Perso nei meandri della distribuzione inglese, perso in quelli della distribuzione italiana, e io per due anni a chiedermi perché. Il motivo l'ho scoperto ieri sera, andando al Film Studio di savona dove, con la "modica" cifra di 16 euro (tessera ARCI più costo del biglietto del cinema), ho finalmente visto quella leggenda metropolitana che era diventato Genova, girato nel 2008 da Michael Winterbottom. Il motivo per cui mi sono tanto fissata su questo film era essenzialmente la comparsata della mia migliore amica, che durante le riprese si era ritrovata per caso a passare davanti alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova (uno dei tanti set) ed era stata coinvolta con sommo piacere. Cara Noruzza, visto che sei riuscita a vederti solo tu, solo di spalle, e solo per 1 secondo, che non è valso l'ammorbo che ha colto me e il tuo ragazzo durante la visione, la prossima volta ti chiederei di capitare "per caso" sul set di un film della Troma, piuttosto. Grazie.
La trama è semplice e inutile. Un professore universitario e le sue due figlie decidono di trasferirsi a Genova per un anno, onde superare il trauma della morte della madre e moglie. Lì la figlia più piccola cerca di superare il senso di colpa per essere stata la causa dell'incidente mortale e continua a vedere (o crede di poterlo fare..) il fantasma della madre, mentre la figlia più grande si da al troieggio gratuito. In tutto questo il padre cerca di andare avanti nonostante il dolore.
Premettiamo una cosa: Genova non è una ghost story, come pensavo. Non è un horror, neppure blando, è un film che parla dell'elaborazione del lutto e del senso di colpa. Con un titolo come Genova, si sarebbe portati a pensare che i personaggi sarebbero stati aiutati od ostacolati in questo dalla città in questione, ma la verità è che "la Superba" non è assolutamente indispensabile. il film si sarebbe potuto chiamare Napoli, Poggibonsi, Ellera: non sarebbe cambiato di una virgola. Il titolo più calzante sarebbe stato "Storia di una bambina idiota", visto che tutto ruota sull'assoluta scemenza della figlia minore.
Infatti, a cominciare dal principio, la mocciosa imbrocca una cagata dopo l'altra: tappa gli occhi della mamma alla guida, che poveraccia non vede più e si va a schiantare. Costringe il padre a farsela a piedi da uno sperduto posto con un Monastero fino a Santa Margherita Ligure solo per cercarla. Alla fine riesce pure a causare un incidente stradale solo per non farsi schiacciare mentre attraversa la strada per inseguire l'immagine della madre. Ora, quello che mi chiedo è perché mai la madre, dopo essere morta in un modo così idiota, non abbia deciso di consacrare la propria non vita a rendere quella della figlia superstite un inferno sulla terra. Sarebbe stato meglio, anche perché i tre episodi da me citati, assieme alle scappatelle della figlia maggiore con cinque o sei dei più brutti ragazzi mai comparsi sul grande schermo, sono gli unici momenti "d'azione" di tutto il film, che per il resto è un lungo , banale e triste documentario su Genova.
Prendete tutti i luoghi comuni che possiate conoscere sulla città e avrete un'idea dell'operazione portata avanti da Winterbottom. Il regista comincia bene, mostrandoci l'aereoporto, la Sopraelevata, Palazzo San Giorgio, il Porto antico, Via del Campo, Via Balbi, Via Pre, la Via Nuova, Palazzo Ducale, ecc. ecc., ma poi scade nelle banalità più atroci. Il protagonista, appena arrivato, si compra un mortaio da 40 kg per fare il pesto a mano: nanni, nemmeno mia madre lo fa così, e arrivi tu dall'Inghilterra a fare il fico? Ma per favore. Si continua poi con vecchietti rincoglioniti che parlano come il Gabibbo, tossici e maniaci ad ogni angolo di strada, topi morti nei vicoli, le più brutte prostitute che si possano immaginare (roba da far rabbrividire De André), persino muratori che fanno cadere finestre e vetri sulle teste delle persone, Madonne in ogni angolo di strada, e ovviamente l'essenziale ed immancabile preconcetto sul maschio italiano visto come uno stronzo latin lover, possibilmente volgare come uno scaricatore di porto. Il tutto è condito da pregevole musica classica, eseguita per lo più a pianoforte, e dalla più deprimente scelta di canzoni italiane che si possa immaginare: Neffa e Jovanotti. Mettere De André in un film ambientato a Genova no, eh?
Winterbottom sceglie un taglio molto documentaristico ed amatoriale; la telecamera non sta mai ferma, le angolazioni di ripresa sono particolari, come se ogni cosa fosse filtrata dagli occhi di un turista ansioso di vedere tutto, di fare propria la città. Ma è l'unico vezzo del film, che sviluppa male il tema dell'elaborazione del lutto, facendo passare quasi in secondo piano la morte della madre, e sceglie di farla tornare alla mente, di tanto in tanto, con l'inutile presenza di questo fantasma che potrebbe anche non esistere, sebbene un paio di scene facciano pensare il contrario. In definitiva un film lento, inutile, francamente bruttino e per nulla commovente, anche a causa degli antipatici personaggi (il che è un peccato, perché gli attori sono tutti molto bravi, anche se penalizzati da un doppiaggio che non mi è piaciuto). Se cercate un bel film che parla di bambini messi di fronte alla morte di persone care, buttatevi a capofitto sullo splendido Papà ho trovato un amico. Se cercate una commovente storia di fantasmi, guardate The Orphanage o, piuttosto, Ghost. Ma evitate questo Genova, vi prego.
Del bravo e bello Colin Firth, che interpreta il protagonista, ho già parlato qui. Attualmente, è sugli schermi italiani anche con il film Dorian Gray.
Michael Winterbottom è il regista e anche produttore della pellicola. Ammetto che questo è l'unico suo film che abbia mai visto, e gli altri che ha girato non li conosco. Ha 48 anni e quattro film in uscita.
Hope Davis interpreta Marianna, la defunta moglie. Americana, la ricordo in film pregevoli come Mamma ho perso l'aereo, Il bacio della morte, Arlington Road - L'inganno, lo splendido Mumford, Cuori in Atlantide e A proposito di Schmidt. Ha 45 anni e due film in uscita.
Catherine Keener interpreta l'amica italiana del papà, Barbara. Sfatta ed invecchiata com'è, ho fatto fatica a riconoscerla come la sensuale Maxine dello splendido Essere John Malkovich. Tra gli altri suoi film segnalo Out of Sight, 8MM delitto a luci rosse e Simone. Ha 50 anni e cinque film in uscita.
Vi lascio ora con il trailer del film.... ENJOY? Ma anche no!
Vedi? Vedi perché adoro quando commenti film che hai detestato?
RispondiEliminaPerché realizzi queste perle di recensioni di condanna.. XD
(comunque la ragazzina.. sbaglio o è quella che faceva Bibi in Kill Bill?
Certo che le fanno fare sempre parti da bimbaminchia, eh.. o.O)
Sai che potrebbe essere anche lei? XD
RispondiEliminaSe lo è non voglio davvero saperlo, perché rovinerebbe il meraviglioso ricordo che ho di lei XDXD