sabato 8 maggio 2010

Grosso Guaio a Chinatown (1986)

Dunque, siccome ho tenuto “ferma” questa recensione per un bel po’ di giorni, spero solo di non scrivere un’illeggibile schifezza e di rendere degnamente omaggio ad uno dei film che preferivo da piccola, ovvero quel piccolo capolavoro che è Grosso Guaio a Chinatown (Big Trouble in Little China), diretto nel 1986 da John Carpenter. Visto quando ancora passavano in tv e in prima serata dei film con le palle.

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La trama: il camionista Jack Burton si ritrova senza camion ed invischiato in una storia di leggende cinesi ed antica magia quando, arrivato a Chinatown, cerca di aiutare l’amico Wang Chi a liberare la promessa sposa Miao Yin dalle grinfie del demoniaco Lo Pan.

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Svuotate il cervello e mettetevi davanti allo schermo con un sacchetto di pop - corn, perché Grosso Guaio a Chinatown è un film d’avventura nel senso più stretto del termine, intrattenimento allo stato puro. I dialoghi sono serratissimi e necessariamente ironici e “cool”, come tutti i personaggi del resto, ma anche un po’ al limite del trash perché quello che conta è l’azione. E di azione ce n’è a pacchi, visto che Carpenter ci ha infilato dentro di tutto; magie cinesi, antiche leggende, arti marziali, sparatorie, mafia, demoni, mostri, belle ragazze. In pratica un’accozzaglia di ogni clichè dei film di genere, soprattutto quelli infimi, di serie Z.

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Eppure Grosso Guaio a Chinatown non è un film di serie Z, ma un bellissimo omaggio al genere. Tamarro quanto volete, ovvio, ma bello proprio per questo. C’è il tipico eroe canottierato, ironico e piacione che andava tanto di moda negli ’80 (Bruce Willis docet) e che, diciamocela tutta però, in questo film non fa altro che prendere botte salvo il colpo di puro culo finale; ci sono orde di cinesi che combattono, esibendosi in tutte quelle inutili mossette, preparazioni e coreografie che noi occidentali non abbiamo mai capito e mai capiremo probabilmente (di questi tempi un film simile sarebbe alla moda, ma pensate un po’ all’epoca quanto dovrà essere sembrato particolare, soprattutto per noi italiani abituati a Bud Spencer e Terence Hill…); c’è un malvagio dall’aspetto meravigliosamente kitsch, con quelle unghie lunghe tre metri, ma anche inquietante; ci sono mostriciattoli che sbucano, inaspettatamente, da ogni angolo, rendendo questo film ancora più ibrido; e infine c’è il meraviglioso saggio cinese, che nel tempo libero fa l’autista di pulman turistici, con più assi nella manica di un baro e più barbatrucchi di un Barbapapà. Se si è fan dell’horror, dei film di arti marziali, o più semplicemente dei vecchi action movie non si può non amare ciò che Carpenter ha messo in piedi, né perdersi nella sua atmosfera provando un bel po’ di nostalgia per quello che un tempo si poteva fare con effetti speciali dignitosi ma ben lontani dalla CG odierna.

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Certo, non si può dire che Grosso guaio a Chinatown sia perfetto. Al di là della pessima scelta di un’attrice come Suzee Pai che sembrerebbe una nativa americana più che una cinese, anche grazie alle lenti a contatto verdi, ci sono un po’ di buchetti nella trama. Personalmente, mi sono sempre chiesta da dove spuntasse l’avvocatessa Gracie Law e perché ne sapesse così tanto di leggende cinesi sconosciute ai più. Inoltre, all’inizio viene mostrato l’interrogatorio a cui un avvocato sottopone il vecchio Egg Shen, dopo che quest’ultimo è stato indicato, assieme a Jack, come distruttore di mezza Chinatown. Ovvio che chiunque avrà visto esplodere gli edifici, ma come diamine hanno fatto gli sbirri a sapere cosa è successo in sotterranei che erano praticamente l’anticamera dell’inferno cinese? A parte tutto, queste domande non compromettono il fatto che questo film debba essere un caposaldo per ogni figlio degli anni ’80 e una piacevole visione per chi ritiene che il cinema possa ancora essere un mezzo di sano, artigianale e semplice divertimento.

John Carpenter è il regista del film. Quest’uomo è uno dei maestri del cinema horror, assieme a Romero, Craven e Cronenberg, forse il mio preferito tra i quattro, per essere una “via di mezzo” tra la critica sociale di Romero, il cinema più “mainstream” di Craven e gli inquietanti deliri di Cronenberg. Tra i suoi film ricordo Halloween: la notte delle streghe, 1997: fuga da New York (e il suo seguito, Fuga da Los Angeles), La Cosa, Christine la macchina infernale, lo splendido Il signore del male, Essi vivono, Il seme della follia (forse il mio horror preferito dopo Shining), Il villaggio dei dannati, il meraviglioso Vampires e per la TV due episodi dei Masters of Horror, tra cui il migliore della prima serie, Cigarette Burns. Ha 62 anni e tre film di prossima uscita.

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Kurt Russell interpreta il mitico Jack Burton. Attore che ritengo ancora oggi affascinantissimo, assai attivo negli anni della mia infanzia, lo ricordo per film come 1997: fuga da New York (e il suo seguito, Fuga da Los Angeles), La Cosa; Tango & Cash, Stargate, Vanilla Sky e Grindhouse: A prova di morte (dove avevo già parlato di lui, ma siccome è uno dei vecchi post ed è fatto coi piedi, meglio riscrivere tutto!); inoltre ha partecipato ad un episodio del telefilm Charlie’s Angels. Come doppiatore, ha prestato la voce alla volpina di Red & Toby: Nemici amici e all’Elvis di Forrest Gump. Ha 58 anni e un film in uscita.

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Kim Catrall interpreta Gracie Law. L’attrice inglese, dopo una gavetta come gnoccolona nei film di genere, ha ottenuto il successo e la consacrazione internazionale grazie al telefilm Sex & The City e ai due film nati dalla serie, dove intrerpretava la più vajassa delle 4 sgallettate protagoniste. Tra gli altri film che contano la sua presenza segnalo Porky’s questi pazzi pazzi porcelloni (ossignur!), Scuola di Polizia, Il falò delle vanità e 15 minuti – follia omicida a Manhattan; per la tv ha partecipato a telefilm come Colombo, Starsky & Hutch, L’incredibile Hulk, Charlie’s Angels e Oltre i limiti, mentre ha doppiato serie come Rugrats e I Simpson. Ha 54 anni e due film in uscita.

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Tra l’insieme di attori di origine asiatica che affollano il film, segnalo Victor Wong, alias Egg Shen, che assieme a Pat Norita di Karate Kid detiene la palma di orientale più utilizzato nei ruoli di maestro di arti marziali per ragazzetti americani, e che ha recitato assieme a Dennis Dun (il co - protagonista Wang Chi) in un altro film di Carpenter, Il Signore del male. Invece James Hong, alias David Lo Pan, ha dato e darà la voce a Ping, il padre del panda Po in Kung Fu Panda e nel suo imminente seguito, Kung Fu Panda: The Kaboom of Doom. Ovviamente, a chi fosse piaciuto il genere, non posso non consigliare il mio film preferito della serie dedicata a Indiana Jones, ovvero Indiana Jones e il tempio maledetto, che fa il paio con Grosso Guaio a Chinatown per essere stato un mio mito d’infanzia; assai affine allo spirito un po’ “tamarro” dei due film, anche se più recente e più fantasy, è anche il carinissimo Stardust. E ora vi lascio con il trailer originale del film.... ENJOY!!






3 commenti:

  1. Grande grande film!!! Carpenter è un mito e questo è uno dei suoi più divertenti e godibili!!

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  2. vidi in tv un pò di tempo fa il finale di questo film, di cui conservo comunque un ricordo estremamente vago.. nel vedere il trailer però, mi rendo conto che devo assolutamente ripescarlo da qualche parte e colmare la mia lacuna XDun pò di CG in meno, ogni tanto non guasta o.ò

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  3. Film figo!!!!!Ormai leggendario.......più che altro quello che mi ha sempre lasciato perplesso è il finale.....un semidio esplode alla vista di Lo Pan morto, l'altro muore come uno scemo; prima perde tempo lanciando fulmini e successivamente muore per un statua lanciatagli in testa......peccato poteva essere un bel capolavoro e invece proprio nel finale è mancato quel pizzico di genialità....comunque un bel gioiello di film!Buonanotte!

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