Trama: in un'Italia ormai al capolinea, un gruppo di persone continua a vivere un'esistenza apparentemente normale all'interno di un condominio.
Sono due anni che sento parlare bene de L'ultimo sole della notte ma non è solo per quello che volevo vederlo con tutte le mie forze. Il motivo è che ci hanno lavorato due professionisti meravigliosi, due di quelle persone che vorresti vivessero non a sei ore di distanza da te ma possibilmente a cinque minuti, persone che ti fanno ringraziare ogni giorno per l'esistenza di internet, che grazie a Dio non serve solo a spargere in giro fake news e sproloqui salveeniani. Una di loro è Lucia Patrizi, più volte nominata su questo blog, che questo film l'ha montato interamente, rendendolo scorrevole anche nella sua incasinatissima struttura, che alterna sullo schermo passato, presente e futuro senza soluzione di continuità. L'altro è Andrea Lupia, che in questo film interpreta il protagonista, Andrea, taciturno e legato a una vita fatta di abitudini consolidate anche all'interno del caos. Ora voi penserete: "e certo, siccome li conosci, dovrai per forza parlare bene del film!". Sì, ne parlerò bene, come hanno fatto altri prima di me, perché se la stessa Lucia non mi avesse detto che L'ultimo sole della notte è un'opera completamente indipendente, realizzata nei ritagli di tempo da persone che hanno anche lavori "comuni" (quindi facendosi un mazzo come un cascinale, I suppose), totalmente autofinanziata e "indie", come va di moda dire adesso, non ci avrei creduto. L'ultimo sole della notte trasuda infatti professionalità da tutti i pori. Innanzitutto, è una di quelle opere che non imbocca lo spettatore spiegandogli ogni cosa nel dettaglio; la visione di L'ultimo sole della notte presuppone molta attenzione, perché la trama viene sviscerata a poco a poco attraverso le azioni dei personaggi, i dialoghi e persino i silenzi o i gesti quotidiani, reiterati nemmeno fossero l'ultimo baluardo di sanità mentale rimasto. Da flashback che si intersecano alla timeline principale capiamo che l'Italia è stata divisa in zone sicure dopo una guerra globale e che non tutti hanno avuto la (s)fortuna di ottenere un biglietto per la salvezza; inoltre, col passare del tempo, anche queste zone sono state a poco a poco disertate, abbandonate dai soldati, divorate dall'incuria e dalla natura che è tornata a farla da padrone.
In tutto questo, si intrecciano i destini di quattro personaggi principali, persone spezzate dagli eventi passati, tra chi ha cercato di approfittarne per poi rimanere colpito a sua volta, chi ha perso tutto ed è pieno di rabbia, chi cerca riscatto da azioni non proprio nobili e chi non ha il coraggio di cambiare, anche se lo vorrebbe tanto. Voi sapete che sono la prima a dire quanto il 90% degli attori italiani, quelli professionisti in primis, dovrebbero andare a zappar la terra. In questo caso, invece, ho apprezzato ogni singola interpretazione, da quelle più caricate ( Danilo Rotundo e Alessandro Damerini, ognuno a modo suo, riescono a rendere interessanti e degni di pietà personaggi assai ambigui, connotati lì per lì come antagonisti negativi, in realtà forse più umani di altri) a quella più misurata di Lupia, costretto ad annullare tutte le emozioni di un personaggio che cerca la sopravvivenza nella routine, aggrappandosi alle regole imposte da una società autoritaria che ormai non esiste nemmeno più, e che tuttavia anela alla libertà (la pedalata finale l'ho trovata molto toccante). Non dimentichiamo poi Alessandra Mortelliti, dal viso particolare e affascinante, con o senza cicatrici, prototipo della donna dura, in realtà molto più fragile di altri. Da non dimenticare un quinto protagonista, ovvero la natura, affiancata ad un paesaggio urbano (quello della periferia di Catanzaro) selvaggio e decadente, perfetto teatro di una fantascienza post-apocalittica interamente basata sugli esseri umani e sul modo in cui vengono afflitti da ciò che li circonda, fonte di gioia, malinconia, paura e tristezza in egual misura, sfruttato alla perfezione per sopperire alla quasi mancanza di effetti speciali, per una volta non indispensabili alla buona riuscita di un film di fantascienza. In ultimo, la cosa che forse mi ha colpita di più: la colonna sonora di Lorenzo Sutton. Zeppa di suoni elettronici, perfetta per l'atmosfera del film, mi ha ricordato moltissimo quella dei vecchi horror italiani anni '70 o '80 e mi ha richiamato alla mente un modo di fare cinema zeppo d'amore, sprezzante delle difficoltà tecniche ed economiche, interamente basato sulla passione di chi ha speso 5 anni per realizzare un progetto. Insomma, io non posso fare altro che incrociare le dita e sperare che, prima o poi, L'ultimo sole della notte possa uscire dal circuito dei festival e arrivare a quanti più spettatori possibili perché è davvero bello. A tutti quelli che ci hanno lavorato, intanto, auguro le più grandi soddisfazioni in campo artistico e lavorativo, perché se le meritano!
Matteo Scarfò è il regista e sceneggiatore della pellicola. Nato a Locri, ha diretto altri lungometraggi come Anna, Teresa e le resistenti e il documentario Bomb! Burning Fantasy. Anche produttore, ha 33 anni.
Peccato, perché con quel brutto poster che si ritrova, bruttissimo, non Invoglia e trae in inganno. Per il resto, potrebbe essere interessante sì!
RispondiEliminaVero, quando ho visto il poster mi è tornato in mente quello italiano di Hotel Artemis.
EliminaCe ne sono altri due in giro per il web, il migliore in effetti è quello virato in seppia ma siccome sono impedita e non so mettere i link non so come farvelo vedere.
EliminaComunque, come diceva Frank'n'Furter: don't judge a book by its cover!
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RispondiEliminaCiao a tutti e grazie della bellissima recensione. Sono il regista e questa è la locandina ufficiale https://www.cinemaitaliano.info/lultimosoledellanotte
RispondiEliminaSu google immagini si trova anche un artwork disegnato da Simone Nigraz Pontieri.
Quella che vedete qui era in realtà provvisoria.
A presto e grazie
Effettivamente questa è davvero bella.
EliminaGrazie per averla segnalata, la metto subito nel post :)
Si, molto meglio
EliminaSembra davvero un'opera interessante. Speriamo si mostri presto.
RispondiEliminaOra come ora temo che si debba avere la fortuna di beccarlo in qualche festival/rassegna. Spero possa venire distribuito più capillarmente, prima o poi!
EliminaIo di solito questi film li recupero tutti, ma questo se non trova un distributore per la sala, speriamo arrivi almeno in DVD o BR
RispondiEliminaSperiamo davvero!
EliminaTi conviene seguire la pagina FB, lì ci sono sempre aggiornamenti :)