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domenica 28 febbraio 2016

Anomalisa (2015)

A parte Il bambino che scoprì il mondo, lasciato in disparte causa cattiva distribuzione e mancanza di tempo, ho coperto quasi tutti i candidati "animati" all'Oscar e oggi mi ritrovo a parlare di Anomalisa, diretto nel 2015 dai registi Charlie Kaufman e Duke Johnson.


Trama: Michael Stone è il famoso autore britannico di alcuni manuali di "autorealizzazione", costretto a recarsi a Cincinnati per una conferenza. Lì l'uomo, affetto da un problema percettivo, dovrà fare i conti col suo passato ma incontrerà anche un'"anomalia" incarnata da una giovane e timida ragazza..


Il bello di avere un blog di cinema è che una volta finito di vedere un determinato film vado a documentarmi sulle cose che mi hanno colpita o che magari non ho capito. Per esempio, stavolta ho scoperto l'esistenza della cosiddetta Sindrome di Fregoli, che porta chi ne è affetto a convincersi di essere perseguitato da un singolo individuo che si sostituisce alle persone conosciute, diventando una sorta di stalker "sovrannaturale". Ammetto di essermi fermata qui nell'approfondimento, sono un'ipocondriaca senza speranza e sto già cominciando a guardare storto mia madre, che mi pare un po' cambiata dall'ultima volta che l'ho vista. Mah. Dicevo comunque che al protagonista di Anomalisa capita più o meno la stessa cosa e, non a caso, quel geniaccio di Charlie Kaufman lo fa alloggiare all'Hotel Fregoli; Michael Stone è condannato a sentire sempre la stessa voce maschile uscire dalle labbra dei suoi interlocutori, che siano uomini, donne, vecchi, bambini e persino personaggi di finzione all'interno di un film. Un delirio. Il motivo di questa sua sindrome non viene spiegato nel film e ciò mi ha fatta pentire di non avere una minima infarinatura di psicologia. Per come l'ho capita io, Stone è un uomo annoiato e ormai stanco di essere trattato da celebrità (piccolo pensiero off topic: solo in America un autore di manuali di autorealizzazione può essere considerato tale!), oppresso dall'irrefrenabile desiderio delle persone di averlo tutto per sé ma anche, probabilmente, stufo di avere davanti sempre gli stessi individui "pretenziosi", come una moglie e un figlio trattati quasi come degli estranei. Nel bel mezzo di questo mal di vivere arriva, inaspettata, un'anomalia, la timida e semplice Lisa. ANOMALisa. L'unica ad avere una propria voce, con la quale inevitabilmente fa innamorare Michael, ormai convinto di aver trovato un tesoro di donna, un essere umano indipendente che, pur ammirandolo come autore, non desidera come tutti gli altri di rientrare nelle sue grazie oppure avere un pezzo di lui. Per approcciarvi al film di Kaufman non vi serve sapere altro, se non che Anomalisa è un'anomala (!!) storia d'amore, amarissima e fermamente ancorata alla pietosa condizione dell'uomo moderno come tutte quelle che lo sceneggiatore ha portato sullo schermo. E, ovviamente, che si tratta di un cartone animato per adulti.


Abituata come sono alla claymation o alla stop-motion burtoniana artigianale, lì per lì non ho capito quale tecnica avessero adottato i realizzatori di Anomalisa, poi ho scoperto di avere davanti un'altra versione di stop-motion, che impiega dei pupazzi creati con una stampa in 3D. La cosa acquista ancora più senso, in effetti, perché il mondo dove vive Michael (anzi, ad essere precisi il mondo PER COME LO VEDE Michael) è popolato di persone che paiono fatte con lo stampino, dei robot programmati per reagire a determinati stimoli, degli esseri "finti" che sembrano quasi dover seguire un copione in cui Michael è l'unico protagonista. A proposito di protagonisti, le voci utilizzate per doppiare i personaggi sono ovviamente solo tre, le stesse che comparivano già nel cosiddetto "dramma sonoro" (realizzato per il Theater of New Ear creato da Carter Burwell) scritto da Francis Fregoli, un alter ego dello stesso Kaufman; davanti ad una platea gremita David Thewlis e Jennifer Jason Leigh facevano sesso senza guardarsi né toccarsi, col solo ausilio di mugolii e parole, mentre Tom Noonan interpretava una dozzina di personaggi, quindi immaginate quanto dev'essere stato straniante ed assurdo questo spettacolo per il pubblico. A noi è andata meglio ma, nonostante una scena d'amore tra le più particolari mai viste al cinema e la possibilità di vedere la diversità sui volti dei vari personaggi doppiati da Noonan, resta il fatto che la visione di Anomalisa sia una delle più intriganti e originali che abbia mai sperimentato. Volete proprio che gli trovi un difetto? Mi sarebbe piaciuto che Lisa avesse cantato Time After Time piuttosto che Girls Just Wanna Have Fun per assecondare le sempre più strane richieste di Michael ma, ripensandoci, quella canzone di Cindy Lauper contribuisce ad intensificare ancor più quel senso di grottesco straniamento che si avverte guardando Anomalisa. Se avete la fortuna di trovarlo in qualche cinema illuminato fiondatevi subito a vedere l'ultima follia di Kaufman!


Del co-regista e sceneggiatore Charlie Kaufman ho già parlato QUI. David Thewlis (voce originale di Michael Stone) e Jennifer Jason Leigh (voce originale di Lisa) li trovate invece ai rispettivi link.

Duke Johnson è il co-regista della pellicola. Americano, al suo primo lungometraggio (ha diretto, tra le altre cose, il corto Marrying God e la serie Mary Shelley's Frankenhole),è anche produttore, sceneggiatore e animatore e ha 37 anni.


Tom Noonan presta la voce a tutti gli altri personaggi. Americano, ha partecipato a film come I cancelli del cielo, FX- Effetto mortale, Manhunter - Frammenti di un omicidio, Scuola di mostri, RoboCop 2, Last Action Hero, Heat - La sfida, The Astronaut's Wife, Compagnie pericolose, Arac Attack e a serie come X-Files, CSI e 12 Monkeys. Anche sceneggiatore, regista, compositore e produttore, ha 65 anni.

venerdì 30 agosto 2013

Cameron Diaz Day: Essere John Malkovich (1999)


Oggi non è il John Malkovich Day. No, quello arriverà, spero, a Dicembre. Come avrete capito dal banner "nasone ma figaccione" di Pio, oggi è il Cameron Diaz Day ma chissà perché alla bella e brava Camerona, che per inciso compie 41 anni, pungeva vaghezza di calarsi nei panni dell'eclettico e pelato attore in questo Essere John Malkovich (Being John Malkovich), diretto dal bravo Spike Jonze nel 1999 e, soprattutto, sceneggiato da quel genio di Charlie Kaufman!!


Trama: Craig, un burattinaio frustrato, scopre una porta collegata direttamente alla mente di John Malkovich. Possedendo l'attore e muovendolo come uno dei suoi pupazzi cercherà di ottenere il successo e l'amore della collega Maxine, che però è già oggetto del desiderio della moglie Lotte...


Se ho scelto Essere John Malkovich per celebrare Cameron non è solo perché amo John e adoro questo film ma perché, per una volta, la bionda attrice di origini cubane è brutta. Sì, oddio, brutta come potrei essere io tirata a lucido per un matrimonio ma comunque inguardabile rispetto al suo solito standard. Ed è brava, bravissima. Soprattutto perché il pazzo Kaufman ha creato un personaggio difficilissimo da interpretare senza sforare in una cialtronata sopra le righe. Immaginate una tizia che vive per i suoi animali, che ha trasformato la casa in uno zoo per sopperire all'istinto materno frustrato da un marito mollo ed inconcludente. Immaginate che la tizia in questione, dopo essersi fatta un viaggio nella mente di Malkovich, senta risvegliarsi il proprio lato maschile lo assecondi con entusiasmo, arrivando persino a concupire la donna amata dal marito e accendendo così una surreale rivalità tra le mura domestiche. Non vado avanti per non togliervi la sorpresa ma, anche così, vi sarete fatti un'idea di come un personaggio simile rischi di diventare borderline e perlomeno ridicolo. Invece Cameron Diaz riesce ad infondergli un candore e una dolcezza incredibili anche nei momenti di delirio, quando Lotte viene inebriata dall'esperienza Malkovich e, come un'adolescente, comincia ad entusiasmarsi ed abbracciare la sua nuova natura. Nascosta da un'improbabile capigliatura riccia e infagottata in abiti meno che glamour, la Diaz diventa così un importante e delicato tassello del rompicapo messo in piedi da Jonze e Kaufman, indimenticabile come il resto dei personaggi che popolano questo strano film.


Quanto ad Essere John Malkovich in sé, dovete vederlo perché nessuna recensione potrebbe mai rendergli giustizia. Potrei parlarvi della delicata e disperata poesia dei burattini di Craig, dei dialoghi al fulmicotone, della delirante scena in cui Malkovich incontra un universo di cloni, dell'assurda idea che possa esistere un passaggio segreto per la mente dell'attore, dell'esilarante comparsata di Charlie Sheen nei panni di sé stesso, dell'incredibile interpretazione di un John Cusack in stato di grazia, dell'indiscutibile abilità registica di Jonze, della bellezza della colonna sonora (Bjork, oh Bjork!!), della profondità di sentimenti (anche negativi) che caratterizza ognuno dei personaggi ritratti, tanto che alla fine chi conduce l'esistenza più banale di tutti è proprio l'oggetto del titolo, della storia del settimo piano e mezzo o del trauma infantile dello scimpanzé Elijah... ma il vero piacere sta nello scoprire tutte queste cose e moltissime altre durante la visione di Essere John Malkovich. Io lo amo con tutto il cuore ma credo sia un film facile ad odiarsi, sicuramente sarà un'esperienza che non dimenticherete facilmente e che, se la ripeterete, vi aprirà ogni volta la mente su un mondo assurdo e sempre diverso. Come Malkovich. E come Cameron Diaz, che nel Bollalmanacco è già comparsa in altre vesti...

The Mask - Da zero a mito (1994), il suo film d'esordio. Bionda e bellissima, ruba il cuore di un Jim Carrey in formissima!

Paura e delirio a Las Vegas (1998) una semplice comparsata nei panni di una reporter che, in ascensore, viene turbata dai deliranti protagonisti.
  
Shrek - E vissero felici e contenti (2010) dove la voce di Cameron da vita all'orchessa Fiona, una delle principesse più toste mai create!

E il Cameron Diaz Day non finisce qui!! Ecco i link delle recensioni degli altri compagni d'avventura... ENJOY!!

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domenica 13 novembre 2011

Il ladro di orchidee (2002)

Sarà un impresa scrivere questa recensione. Dopo un’attesa di quasi 10 anni sono finalmente riuscita a vedere Il ladro di orchidee (Adaptation.), diretto nel 2002 dal regista Spike Jonze e, soprattutto, sceneggiato dal geniale e folle Charlie Kaufman. L’esperienza mi ha decisamente spiazzata.



Trama (o almeno un abbozzo di): Charlie è uno sceneggiatore famoso per il suo acume e il suo genio ma assolutamente incapace di relazionarsi agli altri. Timido e impacciato, è l’esatto opposto del gemello Donald, anche lui sceneggiatore, seppur poco dotato, capace in compenso di attirare su di sé la simpatia di chiunque. Charlie si ritrova in un pesante impasse creativo quando gli viene proposto di adattare Il ladro di orchidee, un romanzo di non fiction che parla essenzialmente di fiori. Assistiamo così al duro lavoro per tirare fuori qualcosa di decente dalla storia, mentre le vite dei due gemelli, della scrittrice e del protagonista del libro si intrecciano…



Charlie Kaufman è la mente che sta dietro a due dei film più particolari e belli che abbia mai visto, ovvero Essere John Malkovich (che peraltro viene citato all’inizio de Il ladro di orchidee) e The Eternal Sunshine of the Spotless Mind (no, non lo scrivo l’orrendo titolo italiano. Non deve essere scritto da nessuna parte. Punto.). Non una mente qualsiasi, quella dello sceneggiatore, perché le due pellicole mescolano sfacciatamente la fantasia, l’assurdo, la realtà e personaggi difficili da definire con una sola parola, che esasperano fino all’inverosimile i normali problemi che chiunque si trova ad affrontare. Il ladro di orchidee non è molto diverso in questo, ma qui c’è anche l’aggiunta della componente biografica e quella pesantemente metacinematografica: il risultato è un film, se vogliamo, ancora più atipico e complesso di quelli che ho già citato, con mille possibilità di lettura, che lascia lo spettatore perplesso ma curioso di scoprire dove finisce la realtà e dove comincia la finzione.



Francamente, non ho letto il libro Il ladro di orchidee, da cui è tratto il film, ma mi chiedo come l’autrice abbia reagito davanti ad un simile adattamento. Io abitualmente inveisco contro quelli che modificano arbitrariamente i film tratti dai libri di Stephen King, e di solito sono cambiamenti piccoli, quindi posso immaginare la perplessità di chi ha letto il libro di Susan Orlean e si è trovato davanti qualcosa di completamente diverso. Kaufman prende il cuore de Il ladro di orchidee, il desiderio della Orlean di mostrare la passione con cui lo strano Laroche e i suoi assistenti ricercano ossessivamente “l’orchidea fantasma”, una passione che lei stessa non ha mai vissuto o avuto, così come neppure il geniale sceneggiatore. E’ da qui che nasce l’impossibilità di adattare la storia, il che porta Kaufman a farsi protagonista e decidere così di raccontare il suo autobiografico disagio, aggiungendo elementi di pura fantasia, come il gemello Donald (La cosa curiosa è che, nonostante Donald Kaufman effettivamente non esista, nei credits viene citato come cosceneggiatore, quindi si è assicurato anche la nomination all’Oscar e ai Golden Globe, e il film è dedicato alla sua memoria).


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La prima parte di Il ladro di orchidee è quindi molto interessante perché consente allo spettatore di capire cosa si nasconde dietro alla realizzazione di un film, come un romanzo può diventare pellicola, come gli sceneggiatori vivono lontani dal “glamour” che circonda attori famosi e registi strapagati, inoltre mostra la crudeltà dell’industria cinematografica, che solitamente premia ciò che è più commerciale o redditizio e pretende che le “galline dalle uova d’oro” rimangano tali nel tempo, senza concepire cali di qualità o ripensamenti. Ed è per questo, penso, che la seconda parte del film, pur mantenendo la sua valenza metacinematografica, vira nel thriller, nel grottesco, nella farsa. Il povero Charlie d’altronde si ritrova a non sapere come concludere la sceneggiatura, ed è lì che subentra il fratello Donald, sicuramente meno cerebrale ed artistico, ma ingenuo e semplice: lui capisce cosa piace al pubblico, capisce cosa serve al fratello, e il film così cambia registro, perdendo ogni valenza reale e aggiungendo degli strani sviluppi (che ovviamente non vi rivelo!!) al lavoro della Orlean. Si può così dire che Donald è la parte nascosta di Kaufman, quella che gli impedisce di allontanarsi completamente dal mondo vero, quello che esiste fuori dalla sua testa; la parte che gli consente di capire cosa conta davvero nella vita e che gli permette di trovare la passione necessaria a concludere serenamente il suo lavoro e guardare avanti, di “adattarsi”, insomma. Ecco quindi spiegata anche la doppia valenza del titolo originale, dove l’adattamento è sì quello dal libro al film, ma anche quello “darwiniano” delle orchidee, che si adattano per sopravvivere, e quello degli esseri umani, costretti ad affrontare l’alienante società moderna, inevitabilmente soli e impegnati a sopravvivere perdendo di vista, spesso, quello che ci può rendere felici.



Ovviamente, ne Il ladro di orchidee riusciamo a godere di dialoghi allo stesso tempo profondi e divertenti, futili e commoventi, dove nulla viene lasciato al caso e dove Kaufman spesso si prende in giro, criticando persino alcune sue scelte, come l’uso della voce fuori campo per mostrare i pensieri del protagonista. Altrettanto palesemente, la regia è molto evocativa, unisce momenti di pura poesia nelle scene dedicate alle orchidee e alle riflessioni della Orlean, per poi diventare frenetica nei momenti in cui Charlie ha le sue crisi o le sue illuminazioni. Gli attori, poi, sono in stato di grazia e i tre principali sono stati tutti nominati all’Oscar per questo film, anche se solo Chris Cooper ha vinto quello come miglior attore non protagonista. Non ho mai messo in dubbio la bravura di Meryl Streep (qui riesce ad essere ironica e toccante allo stesso tempo) o di Chris Cooper (che qui è meravigliosamente streppone e pure sdentato), ma chi mi segue sa che sono arrivata a detestare Nicolas Cage, che qui però è semplicemente perfetto nell’incarnare il bolso, sfigato e complessato Charlie e, contemporaneamente, il boccalone ed ottimista Donald (aiutato, nelle scene di “compresenza”, dal fratello Marc Coppola). Insomma, dubito di essere riuscita a scrivere qualcosa di coerente e/o sensato e/o decente, ma il film mi è piaciuto molto, quindi guardatelo!!



Negli ultimi tempi l’elenco degli attori già citati si è fatto inevitabilmente più lungo, quindi vi rimando ai link su ogni singolo nome per saperne di più su di loro: Nicolas Cage (Charlie Kaufman/Donald Kaufman), Tilda Swinton (Valerie Thomas), Meryl Streep (Susan Orlean), Chris Cooper (John Laroche), Brian Cox (l’odioso insegnante di sceneggiatura Robert McKee, anche lui realmente esistente)

Spike Jonze (vero nome Adam Spiegel) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto parecchi video musicali e film molto particolari come Essere John Malkovich (che gli ha fruttato la nomination all’Oscar come miglior regista) e Nel paese delle creature selvagge. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 42 anni.



Cara Seymour interpreta Amelia. Inglese, ha partecipato a film come American Psycho e Gangs of New York. Dovrebbe anche lei avere una quarantina d’anni, ma di sicuro ha due film in uscita.



Maggie Gyllenhaal interpreta Caroline, la ragazza di Donald. Sorella del più famoso Jake Gyllenhaal, la ricordo per film come Donnie Darko, Confessioni di una mente pericolosa, World Trade Center e Il cavaliere oscuro; inoltre, ha prestato la voce per il film Monster House. Americana, ha 34 anni e quattro film in uscita.



Judy Greer (vero nome Judith Laura Evans) interpreta Alice, la cameriera concupita da Charlie. Se vi fosse capitato di vedere l’intrigante Amiche Cattive, riconoscerete l’attrice come la bruttina Fern Mayo del film in questione. Inoltre, ha partecipato a Three Kings, The Village, Cursed – Il maleficio e al carinissimo Elisabethtown, alle serie CSI: Miami, My Name is Earl, Two and a Half Men, E.R., Dr. House, How I Met Your Mother e al doppiaggio di un episodio de I Griffin. Americana, ha 36 anni e tre film in uscita.



Doug Jones, che ricorderete come l’Abe Sapien dei due Hellboy, compare brevemente nei panni di Augustus Margary, l’esploratore che muore nel tentativo di trovare l’Orchidea fantasma. Nel film compaiono inoltre, ovviamente, i protagonisti di Essere John Malkovich, nei panni di loro stessi durante la realizzazione della pellicola (che prima o poi recensirò): John Malkovich, John Cusack, Catherine Keener e persino il regista Spike Jonze. Se Il ladro di orchidee vi fosse piaciuto, guardatevi i già citati film sceneggiati da Kaufman e aggiungeteci anche l’assurdo Burn After Reading dei Coen! ENJOY!

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