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lunedì 8 marzo 2010

Oscar 2010

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Anche quest’anno sono arrivati i tanto amati/odiati Academy Awards, banalmente detti Oscar. Giusto stanotte sono stati assegnati i premi che a rigor di logica dovrebbero insindacabilmente giudicare i film e gli attori migliori dell’anno.Come tutte le volte, mi permetto di dissentire, e quest’anno ci metto anche un po’ di quel “furiosissimo sdegno” citato dal buon Jules in Pulp Fiction. Innanzitutto sovvertiamo l’ordine logico e parliamo dell’unico premio assolutamente buono e giusto: quello come migliore attore non protagonista a Christoph Waltz per Inglorious Basterds. Se per sbaglio non glielo avessero dato credo che i giudici dell’Academy sarebbero stati scalpati da più di un fan di Tarantino, perché l’attore tedesco, di cui ho già parlato qui, e assolutamente perfetto nei panni del Colonnello Landa. Sia quindi Giorno Gioiglorioso per tutti i fan di Quentin, e complimenti al BastErdissimo Colonnello!!


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E ora mettiamo un po’ da parte la gioia e cominciamo a fare l’elenco dei caduti. Non nego il mio assoluto dispiacere per il fatto che Inglorious Basterds non abbia portato a casa nessun’altra statuetta. Avrei però scommesso oro sul fatto che Avatar avrebbe fatto man bassa di tutti i premi, e invece a sorpresa è spuntata la pur bravissima Kathryn Bigelow con il suo film The Hurt Locker, premiati rispettivamente come migliore regista e migliore film, con l’aggiunta di un premio per la miglior sceneggiatura originale. Ammetto che prima di questi ultimi giorni non avevo mai sentito nominare la pellicola (uscita in sordina in Italia già nel 2008!) che parla di un gruppo di soldati americani catapultati in Iraq agli ordini di un pazzo, costretti a sopravvivere per tutto il tempo di durata della missione, disinnescando bombe. Il film ha una trama interessante e conta la presenza di attori con le palle come Ralph Fiennes e David Morse, ed è solo per quello che non invoco l’anatema preventivo sull’Academy per avere ingiustamente snobbato i BastErdi. Quanto a Kathryn Bigelow, è una regista che mi piace molto. Il mistero dell’acqua è un film splendido, mentre Il buio si avvicina, che peraltro devo ancora vedere, è un caposaldo del cinema sui vampiri, e penso proprio che rimedierò presto. Giudizio sospeso sui premi ricevuti, dunque.


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Nonostante tifassi il sempre bravo Morgan Freeman, invece, gioia invereconda per l’aver visto Jeff Bridges strappare la statuetta all’ormai decaduto e favoritissimo Clooney. Alla faccia di chi voleva ormai finito questo grandissimo attore, eccolo vincere l’ambita statuetta con il film Crazy Heart (altra pellicola che dovrò vedere), la storia di un cantante country ormai abbruttito dalla vita e dall’alcool. Per maggiori informazioni sull’attore Californiano andate a leggervi il post dedicato a L’uomo che fissa le capre.


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CACCA, cacca e ancora cacca invece per un premio che non doveva nemmeno essere concepito, ovvero quello a Sandra Bullock (trionfatrice ai Razzies annuali con il film All About Steve) come miglior attrice. Innanzitutto, “ci piace vincere facile”, perché il film che le ha regalato la vittoria, ovvero The Blind Side, mescola sport e casi umani, una cosa che agli americani piace sempre. Seconda cosa, la fidanzatina d’America si scontrava con mostri talmente sacri (Helen Mirren e Meryl Streep su tutte) che se anche lei avesse recitato un novello Via col vento e le altre si fossero limitate a doppiare Miss Piggy nell’ennesimo film dei Muppets avrebbe dovuto accettare la sconfitta in silenzio. Ma comunque, quel che è stato è stato, le badilate di cacca arriveranno all’Academy per direttissima, e ora vi elenco un paio di film, interpretati dalla novella vincitrice, che NON dovete vedere se volete mantenervi un minimo di materia grigia: Pozione d’amore, Demolition Man, The Net, Amori & Incantesimi, Piovuta dal cielo, Miss Detective, Two Weeks Notice, Miss FBI 2 – Infiltrata speciale. Un paio di film almeno guardabili invece sono The Vanishing e Speed. Auguri.


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Perplessità invece sulla decisione di dare l’Oscar come miglior attrice non protagonista alla comica Mo’Nique. Anche qui, sospendo il giudizio su interpretazione e film, Precious, che mi sembra assai interessante e carino (ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale), però… mah. C’erano attrici del calibro di Pénelope Cruz (che ha vinto l’Oscar l’anno scorso) e Maggie Gyllenhaal a concorrere per la statuetta, anche se credo la prima sia stata penalizzata dal trash imperante di Nine e la seconda eclissata dall’interpretazione di Jeff Bridges. Nell’attesa dunque di vedere questo Precious ricordo che la gargantuesca Mo’Nique ha fatto parte per anni del cast di Le favolose Parkers e ha recitato in episodi di Nip/Tuck e Ugly Betty.


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E il tanto atteso e favorito Avatar, se n’è tornato a casa con le pive nel sacco? Assolutamente no, anche se ha ramazzato solo ovvi e meritatissimi premi “tecnici”, per così dire: migliore scenografia, migliore fotografia, migliori effetti speciali. Aggiungo inoltre che quell’Up che tanto avrei voluto vedere, e che è rimasto al palo per cause lontane dalla mia volontà, ha vinto il premio come miglior film d’animazione. Dunque, questa volta, cacca anche su di me!  E ora, a proposito di Avatar, vi lascio con la visione del geniale Ben Stiller travestito da alieno, che consegna il premio per il miglior makeup... ENJOY!!!




martedì 19 gennaio 2010

Avatar (2009)

Diceva il buon Frank’n’furter del Rocky Horror Picture Show di non giudicare mai un libro dalla copertina. Io l’ho fatto, e ora chino il capo pentita. Il primo teaser trailer di Avatar, il nuovo film di James Cameron, mi aveva portato a dire: “ok, non andrò MAI a vedere quest’ennesima stronzata 3D”. Tempo un mese, e il trailer ufficiale mi aveva fatta ricredere, trasformandolo in uno dei film più attesi di un anno che è appena cominciato. Tempo un altro mese e sono arrivata a considerare Avatar il capolavoro di un regista che si è ampiamente riscattato dalla colpa di aver fatto diventare quel coglioncello di Di Caprio l’idolo di generazioni di stolte ragazzine.


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La trama: in un futuro dove la Terra è ormai priva di qualsiasi genere di vegetazione, l’ultima speranza di ottenere ricchezza ed energia risiede su un lontano pianeta chiamato Pandora. Un marine paralitico, Jake Sully, viene mandato lì al posto del defunto fratello per aiutare i biologi della spedizione ma viene convinto dai suoi superiori a fare il doppio gioco e ad infiltrarsi in un clan di nativi per ottenere la loro fiducia. La sua mente viene così inserita in un Avatar, un corpo biologicamente identico a quelli della popolazione indigena: ma non sarà tanto facile per lui fare il doppio gioco una volta ritrovata la libertà di correre e soprattutto dopo aver conosciuto la cultura e le usanze degli indigeni…


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Avatar non è un semplice film: è un’esperienza. Non so nemmeno se riuscirò a fare capire quanto sia bello e coinvolgente e quanto venga arricchito dall’utilizzo del 3D. Partiamo dalla cosa più semplice, ovvero la storia: E’ la Storia, con la S maiuscola, la più antica e la più terribile, perché fa parte di una realtà che spesso tendiamo a dimenticare, ovvero quella del più forte che soppianta il più debole. Avatar ripropone in chiave fantascientifica la storia dei Conquistadores che, guidati dall’avidità e dalla convinzione che la loro cultura e il loro progresso li rendessero superiori a popoli da loro giudicati come primitivi, non si sono fatti scrupoli a prendere quello che volevano con l’inganno e lo sterminio, annientando culture che di semplice o primitivo non avevano proprio nulla e popoli che vivevano rispettando tutto ciò che li circondava, senza prendere nulla più del necessario. Cameron non risparmia nulla allo spettatore: non stiamo guardando un film della Disney dove i “cattivi” vengono puniti con simpatici trucchetti e nessuno si fa male; certo, non ci sono immagini gore, ma gli indigeni muoiono ed assistono all’orrenda distruzione della loro terra e dei loro luoghi di culto perché la loro è una lotta impari, frecce contro missili, eserciti contro poche unità, e anche quando la situazione pare ribaltarsi in loro favore lo spettatore non è mai certo che arriverà un lieto fine.


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Ad accompagnare una storia tristemente conosciuta si aggiunge un topos narrativo più piacevole ma altrettanto conosciuto, ovvero quello della “formazione” del protagonista e conseguente innamoramento dell’artefice di tale formazione. La storia d’amore tra Jake e Neytiri, la splendida aliena del popolo dei Na’vi, ricorda molto quella tra Pocahontas e John Smith, ma è una diretta conseguenza dell’incredibile esperienza che il marine vive cercando di imparare le usanze e la cultura degli alieni. I tre mesi di “addestramento” consentono allo spettatore di scoprire paesaggi, animali, icone sacre di una bellezza rara e di affezionarsi ai Na’vi tanto da rendere ancora più orribile e toccante il massacro perpetrato dai soldati solo per ottenere un minerale che, per inciso, non viene mai mostrato sul pianeta, ma solo nella base spaziale.


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Passando alla parte più tecnica mi sono ritrovata a pensare parecchie volte che se George Lucas avesse avuto questi mezzi tecnologici all’epoca, Guerre Stellari sarebbe diventato un film da dare le convulsioni allo spettatore. Avatar non è da meno. Più di due ore di film in 3D rischiano di dare altro che mal di testa (anche se per fortuna a me non è successo) ma regalano qualcosa che è più di un film, annulla ogni barriera, sembra di non avere uno schermo davanti ma una finestra aperta su un’altra realtà. Ogni minimo dettaglio è curato, dalle schegge di legno, alle scintille di fuoco, alle foglie che cadono, che danno l’illusione di poterle toccare, per finire con le bolle della sospensione fisiologica all’inizio, e solo per fare qualche esempio, per mostrare a che livelli di perfezione e maniacalità visiva arriva Avatar. E dai particolari passiamo alle cose grandiose. Il design della base spaziale, dei battle suit meccanici che vengono usati dai marines e degli aerei è impressionante, ma ancora più impressionanti sono gli scorci delle montagne volanti di Pandora, la fauna che la popola, il gigantesco albero casa e il luminoso albero delle anime, senza dimenticare ovviamente i Na’vi, un incrocio tra dei felini e il Nightcrawler degli X – Men, a mio avviso gli alieni più belli che siano mai comparsi su uno schermo, realizzati in maniera così naturale da sembrare veri. 


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Unendo una tecnica registica praticamente perfetta, dei personaggi ottimamente caratterizzati e una bella storia, Cameron è riuscito a trovare un equilibrio che ha del miracoloso, creando un film divertente, intelligente, commovente e mai noioso. Al dì la delle immagini strazianti, che fanno davvero venire il magone, o delle scene d’azione, semplicemente da brivido, quella dove tutto il clan accetta Jake come un fratello unendo ogni singolo alieno con un semplice tocco di mano, oppure quella dell’invocazione alla dea, un delirio di corpi in movimento e luci immersi in un’atmosfera solenne, ma anche scene più “lievi” come quella del legame con lo pterodattilo e il conseguente primo volo sono assolutamente splendide e commoventi, qualcosa che indubbiamente non si può dimenticare tanto facilmente. E nonostante questo film si basi all’80% sugli effetti speciali, non va dimenticato il fatto che sono coinvolti anche attori in carne ossa, e che attori! Sigourney Weaver incarna una dura biologa dal cuore tenero, combattuta tra la fede nella scienza e il desiderio di credere in qualcosa di “superiore”, il personaggio secondo me più riuscito di tutto il film. Michelle Rodriguez per una volta è stranamente meno vajassa del solito, Giovanni Ribisi è un modello di bassezza morale e squallore, mentre Stephen Lang col suo infamissimo colonnello ispira sentimenti di odio solo di poco inferiori a quelli ispirati da Christoph Waltz in Inglorious Basterds. Inoltre anche il doppiaggio italiano è tornato ad essere dignitoso come in passato. Insomma, l’avrete capito: mi sono innamorata di Avatar. Andatelo a vedere, saranno i10 euro meglio spesi della vostra vita. Aggiungo che in questi giorni ha vinto anche due Golden Globe, quindi ha praticamente la strada spianata per almeno un Oscar.


James Cameron è regista e sceneggiatore del film. Autore completo, uno dei più grandi registi moderni, tra le sue pellicole ricordo Piraña Paura, Terminator, Aliens – Scontro finale, Abyss, Terminator 2 – Il giorno del giudizio, True Lies e Titanic (per il quale solo lui ha vinto l’Oscar come miglior regista). Ha diretto anche un episodio del telefilm da lui creato e prodotto, Dark Angel. Canadese, ha 56 anni e un film in uscita, quel Battle Angel che altro non è che il film tratto dal manga cult di Yukito Kishiro, Alita l’angelo della battaglia.


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Sam Worthington interpreta Jake Sully. L’attore inglese ha già lavorato su personaggi creati (ma in questo caso non diretti) dal regista sul set di Terminator – Salvation, e per la TV ha partecipato a JAG – Avvocati in divisa e alla serie australiana Two Twisted. Ha 34 anni e tre film in uscita.


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Sigourney Weaver interpreta la dottoressa Grace Augustine. Per me questa meravigliosa attrice, universalmente conosciuta per aver interpretato il colonnello Ripley nella quadrilogia di Alien, rimarrà sempre la bravissima interprete di Dana Barret in Ghostbusters e Ghostbusters II. La sua filmografia però conta tanti altri film come Io & Annie, Gorilla nella nebbia, Una donna in carriera, Tempesta di ghiaccio, Biancaneve nella foresta nera, Heartbreakers – Vizio di famiglia, The Village, Be Kind Rewind. Ha inoltre prestato la voce per un episodio di Futurama. Newyorchese, ha 61 anni e sei film in uscita tra cui, probabilmente, Ghostbusters III.


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Giovanni Ribisi interpreta l’antipatico affarista Parker Selfridge. Era un ragazzetto come tanti quando interpretava il fratello cretino della Phoebe di Friends, ed è cresciuto per recitare interessanti ruoli in bellissimi film, tra i quali ricordo Strade perdute di Lynch, Salvate il soldato Ryan, Il giardino delle vergini suicide, The Gift e Lost in Translation. Per la TV ha recitato in episodi di Simon & Simon, Ai confini della realtà, Walker Texas Ranger, Ellen, NYPD, X – Files e My Name is Earl. Californiano, ha 36 anni e tre film in uscita.  


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Michelle Rodriguez interpreta la combattiva pilota Trudy Chacon. Nata per essere zamarra, l’attrice texana ha sempre ricoperto i ruoli di donna dura e grebana, come per esempio in The Fast and the Furious, Resident Evil, Blood Rayne e, non in ultimo, col ruolo di Ana Lucia in Lost. Ha 32 anni e tre film in uscita, tra cui l’attesissimo Machete


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Stephen Lang interpreta l’odiosissimo colonnello Miles Quaritch. Newyorchese, tra i film che mi sono familiari ha recitato in Manhunter – Frammenti di un omicidio, Non dirmelo.. non ci credo ed era anche in L’uomo che fissa le capre, ma giuro che non me lo ricordo per nulla. Per la TV ha invece partecipato ad episodi di Oltre i limiti e Law & Order. Ha 58 anni e due film in uscita.


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Zoe Saldana presta invece corpo e voce all’aliena Neytiri. Al di là di un paio di comparsate in La maledizione della prima luna e nel nuovo Star Trek, questo è il suo primo ruolo importante e in un film decente: vogliamo parlare della sua partecipazione a Crossroads che, vorrei ricordare, è il film che ha (s)consacrato Britney Spears come attrice? Ecco, appunto. L’attrice americana ha 32 anni e quattro film in uscita.


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Vi lascio ora con uno strano teaser trailer del film... non lo stesso che ho visto io ma comunque molto molto diverso dal risultato finale XD ENJOY!


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