venerdì 19 ottobre 2018

Laissez bronzer les cadavres (2017)

Tra i film presentati in anteprima al ToHorror Film Fest c'era Laissez Bronzer Les Cadavres, diretto e sceneggiato nel 2017 dai registi Hélène Cattet e Bruno Forzani e tratto dal romanzo omonimo di Jean Patrick Manchette e Jean-Pierre Bastid.


Trama: in cerca di un rifugio dopo una rapina, un gruppo di malviventi finisce nel luogo di villeggiatura di uno scrittore e della sua musa. Tra doppiogiochisti assortiti, arrivi inaspettati e poliziotti, la faccenda butterà malissimo...


Può un film essere visivamente stupendo ma totalmente insulso a livello di trama, al punto da non riuscire a coinvolgere ed interessare lo spettatore nemmeno per sbaglio? Hai voglia, Laissez Bronzer les Cadavres è un ottimo esempio di questo paradosso, tanto che la visione è risultata tra le più pesanti da me affrontate quest'anno. La cosa è assai strana perché a me, di base, le storie di rapine andate male ed assedi, popolate da criminali brutti, sporchi e cattivi piacciono tantissimo, eppure in questo caso non mi sono entusiasmata, forse perché i personaggi non vengono approfonditi nemmeno per sbaglio e sono poco più di figurine in movimento su uno sfondo bellissimo, tutte destinate a morire più o meno male. La morte incombe infatti su ognuno dei protagonisti come una figura misteriosa e affascinante, una sensuale donna senza volto che popola le visioni dalle quali è inframmezzato il film (o, almeno, questo è quello che mi è sembrato di capire, magari sbagliando), visioni di sesso violento, sangue, torture... e golden shower. Letteralmente. La percezione di come la Cattet e Forzani abbiano scelto di approfondire maggiormente l'aspetto estetico del film sacrificando appunto la disperazione e lo squallore dei criminali rappresentati o la loro amara, violenta ironia, mi ha subito reso inviso Laissez Bronzer les Cadavres, un'ora e mezza di "stallo" privo del ritmo e dell'angoscia di Free Fire, girato anch'esso in un ambiente chiuso e con pochissimi personaggi ma molto più esaltante e violento. Nel film di Ben Wheatley non c'era un attimo di tregua, le situazioni cambiavano di continuo e si arrivava a provare sulla propria pelle il terrore di beccarsi una pallottola in fronte, qui sembra di guardare delle statue realistiche che vanno in pezzi, tra un breve dialogo e l'altro, sensazione accentuata dal tripudio di arte e colori che è la cifra stilistica di regia, fotografia e montaggio di Laissez Bronzer Les Cadavres.


Già la scena iniziale racchiude in sé tutto ciò che sarà il film, con quella tela imbrattata di colori e buchi di pallottola, le riprese ravvicinatissime di occhi e labbra, i suoni enfatizzati. Ogni inquadratura di Laissez Bronzer les Cadavres è una tela, un'opera d'arte, una ricerca di soluzioni visive atte a stupire lo spettatore mettendogli davanti una serie infinita di quadri semoventi con la scusa di seguire un mero canovaccio che potrebbe anche non esserci. Più del gusto del sangue, benché le sequenze "ardite" non manchino, conta più il gusto della bellezza e del colore in ogni sua forma o la particolarità della messa in scena. Un esempio su tutti, la colonna sonora fatta sentire al contrario nel momento in cui il tempo torna indietro diventando un misto tra flashback e visioni, le formiche a simboleggiare i personaggi che brulicano disperati all'interno dei loro nascondigli, il passaggio da strisce di sangue a strisce di oro liquido senza soluzione di continuità, coi corpi (i cadaveri) che rimangono lì indolenti, a farsi toccare, dipingere, ferire e distruggere come se i registi avessero per le mani dei manichini o dei pezzi di argilla. Anche solo per la bellezza dei colori e delle location o per l'accostamento tra eros e thanatos, presente in altre opere dei due registi peraltro, non posso dire che Laissez Bronzer les Cadavres sia un film brutto ma purtroppo non è proprio il mio genere di pellicola. Per carità, a ripensarci anche The Neon Demon era al 90% estetica eppure qualcosa all'interno della trama mi aveva toccata e ipnotizzata, invece Laissez Bronzer les Cadavres non mi ha lasciato altro che il vuoto cosmico dentro. Che a qualcuno, per carità, potrà anche piacere ma, ribadisco, non è il mio genere.


Hélène Cattet e Bruno Forzani sono i registi e co-sceneggiatori della pellicola. Marito e moglie, entrambi francesi, hanno diretto film come Amer, Lacrime di sangue e l'episodio O is for Orgasm di The ABCs of Death. Anche produttori, hanno entrambi 42 anni.


Se Laissez Bronzer les Cadavres vi fosse piaciuto consiglierei di recuperare il più prosaico ma soddisfacente Free Fire. ENJOY!

6 commenti:

  1. Nemmeno il mio, mi sa che stavolta lascio.

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  2. Su carta, neanche il mio, ma il lato estetico potrebbe tentarmi, prima o poi.

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    1. Quanto a lato estetico, niente da dire. Un capolavoro!

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  3. Neon Demon poteva non piacere per tanti motivi, ma l'ambientazione e le situazioni spaziavano molto di più. Qui invece dopo un'ora di spara-spara nello stesso posto, senza quasi nessun progresso della storia, beh solo un vero maniaco di Cattet e Forzani riesce a non annoiarsi. Secondo me comunque nel prossimo film correggono il tiro, potrei scommetterci la valigetta di Pulp Fiction.

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    1. Esatto. Si riusciva sempre a rimanere con la voglia di saperne di più. Qui invece, tolto il lato estetico c'è il nulla. Aspettiamo il prossimo film, allora!

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