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venerdì 21 luglio 2023

Un gelido inverno (2010)

Ho deciso di togliere un po' di polvere alla mia collezione di DVD e uno dei film che non avevo ancora visto né recensito è risultato essere Un gelido inverno (Winter's Bone), diretto e co-sceneggiato nel 2010 dalla regista Debra Granik partendo dal romanzo omonimo di Daniel Woodrell.


Trama: la diciassettenne Ree vive con la madre catatonica e un fratellino e una sorellina molto più piccoli. La loro vita già complicata viene sconvolta dalla notizia che il padre spacciatore è scomparso dopo avere impegnato casa e terreni per pagare la cauzione, quindi Ree è costretta a mettersi a cercarlo affrontando la pericolosa omertà della gente del luogo...


Non ricordo assolutamente perché avessi acquistato Un gelido inverno, se non per qualche mega offerta credo del Libraccio, ma sono contenta di averlo fatto. Un gelido inverno, infatti, è uno di quei thriller poco eclatanti ma interessantissimi, che giocano interamente di atmosfera e traggono tutta la tensione dalla costruzione certosina dei personaggi e dei rapporti che intercorrono tra loro. Non guasta, inoltre, che il film sia ambientato nella regione dei monti Ozark, in un'America rurale che non viene rappresentata spesso nelle opere di finzione se non quando servono mostri o note di colore in aperto contrasto con la "bontà" di personaggi provenienti da zone più ricche; in Un gelido inverno sono tutti poveracci ignoranti scappati di casa, la protagonista in primis, e non c'è modo di distinguere i buoni dai cattivi in una società fatta solo di zone grigie, dove la gente si arrabatta come può per sopravvivere. Ree questo lo sa bene e lei stessa cerca di garantire la sopravvivenza (e una vita per quanto possibile sana e dignitosa) sua e dei fratellini a fronte di una madre malata e di un padre spacciatore, scomparso dopo che qualcuno ha pagato la cauzione per farlo uscire di prigione. In una realtà di vicini e mezzi parenti impegnati in ogni genere di attività illegale, che si prodigano per fornire viveri e a volte anche soldi a Ree e alla sua famiglia, la protagonista arriva a scontrarsi con un'inaspettata omertà proprio nel momento in cui si ritrova ad aver bisogno di rintracciare il padre, pena la perdita di casa e terreni. Il duro rifiuto di queste persone pericolose e schive non scoraggia però Ree che, come "il cane che scava cercando un osso d'inverno" (da qui il titolo originale) si arma di testardaggine e coinvolge lo spettatore in una difficile indagine scandita dalla disperazione di vedere i giorni passare e le opzioni assottigliarsi, così come le speranze di ritrovare Jessup, con l'aggravante di trovarsi davanti dei muri sempre più invalicabili e persino il rischio di perdere la vita a causa di una parola di troppo detta alla persona sbagliata.


La regia di Debra Granik ripropone in toto questo mondo gelido e duro, spesso squallido, attraverso inquadrature prive di fronzoli e degne di un western, perché di fatto Ree è un'eroina solitaria suo malgrado, costretta a duellare con gente infida e imbruttita dalla vita, spesso ai margini di una legge ambigua; anche la fotografia rispecchia alla perfezione il grigiore degli abitanti degli Ozark e il loro legame con la natura difficile dell'ambiente che li circonda, tra tocchi di marrone e verde cupo che richiamano i boschi, le paludi e le montagne in cui Jessup potrebbe nascondersi. Nonostante questa messa in scena non proprio accattivante, l'attenzione dello spettatore viene tenuta desta da dialoghi taglienti, personaggi ben scritti e, soprattutto dagli attori che sfruttano gli ampi silenzi per veicolare più di mille parole. Jennifer Lawrence, che come sapete non è una delle mie attrici preferite, qui offre un'interpretazione giustamente nominata agli Oscar (purtroppo per lei quell'anno c'era la Portman de Il Cigno Nero a regnare incontrastata, impossibile reggere il confronto) e fa di Ree un personaggio fragile ma determinato, riuscendo intelligentemente a non infonderle un'ingannevole aura di superiorità rispetto agli altri; Ree è consapevole di non essere speciale né destinata a un futuro diverso da quello che attende le sue coetanee, ma la vena di durezza che la contraddistingue le consente di mantenersi perlomeno ferma nel proposito di non prendere la via dell'illegalità come il padre e consapevole dell'esistenza di certe regole da rispettare anche all'interno del mondo della criminalità, se non altro per evitare che ci rimetta la sua famiglia. Anche il cast di supporto, tra l'altro composto per buona parte da originari del Missouri senza alcuna esperienza pregressa, offre delle interpretazioni ottime, in primis John Hawkes nei panni del complesso Teardrop ma anche una favolosa Dale Dickey, impegnata in una delle scene più "forti" e stomachevoli della pellicola. Nel complesso, dunque, un film da non perdere. Non aspettate tredici anni come ho fatto io per vederlo, mi raccomando!


Di Jennifer Lawrence (Ree), John Hawkes (Teardrop), Garret Dillahunt (Sceriffo Baskin), Dale Dickey (Merab), Sheryl Lee (April) e Tate Taylor (Mike Satterfield) ho già parlato ai rispettivi link.

Debra Granik è la regista e co-sceneggiatrice del film. Americana, ha diretto film come Down to the Bone e Senza lasciare traccia. Anche direttrice della fotografia, montatrice e produttrice, ha 60 anni. 


Nel 2011 il film è stato candidato a ben quattro premi Oscar, senza vincerne nemmeno uno: Miglior Film (vinse Il discorso del re), Jennifer Lawrence Miglior Attrice Protagonista (vinse Natalie Portman per Il cigno nero), John Hawkes Miglior Attore Non Protagonista (vinse Christian Bale per The Fighter) e Miglior Sceneggiatura Non Originale (vinse The Social Network). ENJOY!





mercoledì 20 aprile 2022

No Exit (2022)

Approfittando dell'abbonamento (molto) temporaneo a Disney + ho deciso di guardare No Exit, diretto dal regista Damien Power e tratto dal romanzo omonimo di Taylor Adams.


Trama: durante una tormenta, un gruppo di persone rimane bloccato all'interno di un rifugio, finché uno dei presenti non scopre, in uno dei veicoli lasciati all'esterno, una ragazzina legata e imbavagliata...


No Exit
aveva attirato la mia attenzione spulciando sul sito Letterboxd, e il pensiero di recuperarlo nel caso di un'eventuale riattivazione di Disney +, con calma, mi era passato per la mente. Il momento è arrivato la settimana scorsa e il film di Damien Power si è rivelato una visione breve e piacevole, perfetta per concludere l'ennesimo weekend privo della consueta scappata al cinema. Come al solito, sono partita da ignorante, senza leggere il romanzo da cui è stato tratto, ma in questo caso forse è stato meglio così: No Exit è un thriller basato su un claustrofobico whodunnit che, vista la quantità esigua di personaggi, non lascia molto all'immaginazione, anche perché la protagonista è automaticamente esclusa dalla rosa di rapitori della ragazzina imprigionata in un furgone. Il film, anzi, va talmente veloce che in un'ora e mezza o poco più riesce non solo a tirare tutte le fila della sua parte thriller, ma trova persino il tempo di inserire parecchi dettagli biografici sulla protagonista, creandole un arco narrativo famigliare che, diciamoci la verità, azzecca poco con la trama, avendo la mera funzione di portare Darby all'interno del rifugio e, al limite, di fornirle un discutibile "power up" poco prima del finale. 


L'impressione che mi ha dato No Exit è quello di essere una sorta di pastiche pieno di rimandi ad altre pellicole zeppe di elementi simili, come Fargo, Identità e persino Shining (meno il paranormale), con qualche eccesso di velleità autoriale da parte del regista e degli sceneggiatori nonostante la trama abbastanza esigua. Ciò detto, tuttavia, il risultato non è antipatico o spiacevole, al limite risulta un po' loffio se lo spettatore decide di non stare al gioco e di fare le pulci all'intera operazione (lì dipende da quanta voglia avete di odiare qualcosa o qualcuno, perché comunque appigli ce ne sarebbero, lo riconosco), ma resta il fatto che, salvo un momento "onirico" utilizzato e lasciato cadere senza una motivazione plausibile, lo svolgimento della trama è nel complesso sensato, gli attori mi sono sembrati tutti piuttosto in parte, e non guasta che il finale scelga di abbracciare un paio di cliché horror che, di fatto, trasformano Darby in una sorta di final girl e il film in una gioiosa mattanza insanguinata con tanto di armi improprie da utilizzare (d'altronde il regista è quello di Killing Ground, "gioioso" esempio di Ozploitation). Per una serata senza pretese, No Exit non è affatto male e quasi quasi mi è venuta anche voglia di leggere il romanzo, per vedere se contiene qualche dettaglio succoso in più.


Del regista Damien Power ho già parlato QUI mentre Dennis Haysbert, che interpreta Ed, lo trovate QUA.

Dale Dickey interpreta Sandi. Americana, ha partecipato a film quali La promessa, A Perfect Getaway - Una perfetta via di fuga, Super 8, Iron Man 3, Hell or High Water, Palm Springs - Vivi come se non ci fosse un domani e a serie come X-Files, CSI - Scena del crimine, E.R. Medici in prima linea, Numb3rs, Una mamma per amica, Cold Case, Ugly Betty, Breaking Bad, My Name is Earl, Bones, Criminal Minds, Weeds, Grey's Anatomy, True Blood e Loro. Ha 61 anni e un film in uscita.  


La protagonista Havana Rose Liu la vedo qui per la prima volta mentre Danny Ramirez, che interpreta Ash, ha partecipato a Falcon and the Winter Soldier e al film Assassination Nation. Detto questo, se No Exit vi fosse piaciuto consiglio il già citato Identità. ENJOY!


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