domenica 2 aprile 2017

Vampire (2011)

Il 23 marzo è uscito per l'etichetta Midnight Factory il film Vampire, diretto e sceneggiato nel 2011 dal regista Shunji Iwai.


Trama: Simon insegna biologia alle superiori ma ha un terribile segreto, quello di aiutare le ragazze che vorrebbero suicidarsi succhiando loro il sangue.



Avrò delle serie difficoltà a scrivere un post su Vampire quindi meglio togliersi il dente fin da subito e dire che il film di Iwai non mi è proprio piaciuto, a costo di sembrare (o essere) un'ignorante senza un briciolo di poesia in corpo. Non è difficile cogliere il senso di un film come Vampire, che, a scanso di equivoci, NON parla di vampiri sovrannaturali: il regista si è dilettato ad esplorare il confine sottile tra omicidio e suicidio assistito, costringendo lo spettatore a porsi scomode domande attraverso la storia di un serial killer "buono", che cerca le sue vittime nelle chat degli aspiranti suicidi e le aiuta a trapassare senza dolore, attraverso un elegante salasso. Simon è un essere umano emofilo (si può dire o rischio di lasciar intendere che sia affetto dalla malattia omonima?) e dalle sue vittime ricava il sangue che alimenta, letteralmente, la sua perversione ma non è una persona folle come Martin o Peter Loew, i quali al culmine della disperazione assalivano chiunque, piuttosto è una sorta di angelo della morte la cui "bontà" si evince anche dalle inventive cure che dispensa alla madre malata di alzheimer, dalla consolazione che porta alla sfortunata Ladybird, dal modo in cui affronta i desideri suicidi di una sua studentessa, alla quale arriva persino, paradossalmente, a donare il sangue. A fargli da contraltare (ma non lasciatevi ingannare dalla sinossi che leggerete ovunque, persino sul retro del DVD del film, ché il personaggio in questione comparirà sì e no dieci minuti) c'è il cosiddetto Renfield, che invece non si fa scrupoli a violentare e dissanguare persino innocenti passanti, ingannandole e confermandosi più bestia che uomo agli occhi di Simon. Quindi, in soldoni, lo spettatore dovrebbe arrivare ad avere dubbi esistenziali relativi alla condanna morale del protagonista, rimasticare domande su domande alla fine della pellicola, finanche insultare eventuali poliziotti poco illuminati applaudendo le azioni di questo wannabe vampiro, non fosse che il 90% delle donne sue vittime sono sceme come un tacco: va bene, vuoi suicidarti, ma perché dare retta non solo al primo demente conosciuto in chat che ti offre di farlo assieme a lui, ma persino al primo che passa mentre stai per buttarti da un ponte (true story) senza porti neppure una domanda che sia una?


Le domande esistenziali, tra l'altro, le avrei tirate fuori se alla fine di Vampire fossi stata ancora sveglia. Il problema è che Iwai, a differenza di Romero che era ben più spiccio ed efficace, allunga a dismisura una broda già di per sé insipida affondandola completamente con velleità autoriali e scelte di regia che aggiungono poco alla storia e, a parer mio, non la arricchiscono di significati. Sì, l'idea di radicare le vicende di Simon in location squallide, atte a richiamare il desiderio di morte dei coinvolti, è interessante e alcune sequenze sono davvero notevoli (quella iniziale, che arriva, elegantissima, a zittire uno dei personaggi più pittima della storia del Cinema, quella finale in cui la Plummer atterra leggiadra aiutata dai palloncini, il sogno prima dei titoli di coda, persino il momento gore in cui Renfield scatena tutta la sua perversione) ma, in generale, i protagonisti sono talmente molli o, alternativamente, meritevoli di venire presi a schiaffi (qualcuno mi spieghi il senso della stalker interpretata da Rachael Leigh Cook, non ci arrivo) che questo sfoggio di bravura registica pare quasi sprecata, messa lì giusto per far sentire scemo lo spettatore. Sarà che la barriera linguistica tra Iwai e gli attori ha richiesto a questi ultimi parecchia improvvisazione e, salvo Amanda Plummer che praticamente non parla, non stiamo parlando di professionisti indimenticabili, anzi, sarà che il cinema giapponese tradotto in atmosfere occidentali suona stridente, sarà che sono (come ho detto all'inizio) una burina ignorante e alla finezza preferisco qualcosa capace di emozionarmi e coinvolgermi, ma Vampire non è davvero un film che consiglierei, alla faccia di tutti i festival che ha vinto. Però voi non datemi retta e guardatelo, magari avrete trovato il cult d'Autore che stavate cercando da tanto tempo!


Di Kevin Zegers (Simon) e Amanda Plummer (Helga) ho già parlato ai rispettivi link.

Shunji Iwai è il regista e sceneggiatore della pellicola. Giapponese, ha diretto film come Swallowtail Butterfly, All About Lili Chou-Chou e New York, I Love You. Anche produttore e compositore, ha 54 anni.


L'edizione home video della Midnight Factory presenta come extra il making of del film ed è corredato dall'immancabile libretto introduttivo curato da Nocturno Cinema. Se Vampire vi fosse piaciuto recuperate Martin e Lasciami entrare. ENJOY!

6 commenti:

  1. Mamma mia! Hai avuto coraggio a sorbirti questa noia!
    Concordo con te che sia meglio il capostipite di Romero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quindi anche tu hai avuto l'onore di ammirare codesta opera d'arte? XD

      Elimina
  2. Non sarà noioso quanto il cosidetto "capolavoro" di Bela Tarr, Il Cavallo di Torino, che ti sconsiglio di vedere, film che mi ha fatto letteralmente incazzare di brutto, anonimo, freddo, mette in scena un umanità irreale che per tutto il tempo fa sempre le stesse cose, una vera e propria merda d'artista!!!

    RispondiElimina
  3. L'idea è interessante, ma i film che per essere intellettuali diventano una noia mortale sono una piaga che va evitata.

    RispondiElimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...