E’ arrivato il momento di provare a recensire un altro caposaldo del cinema e dell’horror, quella
Notte dei morti viventi (
Night of the Living Dead) del 1968 che ha segnato l’inizio delle saghe romeriane dedicate alla figura dello
zombie.

Trama:
i morti escono dalle tombe, affamati di carne umana. Uno sparuto gruppetto di uomini e donne, asserragliato in una casa isolata, cerca di difendersi come può dagli attacchi degli zombie…
Trovo sempre difficile affrontare la recensione di film così importanti, rischiando di imbarcarmi in considerazioni imbarazzanti o non vere. Quindi, come sempre, eviterò qualsiasi “parolone” da critico cinematografico e affronterò la cosa da orgogliosa non – competente quale sono, partendo molto banalmente da quello che ho apprezzato come spettatrice e fan dell’horror. Premetto anche di essere molto più affezionata al remake anni ’90 del mago del make up
Tom Savini, nel senso che, pur non trovandolo ovviamente superiore al film di
Romero, è stato comunque il mio primo horror “vero” e mi aveva abbastanza scioccata all’epoca. Sicuramente, il remake è molto più sanguinoso e tamarro, però la vera
Notte dei morti viventi precorre i tempi. Intanto, è il primo horror dove gli zombie si nutrono di carne umana, inoltre presenta un protagonista nero (che picchia una donna bianca!!) in tempi in cui le questioni razziali in America erano tutt’altro che sedate, anzi. Inoltre, la regia di
Romero è inquietante e molto artistica, quasi ci si trovasse davanti ad un film espressionista.

La prima cosa, infatti, che colpisce l’occhio è la decisione di girare in bianco e nero (anche se ne esiste una versione colorizzata, ma: orrore!!!) nonostante fosse già epoca di
drive – in, splatter e
gore. La mancanza di colore conferisce alla pellicola un’aura assai particolare che, innanzitutto, confonde lo spettatore e gli fa perdere il senso del tempo come avviene ai personaggi, perché è difficile dire, all’interno della casa, se sia giorno o notte; secondariamente, permette a
Romero di girare sequenze magari “inutili” all’economia di un horror ma sicuramente molto belle, come quella in cui Barbara si perde nella contemplazione di un carillon, oppure altre più funzionali e devastanti, come quella della pargola in cantina, con tanto di nero schizzo di sangue che imbratta i muri.
La notte dei morti viventi però, in tal senso, è anche parco di effettacci
splatter. Gli zombi sono molto più “umani” rispetto a quelli moderni perché, effettivamente, altro non sono che cadaveri e quindi non molto diversi da noi: niente “occhio di ghiaccio” dunque, né facce o arti troppo rosicchiati da larve e affini o orrido sangue nero ad imbrattare le labbra. La maggior parte di essi, infatti, sembrerebbe essere stata sepolta giusto il giorno prima, tanto che il morto vivente che attacca Johnny e Barbara all’inizio viene confuso facilmente con un essere umano, il che rende l’intera vicenda ancora più spiazzante.

Come spiazzante, ancora oggi, è la decisione di non rivelare il motivo per cui i morti hanno deciso di tornare a camminare sulla terra. Potrebbe essere stata colpa dell’inquinamento, di un satellite, di esperimenti, chissà. L’onnipotente TV, vista praticamente come un Dio dai poveri sfigati rinchiusi in casa, non offre soluzioni certe, può solo fare congetture e offrire vane speranze o consigli anche abbastanza discutibili (come direbbero in
Shaun of the Dead: “The man said to stay inside” “Fuck the man!!”), che portano all’inevitabile morte dei già pochi sopravvissuti. Sopravvissuti che, per inciso, a parte la povera e catatonica Barbara si scavano da soli la fossa con poche mosse azzardate, vuoi perché sono spaventati, disperati, innamorati o semplicemente stronzi. E poi certo, dove falliscono la tv o le spiegazioni razionali, arriva in soccorso il buon spirito dell’americano vero, quel “prima spara poi chiedi chi è” che consente alla maggior parte delle persone di cavarsi dagli impicci e risolvere le situazioni, senza fare molta attenzione alle “casualties”, come si suol dire. A modo suo, quindi,
La notte dei morti viventi si conclude con un
happy ending, nel quale gli umani paiono avere preso le redini della situazione. Ma per noi che sappiamo bene come è continuata la storia dell’umanità romeriana, quel finale sa di quiete apparente prima della tempesta, ovviamente. Voi non fatevi trovare impreparati dall’apocalisse zombie, però, e cercate questo caposaldo prima che sia troppo tardi.

Del regista
George Romero ho già parlato
qui. Il film, purtroppo, non ha portato fortuna agli attori che vi hanno partecipato, la cui carriera si è consumata in poche e sporadiche apparizioni all’interno di film davvero poco conosciuti. Sfortunato, almeno in questa circostanza, anche il buon
Tom Savini, che non ha potuto confezionare il make up del film perché era stato richiamato come fotografo sul campo in Vietnam; si è rifatto, come ho detto, nel 1990, girando
La notte dei morti viventi, remake che rende giustizia al personaggio di Barbara facendola diventare molto più forte e cazzuta, com’era nelle intenzioni di
Romero. Quello di
Savini, però, non è l’unico remake. Nel 2006, infatti, è stato girato
La notte dei morti viventi 3D, che conta tra i protagonisti anche
Sid Haig. I seguiti “ufficiali” de
La notte dei morti viventi, invece, sono
Zombi, Il giorno degli zombi, La terra dei morti viventi, Le cronache dei morti viventi e
Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti. Gli ultimi due non li ho visti e non posso dare giudizi, ma se la figura dello zombi moderno vi affascina, consiglierei di recuperare almeno i primi tre. ENJOY!!