giovedì 5 gennaio 2012
eXistenZ (1999)
La temevo come si teme l’arrivo dei parenti a Natale questa recensione. Sì, perché non è facile parlare delle opere di David Cronenberg, nemmeno quando il film oggetto di discussione è il relativamente “innocuo” eXistenZ del 1999.
Trama: durante il test del videogioco eXistenZ, basato su un complesso sistema di realtà virtuale, un uomo cerca di ucciderne la creatrice, Allegra Geller. La ragazza scampa all’attentato e fugge assieme ad un responsabile del marketing, Ted Pikul, ma la fuga non sarà semplice visto che qualcuno pare avere corrotto anche il cuore del gioco stesso…
Chi, come me, ha più o meno visto tutti i film di Cronenberg fin quasi dagli esordi, sa cosa aspettarsi o cosa “temere” dal regista canadese. La poetica del buon David è sempre stata quella dell’orrore e del male che partono da dentro, che si insinuano nell’uomo fino ad appropriarsi della sua carne e stravolgerla, generando incubi grotteschi, disturbanti, dove spesso e volentieri eros e thanatos sono inestricabilmente legati e, come diceva il titolo di un suo vecchio film, inseparabili. In eXistenZ (mi raccomando, X e Z rigorosamente maiuscole) si possono ritrovare gli elementi di questa inquietante poetica, ma sono molto più all’acqua di rose rispetto alle vecchie pellicole.
Se avete visto il meraviglioso, incomparabile Videodrome capirete quello che intendo, perché eXistenZ rappresenta una sorta di “evoluzione” dei temi trattati in quella precedente pellicola: in Videodrome una tecnologia relativamente giovane ma molto radicata come quella della televisione si appropriava della mente e della carne di un produttore seducendolo con la malsana idea di un canale pirata interamente dedicato a crudeli torture, con inevitabili conseguenze; in eXistenZ l’attenzione del regista si concentra invece su quel mistero che era ed è la realtà virtuale e su una generazione talmente assuefatta dai videogames da non riuscire più a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Si potrebbe dire che gli incubi di Cronenberg si sono finalmente realizzati, perché la realtà virtuale è molto più insinuante e rende assai più vulnerabili rispetto alla tv, lasciandoci in balia di qualcosa che non possiamo controllare e che ci rende molto più alienati e soli. Il problema è che, quanto più le visioni del regista ci appaiono tangibili, tanto meno efficaci diventano.
Videodrome infatti lasciava un tremendo senso di disagio, perché il protagonista diventava altro da sé, accettava quasi passivamente il suo destino senza possibilità di redenzione e, soprattutto, per l’intera durata della pellicola era difficile per lo spettatore capire dove finisse la realtà e cominciasse l’allucinazione o se esistesse un confine tra le due. In eXistenZ almeno quest’ultimo problema non si pone, o meglio si riesce più o meno a tracciare una linea di separazione tra ciò che è vero e ciò che non lo è, soprattutto verso il finale, e la conclusione è netta (anche se non così positiva come sembrerebbe…), con una decisa presa di posizione dell’umanità che rifiuta di farsi governare e modificare. Certo il passo da “Lunga vita alla nuova carne” a “Morte alla Demone Allegra Geller” è breve, per affermare la vita e una presunta indipendenza i protagonisti di entrambe le pellicole passano comunque attraverso la morte, quindi non sembra ci sia stata una reale e positiva evoluzione. Però c’è stata un’involuzione, se così possiamo chiamarla.
L’involuzione si può trovare nel fatto che quegli stessi effetti splatter e disgustosetti che nei film precedenti del regista avevano un senso ed erano fondamentali, in eXistenZ sembrerebbero quasi messi lì appunto perché “fanno molto Cronenberg”: il pod vivo, una sorta di parassita che si insinua nelle bioporte poste sulla schiena dei protagonisti con un gesto non molto diverso da quello della penetrazione sessuale o le inquietanti pistole con i denti al posto dei proiettili sono molto disturbanti ma, una volta che l’illusione si infrange, diventano solo degli accessori di un mondo che, a tutti gli effetti, non esiste. Ciò nonostante, la visionarietà del regista crea un universo alienante, soffocante ed infido, popolato da personaggi ambigui e governato da organizzazioni altrettanto equivoche. E gli attori, costretti ad interpretare persone reali e contemporaneamente bidimensionali pg di un videogioco, con un effetto a dir poco straniante, contribuiscono a rendere eXistenZ un film superiore alla media, adatto a chi ama il cinema in generale e l’horror che si mescola alla fantascienza.
Del regista David Cronenberg ho parlato in questo recente post. Di Jude Law, qui nei panni di Ted Pikul, ho già parlato qua, Willelm Dafoe, che interpreta Gas, lo trovate qui mentre Ian Holm, ovvero Kiri Vinokur, ha già avuto il suo bel trafiletto qui.
Jennifer Jason Leigh (vero nome Jennifer Lee Morrow) interpreta Allegra Geller. Americana, ha partecipato a film come Fuoco assassino, America oggi, L’ultima eclissi, L’uomo che non c’era, Era mio padre e L’uomo senza sonno, oltre a serie come Hercules, Frasier e Weeds. Anche produttrice, sceneggiatrice e regista, ha 49 anni.
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In assoluto, una delle visioni più malate di Cronenberg, e di sicuro uno dei film migliori degli ultimi anni. Tra l'altro ricordo che uscì in contemporanea con Matrix, e soffrì un pò il successo del film dei Wachowsky, che più o meno affronta temi simili anche se in una veste completamente diversa.
RispondiEliminaCavolo Erica, complimenti!
RispondiEliminaPassato da poco tempo anche nei miei schermi, la penso in linea di massima come te.
Davvero brava!
@monsieurverdoux
RispondiEliminaMatrix in confronto è un giocattolo, anche se il primo capitolo mi era piaciuto molto!
Gli altri due sono indegni persino del paragone, invece.
@ohdaesoo
Grazie mille dei complimenti!!
Mi fa tanto felice sentir (anzi, veder) parlare dei film di Cronenberg che, come avrai capito, è anche uno dei miei registi preferiti. Non sono d'accordissimo con te nel definire questo film in particolare una involuzione. Nonostante anche io non me la senta di accostarlo ai migliori del Canadese, credo di vederci comunque un'evoluzione se non stilistica almeno tematica. Come dire: la nuova carne si evolve come si evolvono le tecnologie comunicative.
RispondiEliminaSicuramente c'è stata un'evoluzione nei temi (vedi anche A Dangerous Method) e nel modo di raccontare. Però a questi punti stilisticamente preferisco i film seguenti, come A Dangerous Method o A History of Violence, perché si sono ripuliti da quegli "orpelli" carnosi che sembravano quasi una parodia dello stile del Cronenberg più famoso e conosciuto!
RispondiEliminaGloria e vita alla nuova carne!
RispondiEliminaNon il migliore, ma spacca lo stesso, la sequenza della pistola nel ristorante è da antologia!
Quella effettivamente mi ha messo i brividi (e anche un po' di schifo XD), non oso immaginare cosa diamine abbiano mangiato davvero gli attori!!
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