Alcuni giorni prima delle feste di Natale ho recuperato Run, diretto e co-sceneggiato nel 2020 dal regista Aneesh Chaganty.
Trama: la giovane Chloe, afflitta da molteplici malattie che la costringono, tra le altre cose, sulla sedia a rotelle, arriva a sospettare che la madre nasconda degli oscuri segreti...
Ho cominciato Run giusto per passare un'ora e mezza ad ammirare la divina Sarah Paulson (di cui devo ancora recuperare Ratched, con calma, magari nel 2028, chissà), senza troppe aspettative e quando sono arrivata alla fine ero così in tensione che non mi ero nemmeno accorta del miracolo di averlo guardato tutto senza interruzioni né attacchi di sonno. Cosa è, in definitiva, questo "miracoloso" Run? Lì per lì parrebbe uno di quei bei thriller di una volta, una di quelle pellicole anni '90 piene di gente matta ed inquietante che fa subire le peggiori cose a persone che non se lo meritano, in realtà la sua struttura e la sua realizzazione, oltre alla presenza di due validissime interpreti, lo eleva dalla media di quelle vecchie produzioni (e vorrei ben vedere!) anche grazie ad un paio di elementi interessanti. La storia è molto simile a un Misery non deve morire: abbiamo la protagonista, Chloe, una ragazza piena di problemi di salute ma comunque felice di un'esistenza regolata nella quale riesce a gestire i suoi handicap, che a un certo punto comincia a sospettare che mamma Diane non sia così amorevole e centrata come sembra. I sospetti di Chloe nascono da piccolissime cose ma lo spettatore, vittima della malizia nell'occhio di chi "guarda", comincia a mangiare la foglia a partire da cose ancora più piccole e ha già capito che le speranze della protagonista di andare a un college non coincidono con i desideri di una madre possessiva. Non vi spoilero nulla, anzi, questo è solo l'incipit di un film che a poco a poco, sempre in maniera indiretta e scevra di spiegoni, diventa sempre più cupo ed inquietante, andando a peggiorare notevolmente la già precaria situazione di Chloe.
Quanto alla protagonista, un'aspetto interessante di Run è che la brava Kiera Allen è davvero disabile, in quanto costretta su una sedia a rotelle fin dal 2014. Al di là di un realismo meramente "fisico", che le sfumature di un personaggio così sfaccettato vengano rese da un'attrice con i medesimi problemi è confortante: Chloe non è lo stereotipo della damigella paraplegica in pericolo, bensì una ragazza intelligente e capace, piena di risorse e decisa a metterle a frutto per avere una vita normale, un desiderio "banale" che la madre non rispetta, con tutte le conseguenze del caso. Il viaggio di Chloe consiste nel recuperare il controllo della sua esistenza quando questo le viene sottratto, liberandosi da un giogo sottile e da una dipendenza talmente delicata che la rivelazione di essere, in fin dei conti, prigioniera, arriva addosso alla ragazza come una doccia fredda. Poi, ovviamente, c'è Sarah Paulson e cosa si può dire di un'attrice semplicemente perfetta per questi ruoli borderline di matta fragile alla quale basta una spintarella per andare completamente in pezzi? La seconda metà del film è un capolavoro di tensione anche grazie a lei, ai suoi sguardi, ai suoi gesti, e la sinergia con Kiera Allen arriva dritta al cuore e agli occhi dello spettatore. Run è dunque perfetto per godersi un thriller ben fatto che richiede da parte del pubblico anche un po' di attenzione e cervello, soprattutto per apprezzarne appieno le sfumature.
Di Sarah Paulson (Diane Sherman) e Pat Healy (Tom il postino) ho già parlato ai rispettivi link.
Aneesh Chaganty è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto il film Searching. Anche produttore e attore, ha 29 anni.
Ne avevo letto da Cassidy e visto che i thriller "come una volta" funzionano bene anche per me, me lo sono vista tesa e presa dal primo all'ultimo minuto.
RispondiEliminaLa giovane Allen riesce spesso a rubare la scena alla divina Paulson, cosa non da poco.
Diciamo che tra le due c'è un'alchimia perfetta e la Allen è davvero brava, per fortuna, non la solita ragazzina pescata a caso per il bel musetto.
EliminaSarah Paulson con quella sua faccia così irregolare si sta trasformando in una vera icona del cinema thriller-horror e devo dire che uno dei pochi motivi per cui continuo a riguardare alcune stagioni di American Horror Story è proprio la sua presenza.
RispondiEliminaInfatti la adoro, ha un viso perfetto per il genere, hai proprio ragione!
EliminaNon vedo l'ora di vederlo!
RispondiEliminaDel regista avevo amato Searching.
Quello mi manca, e purtroppo con tutto quel che ho da recuperare credo finirà in fondo alle 1000 liste ç_ç
EliminaL'ho apprezzato tantissimo quando è uscito in DVD e me lo sono rivisto in vista del mio appunto del lunedì con le "genitrici ammazzatrici" (anticipazione: sarai linkata ^_^)
RispondiEliminaE' davvero raro di questi tempi trovare un thriller che ti inchiodi dall'inizio alla fine, con una sceneggiatura d'acciaio priva di luoghi comuni e frasi fatte: per me Chaganty è pervaso dallo spirito di Hitch - infatti c'è pure il gioco del film che vanno a vedere madre e figlia, che non a caso si intitola "Breakout" - e mi spiace che non stia già scrivendo i suoi prossimi capolavori ;-)
Indubbiamente è un piccolo film ma così curato, dall'inizio alla fine, da essere stato una delle sorprese dell'anno scorso nonché una delle visioni più gradevoli. Grazie in anticipo per il link! :)
EliminaL'essere vecchia scuola è sia un grande vantaggio che un ostacolo, è bello ma sa di già visto, come ho scritto anche da me, almeno per me. Ma nonostante il mio pensiero, resta un buonissimo film!
RispondiEliminaDella disabilità reale della protagonista lo sapevo ma solo grazie alla signora Ema. Avete molto in comune, oltre ai gusti. Dovreste guardare qualche film insieme! 😁
Il finale ricorda un po' il remake de La Finestra sul Cortile. Nel 1998 Reeve era già rimasto paralizzato ma in una scena finale si alzava in piedi, se non ricordo male. Effetti speciali come quelli usati qui quando lei cammina col bastone.
Perché no? Mi farebbe piacere! :)
EliminaQuanto a La finestra sul cortile, credo proprio tu abbia ragione!