venerdì 23 maggio 2025

The Apprentice - Alle origini di Trump (2024)

L'avevo perso ai tempi dell'uscita ma, in occasione delle due candidature (Miglior attore protagonista e Miglior attore non protagonista), ho recuperato The Apprentice - Alle origini di Trump (The Apprentice), diretto nel 2024 dal regista Ali Abbasi.


Trama: Donald Trump, giovane rampollo di una famiglia di imprenditori edili, riesce a farsi strada nella New York degli anni '70 grazie allo spregiudicato avvocato Roy Cohn...


Anche in questo caso, non avevo visto il film a causa della pessima distribuzione savonese, poi The Apprentice era un po' passato in cavalleria, almeno finché non è comparso (abbastanza sorprendentemente, direi) tra le varie candidature. La mia sorpresa non deriva dal fato che The Apprentice sia un pessimo film, anzi, quanto piuttosto per la scarsa risonanza mediatica avuta ai tempi dell'uscita, nonostante l'argomento trattato. Il film infatti, come specifica il sottotitolo italiano, racconta la "nascita" del Trump che conosciamo; non è che in America la cosa non abbia fatto scandalo, con Trump su tutte le furie, produttori ritiratisi all'ultimo momento e il terrore degli attori coinvolti nel promuovere il film (salvo Sebastian Stan), ma, a parte questo, non mi sembrava che il film fosse stato consigliato come opera particolarmente ben fatta o illuminante. Invece, The Apprentice è una pellicola equilibrata ed interessante, che racconta di come l'allievo Donald Trump abbia superato il maestro Roy Cohn, avvocato senza scrupoli nonché fervente sostenitore di un'America repubblicana da difendere a spada tratta, ricorrendo anche a mezzi controversi. The Apprentice ci mostra un Trump giovane, inizialmente distante dalla figura del tycoon alla quale siamo abituati; insicuro, privo degli agganci giusti, vessato da un padre accentratore e severo, in lotta col governo per problemi legati a presunte discriminazioni razziali nell'affitto degli immobili, il futuro presidente viene descritto come persino troppo "innocente" per sopravvivere nel mondo degli affari. Roy Cohn, d'altra parte, viene rappresentato come il demonio o, se vogliamo prendere a modello gli schemi dei film ambientati nel mondo della malavita, come il boss che viene surclassato e cancellato dal novizio che aveva preso sotto la sua ala, il quale ha assimilato la lezione talmente bene da ritenersi superiore anche a quei pochi limiti morali che tenevano a freno il suo mentore. Purtroppo, a differenza di quasi tutte le "crime stories", legate ad un percorso di ascesa - trionfo - caduta del protagonista, The Apprentice può fare questo discorso solo con Roy Cohn e la sua disgraziata fine, mentre Trump è ben lungi dall'essere caduto, anzi. Dopo una corsa forsennata, alimentata dalle anfetamine e da un appetito vorace legato ad ogni aspetto dello sviluppo edilizio ed economico, il film ce lo consegna con lo sguardo proiettato verso un ben cupo futuro (il nostro), forte degli angoscianti insegnamenti di chi è stato usato e gettato via senza alcun ritegno nel momento esatto in cui radiazione dall'albo degli avvocati e sospetti di omosessualità ne hanno minato irrimediabilmente il potere e la credibilità.  


La trama coinvolgente di The Apprentice viene ulteriormente ravvivata dalla regia di Abbasi, distante da quella classica che ci si aspetterebbe da un biopic. Il taglio delle inquadrature e la fotografia ricordano spesso quelle di un documentario, come se la cinepresa spiasse i personaggi consegnandoceli nella maniera più verosimile possibile. Inoltre, cambia anche la grana dell'immagine, cosa che si può notare persino sul televisore di casa;  quando la vicenda si svolge negli anni '70, l'effetto è quello "casalingo" di un filmino in 16mm, negli anni '80 ci sono le stesse righe orizzontali colorate di una videocassetta, non si ha la resa pulita del digitale. Passando agli attori oggetto delle due candidature, come ho scritto sopra, non me le aspettavo, ma le trovo comunque doverose. Addirittura, per quanto mi riguarda, Jeremy Strong surclassa Sebastian Stan imponendo una presenza fatta di sguardi fissi, aggressività a malapena contenuta, un'abiezione morale che non sfocia mai in overacting e, sul finale, una dignità talmente grande da trasmettere allo spettatore tutta l'umana pietà dovuta a un uomo orrendo, costretto tuttavia a morire in un modo indegno per un essere umano. Sebastian Stan ha il pregio di non aver dato vita a una caricatura di Trump, neppure negli anni iconici in cui Donald lo era già di per sé, offrendo la sua interpretazione del personaggio conservandone atteggiamenti e accento ma senza caricarli né copiare pedissequamente. La cosa che ho apprezzato di più è che sia il film che l'attore rifuggono la critica cieca verso il controverso oggetto della trama. The Apprentice non condona Trump, men che meno Roy Cohn, ed entrambi vengono connotati come persone prive di scrupoli ed estremamente egocentriche, attente solo a ciò che può portare loro vantaggi economici; eppure, qui e là, si percepisce il tentativo di osservare il contesto storico-sociale che ha fatto nascere questi mostri, privandoli di un'umanità di fondo che entrambi dimostrano di aver posseduto, almeno un tempo. Certo, da un cieco seguace di Trump non mi aspetto l'intelligenza di accettare e discutere un'opera così equilibrata, ma The Apprentice è un film che consiglierei sia ai detrattori sia agli amanti dell'attuale presidente USA. A me, onestamente, sono venuti più brividi che davanti a un horror, ma ritengo sia valsa la pena di guardarlo. 


Del regista Ali Abbasi ho già parlato QUI. Sebastian Stan (Donald Trump), Jeremy Strong (Roy Cohn) e Martin Donovan (Fred Trump) li trovate invece ai rispettivi link.

Maria Bakalova interpreta Ivana Trump. Bulgara, la ricordo per film come Borat - Seguito di film cinema, Bodies, Bodies, Bodies, The Guardians of the Galaxy: Holiday Special e Guardiani della Galassia Vol. 3. Anche produttrice, ha 29 anni e tre film in uscita.
 


10 commenti:

  1. Concordo, spaventoso, film più equilibrato di quello che l'attuale presidente lo ha definito, ma si sa, quello dice solo cazzate. Sebastian Stan bravissimo, si è calato nel personaggio senza farne l'imitazione. Cheers!

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    1. Vabbé ma quello il film neanche l'avrà visto, glielo avranno raccontato XDXD

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  2. Un horror davvero spaventoso.
    Come? Non è un horror?!? XD

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  3. Buon film, per certi versi mi ha ricordato "Loro" di Sorrentino: non parla tanto di Trump quanto del "sistema-Trump", ovvero di quello che gli sta intorno e che ha permesso l'ascesa di un personaggio squallido come Trump. Esattamente come il "sistema-Italia" permise l'ascesa di Berlusconi. Stan convincente nel ruolo, ma il bastardissimo Jeremy Strong secondo me se lo mangia ;)

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    1. Strong è un mostro. Letteralmente. Pensare che gente così sia vissuta e ancora esista, mi mette paura.

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  4. Apprezzato anche io, sebbene ormai la realtà abbia superato l'arte e Trump abbia superato se stesso

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  5. Non male come film nel complesso... ma Trump ora lo odio ancora di più...

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