Trama: i Warren si sono ritirati dal loro ruolo di esorcisti e cercano di pensare solo alla famiglia, ma un demone dal passato arriva a minacciare tutto ciò che i due hanno di più caro...
Come ho scritto nell'introduzione, è finita. Il cerchio che James Wan ha cominciato a tracciare con L'evocazione - The Conjuring, nel lontano 2013, si è chiuso per mano di chi ha ereditato il franchise, il regista Michael Chaves, seguendo fino in fondo il ciclo vitale dei Warren. Li abbiamo visti giovani, con una bambina piccola, nel primo film della saga, e oggi li vediamo più anziani e "appannati, persino fiaccati dalla malattia (Ed soffre i tremendi postumi dell'infarto avuto in Per ordine del diavolo) ma non meno innamorati. Anzi, l'amore è la loro ragion d'essere, dopo avere abbandonato la lotta al maligno, e la preoccupazione più grande è conoscere il fidanzato della figlia, ormai in età da marito ed erede dei poteri medianici di Lorraine. The Conjuring - Il rito finale indugia moltissimo, forse troppo, sui problemi familiari dei Warren, la cui felicità è direttamente legata a un passato abbandono, quando i giovani Ed e Lorraine sono fuggiti da un demone e dalle responsabilità legate alla loro professione, per salvaguardare la vita della neonata Judy. Adesso, giustamente, il demone è tornato alla carica, legandosi all'ennesima famiglia in pericolo e realmente esistita, in questo caso gli Smurl. The Conjuring - Il rito finale è "tutto qui". La sua struttura horror è pressoché identica ai primi due capitoli (il terzo, con l'aggiunta di una strega e di un processo per omicidio istigato dal demonio, prendeva, seppur brevemente, altre strade): una famiglia numerosissima si ritrova bloccata all'interno di una casa infestata e vittima di fenomeni demoniaci sempre più invasivi, arrivano i Warren e, dopo aver fatto amicizia con tutti i membri della famiglia portando in primis conforto morale, ingaggiano una tremenda battaglia contro il demone di turno, uscendone più o meno invitti. L'unica differenza, in questo caso, è che i Warren e gli Smurl ci mettono molto ad entrare in contatto, e non viene a crearsi un legame simile a quello descritto nei film precedenti, il che inficia l'empatia provata verso le vittime. Un altro aspetto da considerare è che, all'interno di un metraggio molto lungo, l'aspetto drammatico della storia è preponderante rispetto all'elemento horror, il che scalda il cuore a chi, come me, vuole bene ai Warren cinematografici e starebbe ore a crogiolarsi nel loro idillio, ma potrebbe frantumare le gonadi a chi vuole solo spaventarsi.
Ci sarebbe da discutere anche su quest'ultimo punto. Gli spaventi messi in scena da Chaves sono meccanici, durano il tempo dello jump scare foriero di bestemmia, ma non lasciano un'inquietudine duratura; per dire, ho fatto più fatica a dormire per la scena post-credit e le registrazioni sui titoli di coda, che per il baraccone di esseri ghignanti e specchi semoventi messo in piedi dal regista. Anche la bambola Annabelle, mia nemica dal 2013 e affiancata da una maledettissima collega gattonante, ormai è messa a mo' di contentino per i fan, così come una serie di guest star"umane", ma non mette più angoscia come i primi tempi, e lo stesso vale per la "stanza degli orrori" dei Warren, a proposito della quale, avendo rivisto tutta la saga per prepararmi, a me è parso fossero ripetuti più o meno gli stessi dialoghi esplicativi. Ovviamente, potrei sbagliarmi, ma non credo. Purtroppo, Chaves non è un fuoriclasse come Wan, che sfruttava tagli di inquadratura e montaggio per fare ancor più paura, e il regista riesce ad azzeccare solo una sequenza veramente spaventosa e ben realizzata, quella che coinvolge Padre Gordon e che è non è stata ovviamente capita da parte dell'audience più giovane presente al cinema (i giovani d'oggi vogliono chiarezza, inquadrature esplicite, che sono queste suggestioni giocate sul montaggio??). Per fortuna, però, ci sono i Warren. Non la figlia, che mi ha detto poco come quel babbeotto del fidanzato, bensì Vera Farmiga e Patrick Wilson, che mettono ogni fibra del loro essere per mostrarci l'amore, la dedizione, l'essere uno l'ancora di salvezza dell'altro in un mondo non solo fatto di demoni, ma soprattutto di solitudine, incomprensioni, rifiuto verso il diverso. A me mette i brividi sentire la Farmiga urlare come una banshee il suo dolore o la sua rabbia, o mentre invoce i nomi dei familiari, mi viene voglia di abbracciarla e dirle che andrà tutto bene; quanto a Patrick Wilson, nella saga Insidious non mi smuove alcun sentimento, ma qui lo trovo umano e dolcissimo, il compagno di vita ideale dovesse mai venirmi in mente di sposarmi. La consapevolezza che The Conjuring - Il rito finale sarà l'ultimo film della saga con loro due come protagonisti mi ha lasciato un senso di perdita dolceamaro, per non dire un discreto magone (nella lunga sequenza introduttiva, quella del parto, ho pianto. Vorrà pur dir qualcosa) e anche se non smetterò di seguire sequel, spin-off, nuove generazioni (per quanto mosce) e chissà che altro, so che non sarà più la stessa cosa. Con buona pace di chi non li sopporta proprio questi adorabili baciapile.
Del regista Michael Chaves ho già parlato QUI. Vera Farmiga (Lorraine Warren), Patrick Wilson (Ed Warren) e Steve Coulter (Padre Gordon) li trovate invece ai rispettivi link.
Aguzzate bene la vista sul finale, durante il quale compaiono James Wan e alcuni protagonisti dei capitoli precedenti, come Carolyn e Cindy Perron (da L'evocazione - The Conjuring), Peggy e Janet Hodgson (The Conjuring - Il caso Enfield) e David Glatzel (The Conjuring - Per ordine del diavolo). Ovviamente, se The Conjuring - Il rito finale vi fosse piaciuto, il mio consiglio è guardare tutti e tre i film precedenti, aggiungere Annabelle, Annabelle: Creation, Annabelle 3, The Nun, The Nun 2 e La llorona - Le lacrime del male, e recuperare il film TV La casa delle anime perdute, che racconta la vicenda della famiglia Smurl. ENJOY!
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