martedì 19 luglio 2022

Incantation (2022)

La scorsa settimana è uscito su Netflix un film presentato ad aprile al Far East Film Festival (non la versione on line), Incantation (), diretto e co-sceneggiato dal regista Kevin Ko.


Trama: avendo profanato un luogo sacro anni prima, una donna si ritrova vittima di una maledizione che minaccia di ucciderne la figlia...


Potrei sbagliarmi ma non penso di avere mai guardato un find footage orientale e la cosa mi dispiace, perché chi è un po' più esperto di me ha nominato spesso e volentieri Noroi come uno degli esempi più spaventosi del genere. Il film di Kōji Shiraishi viene spesso citato, da chi ha visto sia Noroi che Incantation, come palese fonte di ispirazione per la pellicola di Kevin Ko, il quale ha tuttavia dichiarato di avere preso spunto dall'assurda storia vera di una famiglia Taiwanese i cui membri erano tutti convinti di essere posseduti da demoni e, di conseguenza, passavano il tempo ad esorcizzarsi a vicenda con metodi decisamente poco ortodossi (bruciature di incensi, urina e feci spalmate sul corpo, ecc.), finché la figlia maggiore non ci ha rimesso la ghirba. In effetti, Incantation nasce da un misterioso rito collettivo effettuato da un'intera comunità, e racconta di come tre incauti videoamatori si siano attirati addosso una potente maledizione introducendosi in uno dei luoghi cardine del rito, un tunnel dall'ingresso interdetto, ma le somiglianze con la storia vera della famiglia di Taiwan finiscono qui. La vera protagonista di Incantation è infatti Ronan, l'unica sopravvissuta, che dopo anni di terapia psichiatrica trova finalmente il coraggio di richiedere la potestà della figlioletta, abbandonata per ovvie ragioni; la maledizione che sembrava essersi allontanata da Ronan, tuttavia, torna a farsi sentire dapprima come "mostro invisibile" che pare interessato solo alla pargoletta, dopodiché come malattia che comincia a consumare la bambina da dentro, portandola vicina alla morte. I tragici eventi vengono riportati in prima persona da Ronan: attraverso un video che ricostruisce l'intera vicenda, la protagonista mira a convincere gli spettatori ad aiutare lei e sua figlia, invitandoli a pronunciare l'antica benedizione "Hou Ho Xiu Yi Si Sei Wu Ma" prima che l'orrore riesca ad inghiottirle entrambe.


Il reportage di Ronan, e così la struttura di Incantation, non è lineare né segue la consecutio temporum. La protagonista mette insieme pezzetti di serena vita familiare intervallati a sprazzi di ciò che è successo anni prima, torna a mostrarci un presente sempre più nero e di nuovo ci offre uno sguardo sulla sofferta terapia psicologica che l'aveva portata a diventare quasi normale, rimandando il recupero del terribile video girato all'interno del tunnel proibito fin quasi sul finale, dove tutto ciò che si era accumulato in precedenza esplode con una scioccante rivelazione. L'idea in sé sarebbe anche affascinante, e Incantation è a tratti molto efficace nel dipingere l'orrore che perseguita da anni Ronan e che torna a prendere forza proprio nel momento in cui la donna si ritrova ad avere a che fare con una pargolotta adorabile, tuttavia la narrazione spezzettata e frammentaria, unita all'eccessiva lunghezza di un film di quasi due ore, non giovano al ritmo d'insieme dell'opera. I momenti condivisi tra Ronan e la figlia sono necessari ma ripetitivi, e la stessa ripetitività si avverte purtroppo in quella che dovrebbe essere la parte più "succosa" del film, ovvero quella ambientata all'interno dell'inquietante villaggio dov'è nata la maledizione, alla quale forse avrebbe giovato un po' più di compattezza a livello cronologico, senza diluirla in infiniti salti temporali che rischiano di creare solo confusione allo spettatore (li ho patiti io, che pur ho capito senza problemi il film, figuriamoci lo spettatore medio di Netflix o lo spettatore medio in generale!). E' un peccato, perché Incantation aveva tutte le potenzialità per risultare uno dei film più terrificanti dell'anno data l'abbondanza di sequenze efficacissime, che giocano più sul non visto che sull'effettivo jump scare (per non parlare dell'interessante colpo di scena che rompe ulteriormente la quarta parete), invece così risulta una visione gradevole ma non memorabile. 

Kevin Ko è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Taiwanese, ha diretto film come Invitation Only ed è anche produttore e montatore. 


Se Incantation vi fosse piaciuto magari recuperate Noroi, che è quello che farò io. ENJOY!


2 commenti:

  1. L’ho visto ieri sera, sembra un riassunto di tutte le trovate tipiche dei “found footage” prendendosi anche delle licenze poetiche su questa tecnica: la setta, le possessioni, i tunnel, insomma tutto il repertorio. Ritmo che in alcuni momenti corre e in altri stagna, sono d’accordo con te, si lascia guardare ma non resta troppo impresso. Cheers

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, a mio avviso mette davvero troppa carne al fuoco, tanto che a un certo punto probabilmente non sa più come farcela stare e si prende una pausa. Peccato, poteva essere un trionfo terrificante.

      Elimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...