Siccome ci era molto piaciuto Smetto quando voglio, ho convinto il Bolluomo a guardare abbastanza presto L'incredibile storia dell'Isola delle Rose, diretto e co-sceneggiato dal regista Sidney Sibilia.
Trama: l'ingegnere Giorgio Rosa decide di costruire un'isola artificiale a 6 miglia dalla costa italiana, in acque extraterritoriali. Quella che nasce come una specie di Paese di Bengodi all'insegna della libertà, diventa presto una spina nel fianco del governo italiano...
La cinefilia porta a compensare un sacco di lacune ignoranti. Per esempio, né io né il Bolluomo avevamo mai sentito parlare dell'Isola delle Rose, e invece per una volta un film che dichiara di essere stato tratto da una storia vera non scherza: l'Isola delle Rose è esistita davvero ed è stata costruita da Giorgio Rosa tra il 1960 e il 1967, per poi durare poco più di un anno e venire smantellata dal governo italiano. Onestamente, la vicenda è assai curiosa e mi piacerebbe molto recuperare i documentari e i libri che ne raccontano la vera storia, anche perché il terribile difetto del film è di essere di una faciloneria a tratti imbarazzante, che conduce lo spettatore ad avere dubbi (chissà se giusti o ingiusti) nei confronti dell'operato del povero ingegner Rosa e che ingabbia il tutto nei soliti cliché della commedia italiana, a partire dall'amore di Giorgio per Gabriella, almeno nel film il reale motore dell'impresa. Giorgio viene descritto così come un matto utopistico, il quale per amore e per insofferenza nei confronti delle leggi imposte, decide di creare un luogo privo di regole, realizzando, di fatto, niente più di una discoteca galleggiante; dal film di Sibilia non traspaiono altre motivazioni "nobili" o trasgressive nemmeno quando la sceneggiatura tira in ballo le rivoluzioni del '68 e la battaglia di Giorgio e soci per ottenere l'indipendenza, perorando la causa fino ad arrivare all'ONU e al Consiglio Europeo, il tutto lascia più perplessi che partecipi. In tutto questo, Rosa viene circondato da personaggi anch'essi assai legati a cliché (abbiamo il fancazzista alcolizzato, la coraggiosa ragazza madre, il muto, la bella e lo stravagante tombeur des femmes) che fungono al 90% da comic relief e lo stesso vale per i politici italiani impegnati a distruggere l'isola, la cui stupidità e cattiveria, così come alcuni elementi da action surreale, contribuiscono a far percepire il film più come una "cretinata" alla Smetto quando voglio (comunque, a tratti molto più poetico e serio) che un sentito omaggio a una leggenda italiana ormai dimenticata.
Mettendo un'attimo da parte una sceneggiatura che può convincere o meno, indubbiamente la mano di Sibilia alla regia c'è e si vede... nel bene e nel male, ovvio. Bisogna capire se avete ancora voglia di immergervi nel suo stile fatto di canzoni stilose messe alla bisogna (la colonna sonora del film è molto bella), di un gusto assai particolare per le scene action e i veicoli inusuali (Sidney, a quando un bel film che metta in risalto queste doti?), e di quella fotografia sgargiante che trasforma ogni giornata, anche la più buia, in un momento luminoso. A me, per esempio, continua a non dispiacere e per il tono della storia narrata è uno stile ancora molto valido. Così come è valida la scelta degli attori, a cominciare da un Elio Germano che anche all'interno di una commedia ha il suo perché, soprattutto dal momento in cui un altro attore più belloccio e portatore di carisma naturale avrebbe fatto a pugni con la natura di ingegnere del protagonista; molto bene anche la presenza di comprimari quasi irriconoscibili come un esilarante Luca Zingaretti, che quando duetta col cardinale tocca vette di epicità pura, e Fabrizio Bentivoglio, mentre onestamente i colleghi di sventura di Giorgio non sono particolarmente memorabili e, come già accadeva in Smetto quando voglio, sul comparto quote rosa non ci siamo granché. In soldoni, L'incredibile storia dell'Isola delle Rose non è un brutto film e merita comunque una visione, soprattutto perché consente di fare luce su un episodio forse poco conosciuto della storia italiana ma, detto questo, forse sarebbe meglio buttarsi su opere di non-fiction, perché questa volta Sibilia non mi ha entusiasmata quanto avrei sperato.
Come fatto notare dal Dottor Manhattan su Facebook, Tom Wlaschiha, che interpreta W.R. Neumann, è stato lo Jaquen H'ghar de Il trono di spade. ENJOY!|