Per fortuna ogni tanto la mia ferrea regola “hai iniziato un film, ora lo finisci” paga. In caso contrario, non avrei mai finito di vedere Dread, diretto nel 2009 dal regista Anthony DiBlasi (e tratto da un racconto di Clive Barker), e sarebbe stato un peccato.
Trama: tre studenti di una scuola di cinema decidono di girare un documentario sulle paure delle persone. I problemi cominciano quando uno di loro sceglie di portare il documentario al livello successivo, ovvero costringere gli intervistati ad affrontare ciò che li terrorizza…
Dread è un film atipico e ingannevole. La prima parte non invoglia affatto a proseguirne la visione, perché sembrerebbe una cupa accozzaglia di luoghi comuni e dialoghi insensati: veniamo a conoscenza dei tre studenti protagonisti, che potrebbero essere i guru spirituali di una nuova generazione di Emo, da tanto sono traumatizzati e mosci. C’è Stephen che non riesce a guidare macchine da quando il fratello è morto in un incidente stradale e (non si capisce perché) è anche ossessionato dal tempo e dalle scadenze; c’è Cheryl che è vegetariana perché il padre, che lavorava in un macello, abusava di lei da bambina; infine c’è Quaid, che da piccolo è sopravvissuto all’omicidio dei suoi, perpetrato da un maniaco armato di ascia e che, da allora, ha ovviamente gli incubi e prende psicofarmaci. Date le premesse, Dread sembrava davvero destinato alla più prevedibile delle conclusioni, e già mi immaginavo il folle Quaid andare in giro brandendo l’ascia e facendo fuori tutti coloro che si erano prestati ad essere intervistati. Per fortuna il film, anche se lentamente, si allontana dallo slasher e si avvicina al thriller horror psicologico, che è un genere che mi aggrada maggiormente, e offre allo spettatore degli sviluppi magari non originalissimi, ma sicuramente migliori di quelli che potrebbe offrire un Venerdì 13 o un Saw.
Il film infatti “svolta” quando Quaid decide, in uno slancio di generosità, di aiutare le persone ad affrontare le loro paure per riuscire a superare le proprie. Ecco, qui Dread manca un po’ di filo logico, lo ammetto, visto che il senso della prova sarebbe quello di riuscire a vedere la morte negli occhi di chi affronta le proprie paure (mah…) per portare chi guarda ad essere preparato quando la Signora con la Falce verrà a coglierlo; ciò non toglie, però, che il film diventa davvero inquietante e anche crudele, anni luce lontano da un semplice splatter. La tortura psicologica inflitta a due dei protagonisti, in particolare, mette i brividi e per una volta si riesce a provare una pena assoluta per le povere vittime, grazie anche ad attori che non sono stati scelti nel solito ampio mucchio di giovani bellocci senza arte né parte che spesso infestano simili produzioni, anzi. Proprio la loro apparenza volutamente “normale” e dimessa, a tratti un po’ streppona, è il punto forte di Dread, perché per quanto la trama sia assurda e talvolta pretenziosa (come accade per tutte le cose tratte dai racconti di Barker, a dir la verità…), ciò che viene mostrato risulta molto credibile e porta quasi ad apprezzare l’inizio lento e disarmante, che sfocia in un ancor più disarmante finale. Se amate gli horror cupi e di atmosfera più che i semplici splatter, lo consiglio.
Anthony DiBlasi è il regista del film. Dread è il primo film che ha girato, ma la sua carriera è legata a doppio filo alle opere di Clive Barker visto che ha prodotto Book of Blood, The Midnight Meat Train e anche il prossimo remake di Hellraiser. Americano e anche sceneggiatore, ha un film in uscita.
Jackson Rathbone interpreta Stephen. E’ un peccato che un attore che in Dread sembrerebbe così promettente si sia poi infossato nella saga più terribile che il nuovo secolo ci abbia portato: Twilight. Ecco quindi che lo ritroviamo nei panni del fratellino di Edward in Twilight, Eclipse e New Moon mentre in tv è comparso in episodi di The O.C. e Criminal Minds. Nato a Singapore, anche produttore, ha 27 anni e cinque film in uscita.
E ora vi lascio con il trailer.... ENJOY!!
Uno dei film che mi sta più a cuore, che mi è stato proposto un paio di anni fa dalla mia migliore amica.
RispondiEliminaL'ho subito apprezzato e adesso ha un posto d'onore nella mia collezione.
Le scene che mi hanno più turbato sono quella in cui la ragazza con la macchia prova a 'eliminarla' e quella finale, in cui Quaid porta il cadavere di Stephen nella stanzetta della ragazza che ERA vegetariana.
Effettivamente non mi sarei mai aspettata che mi sarebbe piaciuto tanto, concordo con te per le due scene "madri"!
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