Presa dall'atmosfera jokeriana, qualche sera fa ho deciso di riguardare Re per una notte (The King of Comedy), diretto nel 1981 dal regista Martin Scorsese.
Trama: Rupert Pupkin, un nullafacente con ambizioni da comico, cerca in tutti i modi di attirare l'attenzione del famosissimo Jerry Langford per poter partecipare al suo show.
Re per una notte è universalmente conosciuto come il primo, vero flop commerciale di Scorsese e lo stesso regista nel corso degli anni ha dichiarato di essersi pentito di averlo girato, vuoi per problemi di salute, vuoi per problemi sul set, vuoi per la follia intrinseca nel film in sé. Se posso permettermi di contraddire il Maestro, è vero che Re per una notte non rientrerà mai nel mio novero dei suoi film preferiti, tuttavia è comunque una pellicola interessante, assai legata ai temi tanto cari al regista. Anche qui, infatti, abbiamo un protagonista estraneo al tessuto sociale che lo circonda e terrorizzato all'idea di uscire dalla sua comfort zone che in questo caso, attenzione, non è legata all'ambito familiare nonostante Rupert viva solo con mammà (la madre opprimente farà la felicità dei fan di The Big Bag Theory), quanto proprio ai suoi sogni e alle sue ambizioni di diventare qualcuno, di essere un comico famoso al pari di Jerry Langford, l'idolo televisivo dell'America intera. Rupert Pupkin, baffetto da sparviero, completi sgargianti e faccia da schiaffi, è il prototipo dell'individuo affetto da manie di grandezza, talmente convinto di essere importante e necessario che le sue illusioni hanno smesso di essere separate dalla realtà, tanto che i suoi colloqui immaginari con Jerry Langford arrivano ad influenzarla come se fossero avvenuti davvero; per il modo in cui si rapporta con gli altri, Pupkin risulta spesso un personaggio odioso e sfiancante, meritevole di venire preso a schiaffi per ore, eppure l'aspetto interessante della sceneggiatura di Paul Zimmerman è il modo in cui i due personaggi principali rifuggono le etichette e i giudizi tranchant. Pupkin è odioso ma "simpatico", ingenuo nella sua continua ricerca del successo a tutti i costi, e la sua dichiarazione finale (meglio Re per una notte che buffone per tutta la vita) stringe il cuore, perché è il pensiero recondito di qualsiasi normale "fallito", messo da parte perché strano ed inquietante quando magari avrebbe davvero, dentro di sé, la stoffa per emergere se solo gliene venisse data l'occasione.
La furbizia della sceneggiatura di Zimmerman risiede nel non far ascoltare, fino all'ultimo, il contenuto degli eventuali monologhi comici di Pupkin, il quale risulta così assillante senza motivo e ridicolo, cosa che ci spinge ad abbracciare il razionale punto di vista di Jerry Langford e della sua bella assistente, oltre ad empatizzare con lo showman. Il povero Langford, infatti, per tutto il film viene costretto a subire le attenzioni sgradite non solo di Pupkin e della sua "alleata" Masha, ma anche delle persone per strada, convinte di "possederlo" in quanto personaggio famoso e di potergli chiedere qualunque cosa in virtù della sua posizione privilegiata ("ti venisse il cancro!!"); in realtà, Langford è un uomo comune, né migliore né peggiore degli altri, con tutti i diritti di avere la sua privacy nonostante lo status di "star"... eppure, sul finale, ci ritroviamo anche a pensare che Jerry avrebbe potuto evitare tutta l'ordalia subita se solo avesse dato una possibilità a Rupert, concedendogli un minimo cenno d'interesse, ad ecco che l'empatia si sostituisce ad un pizzico di antipatia per la sua spocchia "immotivata". Così va il mondo, siamo tutti umani e sognatori, pronti giustamente a metterci nei panni dei più sfortunati anche se non ce ne sarebbe motivo, soprattutto se gli sfortunati in questione sono dei matti da primato, e Re per una notte gioca proprio su questa contraddizione, rivelandosi così più interessante e meno sciocco di quanto non appaia.
Il viaggio allucinante ed allucinato di Re per una notte, con la sinergia perfetta tra Scorsese e la Schoonmaker, artefici di sequenze nelle quali realtà e fantasia si compenetrano, i cartonati all'interno di una stanza chiusa diventano un enorme salotto televisivo e il buon vecchio tubo catodico inghiotte interamente lo schermo cinematografico, non esisterebbe senza due grandi attori come Robert De Niro e Jerry Lewis. Il primo è istrionico e sfiancante, dall'inizio alla fine, nei suoi monologhi o quando duetta con una folle e incazzatissima Sandra Bernhard; mi sarebbe piaciuto ascoltare la voce originale ma purtroppo ho recuperato il film solo in italiano e debbo fare i complimenti alla bonanima di Ferruccio Amendola per il tour de force, ché più che un personaggio scorsesiano Rupert Pupkin sembra stato concepito da Tarantino per la sua devastante logorrea. A fargli da contraltare c'è Jerry Lewis, favoloso esempio di come un attore comico possa dare tanto, anzi, tantissimo a un film drammatico. Abituati come siamo ai suoi ruoli da Picchiatello, vedere un Jerry Lewis serio e appesantito è abbastanza scioccante, anche perché se Rupert non smette un secondo di parlare, Langford sta spesso in silenzio, preferendo comunicare attraverso sguardi di puro odio, disprezzo ed esasperazione, quasi la sua sanità mentale rischiasse di spezzarsi ogni volta che Pupkin ciccia fuori come un pupazzo a molla (magistrale la sequenza in cui Pupkin si presenta, non invitato, a casa del comico, quasi interamente improvvisata, con reazioni genuine da parte di Jerry Lewis). Insomma, alla fin della fiera mi ritrovo a dover ringraziare Todd Phillips e il suo Joker, perché senza quest'opera probabilmente non avrei mai più riguardato Re per una notte e sarebbe ingiustamente finito nel dimenticatoio: sfruttate la risonanza mediatica di Joker e recuperatelo, o guardatelo se non lo avete mai visto, ne vale la pena!
Del regista Martin Scorsese, che compare in un piccolo cameo nei panni del regista dello show, ho già parlato QUI mentre Robert De Niro (Rupert Pupkin) lo trovate QUA.
Jerry Lewis interpreta Jerry Langford. Americano, lo ricordo per film come Il nipote picchiatello, Ragazzo tuttofare, L'idolo delle donne, Le folli notti del dottor Jerryll, I 7 magnifici Jerry e Bentornato, picchiatello!, inoltre ha partecipato a serie come Batman, Innamorati pazzi e doppiato un episodio de I Simpson. Anche sceneggiatore, cantante, regista e produttore, è morto nel 2017, all'età di 91 anni.
Sandra Bernhard interpreta Masha. Comica americana, ha partecipato a film come Hudson Hawk - Il mago del furto, Il fuggitivo della missione impossibile, Zoolander e a serie quali Alfred Hitchcock presenta, I viaggiatori delle tenebre, I racconti della cripta, Clueless, Highlander, Ally McBeal, I Soprano, Will & Grace, Pappa e ciccia e American Horror Story, oltre ad aver lavorato come doppiatrice in Hercules, American Dad! e I Griffin. Anche sceneggiatrice e produttrice, ha 64 anni.
Nel film compaiono i genitori di Martin Scorsese, la mamma solo come voce della madre di Rupert e il papà tra gli avventori del bar nell'ultima scena; Diahnne Abbot, che interpreta Rita, è stata moglie di Robert De Niro dal 1976 (anno in cui è uscito Taxi Driver, dove l'attrice fa una comparsata) al 1988. A prendere in giro Rupert quando litiga con Masha ci sono invece Mick Jones, Joe Strummer, e Paul Simonon, membri dei Clash, mentre Liza Minnelli avrebbe dovuto comparire come guest star e cantare New York, New York ma di lei è rimasto solo un cartonato. Tra coloro che "non ce l'hanno fatta" segnalo anche Meryl Streep, che ha rinunciato al ruolo di Masha. Detto questo, se Re per una notte vi fosse piaciuto potreste recuperare Man on the Moon. ENJOY!
si è conosciuto come un opera minore di scorsese ma è particolare, un vero cult
RispondiEliminaPer me i cult di Scorsese sono altri, però questo merita di venire visto più di una volta :)
EliminaMan On The Moon!!! Quando Jim Carrey valeva ancora qualcosa.
RispondiEliminaLa sua stella si è un po' appannata, sì :(
EliminaCiao, a me è piaciuto, quando l'ho visto anni fa; e guarda caso l'ho visto molto vicino a Man on the Moon 8jim Carrey supremo!)
RispondiEliminaSì, sono due film che andrebbero visti e rivisti! :)
EliminaAnche io, dopo aver visto il capolavoro Joker, ho una gran vogli di vedere questo film, che secondo me, tra le ispirazioni di Phillips è la più diretta. Ne ho un ricordo sbiadito, ma non lo considero tra i meno riusciti di Scorsese, anzi ...
RispondiEliminaE' disponibile su Netflix di nuovo, quindi è facile da recuperare *__*
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