Visualizzazione post con etichetta a ghost story. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta a ghost story. Mostra tutti i post

domenica 31 dicembre 2017

Bolla's Top 5: Best of 2017

Eccoci arrivati alla doppia Top 5 del meglio del 2017, almeno per me. Mai come quest'anno è stato difficile separare le categorie in "generico" e "horror", viste le mille contaminazioni che si sono insinuate nel mio genere preferito e vista la marea di pellicole che hanno lasciato il segno in modi tutti particolari. Siccome ormai la mole di film vista è abbastanza sostanziosa (benché, visti i soliti problemi di tempo e distribuzione mi sia persa come al solito molte pellicole imprescindibili) ho deciso quest'anno di inserire nella classifica quelle opere che si sono impresse nella mia memoria a prescindere dall'effettiva qualità, che magari ricordo ancora dopo quasi un anno per svariati motivi: non stupitevi quindi se piccole opere indipendenti hanno preso il posto di cose più blasonate benché molto apprezzate... e no, non sto parlando di Dunkirk, film che non sarebbe rientrato nemmeno in un'eventuale Top 10! ENJOY quindi e... auguri per l'imminente 2018!!!

5. Silence
Potevo lasciare fuori l'amato Scorsese dalla Top 5? No. Come Tarantino, Egli avrà sempre un posto nel mio cuore. Soprattutto perché il bellissimo, "faticoso" Silence mi ha fatto ritirare fuori i libri di testo dell'università e reimmergermi nella poetica del grande Regista nello sforzo di apprezzare al meglio il suo ultimo lavoro.

4. A Monster Calls (Sette minuti dopo la mezzanotte)
Un film struggente e doloroso, che probabilmente non riguarderò mai più ma che lo stesso mi si è impresso a fuoco nel cuore. L'elaborazione del dolore in chiave horror/fantasy in una pellicola capace comunque di travalicare i generi.

3. A Ghost Story
Un film piccolino. Indipendente. Malinconico. La quotidianità resa un inferno in terra dal punto di vista di un'eternità passata ad attendere. Una delle sorprese dell'anno, senza dubbio.

2. Arrival
Dopo un film piccolino, un film grandioso, quello che a ragione avrebbe dovuto sbancare gli Oscar. E invece mi limito a consegnare ai malinconici alieni di Villeneuve e alla bellissima Amy Adams il secondo posto di questa mia indegna classifica.

1. Detroit
Arrivato cronologicamente per ultimo, il film della Bigelow è un ariete lanciato a 180 km/h nel petto dello spettatore. A tratti insostenibile ma bellissimo, un viaggio all'inferno difficile da dimenticare.

Passiamo ora alla cinquina horror, che ho fatto davvero fatica a compilare. C'era sempre il tarlo di La cura del benessere, film di cui non ho parlato benissimo ma al quale penso ancora oggi e che, ne sono convinta, con una seconda visione sarebbe rientrato in classifica perché ricco di fascino malato e formalmente bellissimo. Quindi gli assegno il sesto posto d'ufficio o il quinto pari merito sulla fiducia con Dave Made a Maze, tanto il blog è mio, chissenefrega delle regole! Ah, per un compendio totale sull'horror 2017 andate QUI, ringraziate Lucia e passate, come me, il 2018 in religioso recupero di tutto quello che avete eventualmente perso (e in religiosa attesa di The Killing of a Sacred Deer e Thelma che finiranno sicuramente nella classifica del 2018!).

5. Dave Made a Maze
Non proprio horror. Forse "fantastico"? Beh, l'aggettivo più calzante è forse fantasioso vista la bellezza delle scenografie e l'assurdità della trama. Un gioiellino.

4. Raw
Coming of age in salsa (o sarebbe meglio dire sangue?) cannibale, elegante, raffinato ma comunque per stomaci forti.

3. Scappa: Get Out
Il film che ha mandato in sbattimento pubblico e critica: horror o thriller? Commedia o cos'altro? Per me, un horror degno di essere chiamato tale, divertente ma anche sottilmente angosciante, da recuperare assolutamente!

2. Madre!
Il delirio firmato Aronofsky. Forse non sarà horror ma a me ha messo ansia come se lo fosse, e tanto basta. E comunque la sequenza finale è quanto di più horror si sia visto quest'anno.

1. It
Primo posto di diritto. Per l'attesa, per l'amore, per Muschietti, per Skarsgard, per King e per tutti i piccoli interpreti. Non è di sicuro l'horror più bello dell'anno ma è quello a cui ho voluto più bene e tanto basta! E ora... tutti ad aspettare il 2019 per il secondo capitolo!

Ma c'è ancora spazio per qualcosa!!!

Fuori classifica: Twin Peaks
Un po' serie TV un po' film, ha fatto discutere, entusiasmare e soffrire gli spettatori per mesi. Il finale ancora mi spezza il cuore e mi ha lasciata con la voglia di averne ancora ma a prescindere da qualunque sentimento ignorante Lynch ha comunque firmato l'ennesimo capolavoro e Kyle McLachlan è già attore dell'anno quindi non potevo lasciare fuori Twin Peaks dal meglio del 2017!









martedì 21 novembre 2017

A Ghost Story (2017)

Ho dovuto aspettare Italia vs Svezia per riuscire a vedere A Ghost Story, film diretto e sceneggiato da David Lowery, ma alla fine ce l'ho fatta!


Trama: una persona da poco defunta torna come fantasma nella casa dove abitava e si ritrova a testimoniare lo scorrere del tempo in sua assenza...


Ho avuto la scimmia di guardare A Ghost Story fin da quando ne aveva parlato Lucia ma mi sono ritrovata a dover aspettare una sera in cui il Bolluomo fosse diversamente occupato perché da quel che avevo letto (non troppo per non rovinarmi la visione) ho capito che il film avrebbe causato la mia morte tramite pianti inconsolabili e che non mi sarei trovata davanti a un horror disimpegnato, bensì a qualcosa di estremamente diverso e, soprattutto, ben poco horror. Insomma, non pane per i denti del povero Mirco, al quale ho risparmiato un paio d'ore di sofferenza (benché visto il risultato della partita... vabbé). Quanto a me, sono arrivata alla fine di A Ghost Story ancora viva e, stranamente, poco lacrimante ma con un senso di malinconia talmente soverchiante che non ho potuto fare altro, conclusa la visione, se non spegnere la luce, appallottolarmi e chiudere gli occhi mettendomi a dormire. A Ghost Story non è infatti una storia di fantasmi e case infestate, quanto piuttosto la storia, come da titolo originale, di UN fantasma, un'entità manifestatasi nel classico lenzuolo con due buchetti al posto degli occhi. E se pensate che una rappresentazione così poco "realistica" o espressiva di un fantasma non possa comunicare più di quanto riuscirebbe la migliore CGI del mondo, ebbene vi sbagliate di grosso perché tutta la sofferenza di essere eterno o, perlomeno, legato all'"aldiquà" fin quando non sarà in grado di lasciare andare le sue pene terrene, arriva al cuore dello spettatore potente come un pugno e altrettanto dolorosa. A questi punti, meglio avvertire i lettori incauti dell'altissimo potenziale "noia" di un film come A Ghost Story, tipica pellicola in cui "non succede nulla" e che richiede allo spettatore una buona dose di sensibilità ed empatia, nonché la volontà di mettersi nei panni del fantasma e vedere scorrere mestamente davanti ai propri occhi piccoli gesti di umanissima quotidianità, trasfigurati da un punto di vista carico di rimpianto e nostalgia; Lowery, in veste di regista e sceneggiatore, si permette di indugiare in lunghi silenzi, semplici gesti d'affetto dilatati nel tempo, pochi dialoghi che inquadrano giusto la situazione ma lasciano allo spettatore il compito di "riempire i buchi" in base alla propria esperienza o predisposizione d'animo, soprattutto fa uso di un interessantissimo montaggio temporale (oltre che di un lunghissimo, angosciante piano sequenza) che sottolinea la triste condizione di un protagonista costretto a subire lo scorrere della vita altrui e la scomparsa di tutto ciò che gli è caro.


A Ghost Story è dunque l'atipica storia di un fantasma, una pellicola assai poetica e delicata che tratta temi profondissimi impiegandoci metà del tempo di quanto farebbe un film Marvel o DC qualsiasi per propinarci l'ennesima scazzottata tra supereroi. E' un film che racconta sì l'elaborazione del lutto e la necessità di andare avanti ma non solo. Pone delle domande sul futuro, non inteso necessariamente come futuro della società umana ma proprio sul lascito della singola persona ai figli, ai figli dei figli e a quelli che verranno dopo, sia che si tratti di un individuo particolare oppure di un normalissimo "uomo della strada" e lo fa attraverso un monologo assai intenso; parla di frustrazione ribaltando i classici punti di vista di un horror come Poltergeist (una delle fonti d'ispirazione del regista, per conoscere alcune delle altre vi rimando al solito trafiletto finale), della difficoltà di lasciare andare quello che per noi è importante, di sentirsi fuori dal mondo in ogni senso possibile e di odiarsi per la volontà di continuare comunque a vivere, di speranze infrante e desideri irrealizzabili, di cambiamenti, vita, morte e di tutto quello che sta in mezzo, fosse anche una storia d'amore ben lontana dall'essere perfetta. A Ghost Story è un film che costringe lo spettatore a pensare ma anche a guardare con attenzione, a concentrarsi a lungo sulle immagini fino ad arrivare a conoscerne ogni dettaglio, ad apprezzare la profondità di campo e persino ad incuriosirsi davanti a un formato che, lì per lì, pensavo fosse dovuto a qualche problema in fase di "pesca" e invece è proprio quello originale voluto e pensato dal regista. Questa scelta peculiare conferisce un'aura vintage all'intera pellicola e, pur rinchiudendo le immagini all'interno di una cornice piccolina, da diapositiva o da filmino girato in casa, non le priva della bellezza data dalla fotografia nitida e accresce il senso di claustrofobia già causato dalla scelta di girare il film quasi interamente all'interno di quattro mura. Non sto nemmeno a dire che un film così bello e particolare non ha ancora una data di uscita italiana né probabilmente l'avrà mai ma se dovesse finire tra le manine illuminate di Netflix o di qualche casa di distribuzione consiglio vivamente di dargli un'occhiata perché è una delle opere più belle e coraggiose viste quest'anno.


Di Casey Affleck (C) e Rooney Mara (M) ho già parlato ai rispettivi link.

David Lowery è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Senza santi in paradiso e Il drago invisibile. Anche produttore e attore, ha 37 anni e un film in uscita.


Sotto il lenzuolo del secondo fantasma c'è la cantante Kesha. Se A Ghost Story vi fosse piaciuto recuperate alcune delle fonti di ispirazione del regista, come per esempio La città incantata, Poltergeist, Under the Skin e Orlando. ENJOY!

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...