Questo è stato sicuramente l’anno delle fiabe. Dopo il carinissimo Biancaneve di Tarsem e l’immondo Biancaneve e il cacciatore, mi è venuta una scimmia cosmica per la serie Once Upon a Time, quindi mi sono detta: perché non riguardare Biancaneve e i sette nani (Snow White and the Seven Dwarfs) della Disney, diretto nel 1937 dal regista David Hand?
Trama: Biancaneve è la fanciulla più bella del reame e la cosa indigna non poco la perfida regina, che vorrebbe ucciderla per risolvere il problema definitivamente. L’ingenua ragazza scappa così nel bosco, dove viene ospitata dai sette nani… ma il pericolo è sempre in agguato!
Biancaneve è stato il primo film animato prodotto in America e anche il primo che la mamma mi ha portata a vedere al cinema, all’età di sei anni (no, non sono settantacinquenne, era la riedizione dell’aprile del 1987, devo chiederle se mi ci ha portato per il compleanno!!). Di quell’esperienza ricordo benissimo che avevo adorato i nani, ovviamente, e la canzone “Impara a fischiettar”. Rivisto a distanza di più di vent’anni, Biancaneve risulta ancora bellissimo, almeno tecnicamente, nonostante da allora l’animazione ne abbia fatta di strada (in meglio, ma a volte anche in peggio, acquisendo una freddezza maggiore), ma risulta anche un po’ datato per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Biancaneve e il Principe, infatti, sono le figure più monodimensionali della storia dei lungometraggi animati: la prima canta di lungo e fa solo quello che ci si aspetterebbe da una brava casalinga, oltre ad essere una rompipalle della peggior specie, mentre il secondo, da bravo frescone, arriva, si innamora della fanciulla e poi scompare finché un giorno non gli arriva all’orecchio che la sua amata è morta e quindi, ecco, magari sarebbe il caso che si facesse rivedere. Meno male che ci sono i poveri Nani, la gioia di qualsiasi bifolco privo di gusto ma dotato di giardino e la fortuna degli stilisti d’oggi che li schiaffano su trashissime borse, portafogli e magliette per “modiche” cifre che, in tempi di crisi, sono perlomeno imbarazzanti. L’ingrugnato Brontolo, il confusionario Dotto, lo scemino Cucciolo e i loro degni compagni sono l’anima comica e la vita stessa del film, rubano la scena alla protagonista senza alcuno sforzo e surclassano persino la figura, ahimé poco sfruttata, della regina/strega, le cui apparizioni sono comunque memorabili.
Rispetto a cartoni animati Disney più moderni (e non parlo di quelli di adesso, ma prendo un esempio a caso, La bella e la bestia), guardando Biancaneve si ha la sensazione che la trama sia un mero pretesto per cucire assieme una serie ininterrotta di canzoni e scenette, un modo per girare un Silly Symphony più lungo del normale. Fin dall’inizio, infatti, la protagonista parla in rima oppure ci delizia con la sua vocina (il film dura un’ora e venti e le canzoni, tutte abbastanza lunghette, sono almeno otto) e, al di là dell’introduzione e del finale, più di metà pellicola è dedicata all’interazione tra Biancaneve e gli animaletti della foresta, alla pulizia della casa, all’esilarante siparietto in cui Dotto e compagnia credono di avere un mostro in casa e, infine, al bagno dei nanetti, tutte sequenze in perfetto accordo con quello spirito disneyano che umanizza le bestiole, le rende dei perfetti collaboratori domestici e permette agli animatori di creare le soluzioni più impensabili, colorate e meravigliose. Detto questo, zucchero e melassa a parte, pare che all’epoca parecchi mocciosi se la fossero letteralmente fatta sotto ad ogni apparizione della strega cattiva. Effettivamente, da brava amante dell’horror sono rimasta parecchio colpita sia dall’aspetto inquietante dello Specchio magico che dal delizioso gusto macabro con cui viene affrontata la morte, resa senza troppi fronzoli e senza essere edulcorata da graziose metafore: la povera Biancaneve urla sotto l’effetto del veleno mentre la strega ne descrive gli effetti e la caduta dalla rupe della vecchiaccia (inseguita e privata di ogni via di fuga da nani inferociti) viene seguita avidamente da un paio di avvoltoi palesemente pronti a cibarsi di lei.
Come avrete capito dal tono ironico della recensione, Biancaneve e i sette nani non è proprio il mio film Disney preferito, però non esito a riconoscere la sua natura di capolavoro. Basti solo pensare all’inventiva con la quale le coloriste hanno ovviato al problema di dare un tocco naturale alle guance (bellissime!) di Biancaneve, applicando del vero fard fotogramma per fotogramma per rendere la più bella del reame ancor più bella, alla delicatezza del design dei personaggi, con il viso e le movenze della protagonista chiaramente ispirati alle dive del muto, alla caratterizzazione di ogni nano, a partire dal meraviglioso Brontolo, alla grazia e fluidità delle scene più concitate e allegre, allo stilosissimo look della regina cattiva e al bellissimo cielo sul finale, dove le nuvole formano il sogno dorato di un lieto futuro per Biancaneve e il Principe. Anche una cinica come me si concede si sognare quindi? Hmmm non proprio, sono sempre comunque allergica alla melassa, però Biancaneve e i sette nani è un pezzo di storia cinematografica che non potete proprio farvi mancare!
David Hand è il regista della pellicola, o meglio direttore dell’animazione. Americano, ha diretto film come Bambi e parecchie delle cosiddette “Silly Simphonies” Disney. Anche produttore, è morto nel 1986, all’età di 86 anni.
Gli altri animatori/registi che hanno collaborato alla realizzazione di Biancaneve e i sette nani assieme a David Hand sono William Cottrell, Wilfred Jackson (che anni dopo, assieme a Clyde Jeronimi e Hamilton Luske avrebbe firmato uno dei miei film Disney preferiti, Alice nel paese delle meraviglie), Larry Morey, Perce Pearce e Ben Sharpsteen.
Il film ha ricevuto una nomination all’Oscar per la migliore colonna sonora e ha consentito a Walt Disney di vincerne uno alla carriera… o meglio, una statuetta grande e sette statuettine più piccole. Se Biancaneve vi fosse piaciuto consiglio il recupero di altri grandi classici come Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, La bella e la bestia, La Sirenetta e Alice nel paese delle meraviglie. ENJOY!
Anni fa vidi un programma realizzato con gli inediti Disney, in quell'occasione mostrarono alcune scene tagliate come una baruffa tra Brontolo e Dotto all'interno della miniera e perfino alcune prove per il design dei nani compresi alcuni poi scartati, a quanto sembra gli animatori Disney disegnarono almeno una quarantina di nani e scelsero i sette che poi abbiamo visto solo verso la fine.
RispondiEliminaPensa che film sarebbe stato se, ad esempio, fosse stato scartato Brontolo o Cucciolo?
Sì, l'avevo letto anch'io e i nomi di quelli scartati erano decisamente buffi se non ricordo male.
EliminaDiciamo che hanno tenuto quelli in grado di fare "storia", ma effettivamente sarei curiosa di sapere cosa ne sarebbe venuto fuori... :P
Che carino Biancaneve! Certo, è un film che provoca diabete, ma tutti i film Disney più datati hanno un mordente fatale. Li segui, te ne innamori, non li dimentichi più. Dal canto mio, non ho sopportato solo Bambi.
RispondiEliminaCredo che sul finire degli anni Ottanta abbiano riproposto al cinema vari film Disney del passato. Io ricordo che il primo film che i miei genitori mi fecero vedere al cinema fu Fantasia. Avevo quattro o cinque anni. Però che meraviglia! Fantasia rimane uno dei miei preferiti.
Fantasia l'avevo visto per la prima volta in videocassetta, ne ero rimasta affascinata ma non è mai entrato nel novero dei miei preferiti.
EliminaSono decisamente affezionata ad altri, forse perché li ho visti più volte e hanno rappresentato un punto fermo della mia infanzia, cosa che non è successa per il pur bellissimo Biancaneve.
Amo questo cartone..ma la verità è che amo tutti i cartoni Disney, e non solo :) Ho un mare di DVD :))
RispondiEliminaEh, è impossibile non amare i vecchi cartoni Disney... quell'uomo ci ha traviati tutti! :P
EliminaAssolutamente da riesumare, non ricordo nemmeno quando l'ho visto... e se l'ho visto!! >_<
RispondiEliminaRiesumalo a prescindere, che ne vale sempre la pena!!
EliminaInquadrandolo nell'epoca d'origine è un capolavoro grafico eccezionale. Io spero che la tecnica del disegno puro nei film d'animazione non vada totalmente persa a favore del digitale.
RispondiEliminaSono anche andato al cinema a vedere Winnie the Pooh - Nuove avventure nel bosco dei 100 acri per perorare la causa.
Lo spero anche io, ma a vedere Winnie non riesco proprio!! Chapeau a te!
EliminaBeh, ci ho portato la bambina.
EliminaAaah, ecco il barbatrucco!
EliminaBeh, allora sì ci sta tutto!