domenica 12 luglio 2015

Non ci resta che piangere (1984)

Siccome lo scorso marzo è stato riproposto nei cinema italiani ho deciso di recuperare Non ci resta che piangere, film diretto, scritto e interpretato nel 1984 da Roberto Benigni e Massimo Troisi.


Trama: l'insegnante Saverio e il bidello Mario si perdono in una stradina di campagna e si ritrovano misteriosamente nell'anno 1492. Dopo l'iniziale e comprensibile spaesamento, i due vengono accolti dallo sfortunato Vitellozzo e da sua madre, proprietari della macelleria locale, e cercano di affrontare come possono questa insolita situazione.


I miei genitori non sono mai stati cultori della comicità italiana, mi sembra di averlo già scritto da qualche parte. Quando ero piccola, il massimo che riuscivo a vedere in tal senso erano le commedie trashissime con Jerry Calà e ovviamente i deliziosi ibridi di Bud Spencer e Terence Hill, questo perché MMadreee non ha mai sopportato glorie nazionali del calibro di Totò o Albertone mentre mio padre non è mai andato pazzo per Benigni; qualcosa nei loro geni dev'essersi trasmesso anche a me perché rammento di avere già tentato, forse alle superiori, di guardare Non ci resta che piangere e di avere rinunciato dopo pochissimo per manifesta camurrìa. Qualche giorno fa mi sono incaponita e, forte anche del fatto che fossero passati una dozzina d'anni, forse anche di più, ho ritentato l'impresa. Eh beh, stavolta in fondo ci sono arrivata ma ora ESIGO che negli eventuali commenti mi spieghiate perché mai Non ci resta che piangere è assurto col tempo a livello di cult e voglio che mi facciate vergognare di avere concluso la visione sbadigliando come una forsennata (anzi, a dire il vero ho dovuto mandare indietro il "nastro" e riguardare gli ultimi cinque minuti perché mi sono addormentata come un ceppo). Non insultatemi: voglio molto bene a Benigni (o meglio, gliene volevo, ché ora anche lui sembra un po' scoppiatello), mi spiace per la morte prematura di Troisi e vedere questi due mostri sacri della comicità italiana duettare sullo schermo è molto simpatico, soprattutto perché si vede che loro per primi si sono divertiti un sacco durante le riprese... ma la cosa finisce qui. La pellicola inanella due ore di duetti prevalentemente improvvisati che non portano a nulla, con Benigni che fa sempre il solito toscanaccio nevrotico e sfacciato mentre Troisi balbetta di continuo con quel suo accento napoletano a me inviso al pari di quello bergamasco e milanese (non me ne vogliate, pure quello ligure fa schifo, lo riconosco!), impegnati entrambi in siparietti e sketch che magari presi singolarmente mi avrebbero fatto anche ridere ma così tirati per le lunghe mi sono risultati pesanti come un macigno.


L'idea di sfruttare elementi come l'ambientazione medievale, l'egoistica ignoranza popolare che spingerebbe persino ad impedire la scoperta dell'America, l'inevitabile scontro tra esuberanza toscana ed indolenza partenopea e il rispetto per personaggi storici realmente esistiti come Leonardo Da Vinci e Savonarola (bellissima la lettera a quest'ultimo, omaggio diretto al film Totò, Peppino e la malafemmina) è geniale, non mi fraintendete, però giuro che non riesco a capire come Non ci resta che piangere sia sopravvissuto all'usura del tempo. A parte gag storiche come quella del "Chi siete? Cosa portate? Quanti siete? Un fiorino!" oppure "Ricordati che devi morire" questo film non mi ha lasciato nulla tranne un brivido all'idea che Amanda Sandrelli abbia potuto ancora lavorare dopo la sua oscena ed irritante performance nei panni della svampita Pia. Tra l'altro, la prima parte della pellicola, quando ancora l'effetto "novità" dato dallo spaesamento dei due protagonisti coincide con divertenti siparietti di quotidiana vita medievale, è ancora tollerabile ma purtroppo la seconda parte si sfilaccia in un'improbabile quest dove i personaggi sembrano conoscere le intenzioni di Saverio e Mario senza averli mai incontrati prima (la donna capitana delle guardie? Perché deve impedire agli stranieri di arrivare in Spagna prima che parta Colombo??) e la trama si fa sempre più evanescente, retta a malapena ed esclusivamente dalla miracolosa alchimia tra Benigni e Troisi che, a mio avviso, rende il film adatto esclusivamente a chi adora i due attori. Posso solo aggiungere che mi ha fatto piacere leggere nei credits il nome di Pino Donaggio come compositore della bella colonna sonora e che la ricostruzione di costumi e ambienti d'epoca è molto gradevole per una che come me adora l'ambientazione medievale ma per il resto non trovo davvero nient'altro che valga la pena dire su questo film. Peccato, mi aspettavo davvero di rivalutarlo come un capolavoro invece i geni di famiglia, musoni e antinazionalisti, a quanto pare hanno attecchito anche su di me!

Roberto Benigni (vero nome Roberto Remigio Benigni) è co-regista e co-sceneggiatore della pellicola, oltre ad interpretare Saverio. Toscanaccio D.O.C., ha diretto film come Il piccolo diavolo, Il mostro, Johnny Stecchino, La vita è bella (che gli è valso l'Oscar come miglior attore protagonista oltre ad essersi portato a casa anche quello per il miglior film straniero e e la miglior colonna sonora), Pinocchio e La tigre e la neve, ai quali ha anche partecipato in veste di attore protagonista. Anche produttore, ha 63 anni.


Massimo Troisi è co-regista e co-sceneggiatore della pellicola, oltre ad interpretare Mario. Nato a San Giorgio a Cremano, ha diretto film come Ricomincio da tre, Le vie del Signore sono finite e Pensavo fosse amore invece era un calesse, ai quali ha anche partecipato in veste di attore; come tale, ha anche ricevuto una nomination all'Oscar per il film Il postino. E' morto nel 1994, all'età di 41 anni.


Amanda Sandrelli (vero nome Amanda Paoli) interpreta Pia. Svizzera, figlia di Stefania Sandrelli e Gino Paoli, la ricordo per film come Ricordati di me e Nirvana. Anche regista e sceneggiatrice, ha 51 anni.


Paolo Bonacelli interpreta Leonardo Da Vinci. Originario di Roma, lo ricordo per film come Salò o le 120 giornate di Sodoma, Caligola, Rimini Rimini, Johnny Stecchino, Io speriamo che me la cavo e La sindrome di Stendhal. Ha 76 anni e due film in uscita.


Spulciando qua e là sull'internetto ho scoperto che esiste un'altra versione del film in cui il personaggio dell'amazzone viene più sviluppato e in cui Leonardo Da Vinci non compare proprio; questa versione credo sia stata mandata in onda dalla RAI e inserita in una delle ultime versioni del DVD ma potrei anche sbagliarmi. Detto questo, se Non ci resta che piangere vi fosse piaciuto vi direi di recuperare direttamente la filmografia di Roberto Benigni e Massimo Troisi! ENJOY!

16 commenti:

  1. Mah io ti dirò che non mi sono neppure divertita ma forse, come ho detto, non è un umorismo che apprezzo sulla lunga gittata!

    RispondiElimina
  2. Sai...
    Penso che all'epoca Troisi andava alla grande, Benigni si faceva sentire molto. Queste fece alzare molto l'alone intorno al film.
    Io l'ho recuperato 6-7 anni fa... Non mi ha fatto impazzire, ma ha alcuni sketch che sono memorabili, tipo: "Ricordati che devi morire", la dogana e la lettera a Savonarola.
    Penso che siano quello il vero punto di forza, che eclissa la trama stessa.
    Poi mi hanno detto che ci sono svariate versioni del film, con qualche scenetta in più...
    Ma non penso che la salsa cambi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, le tre scene che hai citato sono effettivamente quelle che mi hanno divertita di più e riconosco che assieme Benigni e Troisi erano molto affiatati ma nient'altro ahimé.
      Delle versioni "diverse" ho parlato nel solito trafiletto di curiosità in fondo ma siccome le notizie che ho reperito sono nebulose non volevo incorrere in strafalcioni e mi sono contenuta :)

      Elimina
  3. Secondo me questo film è diventato un cult per via di certe scene e battute, non come tutto unico.
    Io ricordo di essermi divertita in alcuni punti anche se mi ha infastidito la trama sfilacciata. Alla fine sono stata contenta di averlo visto, ma non lo considero un gran film.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io invece devo dire di essere rimasta delusa anche se ne avevo già visto dei pezzi. Mi aspettavo un capolavoro!!

      Elimina
  4. Perché è un cult? Perché sì, che diamine! Perché è geniale, perché ogni singola scena, ogni singola battuta fa spanciare dalle risate. IO sono uno di quelli che inizia a ridere all'inizio e smette solo quando sono terminati i titoli di coda, uno che usa le fasi di questo film nella vita quotidiana... uno che quando prende in mano la calcolatrice va subito a controllare se nove per nove farà ottantuno, uno che quando è fermo al passaggio al livello gli viene da dire "casellante, quanti ne passa?", uno che quando gli chiedono come morirà risponde "come il babbo", uno che ha cercato sul navigatore la città di Frittole.... insomma ... ti prego fammi capire che hai capito!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahah ho capito, ho capito!! Secondo me l'hai visto nel momento giusto della tua esistenza oppure io non sono la persona giusta per quel tipo di umorismo :P

      Elimina
  5. Concordo con Obsidian M, ma faccio notare anche che davanti alla mancanza di feeling non c'è capolavoro o genio che tenga. Io ad esempio, dopo 30 anni mi sto ancora domandando, senza ovviamente aver mai trovato risposta, il motivo per cui Vasco Rossi viene considerato uno dei più grandi catanti italiani...se tu lo sai batti un colpo!:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah sì... piacerebbe saperlo anche a me....

      Elimina
    2. No beh questo è uno dei più grandi misteri buffi dell'Italia. Neppure io l'ho ancora capito o__O

      Elimina
  6. A me i film con Troisi non sono mai piaciuti(RIP),per il semplice fatto che non ho mai capito una parola di ciò che ciancicava!!!!

    RispondiElimina
  7. Aggiungo che è vero che esiste una versione del film dove viene approfondita la vicenda dell'amazzone. Si tratta di una versione che allunga il minutaggio di una bella mezz'oretta. Diciamo che, pur da cultore del film, penso che quella mezz'ora extra sia del tutto superflua. L'ho trovata piuttosto fiacca.
    P.S.: Peccato che tra gli artisti che hai citato in fondo al tuo post non abbia trovato posto il grande Carlo Monni, scomparso silenziosamente due anni fa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che era Vitellozzo, giusto?
      Purtroppo non l'ho messo perché, da brava ignorantA di cinema italiano, non ho mai visto nessuno dei suoi film T__T

      Elimina
  8. Ti ringrazio per questo post che mi ha fatto sentire meno solo! Recentemente ho recuperato questo super cult della comicità nostrana, ovunque incensato come un capolavoro imperdibile e ne sono rimasto molto deluso. L'unica scena che mi ha fatto sorridere è la celeberrima "Ricordati che devi morire!", per il resto calma piatta, con diversi passaggi che mi hanno annoiato (le scene con Pia per esempio, terribili!). Quella del viaggio nel tempo è una buonissima intuizione, ma la trama non va proprio da nessuna parte e quello che dovrebbe essere il piatto forte del film, ovvero le trovate comiche dei due, il più delle volte semplicemente non mi ha divertito. Ho amato diversi film di Benigni e il Troisi de "Il postino", ma qui il feeling non è proprio scattato e loro due come coppia comica non li vedo proprio, non me ne vogliano gli estimatori!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io purtroppo conosco poco il cinema italiano in generale e i film di Troisi in particolare, ma ultimamente qualcosa ho recuperato e confermo che questo non è il tipo di comicità che fa per me: preferisco i più popolari Sordi e Totò, quelli sì davvero divertenti!

      Elimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...