sabato 14 luglio 2018

Ingmar Bergman Day... On Demand! - Fanny & Alexander (1982)

Oggi il regista Ingmar Bergman avrebbe compiuto cent'anni e da Mari del blog Redrumia è partita una bella iniziativa per celebrare il non-compleanno di uno degli Autori più grandi del Cinema mondiale. Io mi sono unita alle danze approfittandone per assecondare una richiesta On Demand fatta sulla pagina Facebook da Rosario, cosa che mi ha portata a recuperare Fanny & Alexander (Fanny och Alexander), diretto e sceneggiato nel 1982 da Ingmar Bergman.


Trama: Fanny e Alexander, bambini appartenenti all'alta borghesia svedese, sperimentano morte, cambiamenti orribili ma anche gioia nel corso di due anni...



Alla fine delle tre ore di visione di Fanny e Alexander, solo di una cosa mi sono pentita, ovvero di non aver recuperato la versione integrale del film, quella per la TV, quella che non ho visto nemmeno dieci anni fa, quando per l'università ho seguito un corso monografico su Bergman (di cui non ricordo quasi nulla. Quindi se vi aspettate una disamina della poetica del "festeggiato" cascate malissimo!). Me ne sono pentita perché, dopo aver guardato questa saga familiare creata dal regista, è sorta solo una domanda veramente importante: PERCHE' diamine il film si chiama Fanny e Alexander quando Fanny la si vedrà sì e no venti minuti? Premesso che forse non è nemmeno Alexander il vero protagonista della pellicola visto che l'opera di Bergman ha il respiro corale di una saga familiare all'interno della quale si intrecciano i destini di più persone, è comunque vero che quasi ogni vicenda viene filtrata dagli occhi di questo bambino pieno d'immaginazione, testardo, incredibilmente fragile, mentre la sorella non è dotata di alcuna caratteristica particolare, salvo forse quella di avere una forza di carattere maggiore rispetto al fratello. Questo, ovviamente, per quel che riguarda la versione cinematografica di Fanny e Alexander, mentre magari nella versione televisiva il ruolo della bambina diventa più preponderante, chissà. Sta di fatto che in tre ore Bergman "condensa" due anni durante i quali la famiglia Ekdahl dà prova della sua forte coesione nonostante le alterne vicende umane e nonostante la diversa natura dei suoi membri, servitù ed amici compresi; sotto l'occhio vigile della matriarca Helena, raffinata e colta oltre che molto ricca, si snoda la vita di un "micromondo" dove la gioia va a braccetto con la disperazione, l'amore con l'odio, il sacro con il profano, la cultura con l'ignoranza, la guerra con la pace, la ricchezza con la povertà, quasi come se la famiglia Ekdahl fosse la metafora, in piccolo, della realtà che tutti noi conosciamo. Il regista si concentra in particolare, oltre che su Fanny, Alexander e la loro bellissima mamma, sul libertino Gustav Adolf, coccolato dalla mentalità moderna della moglie che gli permette di avere amanti e fare figli accettandone il carattere tracotante, e sull'amico-amante di Helena, un ebreo di nome Isak dotato di due figli misteriosi e di strani poteri magici.


Proprio la magia e il mistero sono due elementi fondamentali di Fanny e Alexander e permeano ogni sequenza del film così come i riferimenti al teatro e, in generale, all'intrattenimento, specchio di una mentalità moderna in aperto contrasto con la chiusura di cui si fa portavoce il Vescovo, nuovo padre di Fanny e Alexander che costringe i due e la loro madre ad allontanarsi dalla loro famiglia e a vivere in un orribile clima fatto di imposizioni e povertà (non solo materiale ma anche spirituale). Fin dall'inizio del film ci viene mostrato come Alexander abbia la capacità di vedere ciò che sta dietro la realtà, come statue semoventi o spiriti, ma non è dato sapere se ciò sia frutto della sua immaginazione di bambino oppure un potere reale; altrettanto misteriosa è la figura di Isak, che a un certo punto esegue una vera e propria magia, un "miracolo" che salva Fanny e Alexander e traghetta il film verso i suoi momenti più criptici, all'interno dei quali l'atmosfera si tinge di un'inquietudine sconfinante quasi nell'horror. Ciò che accade al Vescovo è casualità oppure è espressione di un fortissimo desiderio di Alexander, incanalato dai poteri di una creatura dal sesso incerto che somiglia tanto al diavolo? La "mummia" che viene mostrata al ragazzino è forse una versione un po' più evoluta di una bambola voodoo da infilzare con gli spilloni? Ma soprattutto qual è la funzione di Dio in tutto questo? Sono passati più di dieci anni da quella forsennata full immersion bergmaniana universitaria ma se non rammento male la prima caratteristica della divinità nei film di Bergman è quella di essere silenziosa, di fregarsene delle umane miserie causate dagli uomini, e mi pare che in Fanny & Alexander questa idea venga rispettata; la religione diventa qualcosa di negativo solo nel momento in cui il Vescovo la sfrutta per i propri fini, brandendo la croce come se fosse un coltello invece di un simbolo di comunione con Dio, e quest'ultimo viene rappresentato come un burattino che il nipote di Isak fa muovere come vuole. Anche gli spiriti sono silenziosi e acquistano potere in base alle paure o alle speranze di chi li vede ma, in generale, essi si limitano ad osservare le azioni degli uomini, gli unici in grado di cambiare il proprio destino o quello altrui.


Detto ciò, queste sono considerazioni ignoranti relative ad un director's cut a cui mancano due ore per essere completo. Nonostante i "tagli" siano stati operati da Bergman in persona e la storia fili liscia dall'inizio alla fine, durante la visione si percepisce come qualcosa manchi, come alcuni personaggi vengano introdotti per poi scomparire senza lasciare traccia (è il caso di uno dei figli di Helena, quello sposato con una tedesca, ipocondriaco e violento, che compare solo dopo la festa di Natale e poi sparisce) e come alcuni aspetti della trama, per esempio la mancanza di pecunia del Vescovo, la questione della pasticceria dell'amante di Gustav Adolf, il modo in cui Isak arriva a liberare i ragazzini, parrebbero quasi "staccati" dal resto delle vicende. Per carità, il raccordo è talmente perfetto che probabilmente se non avessi saputo del film TV non me ne sarei nemmeno accorta, anche perché Fanny & Alexander rimane comunque un'opera splendida ed ambiziosa, all'interno della quale la mano del regista riesce a fondere realtà e fantasia come se fosse la cosa più naturale del mondo e a riproporre un mondo filtrato dal punto di vista dei bambini, nel bene (delle feste di Natale, dell'innocenza, dell'immaginazione) e nel male (della paura, dell'inquietudine, della violenza), così da suscitare nel cuore dello spettatore le stesse sensazioni provate dai ragazzini del titolo. O meglio, DAL ragazzino. Un giovane attore che ha scelto di diventare un economista, guarda un po'. E pensare che era così bravo, come d'altra parte tutto il resto del cast, fatto di vecchie glorie bergmaniane, attrici teatrali, ballerini dall'inaspettato cuore nero, donne bellissime e uomini meno belli ma comunque bravissimi. In conclusione, sono davvero felice di avere ri-affrontato Fanny & Alexander, un viaggio lungo ma molto interessante, che vale sempre la pena intraprendere!


Del regista e sceneggiatore Ingmar Bergman ho già parlato QUI. Di Gunnar Björnstrand (Filip Landahl), Lena Olin (Rosa) e Peter Stormare (uno dei ragazzi che aiuta Isak col baule) ho già parlato ai rispettivi link.


Il film era stato concepito come opera per la TV in quattro parti, della durata totale di cinque ore e 20 (la versione, per inciso, preferita da Bergman), ma l'edizione cinematografica di tre ore è uscita per prima. Il ruolo del Vescovo era stato scritto da Bergman con in mente Max Von Sydow ma a causa dell'avidità dell'agente di quest'ultimo (che ha agito all'insaputa dell'attore), il ruolo è finito a Jan Malmsjö; a rifiutare il ruolo di Emilie è stata invece Liv Ullmann, cosa che ha irritato molto il regista. Detto questo, ci sono altri modi per celebrare Ingmar Bergman! Di seguito trovate l'elenco dei tributi di tutti i blogger che hanno partecipato a questo evento. ENJOY!

Redrumia - Luci d'inverno
Obsidian Mirror - L'ora del lupo
Non c'è paragone - Il settimo sigillo
Director's cult - Persona
Solaris - Un giorno d'amore
Director's Cult - Persona

14 commenti:

  1. eh questo film mi ha messa a nudo, ho rivisto la mia vita durante la visione ^_^

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  2. Il canto del cigno di Bergman. Vinse l'oscar come miglior film straniero, l'unico vinto del maestro svedese. In questo l'Academy riuscì a salvarsi proprio in calcio d'angolo... :)

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  3. Altro film che punto da molto tempo ma che, vista la durata, non sono mai riuscito a recuperare. Queste rassegne che organizziamo però servono pure a questo e il tuo commento mi ha invogliato ad una visione, chissà se alla versione integrale o al director's cut che hai guardato tu!

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    1. A prescindere, credo sia un film da vedere comunque :)

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  4. Io probabilmente ho visto quella cinematografica, ma ora voglio assolutamente rivedere quella televisiva... quella completa! :)
    Bella rece, grande storia :)

    Moz-

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    1. Grazie :)
      Quella televisiva prima o poi la guarderò anche io... magari tra qualche tempo!

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  5. Grande Bolla! Sei sempre la migliore!

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  6. Mi mangio ancora le mani per non aver comprato il DVD di Ciak (presi invece Il settimo sigillo). Da vedere il film per la TVper capire la bellezza di un film come questo. E' un peccato che Rai 3 non trasmetta più questi capolavori, ricordo quando ero studente che facevano il Decalogo, Heimat... Ora niente. Meno male che ci siamo noi a fare Fuori Orario!

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    1. Anche io avevo preso Il settimo sigillo!! XD
      E concordo con te... i bei tempi di Rai 3 mecca dei cinefili sono finiti mi sa :(

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  7. Mi ricordo ben poco di questo film che ho visto anni fa, giusto la mummia, il miracolo e che mi era piaciuto tantissimo.

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    1. Ricordi molto più di quanto ricordassi io prima di riguardarlo :P

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