In questi giorni sono finalmente riuscita a guardare il film sulla bocca di tutti, Boyhood, diretto e sceneggiato nel 2014 (o meglio, girato nel corso di 12 anni) dal regista Richard Linklater.
Trama: il film segue letteralmente la crescita di Mason, dall'età di 5 anni fino ai 18, e le vicissitudini della sua disastrata famiglia...
Alla fine di Boyhood mi sono ritrovata a riflettere parecchio su quello che avevo visto, rimanendo sveglia nel letto più di quanto normalmente farei. In particolare, mi tornavano in mente le parole della madre del protagonista (una Patricia Arquette che dovrebbero far partecipare a più film) mentre, in lacrime, guarda il figlio partire per il college ed esclama queste parole, che riporto pari pari: "This is the worst day of my life. I knew this day would come, except why is it happening now? First I get married, have kids, end up with two ex-husbands, go back to school, get my degree, get my masters, send both my kids off to college. What's next? My own fucking funeral? [...] I just thought it would have been better." Pensavo solo che sarebbe stato meglio. Che cosa, il distacco? O forse la vita? In quanti l'abbiamo già pensato, in quanti lo penseremo davanti ai figli grandi, in quello che sarà "il peggior giorno", quando ci guarderemo indietro e penseremo a quali traguardi abbiamo raggiunto nella vita, SE li avremo raggiunti, e a quanto poco di emozionante ed importante ci rimarrà da fare? Il film si intitola Boyhood, il protagonista è il piccolo Mason, ma io ho focalizzato tutta la mia attenzione su quella madre che nella vita non ne ha mai azzeccata una, che è passata da un marito fannullone e sognatore a due ubriaconi della peggior specie e che, alla fine della fiera, si ritrova sola davanti all'amara verità dell'esistenza, una verità enunciata dall'ex marito e ripetuta come un mantra in svariate sequenze della pellicola: infanzia ed adolescenza sono una fucina di emozioni e sentimenti che, quasi inevitabilmente, l'età adulta incanalerà fino a farli affievolire e consumare, fiaccandoli con responsabilità, preoccupazioni, scelte, fallimenti, lavoro, famiglia, problemi economici e quant'altro.
La maggior parte di noi comuni mortali va al cinema per emozionarsi con
storie straordinarie, pregne di significato, divertenti, paurose, per
vivere un paio d'ore nei panni di qualcun'altro; Linklater ci "frega" e lo stesso ci cattura, realizzando un film che copre dodici anni di vita di un ragazzino e della sua famiglia, all'interno
dei quali non succede nulla di particolarmente eclatante né vengono
mostrati personaggi "speciali" o degni di particolare interesse ma "solo" uno
spaccato di esistenza come ce ne sono milioni di altri all'interno della
civiltà occidentale, con piccoli traguardi, pochi successi e troppi
fallimenti. Laddove Malick trovava la poesia e la mano divina, Linklater
mostra solo ciò che è prosaico, addirittura triste se vogliamo. So che sono una persona da bicchiere mezzo vuoto ma, ribadisco, al di là delle gite col papà, delle confidenze tra fratelli, delle feste e dei piccoli traguardi di Mason, quello che ho percepito guardando Boyhood è stata la costante e drammatica contrapposizione tra la speranza della giovinezza e la disillusione dell'età adulta; sequenze come quella in cui la madre di Mason neppure più sorride davanti ai ringraziamenti del ragazzo a cui ha cambiato la vita consigliandogli di iscriversi a scuola, quella in cui il padre ammette di essere stato costretto dagli eventi a diventare "quell'uomo noioso che tua madre avrebbe voluto" invece di continuare a vivere un'esistenza scapestrata o quella in cui il prof di Mason stronca con due inconfutabili parole ogni sua convinzione di essere speciale sono sequenze che mi hanno magonata più di quanto immaginavo possibile e che, neanche a dirlo, mi hanno messo addosso un indescrivibile ansia per il futuro e un incredibile rimpianto per ciò che poteva essere e che non è stato, per svariati motivi.
Per evitare di sprofondare nel disagio e nella depressione, da inguaribile cinefila mi tocca allora cercare conforto nell'inconfutabile bellezza di questo Boyhood, che trova fondamento in un lavoro incredibile durato dodici anni, dove l'affiatamento del cast dev'essere stato necessario e comprovato, quasi ai livelli di una famiglia. Mi tocca trarre forza dalla colonna sonora che, come nella vita reale, accompagna e rende indelebili i momenti più importanti dell'esistenza di Mason, sia quelli belli che quelli brutti, avvicinandolo maggiormente a quello strano padre-bambino il cui inquilino ha davvero accompagnato Bob Dylan in parecchi concerti. Mi tocca ripensare, ovviamente, alle belle e naturali sequenze con cui Linklater è riuscito a rendere fantastica anche la quotidianità; tra le mie preferite ci sono il dialogo tra Mason e la ragazzina in bicicletta, il saluto della petulante sorellina alla prima casa, lo sguardo verso i genitori dalla finestra, accompagnato dall'ingenua speranza che i due si possano rimettere insieme, i dialoghi solitari tra Mason e il padre (un favoloso Ethan Hawke) e, ovviamente, quel finale aperto in cui tutte le speranze del protagonista si cristallizzano in una camminata in mezzo alla natura, in un momento in cui il futuro è miracolosamente scomparso e c'è solo l'attimo. Quell'attimo che non siamo noi a dover prendere, perché è lui che prende noi, quando gli va. Avrei ancora mille cose da dire su Boyhood ma mi rendo conto che, per la natura stessa del film, sarebbero anche troppo personali e serie per un blog cazzaro come questo. Fatevi quindi il favore di andare a vedere una delle migliori pellicole dell'anno e abbandonatevi a tutte le sensazioni che vi potrà suscitare!
Del regista e sceneggiatore Richard Linklater ho già parlato QUI. Patricia Arquette (Mamma) ed Ethan Hawke (Papà) li trovate invece ai rispettivi link.
L'attrice che interpreta Samantha è Lorelai Linklater, figlia del regista: pare che intorno al quarto/quinto anno di riprese la ragazza avesse perso interesse verso il progetto e avesse chiesto al padre che il suo personaggio venisse ucciso ma ovviamente Linklater ha rifiutato! Se fosse stato invece il regista a morire davvero nel corso dei dodici anni del progetto, Ethan Hawke avrebbe preso il suo posto dietro la macchina da presa. Per concludere, se vi fosse piaciuto Boyhood non saprei davvero cosa consigliarvi di guardare vista la particolarità del progetto; scorrete la filmografia di Linklater e lasciatevi ispirare da questo eclettico regista! ENJOY!
bollicina sono la prima a rispondere al tuo post, fondamentalmente mi è piaciuto, è il racconto narrato di una vita, ma non solo della vita di una famiglia, non capisco perchè mettono sempre al centro mason invece che tutti gli altri boh, comunque nel contesto mi è piaciuto parecchio :)
RispondiEliminaBeh, il tutto è filtrato comunque dal punto di vista di Mason, quindi ci sta :)
EliminaFilm per me strepitoso.
RispondiEliminaLa semplicità, e la complessità di una vita nella sua imperfezione.
Amen, Ford!
EliminaNon so.Non mi torna: qualcosa non funziona nell'impianto. Ma e' probabile che prima o poi me lo spari...
RispondiEliminaGuardalo senza troppi pensieri o pregiudizi, che merita!
EliminaBella la tua analisi, Erica. Questo è un film che tocca le corde sensibili di chiunque, c'è poco da dire. E più alta è la nostra sensibilità più ci sentiamo coinvolti. Io in certi punti mi sono commosso, guardacaso proprio in quelle scene dove, come dici te, traspare evidente la disillusione dell'età adulta. La sequenza in cui Mason torna a casa fresco di iscrizione all'università, con sua madre che scoppia a piangere in un pianto isterico, simbolo proprio di un passaggio generazionale (la fine dell'adolescenza) è straordinario. Grandissimo film.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaSì, Boyhood è un film ancora più prezioso proprio per i mille modi in cui lo spettatore può viverlo ed interpretarlo...
Che belle parole Bolla, davvero!
RispondiEliminaA guardar bene pure a me le figure dei genitori hanno colpito forse più di Mason, soprattutto nella sua infanzia.. un padre così, unico, che scende a compromessi, e una madre che le cadute non fermano..
Un film perfetto, che ti fa riflettere e emozionare come pochi altri. Lo rivedrei ancora, e forse lo farò, per lasciarmi andare un'altra volta a questo flusso lungo 12 anni.
Grazie cara!
EliminaIo pensavo di riguardarlo tra dodici anni, per vedere quali altre emozioni sarà in grado di suscitarmi..
Bellissimo, bellissimo e bellissimo. Per me, vista anche la particolarità del progetto, rischia di avere già una qualche statuetta in mano ai prossimi Oscar.
RispondiEliminaSperiamo, lo meriterebbe, se non altro per la complessità dell'"esperimento" :)
Eliminanon ero a conoscenza dell'aneddoto su lorelei linklater.
RispondiEliminacome mi hanno fatto notare su facebook, la morte è del tutto assente dalla pellicola. chissà, a quanto pare richard linklater ha voluto concentrarsi unicamente sulla vita, arrivando persino a costringere la figlia a restare (cinematograficamente) viva :)
Effettivamente, ora che me lo fai notare non c'è mai un funerale e sì che magari i nonni potevano avere l'età giusta.
EliminaLa figlia poi ha recuperato entusiasmo e probabilmente Linklater non voleva sviare l'attenzione dello spettatore con qualche drammone apparentemente creato ad hoc...
Film particolarissimo. Mi è piaciuto (e non poco) però forse avrei preferito durasse una ventina di minuti in meno. Con qualche taglio in più secondo me tutti gli elementi di cui parli tu (e che mi trovano d'accordo) sarebbero usciti fuori più prepotentemente.
RispondiEliminaResta il fatto che il regista, anche solo per aver pensato una pellicola del genere, sia un pazzo. Avevo letto che per non far perdere interesse al protagonista, quand'era ancora piccolo, e non fargli dimenticare che stavano girando un film, lo chiamava almeno un paio di volte a settimana e almeno una volta al mese lo andava a trovare e lo portava a divertirsi.
:D
Certo che dev'essere stato difficile per un bimbo delle elementari stare dietro a tutto questo. Come la Linklater ha perso entusiasmo, lo stesso sarebbe potuto capitare al protagonista, in effetti :D
EliminaPersonalmente, la durata non l'ho patita (come invece è successo con Interstellar, Gesù!) :)
E se anche la Bolla lo promuove, allora devo per forza vederlo!
RispondiEliminaGuardalo, è bellissimo!!
EliminaLa riflessione sulla madre è la stessa che ho avuto io *.*
EliminaMi ritrovo a concordare con te col discorso generale eppure, non so perché, il film non mi ha colpito come dovrebbe.
Beh, può capitare, mica siamo tutti uguali :)
EliminaLinklater mi aveva molto deluso ai tempi di " Un Oscuro Scrutare". Però magari gli do una seconda occasione.
RispondiEliminaSiamo su due diversi pianeti, guardalo senza remore :)
EliminaNon l'ho ancora visto porco cane porco cane...ma Linklater ha creato la trilogia di "Midnignt" quindi parte avvantaggiatissimo...
RispondiEliminaMah, in questo caso per me partiva svantaggiato, ahah!! :D
EliminaLo vedrò quanto prima! Progetto molto interessante, almeno su carta..
RispondiEliminaps. da un' occhiata ai miei lavori, dovrebbero incontrare i tuoi gusti.. http://diegbdie.blogspot.com/
Guardalo, ti piacerà!
EliminaI tuoi lavori ovviamente li conosco e mi piacciono molto :)
Oh si, in effetti intendevo scrivere i miei "ultimi" lavori, ma mi è sfuggita la parola :)
EliminaNon ho avuto la possibilità di guardarlo (visto che non lo proietta nessuno qui), però tipo... wow. Una delle recensioni più belle e interessanti a riguardo del film.
RispondiEliminaI distributori e i gestori delle sale son dei maledetti ma per fortuna esistono altri mezzi per noi cinefili.
EliminaGrazie per i complimenti!