Approfittando di uno sconto su Chili, col Bolluomo abbiamo recuperato L'uomo del labirinto, scritto e diretto nel 2019 dal regista Donato Carrisi, nonché tratto dal suo romanzo omonimo.
Trama: una ragazza viene liberata dopo una prigionia di 15 anni e due uomini, un profiler e un investigatore spiantato, cercano di capire l'identità del suo rapitore.
L'uomo del labirinto mi aveva colpita fin dal trailer, più virato sull'horror sovrannaturale che sul thriller, e assai simile alle copertine del manga Doubt di Yoshiki Tonogai; quell'uomo con la testa di coniglio e gli occhi rossi a cuoricino mandava brividi giù per la schiena e l'aggiunta di due signori attori come Dustin Hoffman e Toni Servillo era quel qualcosa in più che mi avrebbe spinta ad andarlo a vedere. Non so come mai, alla fine, non ero riuscita ad andare in sala, ma forse è stato meglio così. Intendiamoci, L'uomo del labirinto non è un brutto film ed è a tratti molto inquietante, però ha delle caratteristiche che non ho apprezzato granché, in primis un "sovraccarico" di elementi perturbanti e stilosi che mi ha dato da pensare a come la pellicola di Carrisi sembri più un film di apparenza che di sostanza. Sulla trama, niente da dire. Il film lavora su due piani paralleli, da una parte l'indagine del profiler Green, costretto a discernere il sogno dalla realtà nei racconti confusi di una ragazza traumatizzata, dall'altra parte Bruno Genko, investigatore morente che vorrebbe fare almeno una cosa buona nella vita, dopo aver rifiutato all'epoca la richiesta dei genitori di Samanta di indagare sulla scomparsa della figlia. Lo spettatore è costretto, giustamente, a fare attenzione a tutto ciò che viene detto all'interno del film, zeppo di piccoli dettagli risolutori, tuttavia si inseriscono, a livello di regia e fotografia, degli elementi scorretti e dissonanti che spingerebbero i ragionamenti del pubblico verso una determinata direzione, frustrata da quel finale in cui tutto torna, lasciando con un palmo di naso chi pensava di aver capito ogni cosa.
La voglia di confondere lo spettatore si mescola al desiderio di creare sequenze quanto più "fasulle" possibile, non tanto durante le visioni, evocative ed interessanti, di Samanta, quanto nel corso di tutto lo storyarc dedicato a Bruno Genko, all'interno del quale predominano colori saturi con preponderanza di rosso, giallo ed ocra (in contrasto con le scene in cui è presente il dottor Green, molto più "televisive" non solo a livello di fotografia ma anche di regia), punti di vista strani e soluzioni visive fumettistiche, che a tratti mi hanno ricordato alcune sequenze di Sin City, soprattutto quando il personaggio viene mostrato in macchina, con paesaggi posticci che scorrono nei finestrini. Ragionando col senno di poi sono scelte sensate e anche intelligenti, ma lo stesso ho ravvisato un senso di scorrettezza nei confronti dello spettatore, forse spinta da una naturale antipatia nei confronti dei due personaggi principali, che mi sono sembrati interpretati da due attori normalmente bravi ma svogliati, in particolare Dustin Hoffman (penalizzato anche da un doppiaggio non all'altezza). Onestamente, nemmeno Toni Servillo mi è parso particolarmente a suo agio nel ruolo di Bruno Genko, surclassato da uno stuolo di caratteristi tra il weird e l'ambiguo, sicuramente molto "americani" nel loro modo di essere e di porsi. Di sicuro, L'uomo del labirinto è un film che potrebbe vendere molto bene all'estero, proprio per il suo stampo poco italiano, dal respiro internazionale, tuttavia avrei preferito che l'intera operazione non si fosse "vergognata" delle sue origini e fosse riuscita ad essere originale e nostrana come per esempio il recente The Nest.
Di Dustin Hoffman (Dottor Green) e Toni Servillo (Bruno Genko) ho già parlato ai rispettivi link.
Donato Carrisi è il regista e sceneggiatore della pellicola. Nato a Martina Franca, ha diretto La ragazza nella nebbia, sempre tratto da un suo romanzo. Ha 47 anni.
Effettivamente non riesco ad essere attirata da questo titolo, nonostante i due attori protagonisti, come se già presagissi quello che dici tu sulle loro interpretazioni. Però se c'è qualcosa di interessante, quantomeno dal punto di vista visivo e registico, quasi quasi gli si può dare un'opportunità.
RispondiEliminaE' un film che non so onestamente se consigliare o meno. Se lo trovi aggratis o quasi, perché no?
EliminaIo ho letto il libro, che mi è piaciuto, anche se non tanto quanto quello a cui è collegato, "Il Suggeritore". Volevo vedere il film al Cinema, ma poi ho optato per altro, in quel periodo. È comunque nella mia lista, e penso di vederlo, anche perché sono molto curioso di vedere com'è stato adattato. Non so se hai letto il libro, ma per come è narrata la storia (ma da ciò che hai scritto credo abbiano provato a essere quanto più fedeli allo script originale), non era poi così facile farci un film che non "mostrasse" troppo agli spettatori. Cosa che riesce molto più semplice in un libro... ;)
RispondiEliminaIl libro mi manca ma ti posso assicurare che fino all'ultimo il "twist" shyamalano non si intuisce, quindi in questo è veramente efficace.
EliminaDiciamo che è un filino sovraccarico
RispondiEliminaMa giusto un pochino, eh XD
EliminaHaha anche tu usi gli sconti "alimentari" di Chili😀
RispondiEliminaLo ammetto u.u
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