venerdì 7 agosto 2009

L'ululato (1981)

Sia nei giochi che nei film che nella letteratura non vado matta per il tema “lupi mannari”. Trovo che quelle bestiacce siano quanto di più noioso esista sulla faccia della terra, niente a che vedere con i ben più stilosi ed affascinanti vampiri. E’ quindi con parecchia disillusione che mi sono messa a rivedere L’ululato (The Howling), film di Joe Dante del 1981, dopo una disastrosa prima mezza visione nell’halloween di qualche anno fa. Dimostrazione di come spesso non è tanto il film a contare per un giudizio, quanto piuttosto l’atmosfera in cui lo si guarda. Infatti a questo giro mi è piaciuto, e molto.

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La trama è questa: una giornalista riesce a diventare il contatto di un serial killer particolarmente sanguinario, Eddie Quist. Quando quest’ultimo le propone un appuntamento lei ci va per amore dell’audience ma l’esperienza, che si conclude con l’arrivo della polizia e con la morte del killer, la traumatizza lasciandole la consapevolezza di aver visto qualcosa di terribile che pur non riesce a ricordare. Decide così di andare, assieme al marito, in un centro “spirituale” tra le montagne, una comunità diretta dal Dr. George Waggner, che nasconde un tremendo segreto e i cui membri sono molto più vicini ad Eddie di quanto non si immagini…


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Comincio subito con un’avvertenza: non aspettatevi effetti speciali della madonna né abbondanza di computer graphic. Questo film è affascinante proprio per la sua aria artigianale. Le zanne sono palesemente delle dentiere da mettere e togliere, almeno una scena della pellicola viene mostrata a disegni animati data l’impossibilità di mostrare un’intera trasformazione in lupo mannaro (sebbene sia la prima in assoluto, visto che il contemporaneo Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis è dello stesso anno ma successivo di qualche mese, ed è leggermente più raffinato come realizzazione) e i lupacchiotti presenti sono particolarmente mostruosi e disgustosi, coaguli di pelo, lattice ed animatronics. Ma la messa in scena rozza viene ampiamente compensata da una trama interessante e da una spietata critica nei confronti di una società guidata dai media e dai guru occasionali.




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Joe Dante come al solito ci mette davanti la sua satira sociale, che rende delle piccole perle anche le sue pellicole apparentemente meno impegnate e più “infantili”. In questo caso utilizza la figura della giornalista televisiva Karen White per scagliarsi contro l’idea del sensazionalismo a tutti i costi, di quella banalizzazione dell’orrore che ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni, ci viene propinata quotidianamente ogni volta che accendiamo la televisione. Karen decide di metterci la faccia, di diventare ancora più famosa offrendo in prima persona allo spettatore un viaggio nella psiche malata di un serial killer, che non a caso preferisce la visibilità televisiva all’anonimato. Se ne pentirà amaramente, com’è ovvio e giusto, e anche se alcuni colleghi illuminati proveranno ad usare la sua storia come monito ed avvertimento per tutta l’America, ormai il danno è già stato fatto: come si può inculcare un senso di reale pericolo ad un’intera nazione assuefatta all’irrealtà di un giornalismo che punta solo allo share? Ed è in questa realtà così schiava del mezzo televisivo che i lupi mannari prosperano, anche se, poveracci, non hanno vita facile nemmeno loro.




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Infatti, peggio di un lupo mannaro, c’è solo un licantropo moralista e new age. Ora, non starò a svelare troppo a chi non ha visto il film, ma l’ironia di Joe Dante sta nell’inserire, all’interno di una comunità di lupi mannari selvaggi e schiavi degli istinti, una sorta di guru mediatico che cerca di sedarne la natura bestiale e di rinnegare la propria. Sembra davvero che Dante ci voglia mostrare come ognuno nasconda dentro di sé una sorta di bestia che non deve avere necessariamente il controllo su di noi se non lo desideriamo, e di come si debba assolutamente diffidare, oltre di chi vuole lo spettacolo a tutti i costi, anche dei teleimbonitori che offrono soluzioni facili e filosofia spicciola incantando le masse di tacchini pronti a bersi ogni singola parola. La soluzione ad ogni cosa, come diceva Quèlo, è sempre e comunque dentro di noi. Ma anche in questo caso, se ci sono di mezzo dei mannari, potrebbe essere sbagliata. Non è sbagliata invece la scelta di vedere questo film, che regala anche qualche genuino momento di tensione. Lo consiglio anche a chi non ama l’horror, ma preparatevi ad un inizio un po’ lento.


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Di Dee Wallace ho già parlato qui.




Joe Dante è il regista della pellicola, uno dei registi più particolari, ironici e graffianti d’America, nonché un grande mito che accompagna noi figli degli anni ’80 fin dall’infanzia. Tra i suoi film ricordo Pirana, Ai confini della realtà, il meraviglioso Gremlins, Explorers, Salto nel buio, Gremlins 2 – La nuova stirpe, La seconda guerra civile americana, Small Soldiers, Looney Tunes: Back in Action. Per la TV ha diretto Ai confini della realtà, due episodi di Masters of Horror, tra i quali lo splendido Homecoming, e un episodio di CSI: NY. Ha 63 anni e tre film in uscita.


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Patrick McNee interpreta il Dr. George Waggner. L’attore inglese, diventato un personaggio cult interpretando l’agente John Steed nella mitica serie Agente speciale, ha lavorato in pellicole come Agente 007 – Bersaglio mobile, Waxwork, La maschera della morte rossa e The Avengers – Agenti speciali, mentre tra le serie TV alle quali ha partecipato ricordo Alfred Hitchcock presenta, Rawhide, Ai confini della realtà, Colombo, Magnum P.I, Cuore e batticuore, Love Boat, La signora in giallo, Frasier. Ha 87 anni.




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Dennis Dugan interpreta Chris, collega e amico della protagonista. L’attore americano ha sviluppato in seguito la sua carriera soprattutto in campo registico, collaborando a più riprese con l’odioso (per me è un pessimo attore…) Adam Sandler e facendo piccoli camei in ogni pellicola diretta. Tra i suoi film come regista ricordo La piccola peste, Mai dire ninja, Assatanata, Zohan – Tutte le donne vengono al pettine, mentre per la TV ha firmato alcuni episodi delle serie Hunter, Moonlighting, Avvocati a Los Angeles, Chicago Hope, Ally McBeal, New York Police Deparment. Ha 63 anni e un film in uscita.


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E ora, prima di lasciarvi al trailer del film, un paio di curiosità. Il film è tratto dal libro The Howling di Gary Brandner, del 1977. Ha avuto ben sei seguiti molti dei quail inediti in Italia ed usciti solo per il mercato dell’home video: Howling II – L’ululato, Howling III, Howling IV: The Original Nightmare, Howling V: The Rebirth, Mostriciattoli (alias Howling VI: The Freaks) e Howling: New Moon Rising. Christopher Stone, che interpreta il marito di Karen, Bill, è stato sposato con Dee Wallace anche nella realtà ed è morto nel 1995 per un attacco cardiaco. Dick Miller, attore feticcio di Joe Dante e non solo, ha recitato anche nel film Evil Toon. E ora… a voi il trailer, ENJOY!!




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