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martedì 5 gennaio 2016

Il piccolo principe (2015)

Per cominciare bene il nuovo anno in barba a comici innominabili e agli orari imbecilli del Multisala ho deciso di andare a vedere al primo spettacolo pomeridiano Il piccolo principe (The Little Prince), diretto nel 2015 dal regista Mark Osborne e tratto dal famosissimo romanzo di Antoine de Saint-Exupéry.


Trama: una bambina costretta a vivere un'esistenza programmata fin nei minimi dettagli da una madre ansiosa fa amicizia con un anziano aviatore che le racconta la storia del Piccolo Principe, l'unico abitante di un asteroide lontano che, un giorno, decide di fuggire dalla natura vanitosa ed esigente della sua rosa...


Dopo l'intelligente Inside Out, il cinema d'animazione sforna un'altra piccola perla imperniata sul difficile argomento della crescita e sul passaggio spesso traumatico dall'infanzia/adolescenza all'età adulta. Il piccolo principe, ovviamente, lo fa appoggiandosi alla storia senza tempo raccontata da Antoine de Saint-Exupéry e affrontando la riduzione di questo importantissimo romanzo poetico e filosofico partendo dalle reazioni di una giovanissima lettrice. La protagonista del film di Mark Osborne è una bambina che di infantile ha davvero poco; responsabilizzata, plasmata e stressata da una madre in carriera, la piccola ha ben chiaro cosa vogliano la genitrice e la società da lei e nessun mezzo per mettere in discussione le loro scelte che, ovviamente, considera come le uniche possibili. Il suo mondo è grigio come gli abiti che porta, scandito dai ritmi di un orologio e da un concetto di "essenziale" che coincide con quelli di "produttività, utilità e conformità", per i quali ogni azione dev'essere finalizzata al raggiungimento di uno "scopo" concreto. L'incontro con un vecchio aviatore consente alla bambina di cominciare a leggere qualcosa di diverso dalle infinite serie di equazioni matematiche che sua madre vorrebbe farle memorizzare e quel qualcosa è proprio Il piccolo principe; attraverso gli occhi della bambina "leggiamo" a nostra volta il libro di Antoine de Saint-Exupéry, pezzetto dopo pezzetto, e questa lettura cambia noi spettatori (o ci arricchisce, a seconda che l'opera in questione sia un nostro vecchio amico oppure un perfetto sconosciuto) così come cambia la piccola protagonista la quale, a poco a poco, apre gli occhi su un universo fatto di colori ed emozioni e, soprattutto, impara l'importanza dell'amicizia, dell'unicità delle cose e di quei ricordi d'infanzia che è sempre bene conservare se si vuole diventare degli adulti "meravigliosi". La pellicola di Mark Osborne prende per mano i piccoli spettatori e li guida alla scoperta di un'opera letteraria universale e bellissima, mostrando loro cosa sia davvero l'"essenziale" e quali siano i valori per i quali vale davvero la pena lottare, senza nascondere loro la possibilità che l'esistenza venga sconvolta da eventi dolorosi come l'abbandono o la morte di una persona cara; l'importanza di costruirsi un "nucleo" di esperienze, ricordi, affetti e, perché no, anche un po' di "stupidera" (sempre per citare Inside Out) viene sottolineata più volte e segna la differenza tra un adulto "bizzarro" come gli abitanti degli asteroidi visitati dal Piccolo Principe e un adulto equilibrato come potrebbe diventare la bambina protagonista.


Il piccolo principe è di una delicatezza rara anche per quanto riguarda la realizzazione. La storia della bambina protagonista e dell'aviatore viene raccontata attraverso l'utilizzo di un'animazione moderna (se guardate tra i character designer c'è Peter DeSève, già impegnato in Ratatouille, ed effettivamente i "cattivi" e i tristi abitanti dell'asteroide/città visitato ad un certo punto dalla protagonista somigliano tantissimo ad Anton Ego) e coloratissima che, per quel che riguarda sfondi, edifici, oggetti ed architetture, mira a creare un secco contrasto tra la caotica abitazione del vecchio aviatore e il resto delle costruzioni presenti in città, costrette da una planimetria geometrica e regolarissima. Contrapposta a questo stile di animazione c'è l'incantevole stop-motion con la quale è stata invece realizzata la parte di storia tratta direttamente dal romanzo, con i personaggi molto simili a dei pupazzetti ed essenziali nelle linee (non nella loro natura, ovviamente!) e tuttavia fluidi nei movimenti al punto che un occhio poco allenato come quello di un bambino potrebbe facilmente venire tratto in inganno e credere di avere davanti dei disegni in movimento; i disegni originali di Antoine de Saint-Exupéry, per la cronaca, ci sono e danzano sullo schermo ogni volta che la protagonista si accinge a leggere una pagina de Il piccolo principe. Bellissima anche la colonna sonora di Hans Zimmer, la quale spesso e volentieri si avvale della voce della cantante francese Camille, anche se personalmente ho avuto una piccola scossa di diludendo quando ho capito che la commovente versione di Somewhere Only We Know realizzata da Lily Allen, peraltro presente nel trailer, non sarebbe stata fatta sentire nemmeno durante i titoli di coda. Poco danno, ho pianto lo stesso come una fontana, anche perché Il piccolo principe a tratti è straziante. Ah, a proposito di strazio, genitori miei cariSSimi, concludo il post con un messaggio per voi. Lo so che Il piccolo principe è un bel film e che non sarebbe giusto privarvi del cinema solo perché avete messo al mondo dei teneri pargoletti però a mio avviso essere genitori significa non solo tantissima felicità ma anche un (bel) po' di sacrifici: non siate egoisti dunque e pensate ai vostri piccini di 3, 4, 5 anni che a) non capiranno NULLA della pellicola in questione e conseguentemente b) si romperanno le palline cominciando a deambulare per la sala, urlare "maaaammmaaaaaossoooonnoooooo" e lanciare pop corn costringendo ad un inutile stress voi e gli altri spettatori. Il piccolo principe dura un bel po' ed esprime qualche concetto difficile, riservatelo ai bimbi dai 6 anni in su e magari, dopo il film, leggete il libro assieme a loro. I vostri nervi vi ringrazieranno e anche io!


Del regista Mark Osborne ho già parlato QUI. Di Rachel McAdams (voce originale della Madre), Benicio Del Toro (voce originale del Serpente), Paul Rudd (voce originale del Signor Principe), Marion Cotillard (voce originale della Rosa, anche nella versione francese), James Franco (voce originale della Volpe), Jeff Bridges (voce originale dell'Aviatore), Paul Giamatti (l'insegnante in Accademia), Albert Brooks (L'uomo d'affari) e Bud Cort (il Re) ho parlato invece ai rispettivi link.

Mackenzie Foy è la voce originale della Bambina. Americana, ha partecipato a film come The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1 e 2, L'evocazione - The Conjuring e Interstellar . Ha 16 anni.


Il comico Ricky Gervais doppia in originale il personaggio del Vanitoso mentre per quel che riguarda le voci italiane ci sono Paola Cortellesi (la Mamma), Stefano Accorsi (la Volpe), Michaela Ramazzotti (la Rosa), Toni Servillo (l'Aviatore), Alessandro Gassmann (il Serpente), Alessandro Siani (il Vanitoso) e Pif (il Re). In Francia tra i doppiatori c'è invece Vincent Cassel, una Volpe incredibilmente sexy! Detto questo, se Il piccolo principe vi fosse piaciuto recuperate Inside Out e, ovviamente, leggete il libro di Antoine de Saint-Exupéry! ENJOY!

mercoledì 25 marzo 2015

Harold e Maude (1971)

E' arrivato finalmente il momento di parlare di uno dei miei film preferiti, scoperto tanti anni fa grazie alla cara Ilaria de Il profumo delle pagine stampate! Sto parlando del cult Harold e Maude (Harold and Maude), diretto nel 1971 dal regista Hal Ashby.


Trama: Harold è un ragazzo taciturno, che adora spaventare la madre inscenando falsi suicidi e andare ai funerali. Proprio durante una di queste funzioni il giovane incontra l'anziana Maude, che riuscirà a cambiargli la vita...



Se pensate che il mio adorato Wes Anderson sia innovativo e abbia una visione assai particolare delle relazioni umane e dell'individualità, vi consiglio fin da ora di recuperare Harold e Maude, così da scoprire una delle tante fonti d'ispirazione dell'eclettico regista che, come già Tarantino, non ha inventato nulla ma ha riaggiornato un genere, filtrandolo attraverso il suo gusto peculiare. Harold e Maude racconta infatti una strana (e probabilmente per l'epoca al limite dell'immoralità) storia d'amore tra una ragazzo e un'anziana che si sono letteralmente scambiati il modo tradizionale di concepire l'esistenza: laddove Harold guarda infatti alla morte con una curiosità e una fascinazione che hanno del morboso, Maude celebra la vita in ogni suo aspetto. Harold è l'antenato di tutti i personaggi Andersoniani, dotati di un'intelligenza fuori dal comune, delle doti artistiche che li rendono in grado di prendersi gioco di chi li circonda, di un fondamentale odio per l'umanità; pur essendo cresciuto in una famiglia molto benestante, l'assenza del padre e la convivenza con una madre che si accorge di lui solo quando il ragazzo mette in scena i suoi spettacolari suicidi lo ha trasformato in una persona taciturna ed infelice, incapace di ribellarsi all'autorità della famiglia, del governo (lo zio militare) e della società (lo psichiatra e il prete). In mezzo all'oscurità e all'uggia che lo circondano, Maude diventa praticamente un raggio di sole e una speranza per Harold, che giustamente comincia ad innamorarsi della vita e dell'anziana signora. Maude, a differenza di Harold, ha avuto una vita piena (sicuramente anche zeppa di difficoltà e dolore) e la sua celebrazione della libertà sta proprio nella capacità di accettare tutte le cose, quelle belle come quelle brutte, e di seguire i propri desideri senza lasciarsi condizionare da preconcetti, leggi o divieti, rimanendo splendida e giovane anche nella decadenza della vecchiaia.


Per lo spettatore dotato di un'intelligenza perlomeno media è impossibile provare disgusto davanti alle tenerezze di Harold e Maude, disgusto manifestato ed enfatizzato da un prete che definire leppegoso sarebbe davvero poco; il modo in cui i due personaggi si sostengono e si rendono felici a vicenda, regalandosi nuove esperienze e arrivando anche al punto di lasciarsi con serenità è praticamente l'emblema di come dovrebbe essere una storia d'amore, in grado di trascendere qualsiasi pregiudizio ed egoismo. Harold e Maude è diventato un classico immortale non solo grazie alla storia che racconta ma anche per come lo racconta. Ruth Gordon e Bud Cort sono bravissimi, molto teneri e toccanti; lei è un vulcano, riesce ad interpretare un personaggio borderline senza cadere nel ridicolo e ad infondere nell'anziana Maude una bellezza e un fascino che molte attrici giovani le invidierebbero mentre lui, nonostante sia costretto a mostrarsi goffo, rigido e freddo, non riesce a nascondere la profonda tristezza dell'animo di Harold, incapace di vivere e comportarsi da ragazzo e per questo condannato a soffrire di solitudine anche davanti alle sue coetanee (la scena iniziale è emblematica ed indimenticabile perché Harold non viene inquadrato in viso e il suo linguaggio corporeo non è quello di un ragazzo, bensì quello di un anziano gentiluomo giunto alla sua ultima ora: la sorpresa quando l'inquadratura lo mostra per la prima volta è tanta, credetemi!). Importantissima inoltre la gradevole colonna sonora composta da Cat Stevens, che nei testi rispecchia perfettamente il modo di essere dei due personaggi e il contrasto tra la piena consapevolezza di Maude e la convinzione di Harold di essere invisibile ed insignificante, mentre il leitmotiv If you want to sing out, sing out è un palese invito a vivere appieno la propria individualità: d'altronde, come dice Maude in una delle scene più belle del film, i problemi del mondo derivano dalle persone che sono come UNA margherita ma si lasciano trattare come se fossero parte di un campo. Voi non nascondetevi in un campo di margherite e cominciate a riflettere un po' su voi stessi e sul mondo, magari recuperando questo piccolo gioiellino!


Di Tom Skerritt, che interpreta il poliziotto in moto, ho già parlato QUI.

Hal Ashby è il regista della pellicola (e anche l'uomo con la barba che guarda passare i modellini dei treni). Americano, ha diretto pellicole come L'ultima corvé, Tornando a casa e Oltre il giardino. Anche attore e produttore, è morto nel 1988 all'età di 59 anni.


Ruth Gordon (vero nome Ruth Gordon Jones) interpreta Maude. Americana, ha partecipato a film come Rosemary's Baby (per il quale ha vinto giustamente l'Oscar come miglior attrice non protagonista grazie al ruolo di Minnie Castevet, ripreso anche nel film TV Cosa è successo a Rosemary's Baby), Io & Annie e a serie come Kojak, Love Boat e Colombo. Anche sceneggiatrice, è morta nel 1985, all'età di 88 anni.


Bud Cort (vero nome Walter Edward Cox) interpreta Harold. Americano, ha partecipato a film come M.A.S.H., Heat - La sfida, Dogma, The Million Dollar Hotel, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Number 23 e a serie come Ai confini della realtà, Batman e Criminal Minds. Anche regista, sceneggiatore e compositore, ha 67 anni e un film in uscita, Il piccolo principe, dove doppierà il personaggio del Re.


Cyril Cusack interpreta Glaucus. Nato in Sud Africa, ha partecipato a film come La spia che venne dal freddo, Fahrenheit 451, ... Più forte ragazzi!, Don Camillo, Orwell 1984, Il mio piede sinistro e Cuori ribelli. E' morto nel 1993, all'età di 82 anni.


Harold e Maude "vanta" ben due remake, un film TV francese del 1978 e un film TV Serbo-Croato del 2001; fossi in voi li eviterei ma magari se la pellicola vi fosse piaciuta recupererei Il laureato, Rushmore e I Tenenbaum! ENJOY!

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