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giovedì 31 maggio 2012

Bollalmanacco On Demand: I duellanti (1977)

Eccoci di nuovo al discontinuo appuntamento con la rubrica Bollalmanacco on Demand! Oggi parliamo di un film scelto dal fan feisbucchiano Rosario, I duellanti (The Duellists), diretto nel 1977 dal regista Ridley Scott e tratto dal racconto The Duel di Joseph Conrad.
Il prossimo film On Demand non è ancora stato scelto! Il primo che ne chiederà uno, commentando sul blog o sul gruppo Facebook, sarà il fortunato "vincitore" e potrà costringermi a vedere e recensire quel che vuole!


Trama: siamo all’epoca delle guerre napoleoniche. Il soldato D’Hubert viene sfidato a duello dal soldato Feraud, per una questione d’onore. Da questo momento comincia una faida che si protrarrà fino al ritorno della monarchia. 


Pur avendo studiato qualcosa di Conrad all’università, The Duel è un racconto che non conoscevo affatto e che non sono riuscita a leggere prima di guardare il film, quindi non potrò ovviamente fare un confronto tra i due; inoltre, anche per quanto riguarda il regista Ridley Scott non sarò in grado di approfondire la natura del suo modo di mettere in scena l’opera cartacea, visto che è un autore di cui non sono particolarmente appassionata e che quindi conosco assai poco. Dal punto di vista di un’assoluta profana, quindi, posso dire che I duellanti è un’affascinante storia d’onore ed ossessione, dove le regole della cavalleria spesso e volentieri superano quelle imposte dalla morale comune, il senso della famiglia, lo stesso spirito di sopravvivenza. Queste regole fondamentali non ci vengono spiegate bene nel corso del film, bensì vengono quasi date per scontate, al massimo suggerite, come se fossero parte dell’essenza stessa dei due personaggi principali, elementi imprescindibili del loro modo d’essere.


Il modo in cui il film ci racconta la storia risulta quindi  parziale e a tratti straniante. Lo spettatore infatti  impara a conoscere bene solo uno dei due contendenti, l’integerrimo D’Hubert; l’intera vicenda viene necessariamente filtrata dal suo punto di vista e non arriveremo mai a capire veramente cosa abbia scatenato l’odio di Feraud nei suoi confronti. Se, infatti, D’Hubert ci viene mostrato anche nei suoi momenti più “umani” e conviviali (con l’amante, gli amici, la sorella, la sposa), Feraud viene invece rappresentato come un’entità quasi astratta, misteriosa, un'implacabile forza della natura (e il volto ferino di Harvey Keitel ben si presta ad incarnarlo alla perfezione) che non si stanca di “perseguitare” il suo antagonista sia in tempo di guerra che in tempo di pace, diventando una costante della sua vita, sicura ed ineluttabile come la morte stessa. Se all’inizio riusciamo a comprendere il motivo scatenante dell’interminabile lotta tra i due, già alla fine del primo, feroce duello le motivazioni si perdono in un vortice di ossessione e irrazionalità, paura e desiderio di mettersi alla prova. Gli scontri tra D’Hubert e Feraud diventano così sempre più slegati dall’idea comune di duello, assai più vicini a quella di reciproco omicidio. E diventano anche sempre più coreografici ed emozionanti, allontanandosi dall’elegante ma statico ideale sdoganato dal Barry Lyndon di Kubrick, fino a diventare dei violenti e sanguinosi esempi di suspance.


Dopo il primo scontro tra i due (comunque già parecchio violento), infatti, lo spettatore assiste ad un incredibile duello con le sciabole, talmente furioso da provocare letteralmente scintille quando le lame si incrociano, e ad una sorta di macabro nascondino risolutivo, presso le rovine di un castello. Il mio momento preferito, tuttavia, si trova più o meno a metà della pellicola, quando D’Hubert si convince di stare per combattere l’ultimo duello, quello che lo porterà alla morte: l’idea di inframmezzare la corsa dei cavalli a secchi flash della vita del protagonista, prima di mostrare lo spruzzo di sangue che sancirà la fine dello scontro, è un capolavoro di suspance, regia e montaggio. Rimanendo sempre sull’aspetto tecnico della pellicola, l’influenza di Barry Lyndon si avverte per tutta la durata del film, soprattutto per quanto riguarda i paesaggi e la fotografia sia degli interni che degli esterni, ma Ridley Scott si concentra più su piani ravvicinati e sequenze dinamiche, poco interessato invero ad omaggiare i quadri e l’arte dell’epoca. Splendido, inoltre, il malinconico ed amaro finale, interamente dedicato alla misteriosa figura di Feraud e ad intensi primi piani degli occhi di Harvey Keitel. Insomma,  I duellanti potrebbe non essere un film per tutti, ma a me è piaciuto molto quindi, se dovesse capitare, vi consiglio di guardarlo.

Ridley Scott è il regista della pellicola. Sicuramente uno dei più grandi (e discontinui in quanto a qualità) registi viventi, lo ricordo per film come Alien, Blade Runner, Legend, Black Rain – Pioggia sporca, Thelma & Louise, Soldato Jane, Il gladiatore, Hannibal, Black Hawk Down, Un’ottima annata e Robin Hood. Inglese, anche produttore, attore e sceneggiatore, ha 75 anni e tre film di prossima uscita, tra cui quello che sarebbe dovuto essere il prequel di Alien, l’imminente Prometheus.


Keith Carradine interpreta D’Hubert. Figlio di John e fratello di David e Robert Carradine, ha partecipato a film come Nashville e Cowboys & Aliens, oltre a serie come Kung Fu, Criminal Minds, Numb3rs, Dexter e Dollhouse. Anche produttore e compositore, ha 63 anni e tre film in uscita.


Harvey Keitel interpreta Feraud. Grandissimo e versatile attore americano, sicuramente uno dei miei preferiti, lo ricordo per film come Mean Streets, Alice non abita più qui, Taxi Driver, L’ultima tentazione di Cristo, Thelma & Louise, Le iene, Sister Act – Una svitata in abito da suora, Il cattivo tenente, Lezioni di piano, Occhi di serpente, Pulp Fiction, Dal tramonto all’alba, Il mio west, Red Dragon, Il mistero dei templari; ha inoltre partecipato alle serie Hogan’s Heroes e Dark Shadows. Anche produttore, ha 73 anni e quattro film in uscita. 


Albert Finney interpreta Fouche. Inglese, ha partecipato a film come Assassinio sull’Orient Express, Traffic, Big Fish – Le storie di una vita incredibile, Ocean’s Eleven e Un’ottima annata, oltre ad aver prestato la voce per La sposa cadavere. Anche produttore e regista, ha 76 anni e due film in uscita. 


Se I duellanti vi fosse piaciuto, consiglierei la visione sia di Barry Lyndon che de Il gladiatore. Vi do l'appuntamento quindi al prossimo On Demand, sono curiosa di capire cosa mi toccherà vedere la prossima volta! ENJOY!

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