mercoledì 11 aprile 2018

78/52 (2017)

A marzo la Midnight Factory ha fatto uscire l'interessante documentario 78/52, diretto e sceneggiato nel 2017 dal regista Alexandre O. Philippe e imperniato sulla scena della doccia di Psyco.


In undici anni di blog questo è il primo post su un documentario che scrivo. I motivi sono molteplici e il primo è che non amo molto il genere. Detto molto banalmente e in maniera ignorante, "i documentari mi annoiano" ma la verità è che non ne avevo mai guardato uno che trattasse un argomento capace di colpirmi davvero. 78/52 invece mi ha aperto un mondo e mi ha resa ancora più consapevole del mio essere "una non-competente amante di Cinema", priva degli strumenti conoscitivi per fare vera critica e, peggio ancora, per apprezzare appieno un film. Uno potrebbe dare la colpa alla mancanza di tempo, alla natura mordi-e-fuggi della fruizione attuale, con Netflix, il web e tutto il resto, che da parecchi anni mi impediscono di vedere un film più di una volta, anche quelli che ho amato di più, ma in realtà Psyco l'ho guardato parecchie volte eppure solo dopo 78/52 mi sono resa conto della sua perfezione formale, dell'esistenza di 78 inquadrature unite ai 52 stacchi di montaggio della famigerata "scena della doccia", cuore di uno dei capolavori di Hitchcock. E' inutile, il cervello di una persona non addetta ai lavori pensa sempre e solo alla regia, come se un film fosse fatto solo di quello, ma in realtà è il montaggio che da ritmo e profondità a un'opera ed è interessantissimo vedere come le immagini riprese dal regista vengano incollate e risistemate così da creare qualcosa di unico, capace di conferire ulteriore significato a ciò che passa sullo schermo. Ascoltare le testimonianze di vari montatori e vedere analizzare la scena della doccia pezzo per pezzo, fotogramma per fotogramma, lascia con la bocca aperta e spalanca la mente su cosa sia davvero la realizzazione di un film e su tutto il lavoro che comincia dopo le riprese giornaliere, quel lavoro capace di imprimere all'opera un'identità tutta particolare e anche correggere eventuali errori (interessante, in tal senso, la testimonianza di Amy E. Duddleston, alle prese con l'ingrato compito di montare il remake Gusvansantiano di Psyco e di convincere il regista a cambiare la riproposizione anastatica delle sequenze topiche a seguito dell'orrendo risultato finale visibile post-montaggio), rendendo ancor più preziosa una sequenza già iconica di per sé.


Ad accompagnare la rinnovata consapevolezza di essere una capra in campo cinematografico c'è per fortuna anche la gioia di ascoltare interessanti aneddoti relativi non solo alla realizzazione di Psyco ma anche all'impatto di un film simile sul pubblico dell'epoca e al diverso modo di "vivere" il Cinema per addetti ai lavori e non, cosa che sinceramente mi ha strappato più di una lacrima impregnata di rabbia nostalgica (ma chi è ormai che percepisce la Sala Cinematografica come un luogo sacro oltre che l'unico dove gustare al meglio un film? Chi è che riesce ad uscire sconvolto da una visione, la vita completamente cambiata? Chi può ancora venire stupito dalle scelte audaci di un regista, al punto da costringere quest'ultimo a vietare l'ingresso a proiezione già iniziata?). Ci sono le interviste a registi, attori, produttori, critici, compositori, storici grandi e piccoli, ognuno di essi "toccato" dalla magia di Hitchcock e disposto, a modo suo, a condividere con lo spettatore un po' della propria sapienza cercando di trasmettere innanzitutto amore e passione per uno dei capolavori indiscussi del Maestro del Brivido: messi davanti alle immagini di Janet Leigh e della sua terribile fine, persino i più scafati ed esperti non riescono a nascondere una profondissima ammirazione e, sì, anche invidia per una sequenza che ha fatto la storia del Cinema, ispirando molti dei lavori venuti dopo, ma alcuni trovano anche il modo, sempre in maniera rispettosa, di fare le pulci a Hitch, offrendo l'occasione di raccontare altri aneddoti legati ai mille problemi che possono presentarsi davanti a un regista, anche grande come il vecchio Alfred. Conseguenza della visione di 78/52 è quella di ritrovarsi costretti a reprimere la folle voglia di iscriversi a un corso di cinema con le palle e cominciare a spulciare OGNI libro scritto su Psyco, Hitchcock e, in generale, sulla tecnica cinematografica, il che non è male ma causa anche enorme frustrazione a chi, come me, non riesce a ritagliarsi quasi nemmeno le due ore canoniche per guardare un film. Sta a voi decidere se affrontare la depressione da mancanza di tempo oppure continuare ad approcciarvi a Psyco come se aveste davanti una puntata particolarmente ben girata di CSI ed evitare quindi la visione di 78/52. In quest'ultimo caso, non sapete quello che vi perdete!


Alexandre O. Philippe è il regista e sceneggiatore della pellicola. Svizzero, ha diretto documentari come The People vs George Lucas e Doc of the Dead. E' anche produttore e attore.


L'edizione home video della Midnight Factory presenta un paio di extra molto interessanti, come le interviste a Guillermo Del Toro e al montatore Walter Murch, e un simpatico retroscena sulla sequenza dei "meloni" oltre al libretto redatto dalla redazione di Nocturno. Tra le persone intervistate in occasione del documentario ci sono poi i registi di Spring, Justin Benson e Aaron Moorhead, il regista Peter Bogdanovich, Jamie Lee Curtis, Danny Elfman, Bret Easton Ellis, Mick Garris, Karyn Kusama, Neil Marshall, Oz Perkins, Eli Roth, Scott Spiegel, Leigh Whannell ed Elijah Wood. Detto questo, se vi fosse piaciuto 78/52 e non avete ancora recuperato Psyco... cosa aspettate a farlo?? ENJOY!

6 commenti:

  1. A dir la verità relativamente interessante è per me questo documentario, tuttavia come sempre se capita lo vedo altrimenti di sicuro non mi strappo i capelli per farlo ;)

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    1. Io ci ho messo un po' a guardarlo visto che i documentari, come ho scritto, non mi sconfinferano, ma diamine se mi è piaciuto poi! :)

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  2. Mai troppi, ma a documentari scelti di solito riesco sempre con piacere a ritagliare spazio. Questo -che non avevo mai sentito- ha sbaragliato la concorrenza, e anche se il rischio di sentirmi incompetente e ignorante è altissimo, non vedo l'ora di vederlo!

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    1. Recuperalo e fammi sapere che ne pensi, io sono rimasta estremamente affascinata :)

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  3. Molto molto interessante, sai?
    Non è sempre facile trovare informazioni sul montaggio, sul ruolo del montatore.
    Spesso anche il regista stesso si mette in cabina di montaggio, o per meglio dire affianca il fidato artigiano... per farti capire che hai ragionissimo quando dici che ok la regia, ma l'incollare le sequenze è proprio "leggere" una regia.

    Moz-

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    1. Esatto. Alla fine si crea una sinergia tra le due attività, ognuno ci mette del suo e spesso c'è collaborazione. Insomma, ai miei occhi è pura magia *__*

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