nascita di Martin il pargolo viene considerato “posseduto” dallo spirito di Mark, mentre all’atto del concepimento si capisce benissimo che il padre non è lui, visto che il suo fantasma osserva la fidanzata venire praticamente violentata da un mostro scaglioso con le sue ingannevoli sembianze? Però dopo questa scena inequivocabile, a quanto pare gli sceneggiatori hanno deciso di cambiare rotta, e qui arrivano le chicche trash. Come il Baby Herrman di Chi ha incastrato Roger Rabbit?, il pargolo posseduto ha le stesse voglie del papà. Quindi, in due scene magistrali, scapezzola la mamma a morsi fino a farle uscire il sangue (la mamma, all'infermiera: "Ma, signora, io ho sentito i denti!!" E l'infermiera: "Io no." Sì, non è che i dialoghi siano memorabili...) e in un altra le palpa sempre la tetta con la manima prensile, sotto la doccia, mentre lei sgrana tanto d'occhi, guardando inequivocabilmente le pudenda del pargolo che poi rimprovera con un: "Ma, MARTIN!!!". Ammazza, a 5 mesi già si eccita sessualmente? Sono indecisa se considerare la scena una trashata di rara fattura oppure un inno alla pedofilia. Le altre prodezze del bambino sono una svomitazzata degna dell'Esorcista e l'imitazione perfetta della voce del papà. Orrore. E non voglio nemmeno parlare dell'Elefante che scorazza per casa alla fine, o del coniglio che la stolta donna conserva nei sacchetti per freezer, ma con la testa intera e PELOSA!! Ma cosa te ne fai, sei scema?!



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Appurato dunque che la trama è un pò una boiatazza, restano le musiche, assai carine, e ovviamente la bravura di Bava che, tanto per cambiare, non è un registucolo qualsiasi, ma azzarda virtuosismi e riprese da particolari angoli (oltre le ventole del soffitto, tra le travi, dal fondo della vasca, ecc. ecc.) che elevano il prodotto rispetto alla media. Anche la fotografia è buona, le riprese interne sono abbastanza claustrofobiche e quelle esterne rendono decisamente onore all'Africa che le ha ospitate. Gli attori invece sono dei cani. Dei veri cani. Soprattutto i due interpreti maschili (Laura Harring è deliziosa nel crescendo della sua inquietudine), ma anche quella femminile non scherza a tratti, l'ho visto in inglese (per evitarmi un sicuramente orrendo doppiaggio) e posso assicurare che un Texano con la bocca piena di patate crude non avrebbe fatto di peggio. Menzione d'onore però alla mia amica Coralina Cataldi - Tassoni (vedi la perla: Il Bosco 1) che fa una guest appearence. Insomma, non dico di evitarlo, ma di mettersi a guardarlo con occhio molto critico. Io gli do una media sufficienza.


Lamberto Bava è il regista della pellicola. Italiano e figlio d'arte, visto che il padre era il divino Mario Bava, che ci ha regalato perle di horror gotico, lo ricorderei per film come Demoni e il suo seguito, Una notte al cimitero, A cena col vampiro, prima che la sua carriera venisse segnata dallo storico e trashissimo fantasy Fininvestiano Fantaghirò (che firmerà per ben 5 volte) e dagli orrendi Sorellina e il principe del sogno e Desideria e l'anello del drago. Ha 65 anni.



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Laura Harring interpreta Stacey. L'attrice messicana ha recitato in film come Mulholland Drive, l'orrendo Derailed, l'inedito (in Italia, ma io l'ho visto ed è molto carino) All Souls Day: Dia de los muertos e Chiamata senza risposta. Per la TV ha partecipato a Baywatch, Flipper, Baywatch Night e The Shield. Ha 45 anni e tre film in uscita.


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John Hannah interpreta Mark. Per la serie "dove ho già visto sta faccetta?", la risposta è nei tre episodi de La Mummia, con Brendan Fraser, dove interpretava il fratello della protagonista. L'attore scozzese ha anche partecipato a Quattro matrimoni e un funeraleSliding Doors. Per la TV ha lavorato ad alcuni episodi di Alias e Frasier. Ha 47 anni, due film e una serie TV in uscita.



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Pete Postlethwaite interpreta Doc, l'amico dei due sfortunati sposini. Anche lui scozzese, anche lui faccia conosciuta, visto che nel Romeo e Giulietta di Baz Luhrmann interpretava il frate. Tra i suoi altri film ricordo Amleto, Aliens, il bellissimo Nel nome del padre, lo splendido I soliti sospetti, Dragonheart, Il mondo perduto: Jurassic Park, The Shipping News: ombre dal passato, Dark Water, The Omen. Ha 63 anni e quattro film in uscita.



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E ora vi lascio con il trailer italiano del film, che pure avevo già messo in un altro post, se non rammento male... ENJOY E.... HAPPY HALLOWEEN!!!!!









martedì 20 ottobre 2009

Alta Tensione (2003)

L’ho nominato parecchie volte sul blog, ma effettivamente erano anni che non lo rivedevo e ora ho rimediato. Sto parlando di Alta tensione (Haute Tension), devastante opera prima del regista francese Alexandre Aja, datata ormai 2003. La seconda visione è stata meno “tesa” ma sempre assai coinvolgente.


La trama: due compagne di università, Marie ed Alex, vanno a studiare nella casa di campagna di proprietà della famiglia della seconda ragazza. D’un tratto, di notte, arriva uno sconosciuto che trucida i familiari di Alex (cane compreso) e la rapisce. A Marie, unica sopravvissuta e unica libera, non resta altro che seguire il maniaco e cercare di salvare almeno l’amica.

Alta tensione è stato definito dallo stesso regista un “survival horror”, ovvero un film dove si mostra come una persona possa sopravvivere a situazioni che definire terrificanti è poco. La particolarità di pellicole come questa è che non ci sono mostri alla Freddy o Jason, ma incubi metropolitani assolutamente reali, come maniaci, psicopatici, banalissimi folli assassini che potrebbero un giorno bussare alla nostra porta e ridurci a matasse sanguinolente solo per il gusto di farlo, come ben si può leggere su ogni quotidiano oppure vedere in ogni tg. Questo genere di film ha fatto la fortuna dei cineasti francesi di nuova generazione, basti pensare a film come A’ l’interieur oppure Ils, macellate anche troppo realistiche. Ovviamente, in questi film l’elemento gore è quello che risalta all’occhio e che rimane nella mente dello spettatore (non a caso in A l’interieur il sangue scorre a secchiate e per tutto il film), ma a bene vedere in Alta Tensione questo genere di scene, sebbene da pugno nello stomaco, occupa una parte irrisoria del film. Quindi l’”alta tensione” nasce dal fatto che lo spettatore si immedesima nel personaggio di Marie, che si trova a dover prima testimoniare impotente lo sterminio dell’intera famiglia di Alex e quindi a dover combattere per salvare la sua vita e quella dell’amica, passando dalla paura alla rabbia omicida. Fino all’incredibile finale che ribalta ogni cosa e che, ovviamente, non posso rivelare.


Visto senza conoscere il finale, Alta Tensione è decisamente un’esperienza mortale anche per un amante dell’horror, si arriva alla fine senza fiato e tesi da far paura. Visto conoscendo il finale, come questa volta, ci si può soffermare sui particolari, come l’assoluta bravura delle attrici, che invertono le personalità dei rispettivi personaggi mano a mano che il film avanza (Marie all’inizio è quasi succube di Alex, il che acquista un senso alla fine, tuttavia dopo il rapimento la personalità di Alex viene annullata mentre quella di Marie diventa sempre più forte), o dell’attore che interpreta l’assassino, una brutale e perversa macchina di morte che uccide e tortura senza battere ciglio. Si possono apprezzare le finezze del regista che fin dall’inizio semina qua e là indizi sulla realtà delle cose, e gioca con lo spettatore troppo preso da quello che sta vedendo per accorgersi che qualcosa in effetti “stona”. Ci si inchina davanti agli effetti speciali del nostrano Giannetto de Rossi (e non, come il mezzo neurone mi aveva fatto scrivere, Sergio Stivaletti), che sta troppo spesso lontano dagli schermi, ma quando torna lo fa per essere ricordato a lungo: il papà decapitato e la scena finale della motosega sono difficili da sopportare, soprattutto davanti ad un grande schermo con tanto di dolby surround. E a proposito di suoni… la musica è molto importante nel film: assieme a quella ipnotica e stridente che percorre tutta la pellicola c’è un caposaldo del trash italiano,ovvero Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri (che nonostante l’ilarità che suscita ad inizio film, alla fine acquista un significato decisamente più serio) e la splendida New Born dei Muse, un pezzo azzeccatissimo per l’inseguimento finale e per i titoli di coda.


Insomma, Alta Tensione è un ottimo horror, ben fatto e ben recitato. Non lo consiglio ovviamente a tutti, soprattutto ai facilmente impressionabili. Astenetevi e ripiegate su qualcosa di più rilassante. Del regista Alexandre Aja ho già parlato qui. Pare che dopo l’atteso Pirana 3-D cambierà rotta, dedicandosi alla fantascienza apocalittica e a quella ironica. Speriamo bene.

Cécile De France interpreta Marie, la protagonista. L’attrice belga non è tra le più famose in Italia, ma pare molto quotata in Francia. Tra i suoi film ricordo L’appartamento spagnolo e Il giro del mondo in 80 giorni. Ha 34 anni e due film in uscita.

Maïwenn Le Besco interpreta la sfortunata Alex. Difficile riconoscere l'attrice francese nel pregevole Il Quinto Elemento, nei panni della cerulea aliena cantante Diva Plavalaguna e neppure nel video Promises dei Cranberries, dove interpreta lo spaventapasseri. Ha recitato anche in Léon (sempre di Luc Besson) e nella versione francese di Camera Café. Ha 33 anni.


Philippe Nahon interpreta l'assassino. Attore francese attivo fin dagli anni 60, tra i suoi film ricordo L'odio, I visitatori 2: ritorno al passato, I fiumi di porpora e Il patto dei lupi. Ha 71 anni e sei film in uscita.  


E ora vi lascio con una chicca... il trailer? Puff, che banalità!!! Una perla del trash italiano, I ricchi e poveri con Sarà perché ti amo... live dal Cremlino di Mosca!!! ENJOY!!



giovedì 8 ottobre 2009

Inglorious Basterds (2009)

Ogni volta che esce un film di Quentin è sempre una festa. Dopo anni di onoratissima carriera, i fan aspettano con trepidazione ogni nuova opera, e non restano mai delusi. Credo sia praticamente impossibile infatti restare delusi da chi mette amore per quello che fa in ogni singolo fotogramma, anche quando il genere scelto non è molto “tarantiniano”, come nel caso di Inglorious Basterds, il primo film di guerra del nostro (anche se definirlo solo film di guerra è estremamente riduttivo), girato nel 2009.



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La trama, come in tutti i film di Quentin, non è lineare: nella Francia occupata dai nazi si intrecciano i destini dei “Bastardi”, un gruppo di militari guidati dall’americano Aldo Raine , il cui unico scopo è fare strage di nazisti, possibilmente scalpandoli, e dell’ebrea francese Shosanna, scampata per miracolo, da ragazzina, allo sterminio della famiglia per mano del “cacciatore di ebrei” colonnello Landa, ed ora proprietaria di un piccolo cinema dove Goebbels in persona vorrebbe proiettare il suo ultimo film.

 


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Fin dall’inizio del film la “zampata” tarantiniana si vede e si sente. Innanzitutto il film è diviso in capitoli, il primo è una sorta di preludio alle vicende che verranno narrate in seguito. Seconda cosa, il tempo narrativo non segue i dettami della fabula, ma è MOLTO intrecciato, e i flashback, i salti temporali sia in avanti che indietro abbondano. Terza cosa, la colonna sonora, che ci introduce fin da subito nella Francia occupata dai nazisti con una splendida Fur Elise la cui melodia si unisce ad un’altra di stampo assai simile a quelle presenti negli spaghetti – western di Sergio Leone. E’ solo la parte più evidente di una contaminazione dei generi assoluta ed affascinante, spiazzante per chi è abituato a film di guerra girati seguendo certi canoni, che pervade l’intera pellicola: qui vengono introdotti anche l’horror, il metacinema, il noir, la commedia grottesca, persino la fiaba (la citazione da Cenerentola, nell’immancabile scena “feticista”, è d’obbligo). E ovviamente altrettanto immancabili sono le ironiche scritte a segnalare i diversi personaggi importanti durante la première di Goebbels, come in Pulp Fiction.



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Ma la bellezza dei film di Quentin non sta solo in questi splendidi vezzi stilistici. La trama è coinvolgente e particolare, riesce a reinventare i clichè del genere (la persecuzione degli ebrei, la resistenza di un manipolo di eroi) in un modo del tutto nuovo pur sfruttando al massimo elementi già visti. Shosanna alla fine è una giovane “Sposa”, giustamente assetata di vendetta, che non perde l’occasione per metterla in piedi nel modo più eclatante ed efficace possibile, come già fece la buona Beatrix Kiddo in Kill Bill (peraltro torna anche il personaggio di Sofie Fatale, o meglio una sorta di sua antenata, interpretata dalla stessa attrice e sempre nel ruolo di traduttrice ufficiale dei “cattivi”). I Bastardi, più che soldati sono un branco di desperados violenti degni di un film come Il giustiziere della notte, più figli degli spaghetti – western che dei film di guerra. Ognuno di loro, ovviamente, è caratterizzato con pochi particolari che lo rendono unico ed indimenticabile (l’”orso ebreo” di Eli Roth con la sua mazza, l’ex soldato nazista torturato dai suoi, il “piccoletto” che scalpa con la stessa naturalezza con cui si allaccerebbe le stringhe, e così via), curato nei dettagli e nella psicologia come tutti i personaggi della pellicola, sia buoni che cattivi, più o meno importanti.

 


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Molta della bellezza dei personaggi sta nella bravura degli interpreti. E’ stupefacente come Quentin riesca sempre ad assegnare a qualsiasi attore, anche il più sconosciuto ed incapace, un ruolo in grado di valorizzarlo e renderlo indimenticabile. A me pare che in Inglorious Basterds, più che in qualsiasi altro suo film, si sia lavorato molto sull’interpretazione. Al di là di Christoph Waltz che è semplicemente eccelso nel ruolo di Landa (non a caso ha vinto il premio come miglior attore al Festival di Cannes di quest’anno), e che riesce ad infondergli la perversione, la cattiveria, la stupidità ironica e l’infamia in grado di renderlo odioso fin dal primo fotogramma, anche gli altri attori sono perfetti, le interpreti femminili in primis: Diane Kruger con la sua bellissima attrice – spia, tanto raffinata e bella (e con un guardaroba da urlo!) quanto coraggiosa ed intelligente, e la rivelazione Mélanie Laurent con la sua sfortunata e determinata Shosanna, uno dei personaggi femminili più belli mai creati da Quentin, a mio avviso. E parliamo dei Bastardi, che sono uno meglio dell’altro. Ora, io non amo troppo Brad Pitt come attore, ma il suo personaggio così sopra le righe, strafottente e spaccone, affamato di scalpi e infastidito dal fatto che i nazi, una volta finita la guerra, potrebbero condurre una vita tranquilla e rispettabile, senza essere riconosciuti per quello che hanno fatto, è decisamente geniale, e lui ci mette del suo per renderlo indimenticabile, creando dei siparietti esilaranti. Che sarebbero impossibili senza il valido appoggio di Eli Roth che, lo ammetto, mi ha decisamente folgorata: le scene al cinema, dove lui, Pitt e un terzo “Bastardo” devono imitare un trio di cineasti siciliani sono da primato, e aspetto solo che esca il DVD per potermi gustare queste parti senza il doppiaggio italiano, che pure è bellissimo. Menzione d’onore, inoltre, spetta all’ex ragazzino di Goodbye Lenin, Daniel Brühl, che è cresciuto per interpretare un magistrale “eroe” di guerra ambiguo ed irritante fino all’ultimo fotogramma, e ovviamente a Mike Myers, che interpreta un generale inglese in pochi, preziosi minuti di mix tra Dottor Male e Austin Powers.



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In ultimo, facciamo il gioco delle citazioni. Ammetto che stavolta Quentin si è impegnato per rendere il tutto più difficile, sfoggiando un’invidiabile conoscenza del cinema tedesco che sta alla base del dialogo tra gli inglesi e in quello tra Shosanna e l’eroe di guerra, conoscenza che porta sicuramente a rimandi e citazioni che io, ahimé, non ho saputo cogliere. Posso solo dire che, oltre ai già citati omaggi a Leone e Cenerentola, e a nomi propri come quello del generale Ed Fenech (interpretato da Myers) o Antonio Margheriti, si vede un Brad Pitt “siciliano” che è praticamente identico al Don Vito Corleone interpretato da Marlon Brando ne Il Padrino (sia nelle movenze, che nelle espressioni, che negli abiti), un Eli Roth che nelle scene finali assume la posa e l’espressione di Al Pacino in Scarface, un film, quello girato da Goebbels, che riprende atmosfere ed alcune inquadrature da La Corazzata Potiemkin, per finire con una faccia gigante fatta di fumo e specchi come quella ingannevole de Il mago di Oz. Ci sta anche una citazione sugli scantinati per bocca di Brad Pitt, presa paro paro dal Fight Club di cui lui è interprete.

 


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Difetti? Ma vogliamo proprio trovargliene qualcuno? Mmmmh…. L’inaccuratezza storica sul finale. Il film alla fine può essere però visto come un sogno. Un sogno di gloria di questi poveri bastardi. Un sogno per l’umanità intera. E se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, gli alti papaveri nazisti, soprattutto Hitler, sono delle macchiette, dei pupazzi da operetta. Ma, diciamocelo… chissenefrega? Bastardi Senza gloria, insomma, è un film cinefilo che, a differenza di Deathproof, può essere visto ed apprezzato da tutti. Non ai livelli di Kill Bill, quello secondo me è il capolavoro di Quentin, ma poco inferiore. Splendido, assolutamente consigliato.

Di Tarantino ho già parlato qui, dell’affascinante Michael Fassbender (che interpreta il Bastardo scozzese) qui, Eli Roth lo trovate qua, mentre Christoph Waltz è stato nominato in questo post. Il caro Brad invece ha fatto la sua comparsata sul bollalmanacco qui.

 


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Mike Myers interpreta, come già detto, il generale Ed Fenech. Trasformista come pochi, soprattutto nella sua trilogia più famosa, quella di Austin Powers, il demenziale comico canadese, negli ultimi tempi, pare essersi incarnato nell’orco Shrek, a cui ha prestato la voce per tutti e tre i film. Tra le altre pellicole del “miTTico”, ricordo il geniale Fusi di testa (e seguito), il particolare Studio 54 e lo storico e maffissimo Cat in the Hat. Ha 46 anni e tre film in uscita tra cui un quarto Shrek.



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Diane Kruger interpreta l’attrice Bridgett Von Hammersmark. Tedesca (anche se Quentin la trovava troppo “americana”), tra i suoi altri film cito Troy e Il mistero dei Templari, insomma due pellicole che in effetti non lasciavano presagire un’interpretazione come questa. Ha 33 anni.

 


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Ora, siccome ho già messo in un post il trailer di Inglorious Basterds, vi lascio al trailer del film da cui tutto è partito: Quel maledetto treno di blindato, di Enzo G. Castellari, il cui titolo USA è proprio... The Inglorious Bastards. ENJOY!!!!



 

 

 

venerdì 2 ottobre 2009

Inkheart - la leggenda del cuore d'inchiostro (2008)

Nonostante questo blog raccolga per la maggior parte film horror o trash, capita anche che ci sia spazio per film “carini”, quasi leggeri. E’ questo il caso di Inkheart – La leggenda del cuore d’inchiostro, diretto nel 2008 dal regista Iain Softley, e tratto dal primo romanzo di una trilogia scritta dalla tedesca Cornelia Funke, Cuore d’inchiostro, appunto (gli altri due romanzi sono Veleno d’inchiostro e Alba d’inchiostro).

 

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La trama: Mo è un restauratore di libri in grado di rendere reale ciò che legge, di trasportare personaggi di fiabe e romanzi nella realtà e anche, come “contrappasso”, di far finire le persone viventi nei mondi immaginari della carta stampata. Lo ritroviamo in viaggio con la figlia, Maggie, in cerca del libro Inkheart dove sua moglie è rimasta intrappolata, e in fuga da due personaggi usciti dallo stesso libro: il mangiafuoco Dita di Cenere, che vorrebbe tornare nel romanzo, e il malvagio Capricorno che invece vorrebbe sfruttare l’abilità di Mo per i suoi scopi.


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Ammetto che prima di vedere il film non conoscevo né il romanzo da cui è tratto, né l’autrice. Nella miriade di pellicole fantasy che periodicamente escono, Inkheart ha attirato la mia attenzione non tanto per il cast, che pure conta nelle sue fila grandi nomi, ma per gli splendidi luoghi dove è stato girato, tutti delle mie parti. Nel film viene nominata Alassio, dove si svolgono alcune scene del film (si riconoscono in effetti il Budello e la passeggiata), ma la parte più consistente vede come location il borgo medievale di Balestrino, in provincia di Savona (e che io e Toto abbiamo erroneamente preso per Bussana vecchia, considerando lo splendido castello di Capricorno un’aggiunta fatta al computer!). E sono senza dubbio le location scelte a rendere affascinante una pellicola che alla fine prende un po’ troppo da La storia infinita, per il concetto della metaletteratura e per l’amore legato ai libri, e un po’ da mille altri romanzi simili per tematiche e personaggi, e che quindi non racconterebbe nulla di troppo nuovo.


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In generale, il film è realizzato ottimamente, belli gli effetti speciali che non soffocano assolutamente una regia fluida che predilige scene colme di panorami ed elementi vivaci, ricca di dettagli anche negli ambienti chiusi. Le scenografie e i costumi sono azzeccati e davvero graziosi, oltre al già citato Castello di Capricorno segnalo le librerie in casa della zia di Maggie, lo splendido negozietto del villaggio svizzero e le pagine scritte tatuate sui volti di coloro che escono “imperfetti” dal mondo dei libri. Alcune trovate sono geniali, come quando compare il mitico cane Toto del Mago di Oz o gli effetti devastanti di una lettura balbuziente. Gli attori sono tutti molto bravi, anche se forse i personaggi sono un po’ bidimensionali. Non avendo letto il libro, rimango un po’ perplessa dal fatto che un’attrice come Jennifer Connelly abbia accettato un cameo di mezzo minuto, comparendo in un paio di flashback come la moglie bramata di Dita di Polvere. Il finale sembrerebbe un po’ “facilone”, e cozza con quanto afferma quello che nel film è l’autore di Inkeart, quando ad un certo punto afferma che solo leggendo nuove parole scritte dal vero scrittore di un romanzo ne si potrebbe cambiare la storia, influenzando gli eventi. Invece alla fine bastano poche parole scritte a caso sulle braccia per salvare capra e cavoli. Mah. Nonostante tutto il mio giudizio è comunque positivo: se cercate un film fatto bene, carino e piacevole da vedere, per una serata relax, questo fa per voi. E chissà che non vi faccia venire voglia di leggere dei buoni, vecchi libri.


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Di Jennifer Connelly ho parlato qui, mentre qua potete trovare una presenza ormai fissa del Bollalmanacco, ovvero Jim Broadbent, che interpreta lo scrittore Fenoglio (non il nostrano Beppe!)

Iain Softley è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto pochi film tra cui K – Pax e il pregevole The Skeleton Key. Ha 51 anni.

 

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Brendan Fraser interpreta Mortimer, detto Mo. L’attore americano si è fatto un nome con scanzonati film d’azione come La mummia e i suoi due seguiti, ma nella sua filmografia figurano anche opere pregevoli e più serie come il bellissimo Uomini e dei. Inoltre ricordo Airheads – Una banda da lanciare, Sbucato dal passato, George re della giungla, Looney Tunes: Back in Action, Viaggio al centro della terra. Ha prestato la voce ad un episodio de I Simpson e partecipato ad alcune puntate di Scrubs. Ha 41 anni e tre film in uscita.


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Paul Bettany interpreta il mangiafuoco Dita di Polvere. L'attore inglese, assai particolare, ha recitato nel bellissimo Gangster N°1, Il Codice Davinci ed Iron Man, dove ha dato la voce a Jarvis. Ha 38 anni e tre film in uscita.

 

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Andy Serkis interpreta il malvagio Capricorno. Se la sua faccia vi dice qualcosa, non sforzate i neuroni: non è facile riconoscere il Gollum de Il Signore degli anelli e King Kong, senza trucco, vero?! La sua vera faccetta possiamo vederla in InsomniaThe Prestige, inoltre ha prestato la voce per un episodio de I Simpson e per il film Giù per il tubo. L'attore inglese ha 45 anni e ben nove film in uscita.


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Helen Mirren interpreta la zia Elinor. Inglese, ha vinto il premio Oscar per il film The Queen, ed era già stata nominata come miglior attrice non protagonista per il pregevole Gosford Park e La pazzia di Re Giorgio. Tra i suoi altri film ricordo Caligola del nostrano Tinto Brass (ohibo!!!), Excalibur, Calendar Girls e ha prestato inoltre la voce per Il principe d'Egitto. Ha recitato in almeno un episodio di Ai confini della realtà e Frasier. Ha 74 anni e cinque film in uscita.


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vi lascio con il trailer del film, ora.... ENJOY!!!!











giovedì 1 ottobre 2009

Planet Terror (2007)

Che tristezza non avere il tempo di vedere film come si dovrebbe (ovvero almeno due al giorno, e che diamine!!), tanto che persino pellicole bramate come il Planet Terror di Robert Rodriguez rimangono in sospeso ben dal 2007. Finalmente l’ho visto e devo ammettere, con rammarico, di essere rimasta un po’ delusa.

 

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La trama: dei soldati rilasciano all’interno di una cittadina un gas che in quattro e quattr’otto trasforma gli ignari abitanti in ammassi di pus zombizzati. Poche persone sembrano immuni al virus, tra cui l’ambiguo El Wray e la sua ex fidanzata, Cherry Darling, a cui gli zombie hanno divorato una gamba. Assieme, riuniscono un gruppetto di sopravvissuti e cercano di mettere un freno all’epidemia dilagante, senza mancare di sterminare quanti più zombie possibili.

 

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Planet Terror è un film che lascia delusi, perché sa tanto di occasione sprecata. Peccato, perché le premesse c’erano tutte. Innanzitutto un’operazione commerciale inaudita, ovvero un film doppio diretto da Tarantino e Rodriguez, un omaggio ai vecchi Grindhouse, due filmacci splatter o in puro stile exploatation al prezzo di uno. L’operazione, almeno in Europa, è sfumata, visto che Planet Terror e Deathproof sono stati distribuiti in separata sede e il secondo meglio distribuito del primo, ma questo non avrebbe dovuto penalizzare più di tanto le due pellicole, visto che la parte di Tarantino era bella come sempre. Altre cose interessanti la trama, e i personaggi: la prima ridotta all’osso, è vero, ma comunque piena di trovate terribili ed esilaranti allo stesso tempo, i secondi ben caratterizzati e cool, come sono stati il buon vecchio Mariachi o i fratelli Jecko. E poi, non ultimi, un insieme di attori da far venire la bava alla bocca, primo fra tutti il divino Bruce Willis, ma anche Rose McGowan, Tarantino, Tom Savini e compagnia cantante non scherzano. Insomma, poteva essere un Dal Tramonto all’alba all’ennesima potenza, e invece qualcosa è andato storto.

 

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Il motivo, secondo me, sta proprio nel fatto che questo film è un calderone confuso di tutte le cose citate sopra. Per carità, l’effetto “vintage” della pellicola utilizzata è splendido e reso ancora più realistico dal “reel missing” durante la scena di sesso, la realizzazione, come gli effetti speciali (uno su tutti la protesi di Cherry Darling) è bellissima, Rodriguez è un regista con le palle e si vede, anche per come sa avvalersi di validi collaboratori. Però quello che dovrebbe essere il cuore della pellicola si perde in un ritmo troppo rapido e confuso. L’inizio, preceduto dal meraviglioso falso trailer di Machete (con Danny Trejo è inquietante ed interessantissimo, con il virus che comincia a prendere piede e la lenta introduzione dei personaggi principali, in un’atmosfera scusa e pervasa da nebbie. La morte dell’amante di Dakota, l’attacco alla polizia e le scene in ospedale sono puro, splendido stile Rodriguez, pervase da nera ironia e decisamente scioccanti. Purtroppo dal momento esatto in cui i sopravvissuti si ritrovano nel ristorante comincia la lenta discesa verso la noia più tamarra.

 

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Ad ogni personaggio comincia a venire dato uno spazio esiguo ed il più delle volte per confessioni lacrimevoli che poco ci azzeccano con la trama ed approfondiscono decisamente poco visto che sembrano dialoghi presi da qualche bignami di psicologia. Persino il cameo di Tarantino, che pur finisce in modo esilarante, è lontano anni luce dall’ironia di Four Rooms, giusto per citare un film, e sembra un tentativo fallito di fare ridere. Altri personaggi sprecati sono Dakota con il marito ed il padre (il solito sceriffo che ci accompagna fin dai tempi di Dal tramonto all’alba), le Crazy Babysitter Twins, lo scienziato pazzo interpretato dal Sahid di Lost, e persino Bruce Willis si perde in un monologo che avrebbe fatto venire il mal di testa al buon Kurtz di Conradiana memoria, delirando su Bin Laden e su un assurdo complotto per mascherarne la morte. Oltre la cacofonia di esplosioni, sparatorie, corpi e cervella spappolati, rimane un finale che non è orrendo… di più: un futuro post apocalittico e bucolico con Rose McGowan nei panni di una novella Xena dotata persino di turbante e marsupio per pargolo. Decisamente un finale da pugno nello stomaco, trash e raffazzonato come pochi.

In definitiva, non un brutto film, per carità. Ma non aspettatevi chissà che: non rimarrete delusi come è successo a me, se seguirete questo semplice consiglio.

 

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Di Tom Savini ho già parlato qui.

Robert Rodriguez è il regista della pellicola. Enfant prodige del cinema americano (nonostante il cognome e i temi spesso trattati nei suoi film è infatti nato in Texas) e collaboratore tarantiniano pressoché costante, ha all’attivo un sacco di pellicole tra le più belle degli ultimi decenni. Tra i suoi film ricordo El Mariachi (che con Desperado e C’era una volta in Messico compone una trilogia tra le più belle), Four Rooms (l’episodio The Misbehavers), il già citato Dal tramonto all’alba, The Faculty, la trilogia di Spy Kids e Sin City. Ha 41 anni e due film in uscita, ovvero il seguito di Sin City e il film che tutti stiamo aspettando: Machete!!


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Bruce Willis interpreta il Tenente Muldoon. Come diceva l’Alberto Tomba imitato da Gioele Dix “chi mi conosce lo sa”: io AMO Bruce. E’ l’uomo ideale, che sia pelato, grasso, scionco, viola… è sempre un fico. Anche quando si scioglie in una colata di pus, come in questo caso. Non ho ancora perso le speranze di convolare a giuste nozze con lui, ma nel frattempo continuo a guardare i suoi film, tra cui ricordo: Appuntamento al buio, la quadrilogia di Die Hard, Il falò delle vanità, Hudson Hawk – Il mago del furto, L’ultimo boyscout, La morte ti fa bella, Palle in canna, il divino Pulp Fiction, il già citato Four Rooms, L’esercito delle 12 scimmie, Ancora vivo, Il quinto elemento, The Jackal, Codice Mercury, Armageddon – giudizio finale, Attacco al potere, Il sesto senso, FBI protezione testimoni (col seguito), Faccia a faccia, Unbreakable – Il predestinato, Bandits, Charlie’s Angels: più che mai, Sin City. E’ stato la voce originale di Mickey nei due Senti chi parla oltre ad aver doppiato alcuni personaggi in Beavis & Butthead alla conquista dell’America e La gang del bosco. Oltre al telefilm che lo ha reso famoso, Moonlighting, ha partecipato anche a episodi di Miami Vice, Ai confini della realtà, Ally McBeal, Friends, That’s 70 Show. Ha 54 anni portati benissimo e la bellezza di cinque film in uscita. Go Bruce!!!!


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Quentin Tarantino interpreta il soldato stupratore. Se Bruce è il futuro marito, Quentin è la divinità che consacrerà il nostro matrimonio, visto il suo assoluto amore ed impegno verso ogni genere di cinema, soprattutto il più becero e trash, e visto che i suoi film sono i miei preferiti in assoluto: Le iene, Pulp Fiction, Four Rooms, Jackie Brown, i due episodi di Kill Bill (gli unici due film in cui non ha fatto una comparsata, di quelli da lui diretti…), Sin City, Deathproof. E ora Inglorious Basterds che aspetto come un bambino aspetta Babbo Natale. E’ riuscito anche a dirigere un episodio di ER e uno di CSI. Come attore invece ha partecipato a Il tuo amico nel mio letto (con un delirante monologo sull’omosessualità latente in Top Gun), Mr Destiny, Desperado (con una delirante barzelletta sugli uomini che pisciano su banconi e baristi), Dal tramonto all’alba e anche ad un paio di episodi di Alias. Se volete sapere che età ha Dio, ha 46 anni. Ma è molto, molto lento, quindi non ha progetti in cantiere. Damn!

 

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Rose McGowan interpreta Cherry Darling. Salita alla ribalta con la serie Streghe come quarta sorella Halliwell, Paige, al momento della dipartita di Shannen Doherty, e famosa per la relazione con il buon Marilyn Manson, effettivamente la filmografia dell’attrice non è delle più esaltanti. Tra i suoi film rammento lo storico Scream e l’interessante Amiche cattive, mentre per la TV ha recitato anche in qualche episodio di Nip/Tuck. L’attrice di origini italiane ha 36 anni e tre film in uscita, tra cui… Machete!


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Freddy Rodriguez interpreta El Wray. Famoso per la sua interpretazione di Federico nell’ormai conclusa seria Six Feet Under, ha avuto piccole parti in film come Il profumo del mosto selvatico, Giovani pazzi & svitati, l’orrendo Lady in the Water. Ha inoltre doppiato un episodio di American Dad oltre ad aver partecipato alle serie Party of Five, Scrubs, ER e Ugly Betty. Ha 34 anni.


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A questi punti, visto che ho sproloquiato a sufficienza, vi lascerei, per la gioia di Toto, con la barzelletta raccontata da Quentin in Desperado.. ragazzi, ENJOY davvero e cercatela in italiano, fa sdraiare!!!




 

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