La mia Oscar Death Race si era conclusa con una bella mattonata, ovvero I ragazzi della Nickel (Nickel Boys), diretto e co-sceneggiato nel 2024 dal regista RaMell Ross a partire dal romanzo omonimo di Colson Whitehead.
Trama: Per un banale errore, Elwood viene arrestato come ladro di auto proprio mentre si sta recando per la prima volta all'università grazie ad una borsa di studio. Viene spedito alla Nickel School, un riformatorio dove i ragazzi di colore come lui fanno una vita molto più tremenda degli altri...
I ragazzi della Nickel racconta una vicenda romanzata tratta però da una storia vera, quella della Florida School for Boys della città di Marianna. All'interno del riformatorio, nel corso degli anni, sono avvenute moltissime morti sospette e, in tempi recenti, sono state trovate molte tombe scavate nel terreno, probabilmente appartenenti a ragazzi scomparsi misteriosamente, dichiarati "scappati da scuola". Una storia orrenda, di abusi che risalgono addirittura ai tempi della fondazione e che sono continuati fino al nuovo millennio, che ha ispirato Colson Whitehead a trarne un romanzo ambientato negli anni '60, l'epoca di Martin Luther King e delle lotte per i diritti civili delle persone di colore. Il protagonista, Elwood, è un ragazzo intelligente e dal forte senso di giustizia, ispirato proprio dai fondatori di questi importanti movimenti; mentre fa l'autostop per raggiungere l'università, però, ha la sfortuna di venire caricato da un ladro d'auto, e viene arrestato con l'accusa di esserne il complice. Da quel giorno, per Elwood inizia il calvario all'interno della Nickel School, dove i diritti civili non esistono e i ragazzi di colore vengono trattati molto peggio di quelli bianchi. Un posto dove è meglio mettere a tacere ogni velleità di giustizia ed altruismo, pena incappare in punizioni corporali, torture e persino morte. L'unico conforto, per Elwood, oltre alle rare visite della nonna materna, è l'amicizia con Turner, un compagno di prigionia disilluso e cinico, col quale Elwood sviluppa un legame quasi fraterno, nonostante il carattere del protagonista sia così riservato e schivo da rasentare l'autismo. Quest'ultima considerazione è un'idea che mi sono fatta io, e probabilmente deriva dallo stile scelto da RaMell Ross per raccontare la storia. I ragazzi della Nickel, infatti, è interamente girato attraverso un punto di vista soggettivo, che alterna ciò che vede Elwood (il punto di vista preponderante per quasi tutta la prima ora) a ciò che vede Turner, inserito dopo l'arrivo di Elwood alla Nickel. Il risultato, per quanto mi riguarda, ha avuto l'effetto opposto a quello probabilmente ricercato dal regista, ed è per questo che ho cominciato il post parlando di mattonata. Nonostante l'importanza e la natura dolorosa della vicenda, infatti, non riuscire ad avere un quadro "complessivo" di ciò che accade, vedere con gli occhi di un altra persona sprazzi di ambienti, persone ed avvenimenti, mi ha fatto provare un'enorme sensazione di distacco da tutto ciò che passava sullo schermo.
Questi sprazzi di vita, colti da uno sguardo mai diretto, quanto piuttosto timido e schivo, alternati a spezzoni televisivi, visioni, sogni e scampoli di futuro ripresi da una gopro, li ho trovati molto faticosi da seguire, soprattutto all'inizio, quando servono essenzialmente per dare un'idea generale dell'infanzia di Elwood, della sua personalità e di come sia finito su una macchina rubata. Da lì in poi, se non altro, I ragazzi della Nickel imbastisce un minimo di trama, per quanto sfilacciata ed episodica, e sviluppa maggior coesione poco prima del finale, quando Elwood prende un'importantissima decisione che influenzerà il futuro suo e di Turner. Anzi, è proprio il finale che ha risollevato la scarsa opinione che avevo del film, pur riconfermando come, su di me, uno stile come questo non abbia fatto presa, visto che avrei dovuto piangere come una fontana, conoscendomi. Riconosco dunque la bravura e l'originalità di RaMell Ross, almeno come regista, e la natura suggestiva del suo film, che vanta una fotografia e delle immagini splendide, e che sicuramente sarà stata una sfida non da poco per il responsabile del montaggio (anzi, non capisco perché I ragazzi della Nickel abbia ottenuto un'esageratissima candidatura a Miglior film e una per la Miglior sceneggiatura non originale, quando i meriti dell'opera sono altri...), ma onestamente avrei più voglia di leggere il libro di Colson Whitehead piuttosto che riguardare una pellicola che ho percepito come un'esercizio di stile fine a se stesso. Non mi sento comunque nemmeno di sconsigliarlo, perché magari quella che non è la mia cup of tea è la mug of chocolate di altri! Se siete curiosi, potete trovare comodamente I ragazzi della Nickel su Prime.
RaMell Ross è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Tedesco, anche produttore, lavora principalmente come direttore della fotografia. Ha 42 anni.
Hamish Linklater, che interpreta Spencer, fa parte della "Flanagan Family", perché era padre Paul nello splendido Midnight Mass. Ciò detto, se Nickel Boys vi fosse piaciuto, recuperate Moonlight. ENJOY!
Anch'io l'ho trovato faticoso da seguire, non dico che la scelta della soggettiva e semi-soggettiva sia un esercizio stilistico fine a se stesso ma il risultato che voleva raggiungere (offrirci lo sguardo, il punto di vista dei protagonisti?) compreso il twist finale anche per me alla fine ha più allontanato che avvicinato alla partecipazione emotiva. Poi ho trovato anche eccessivi gli inserti storici, documentaristici quasi malickiani (ci mancava solo una ripresa dell'oceano dalla Porta del Non Ritorno) che continuava ad interpolare, più che altro rompendo il ritmo e non amalgamandosi molto con il racconto. Un film coraggioso anche e soprattutto nel modo in cui si è scelto di dirigerlo ma personalmente a me ha restituito poco.
RispondiEliminaHo provato le tue stesse sensazioni. Davvero un peccato, perché mi dicono che il romanzo sia molto bello.
EliminaLibro straordinario. Il film, purtroppo, non trovo ancora il desiderio di recuperarlo.
RispondiEliminaIl libro lo metto in cima alle priorità allora. Sei già il terzo che me lo consiglia in due giorni!
EliminaAnch'io ho avuto un'impressione simile. La scelta registica coraggiosa del punto di vista soggettivo è l'elemento che più caratterizza il film, ma paradossalmente è anche il suo maggiore difetto e limita un po' troppo la fruizione della storia.
RispondiEliminaRegista talentuoso, quindi, però anche meno :D