martedì 16 maggio 2023

Winnie the Pooh: Blood and Honey (2023)

Lo so. Eravate erroneamente convinti che non avrei guardato Winnie the Pooh: Blood and Honey, diretto e sceneggiato dal regista Rhys Frake-Waterfield, e invece...


Trama: abbandonati da Christopher Robin nel Bosco dei Cento Acri e costretti a praticare cannibalismo, Winnie the Pooh e i suoi amici giurano vendetta contro gli esseri umani e si trasformano in feroci killer.


Togliamoci il dente. Non ho mai, e dico mai, sopportato Winnie the Pooh e i suoi amici, né da bambina quando passavano i cartoni Disney, né da adulta quando le mie coetanee si ricoprivano di gadget tenerelli di questa bestia del demonio e dei suoi compari foffi tra i quali, a scatenarmi il picco massimo di violenza, ricordo soprattutto Pimpi (creatura immonda nata dall'immorale rapporto tra un ravanello e un maialino) e quel mollo di Ih-Oh. E lo so, Winnie la cacchina non è una creatura Disney, magari leggendo i romanzi originali potrei arrivare ad adorarlo, chissà, ma ormai ho 42 anni suonati quindi ne dubito. Ciò detto, è stato forse questo mio odio atavico ad avermi spinta a guardare Winnie the Pooh: Blood and Honey, convinta che vedere dissacrato il personaggio mi avrebbe in qualche modo rallegrata; il problema è che il film di Rhys Frake-Waterfield è tutto meno che allegro e solo durante il prologo animato condanna al giusto destino uno dei comprimari dell'orsetto ricch... ehm, giallo, mangiato dai compari in tempo di carestia, per il resto la violenza viene inferta dagli abitanti del Bosco dei Cento Acri, non subita. Se non ci fossero Winnie e Pimpi, sui quali poi tornerò, Winnie the Pooh: Blood and Honey sarebbe un banalissimo, per quanto sanguinario, slasher a base di killer silenziosi ed efferati e vittime dal quoziente intellettivo pari a quello di Tigro, usate come carne da macello e seviziate nei luoghi più deprimenti che possiate immaginare. La sceneggiatura è un canovaccio che, di tanto in tanto, Rhys Frake-Waterfield "allunga" nel commovente tentativo di dare un po' più di spessore a quella che dovrebbe essere la final girl (poiché il suo passato non è connesso in alcun modo alla situazione contingente, sapere che è stata vittima di stalking è utile quanto sapere che due sue amiche sono lesbiche, che la terza è il tipico bagascione da Instagram e la quarta ha gli occhiali quindi dovrebbe essere più intelligente delle altre. Dovrebbe.) o di mostrare com'è diventato il Bosco dei Cento Acri da quando Pooh ha sbroccato male.


A tal proposito, facciamo due chiacchiere con la mia suspension of disbelief. Ok, in qualche modo Pooh e Pimpi dovevano diventare malvagi, ma dov'è mai stato scritto che Chistopher Robin li foraggiava e che senza di lui sarebbero morti di fame? L'altra domanda che mi sono posta spesso è perché trasformare il Bosco in una favela zeppa di rottami e carcasse di camper quando bastava dare al tutto un tocco gotico che richiamasse decomposizione e sangue senza far assomigliare la casa di Pooh a un covo di redneck, peraltro in Inghilterra. E rimanendo in tema redneck, ma quanto diavolo è rattuso Winnie the Pooh? Al di là delle orribili, invereconde maschere indossate dagli attori costretti ad incarnare Pooh e Pimpi (il quale però, finalmente, somiglia a un porco o, meglio, a un cinghiale), l'orsetto è diventato un borzo con annessa pettorina e camiciona a quadri, cosa che da una parte ha causato a me e al Bolluomo risate fuori scala, dall'altra però mi ha scatenato repulsione e disgusto perché più che un killer mi ricordava un maniaco sessuale. Ew. A parte tutta la rozzezza e le scelte sbagliate, sia a livello di cast (più cinofilo che cinefilo) che di messa in scena, c'è da dire che non mancano a Rhys Frake-Waterfield né la sfacciataggine né il gusto dello splatter artigianale, due caratteristiche che, gonfiando un po' più il budget e ficcandosi in testa l'idea di realizzare un secondo capitolo che non si basi esclusivamente sullo shock nato dallo scontro personaggino carino/incarnazione horror dello stesso, potrebbero anche portare ad un sequel più dignitoso. Nel frattempo, consiglio al regista una doccia di umiltà e il ricorso a un po' di sana ironia, perfetta per questo genere di film, perché il difetto più grosso della sua creatura è una totale mancanza di umorismo, se non vogliamo contare quello involontario. 

Rhys Frake-Waterfield è il regista e sceneggiatore della pellicola. Inglese, ha diretto altri film come The Area 51 Incident, Demonic Christmas Tree e Firenado. Anche tecnico degli effetti speciali, produttore e attore, ha un film in uscita. 


Nikolai Leon
(Christopher Robin), Craig David Dowsett (Winnie-the-Pooh) e Chris Cordell (Pimpi) avevano già lavorato col regista nei suoi film precedenti. Non si ha ancora una data di uscita, ma il regista ha già annunciato un seguito di Winnie the Pooh: Blood and Honey e persino un Peter Pan's Neverland Nightmare. Non tratterrò il fiato nell'attesa ma, nel frattempo, se il genere vi intriga potete recuperare The Banana Splits Movie e Willy's Wonderland. ENJOY!

4 commenti:

  1. Se non altro il sangue abbonda, il miele non lo so, ma è davvero l'unica nota positiva in un'operazione messa su di corsa per sfruttare i diritti dei personaggi rimasti vacanti, in patria ha portato a casa soldini, ma questo filone dei personaggi dell'infanzia in salsa horror, per ora non ha prodotto chissà che grandi titoli. Cheers!

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    1. Il miele dev'essere quella roba che ogni tanto sbrodola l'orsetto rattuso dalla bocca, altra nota weird che mi ha fatto abbastanza accapponare la pelle, ma non dalla paura!!

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  2. Allora esiste?Pensavo si trattasse quasi di una leggenda metropolitana...presumo che per vie legali sia introvabile...

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    1. No no, esiste, esiste. E dovrebbe arrivare anche in Italia, visto che è stato acquisito dalla Plaion (ex Koch Media) ma al momento se ne sono perse le tracce. Magari quest'estate, chissà!

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