Visualizzazione post con etichetta vincent price. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta vincent price. Mostra tutti i post

venerdì 12 agosto 2022

Bloodbath at the House of Death (1984)

Il caldo non accenna a diminuire e, nella scelta dei film, ultimamente la parola d'ordine è "leggerezza". Attirata dall'adorabile faccetta di Vincent Price ho dunque recuperato su Netflix lo sconosciuto (almeno per me) Bloodbath at the House of Death, diretto nel 1984 dal regista Ray Cameron.


Trama: in passato, 18 persone sono state uccise nella stessa notte a Headstone Manor. Nel presente, degli scienziati cercano di scoprire i segreti della sinistra magione, mentre un gruppo di monaci adoratori del demonio tentano di ucciderli...


Uno dei miei tanti limiti è quello di non sapere scrivere delle recensioni sui film comici o le parodie. Non importa che mi siano piaciuti, come in questo caso, è che non so proprio che dire per convincere le persone a guardarli o meno, perché se c'è una cosa soggettiva al massimo è proprio il sense of humour, quindi non stupitevi se questo post sarà meno ispirato del solito. Bloodbath at the House of Death, nonostante il già citato Vincent Price che campeggia nell'anteprima della home page di Netflix, è una parodia british del genere horror, un precursore più raffinato dei vari Scary Movie ma molto più demenziale e sconclusionato, soprattutto verso il finale, di un Per favore non mordermi sul collo. Il film comincia col botto, ovvero con una sequenza in cui diciotto persone muoiono in svariati modi, uno più sanguinoso dell'altro, col top del quartetto impalato; questo gusto esagerato per il sangue è, per inciso, una delle cifre stilistiche di Bloodbath at the House of Death, parodia dove le morti vengono comunque prese molto sul serio, anche quelle più esilaranti a base di orsacchiotti e talpe, e dove assisterete a una delle decapitazioni più interessanti della storia del genere. Le splatterate di cui sopra sono realizzate con spassosi effetti speciali artigianali, alcuni assai seri e ben fatti, altri volutamente più trash, che compensano la generale atmosfera un po' "televisiva" di regia e scenografia, purtroppo uno degli aspetti negativi nonché uno dei limiti del film.


Un altro limite, ovviamente, è la sensibilità dello spettatore per quanto riguarda l'umorismo utilizzato nel film. Bloodbath at the House of Death non sconfina mai nel troppo assurdo o demenziale e le gag sono legate principalmente o a giochi di parole oppure alla parodia di film ed opere più o meno conosciute (Carrie, Alien ed E.T. sono i primi che saltano alla mente anche di un pubblico non anglofono o meno "esperto", poi per il plot il riferimento a Gli invasati è abbastanza chiaro, e uno dei numeri più esilaranti del film è la parodia della canzone Twelve Days Of Christmas, quindi carne al fuoco ce n'è parecchia), con l'aggiunta di alcuni momenti da commedia sexy. A tal proposito, come succede in questi casi, alcune cose sono invecchiate maluccio o sono diventate troppo cringe per i tempi che corrono, soprattutto col senno di poi. Il protagonista, Kenny Everett, ha infatti nascosto per quasi tutta la vita la sua omosessualità e ha fatto outing solo verso la fine degli anni '80, sicuramente dopo l'uscita del film, e onestamente dialoghi come "let's burn some faggots" o le velate prese in giro della coppia gay ed interraziale presente nel film risultano un po' indigesti. E' un peccato, perché il cast non è male e gli attori sono in forma, in primis il già citato Kenny Everett, artista che non conoscevo ma sicuramente dotato di una verve trascinante, e poi ovviamente l'indimenticabile Vincent Price, che compare ahimé poco ma nobilita con la sua simpatia e la sua eleganza quelle poche sequenze che lo vedono protagonista. Bloodbath at the House of Death è dunque, sicuramente, una stranissima aggiunta al catalogo Netflix ma secondo me merita almeno una visione, potreste divertirvi!


Di Vincent Price, che interpreta l'uomo sinistro, ho già parlato QUI.

Ray Cameron è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo e ultimo lungometraggio. Canadese, anche produttore, compositore, attore e cantante, è morto nel 1993 all'età di 55 anni.


Tra gli interpreti a me sconosciuti spicca il comico Kenny Everett, deejay e comico inglese assai famoso negli anni '70-'80 e legato sia per amicizia che per tragico destino (è morto di HIV negli anni '90 dopo aver nascosto per quasi tutta la vita di essere omosessuale) a Freddie Mercury. Se Bloodbath at the House of Death vi fosse piaciuto potreste recuperare i primi due Scary Movie, visto che Scary Movie 2 prende parecchi spunti dal film di Ray Cameron. ENJOY!

mercoledì 18 aprile 2012

Frustrazione (1972)

Dopo essermi immersa nell’assurdo mondo di L’Abominevole Dr. Phibes, in questi giorni ho finito di vedere il suo seguito Frustrazione (Dr. Phibes Rises Again), diretto nel 1972 dal regista Robert Fuest.


Trama: dopo tre anni di “sospensione” il Dr. Phibes si risveglia e si dirige in Egitto, deciso a sfruttare le antiche arti dei Faraoni per riportare in vita l’amata moglie Victoria.


Come già qualcuno nei commenti mi aveva fatto notare, Frustrazione (orribile ed immotivato titolo italiota…) è molto inferiore a L’abominevole Dr. Phibes. Nonostante il talento visivo di Fuest rimanga pressoché inalterato, il regista questa volta non si sbizzarrisce nelle inquadrature e nelle sequenze al limite del kitsch che rendevano il capostipite un piccolo gioiello, ma lascia che la pellicola si snodi in modo piatto, poco inventivo e sfruttando anche qualche idea del primo film. Phibes, col microfono infilato nel collo, si profonde in monologhi lunghissimi, fondamentalmente tutti uguali e a tratti inutili (“Ah, Vulnavia. La tua cucina rende veramente onore al pesce”, giusto per citare una battuta messa davvero lì tanto per, ma pare che il motivo sia da ricercare nei parecchi tagli effettuati sulla sceneggiatura per motivi di budget), l’umorismo inglese viene relegato a qualche “duetto” tra il mitico ispettore Trout e il suo superiore, infine la nemesi di Phibes, un ricercatore geniale e saputello quanto lui, risulta parecchio odioso nella sua apparente infallibilità; ecco cosa succede quando alla mancanza di soldi si aggiungono le tensioni fra gli attori, visto che Price e Quarry si detestavano.


Per quanto riguarda la parte “horror” della pellicola, caschiamo maluccio anche qui. Nel primo film Phibes seguiva uno schema ben preciso ed era interessante vedere in quale modo delirante avrebbe riproposto le piaghe d’Egitto (sempre in quella terra rimaniamo, eh!) a danno delle sue malcapitate vittime. In Frustrazione, invece, il buon Dottore pare uccidere un po’ a casaccio, talvolta ispirandosi all’ambiente (il poveraccio mangiato vivo dalla sabbia, l’altro mangiato vivo dagli scorpioni, etc…), altre volte improvvisando, ma sempre senza lesinare gran dispendio di mezzi, come ventilatori e bottiglie giganti o altre simili amenità, aiutato ovviamente dalla bella Vulnavia. Che, non posso fare a meno di notare, era schiattata nel film precedente, ma all’inizio di questo si ripropone come se nulla fosse successo, pronta dopo tre anni a rispondere a un cenno del padrone; leggenda narra che la fanciulla abbia lo stesso nome di chi l’ha preceduta ma sia un’altra donna, ed effettivamente anche l’attrice che la interpreta è diversa. Ma diciamo che queste sono sottigliezze, la cosa importante è che, per una volta, il finale è decisamente inaspettato ed è, se posso dirlo, l’unico guizzo interessante dell’intera pellicola, anche perché sentire Vincent che canta Over the Rainbow mi riempie sempre il cuore. Se vi siete appassionati al primo Phibes e volete seguire il dottore in un’altra avventura cercate questo Frustrazione, altrimenti lasciate perdere e ricordate Vincent Price per altri film migliori.


Del regista Robert Fuest, Vincent Price (Dr. Phibes), Peter Jeffrey (l’ispettore Trout), Hugh Griffith (Harry Ambrose) e Peter Cushing (che compare in un cameo come capitano della nave), ho già parlato nei rispettivi link.

Robert Quarry interpreta Biederbeck. Americano, ha partecipato a film come Yorga il vampiro e dato la voce al cartoonesco demone di Evil Toons. Anche sceneggiatore e produttore, è morto nel 2009 per un attacco cardiaco, all’età di 83 anni.


Fiona Lewis, interpreta la moglie di Biederbeck, Diana. Inglese, ha partecipato a film come Per favore, non mordermi sul collo, Fury e Salto nel buio. Ha 66 anni.


Frustrazione doveva essere il secondo film di una trilogia; nell’eventuale terzo capitolo, Phibes avrebbe dovuto combattere contro i nazisti o addirittura cercare le chiavi dell’Olimpo (!!) e i titoli della pellicola erano i più disparati, roba come Phibes Resurrectus, I sette destini del Dr. Phibes o Le mogli del Dr. Phibes. Per quanto riguarda Frustrazione, invece, si era pensato di inserire nella trama un altro mostro della casa di produzione, il vampiro Conte Yorga, e farlo scontrare con Phibes; ecco quindi spiegata la presenza di Robert Quarry, l’attore che interpretava il vampiro, come nemesi del Dottore. A questi punti, sono curiosa di saperne di più su questo Conte Yorga, e penso che andrò a cercare almeno il primo film della serie. ENJOY!

domenica 1 aprile 2012

L'abominevole Dr. Phibes (1971)

Come si diceva, in mancanza di bei film al cinema bisogna ripiegare sull'home video. In questo caso, sono riuscita a tirare fuori dalla collezione di DVD una perla come L'abominevole Dr. Phibes (The Abominable Dr. Phibes), diretto nel 1971 dal regista Robert Fuest.


Trama: il Dr. Phibes, rimasto sfigurato dopo un incidente, cerca di vendicarsi per la morte della moglie, avvenuta durante un'operazione chirurgica, e riversa le piaghe bibliche sui dottori responsabili del misfatto.


L'abominevole Dr. Phibes è una meraviglia. Riduttivo definirlo horror, anche perché ce n'è ben poco nonostante l'inventiva del buon dottore, è una delle poche pellicole al mondo dove il kitsch la fa da padrone senza inficiare la qualità dell'opera, anzi, arricchendola di caratteristiche difficili da trovare in altri prodotti di genere. Davanti a vittime sacrificali espressive come gatti di marmo e come tali impossibilitate a difendersi da Phibes nonostante lui dia loro tutto il tempo di reagire, siparietti comico - polizieschi talmente british da sentirsi quasi in dovere di guardare il film sorseggiando dell'Earl Grey ridacchiando educatamente con la mano davanti alla bocca, dieci piaghe reinventate nei modi più assurdi, la mente dello spettatore vacilla ma nonostante tutto viene rapita da questa storia di vendetta, dall'inventiva del Dr. Phibes e, soprattutto, dalla regia di Fuest e dalla fantasia della messa in scena.


Il regista ricerca inquadrature riprese dagli angoli più assurdi, gioca coi riflessi degli specchi, con le luci di un proiettore, con la nebbia, con i passaggi segreti della casa di Phibes, con il suo gusto macabro assolutamente teatrale: abbiamo così la splendida sequenza delle bottiglie di sangue che a poco a poco aumentano davanti ad una statua piangente, quella magistrale della bara aperta sotto uno specchio sospeso, quella macabra dell'unicorno di ottone conficcato nel muro, solo per citarne alcune. Per non parlare di scenografie e costumi, dal gusto art decò e talmente trash da risultare commoventi, soprattutto le mise dell'assistente di Phibes, dal terribile nome di Vulnavia, che a volte viene conciata come un pavone, altre volte come uno scarabeo dorato, più spesso con un imbarazzante colbacco. Il tutto mentre il grandioso Vincent Price beve e parla grazie ad un buco nel collo, oppure strimpella sul suo organo, talvolta accompagnato da un'inquietante orchestra composta da automi, il cui repertorio varia dal country, al melenso, al gotico, al piacione, a seconda dell'umore del dottore. Potrei aggiungere altri particolari meritevoli di essere ricordati, come il tremendo telefono incorporato all'organo, il cui disco porta l'effige della moglie di Phibes (ma perché???), il lubrico dottore che guarda filmetti sexy a rischio di venire sgamato dalla vecchia governante impicciona, l'intruglio a base di cavoletti di Bruxelles, scelti uno per uno da un Phibes molto piccato, giusto per invogliarvi a cercare il film e guardarlo.


Per quanto riguarda l'aspetto "horror", l'unico momento di vera suspance di L'abominevole Dr. Phibes è il finale, che nulla ha da invidiare alle arzigogolate torture inventate dall'Enigmista di Saw. Il resto delle punizioni inflitte ai vari dottori lasciano un po' il tempo che trovano, soprattutto per l'assurda facilità con cui Phibes riesce a perpetrarle, però regalano momenti di reale gioia se prese nel giusto modo. Personalmente, ho molto amato la piaga delle locuste, soprattutto per la faccia dei due poliziotti alla scoperta della vittima e per l'incredibile aplomb con cui Vincent Price picchia sul barattolo che contiene le bestiole per farle uscire, ma un'altra morte degna di nota è quella dell'uomo ucciso da una splendida maschera a forma di ranocchio. Vedere per credere. Cercate L'abominevole Dr. Phibes se non lo avete mai visto, soprattutto se siete stanchi dei soliti horror, perché questa pellicola racchiude in sé una vitalità, un estro e una cura per i dettagli (che prosegue persino negli incredibili titoli di coda) ormai impossibili da trovare.


Di Vincent Price, che interpreta il Dr. Phibes, ho già parlato qui.

Robert Fuest è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Frustrazione, Alpha Omega: il principio della fine e Il maligno. Anche scenografo e sceneggiatore, è morto il 21 marzo di quest'anno, all'età di 84 anni.


Joseph Cotten interpreta il Dottor Vesalius. Americano, ha partecipato a film come Quarto potere, L'infernale Quinlan, La figlia di Frankenstein, Gli orrori del castello di Norimberga, Lo scopone scientifico e Airport '77; ha inoltre partecipato a serie come Alfred Hitchcock presenta e Love Boat. Anche sceneggiatore, è morto nel 1994, all'età di 88 anni.


Hugh Griffith interpreta il rabbino. Inglese, ha partecipato a film come Ben - Hur, Gli ammutinati del Bounty, Frustrazione e Alpha Omega: il principio della fine. E' morto di attacco cardiaco nel 1980, all'età di 67 anni.


Peter Jeffrey interpreta l'ispettore Trout. Inglese, ha partecipato a film come Frustrazione (dove ritorna col personaggio dell'ispettore), La Pantera Rosa colpisce ancora e Le avventure del Barone di Munchausen, oltre a serie come Agente speciale e Doctor Who. E' morto di cancro nel 1999, all'età di 70 anni.


Peter Cushing era stato scelto per il ruolo di Vesalius, ma a causa delle condizioni di salute della moglie aveva dovuto declinare. Qualche cambiamento anche per la trama: Phibes avrebbe dovuto essere un personaggio ben più malvagio, e il finale lo vedeva uccidere la povera Vulnavia prima di fuggire assieme al corpo della moglie su una mongolfiera. Quanto alla fanciulla in questione, avrebbe dovuto essere un altro automa, solo dall'aspetto un po' più umano rispetto, per esempio, all'orchestra. Del film esiste un seguito, Frustrazione, nel quale il Dr. Phibes cerca di fare risorgere la moglie. Ovviamente, presto arriverà anche la recensione di questo film! Nel frattempo, cercatevi qualche horror d'annata e... ENJOY!

martedì 19 luglio 2011

Il grande inquisitore (1968)

In questo post si torna al passato, nella fattispecie a quando andavano parecchio di moda gli horror “in costume”, i cosiddetti gotici. Fa parte di questo filone Il grande inquisitore (Witchfinder General), diretto nel 1968 dal regista Michael Reeves e interpretato dal grande Vincent Price.


Trama: Inghilterra, ai tempi della guerra tra sostenitori della monarchia e seguaci di Cromwell. Come se non ci fosse già abbastanza casino per la guerra civile, si aggiunge il fatto che il grande inquisitore Matteo Hopkins, accompagnato dallo spregevole servitore Stearne, viaggia per l’isola amministrando la sua discutibile giustizia ricercando, processando ed uccidendo presunti adepti di Satana e presunte streghe…


Quarant’anni fa sapevano davvero come fare gli horror. Il grande inquisitore, pur se diretto da un ragazzetto di soli 24 anni, con tutti i suoi limiti e i suoi momenti morti è un gran bel film che riesce ad impressionare e far accapponare la pelle come potrebbe fare un torture porn odierno ma senza risultare altrettanto fastidioso. E io che mi aspettavo di vedere poco più di un banale film di cappa e spada, sviata da una lunghissima e decisamente poco ispirante introduzione che ci mostra la vita dei soldati di Cromwell e le battaglie contro i sostenitori della monarchia. Ma quando arriva Vincent Price nei panni di Hopkins… beh, tutto cambia e devo ammettere di essere rimasta parecchio stupita.


Innanzitutto, un po’ di storia. Dovete sapere che Matthew Hopkins è un personaggio storico (sicuramente poco conosciuto in Italia) realmente esistito ai tempi della guerra civile inglese. Il suo compito era quello di scovare e giustiziare streghe e adoratori del demonio, e bisogna dire che il suo lavoro lo faceva bene: infatti pare che in due anni abbia fatto impiccare per stregoneria più persone lui che i suoi “colleghi” nei precedenti 100 anni. Questo ha ovviamente alimentato la sua fama di spietato inquisitore, rendendolo una sorta di spauracchio il cui ricordo vive ancora in tempi recenti, incarnazione di una superstizione cieca e stupida, che porta ad altrettanto stupide persecuzioni. Detto questo, Il grande inquisitore calca però molto la mano sull’amoralità di questa figura: Matteo Hopkins infatti non viene rappresentato come un integerrimo (per quanto deviato) amministratore di una presunta giustizia divina, ma come uno schifoso, amorale e laido profittatore che sfrutta il suo potere, la sua fama e la crudeltà del suo servo per ottenere quel che vuole e, soprattutto, fare uccidere chi vuole. Le sue motivazioni nascono non da una sete di giustizia, ma da “un’atavica voglia di pilu”, che quest’uomo ottiene promettendo a belle e procaci fanciulle di risparmiar loro la vita in cambio di qualche servizietto assai poco religioso.


Lo scafato e scettico spettatore odierno può così ricevere in faccia lo schiaffo più grande della sua vita, assistendo a stupri neppure troppo suggeriti, torture fastidiose e ancor più fastidiosi e impressionanti roghi che ardono gente ancora viva e urlante, con un crescendo che ci porta dritti alla macellata finale a base di colpi d’accetta, follia e titoli di coda che scorrono sulle terribili urla di una donna ormai priva di senno. Immagini da brivido, soprattutto per l’abbondanza di primi piani, come se il giovane regista volesse indugiare come un voyeur sulla sofferenza delle povere vittime del grande inquisitore. Stilisticamente parlando, Il grande inquisitore offre delle gioie, soprattutto nella seconda parte (mentre la prima rischia di ammorbare lo spettatore a causa di prolungate sequenze di cavalcate in boschi e prati), dove l’immagine delle onde del mare diventa quella del fuoco di un rogo, e dove la macchina da presa azzarda delle riprese ardite da angolazioni assai particolari. Infine, ovviamente, Vincent Price è perfetto, in grado di infondere alla disgustosa figura di Hopkins l’arroganza tipica di chi è convinto di essere nel giusto, superiore a chiunque altro e, soprattutto, contento del suo essere uno schifosissimo bastardo “al servizio” del Signore. Non a caso, a detta dello stesso attore, questa è la sua interpretazione migliore (anche se il regista avrebbe voluto Donald Pleasence al posto suo). Non a caso, il film è consigliatissimo.

Michael Reeves è il regista della pellicola. Inglese, ha girato solo tre film oltre a Il grande inquisitore, ovvero Il castello dei morti vivi, Il lago di Satana e Il killer di Satana. E’ morto nel 1969 all’età di 25 anni, per un’overdose di barbiturici.


Vincent Price interpreta Matteo Hopkins. Price è indubbiamente stato una delle icone dell’horror a colori, dell’horror gotico e “storico” debitore dei romanzi di Poe, dei b – movies anni ’70, tanto da essere stato omaggiato da Tim Burton innanzitutto con il corto Vincent e, infine, con la commovente (ho le lacrime a scriverne) ultima partecipazione in Edward mani di forbice, dove interpretava l’eccentrico inventore papà di Edward. Tra gli altri film dell’attore ricordo Bernadette, I tre moschettieri, La maschera di cera, I dieci comandamenti, L’esperimento del Dottor K, La vendetta del Dottor K, Il pozzo e il pendolo, I racconti del terrore, I maghi del terrore, L’ultimo uomo della terra (altro che Io sono leggenda con Will Smith…), La maschera della morte rossa, La tomba di Ligeia, 20.000 leghe sotto la terra, Tre passi nel delirio, L’abominevole Dr. Phibes, Frustrazione e Oscar insanguinato; ha inoltre prestato la voce per Basil l’investigatopo e un episodio delle Tiny Toons Adventures, oltre ad aver partecipato ad Alfred Hitchcock presenta, allo storico e kitchissimo Batman con Adam West, Colombo, La donna bionica e Love Boat. E’ morto all’età di 82 anni a causa di un cancro ai polmoni.


Di Il grande inquisitore esistono diverse versioni, più o meno censurate a livello di nudità e violenza. Inoltre, nella versione americana, dall’azzeccatissimo titolo The Conqueror Worm (letteralmente Il verme conquistatore), si possono sentire recitare, all’inizio e alla fine, i versi dell’omonimo poema di Edgar Allan Poe, il cui testo integrale potete trovare QUI. Prima del consueto trailer vi lascio con un consiglio: se siete interessati a film che trattino la persecuzione delle streghe, non fatevi scappare lo splendido Dies Irae di Carl Theodor Dreyer, un capolavoro e una pietra miliare della cinematografia mondiale. E ora vi lascio col trailer originale de Il grande inquisitore... ENJOY!!!

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...