venerdì 12 ottobre 2018

L'assassina - The Villainess (2017)

Ultimamente Netflix mi ha regalato una bella sorpresa, ovvero questo L'assassina - The Villainess (Aknyeo), diretto e sceneggiato nel 2017 dal regista Byung-gil Jung.


Trama: arrestata dalla polizia a seguito di una strage, la giovane Sook-Hee viene prelevata da una branca dei servizi segreti coreani che la costringono a lavorare come assassina per 10 anni, dopo i quali le verrà resa la libertà.


L'assassina è la versione sud-coreana di Nikita, però in acido e, ovviamente, un po' più complessa e tamarra rispetto al film cult di Besson. L'ossatura della trama è più o meno la stessa per quel che concerne l'educazione di Sook-Hee, giovane assassina che viene resa ancora più letale e capace dai servizi segreti del suo Paese e si ritrova, una volta completato l'addestramento, a dover vivere un'esistenza normale con la "pendenza" degli incarichi affidati dall'agenzia nei momenti più impensabili (per esempio, durante il matrimonio, sequenza che rispecchia parecchio quella in cui Nikita, dalla stanza d'albergo, veniva costretta a montare un fucile e uccidere il bersaglio), tuttavia Byung-gil Jung non segue una narrazione lineare e, a poco a poco, rivela allo spettatore ciò che ha portato Sook-Hee a venire coinvolta nella sanguinosissima strage in solitaria che la impegna nelle primissime sequenze del film. Quella di Sook-Hee è una storia di vendetta, di infanzie negate, di persone infide che nascondono mille segreti, uno più orribile dell'altro, di menzogne e di famiglia, una famiglia distrutta, un'altra desiderata al punto da arrivare a mentire persino a se stessi e un'altra che non è mai stata tale; Sook-Hee, come Nikita, non è semplicemente un'assassina o una villainess, è un essere umano fragilissimo, spinta dal disperato bisogno di amare ed essere amata eppure spezzata al punto da non essere più in grado di fidarsi di nessuno. La scena finale, terribile ed ambigua, è frutto di una lunghissima serie di eventi atti a privare Sook-Hee dell'umanità e di ogni appiglio che possa legarla ad essa, qualcosa che ha trasformato una figlia, donna e madre in un essere composto soltanto da odio e follia. In questo, L'assassina è MOLTO più pessimista di Nikita, la cui protagonista nel finale riusciva a riappropriarsi della sua identità e a darsi alla macchia, probabilmente libera, inoltre è MOLTO più crudele e meno glamour del film di Besson, con tutti i twist che arrivano a spiazzare lo spettatore, soprattutto quello meno avvezzo ai deliri temporali delle opere asiatiche.


A fronte di una storia intricata, benché magari troppo legata ai cliché del genere per non essere in qualche modo prevedibile, quello che colpisce maggiormente de L'assassina è la qualità delle scene d'azione, soddisfacenti e deliranti come piacciono a me, fatte di stunt folli che portano lo spettatore a chiedersi "ma come diamine avranno fatto a girarlo?". La scena clou, in tal senso, è quella in cui Sook-Hee si ritrova a dover combattere in sella a una moto contro degli scagnozzi armati di katana, una sequenza che inizia richiamando echi Tarantiniani a tutto spiano (le inquadrature iniziali sono assai simili a quelle in cui gli 88 folli scortano O-Ren Ishii per le strade di Tokyo in Kill Bill e, a proposito di Kill Bill, l'infanzia della protagonista è sostanzialmente la riproposizione live action dell'anime dedicato a O-Ren) e poi prende una direzione tutta sua, tra arditissimi movimenti di macchina, bellissime soluzioni "di menare" e una tensione che si taglia col coltello. Ovviamente, questa è la sequenza più bella ed interessante per me ma le riprese iniziali, girate interamente in soggettiva, mozzano il fiato e dissetano chi adora vedere scorrere il liquido rosso sullo schermo, mentre quella sull'autobus tocca picchi di sfrontata e pacchiana genialità. Ok-bin Kim, vero cuore della vicenda, è bellissima e ha il phisique du role per interpretare Sook-Hee sia nei panni di assassina che in quelli di raffinata attrice e madre amorevole; un trucco molto leggero e un taglio di capelli le consentono di "viaggiare nel tempo" ed interpretare una protagonista giovane ed ingenua oppure un'altra più matura, fredda e disillusa, e di risultare affascinante in sequenze dal registro più action e anche in quelle che riportano alla mente i peggiori k-drama (per fortuna poche). Probabilmente L'assassina, visto anche il poco accattivante titolo italiano, rischia di passare inosservato all'interno del vastissimo catalogo Netflix ma se vi piacciono gli action aventi per protagoniste donne forti e girati da un regista in grado di trarre il meglio da stunt spericolati e macchina da presa, cercate di guardarlo prima che lo tolgano!

Byung-gil Jung è il regista e sceneggiatore della pellicola. Sudcoreano, ha diretto film come Confession of Murder. Anche attore, ha 38 anni.


Ok-bin Kim interpreta Sook-Hee. Sudcoreana, ha partecipato a film come Thirst e The Unfair. Ha 32 anni.


Come Ok-bin Kim, anche l'attore Ha-Kyun Shin, qui nei panni di Joong-Sang, ha partecipato al film Thirst. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate assolutamente Nikita e magari anche Atomica bionda. ENJOY!

10 commenti:

  1. Ai Coreani piace molto il cinema francese, anche Vendicami non era proprio male.

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    1. Vendicami non lo conosco, cercherò di informarmi :)

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    2. Bellissimo Vendicami e in tema di consiglio la mini serie Killing Eve, una Nikita made in Britain psicopatica ma anche con un sottile e malsano sense of humour!

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    3. Killing Eve me lo segno, grazie!! :)

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  2. L'ho addocchiato nel catalogo dopo aver visto il trailer e niente mi hai convinto, lo guarderò di sicuro!

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  3. Mi ero imbattuto per caso nel trailer sull'internet e mi era sembrata una potenziale figata.
    Sperando che ricordi davvero Kill Bill e non sia solo action puro e basta potrei anche guardamelo, anziché ad esempio il nuovo Mission: Impossible o gli altri film d'azione da Mr. Ford. :)

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    1. Non è solo action puro e basta. Ricorda molto Nikita e ha parecchi echi di Kill Bill, potrebbe piacerti eccome :)

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