venerdì 26 ottobre 2018

Puppet Master: The Littlest Reich (2018)

E così, dopo averne letto bene un po' ovunque, ho recuperato anche Puppet Master: The Littlest Reich, diretto dai registi Sonny Laguna e Tommy Wiklund.


Trama: ad una convention dedicata ad Andre Toulon, psicopatico nazista creatore di orridi pupazzi assassini, si riuniscono una cinquantina di persone decise a partecipare ad un'asta che vede come oggetto proprio le creature di Toulon. Quando i malvagi burattini si animeranno sarà un massacro...



Se da piccola vedere La bambola assassina o Puppet Master mi causava le stesse reazioni di terrore inconsulto, col tempo ho imparato a fare differenze tra bambole e marionette, perlomeno sullo schermo, ché se mi mettete davanti una marionetta scappo comunque a gambe levate. Questo per dire che le creature assassine di Puppet Master (saga tra l'altro arrivata al millesimo episodio, di cui ho visto solo il primo capitolo e questo reboot) non mi fanno la stessa paura di Chucky o Annabelle perché sono troppo piccole, stilizzate e talvolta anche caruccette, quindi non mi hanno mai particolarmente attirata e ammetto di avere guardato Puppet Master: The Littlest Reich solo per la presenza di un nome alla sceneggiatura, quello di S. Craig Zahler, il regista e sceneggiatore di bombette come Bone Tomahawk e Brawl on Cell Block 99. Da lui mi aspettavo una cattiveria incredibile e una buona scrittura e questo ho ricevuto, in effetti. Puppet Master: The Littlest Reich è il trionfo dei personaggi simpatici che muoiono male senza un perché, talvolta anche in modi inaspettati che esulano dalla mano delle marionette di Toulon, e della bieca ignoranza nazi, che non si ferma davanti a nulla pur di martoriare il "diverso", sia esso gay, nero, ebreo, o quello che volete. Con due pennellate di "colore", Zahler ci fa entrare subito in sintonia col protagonista, la sua fidanzata e il suo migliore amico, personaggi forse archetipici ma abbastanza umani perché arrivi ad importarci qualcosa di loro, e li riunisce assieme ad altri personaggi secondari caratterizzati nel giro di un fotogramma o due che diventano automaticamente più di "vittima numero X"... e in tempo zero li fa massacrare dal "piccolo Reich" di Toulon senza peraltro troppa ironia, metafora nemmeno troppo velata di una società in cui succedono "brutte cose alle persone che non se lo meritano perché sì". Benché vi siano dei momenti di nera ironia, la verità è che si ride pochissimo in questo nuovo Puppet Master e il film è pervaso da un'atmosfera di ineluttabile pessimismo cosmico dall'inizio alla fine, da quello stesso nichilismo che sopraffà lo spettatore nelle altre opere di Zahler e che impedisce di relegare il film nel novero delle ca**te di serie Z a prescindere dai suoi mille difetti.


Difetti che ci sono, è evidente. Innanzitutto, per quanto si possa apprezzare lo sceneggiatore, il nuovo Puppet Master non è altro che una bieca scusa per mettere in scena macellate della peggior specie e tra un omicidio fantasioso e l'altro c'è ben poca sostanza; salvo la cornice, anche ben recitata, del fumettista impegnato a vendere il pupazzo del defunto fratello e l'introduzione col sempre divino Udo Kier, per non parlare dei titoli di testa a cartoni animati musicati da Fabio Frizzi, il resto del film sembra un'accozzaglia di scenette splatter attaccate con lo sputo, un insieme di micro-episodi efferatissimi che servono giusto a mostrare la bravura dei registi e dei responsabili degli effetti speciali quando si tratta di fare sul serio. Effettivamente, ammetto che da parecchio non vedevo una simile mancanza di remore all'interno di un horror: i pupazzi assassini non risparmiano nessuno, nemmeno bambini o donne incinte, e alcune sequenze (una in particolare, durante la quale l'idea di spegnere il televisore è stata forte come non l'avvertivo dai tempi delle mie prime esperienze con Joe D'Amato) sono talmente di cattivo gusto che c'è da dubitare che questo film vedrà mai una distribuzione cinematografica a meno di non venire pesantemente tagliato e quindi ridotto a un paio di scene. D'altronde, produce Fangoria, il che già di per sé potrebbe essere garanzia di sangue a secchiate, perfetto per gli appassionati del genere. Se a questo aggiungete un paio di guest star interessanti, benché ahimé poco utilizzate, capirete perché Puppet Master: The Littlest Reich è uno di quei pochi reboot che meritano di essere stati realizzati e un film da guardare se siete appassionati della saga o anche solo del sano, ignorante splatter fine a se stesso.


Di Udo Kier (Andre Toulon) e Barbara Crampton (Carol Doreski) ho già parlato ai rispettivi link.

Sonny Laguna e Tommy Wiklund sono i registi della pellicola. Americano il primo, probabilmente svedese il secondo, hanno diretto film come Blood Runs Cold, Wither e We Are Monsters. Anche sceneggiatori, tecnici degli effetti speciali, produttori e attori, hanno entrambi un film in uscita.


Michael Paré interpreta il Detective Brown. Americano, ha partecipato a film come Villaggio dei dannati, Scomparsa, The Vatican Tapes, Bone Tomahawk e a serie quali Ralph supermaxi eroe, Cold Case e Dr. House. Anche produttore, ha 60 anni e ben dodici film in uscita.


Thomas Lennon, che interpreta Edgar, era il preside Novak dell'esilarante Santa Clarita Diet mentre l'umano che viene usato come marionetta dai pupazzi altri non è che l'alieno malvagio del film Arma non convenzionale, ovvero Matthias Hues. Puppet Master: The Littlest Reich è, come già scritto nel post, il reboot di una saga iniziata nel col film Puppet Master - Il burattinaio e continuata per anni con Puppet Master II, Puppet Master 3 - Giochi infernali, Dollman, Giocattoli infernali, Radio Alien, Giocattoli assassini, Il ritorno dei giocattoli assassini, Giocattoli assassini - Scontro finale, Curse of the Puppet Master, Retro Puppet Master, Puppet Master: The Legacy, Puppet Master vs Demonic Toys, Demonic Toys: Personal Demons, Puppet Master: Axis of Evil e Puppet Master X: Axis Rising; al momento, tra l'altro, c'è il reboot e anche un film "canonico" contemporaneo, ovvero l'ultimo Puppet Master: Axis Termination, del 2017. Direi che se i pupazzetti assassini vi interessano avete materiale da vendere! ENJOY!

6 commenti:

  1. Non conosco, neanche l'originale, ma segno.
    Trovo inquietantissimo il filone (e finalmente, qualcosa di inquietante). :)

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    1. Della saga ho visto solo il primo e sinceramente non lo consiglio, sente tutto il peso del tempo.
      Questo è maledettamente divertente invece!

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  2. Mio, mio, mio!
    Anche se ho paura che il troppo splatter finisca paradossalmente per essere un male.
    Perchè Puppet Master l'originale era un film tipicamente anni '80, con tutti i suoi difetti, ma riusciva a trasmettere un senso di inquietudine, senza un personaggio iconico come Chucky, ma con delle marionette comunque piuttosto azzeccate.
    Io sono fermo ai primi tre film, l'ultimo dei quali, tutto sommato, non mi dispiacque nonostante l'ambientazione retrodata.

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    1. Questo è davvero il trionfo dello splatter, forse mette più schifo che inquietudine.
      Io, sinceramente, tra le due franchise preferisco quella di Chucky :)

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  3. Per vedere questo dovrei però recuperare i precedenti, che sono tanti e mi mancano tutti ;)

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    1. Non serve visto che questo funge un po' da reboot!

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