mercoledì 24 giugno 2020

The Vast of Night (2019)

Incuriosita da varie recensioni, qualche giorno fa ho recuperato su Prime Video il film The Vast of Night, opera prima del regista Andrew Patterson, qui anche co-sceneggiatore.


Trama: in una cittadina del New Mexico, durante una partita di basket, un conduttore radiofonico e una centralinista si ritrovano ad avere a che fare con inquietanti fenomeni...


The Vast of Night è un film molto particolare, che non vi consiglio di guardare quando siete molto stanchi. Non che sia particolarmente complesso, ma è assai verboso, perché i realizzatori hanno dovuto sopperire al budget risicatissimo e ogni cosa non mostrata viene evocata nella mente dello spettatore da dialoghi e racconti, spesso al telefono. E voi direte "che noia, un film di fantascienza dove non si vede nulla e dove parlano e basta! Che senso ha?" Ha senso, invece, e non come mera operazione nostalgia. L'atmosfera di The Vast of Night è proprio quella dei drammi radiofonici, prima ancora che dei telefilm anni '50 richiamati fin dalla prima inquadratura della pellicola, un'atmosfera che rievoca tempi innocenti in cui la gente credeva davvero a ciò che veniva detto in radio e non aveva altro modo, per verificare le informazioni ottenute da altri, che credere, ciecamente; in una società razzista, terrorizzata dal comunismo, dove l'evento principale è la finale del campionato di basket scolastico, dove il governo è visto sia come un'entità salvifica che come il crogiolo dei peggiori misteri, dove le prime tecnologie cominciano a fare capolino, è normale che anche delle strane interferenze telefoniche mettano la pulce nell'orecchio, soprattutto quando a captarle sono giovani curiosi. Ma l'avventura in cui si imbarcheranno Fay, centralinista al turno di notte, ed Everett, conduttore di un programma radiofonico, non è un'allegra impresa à la Goonies, quanto piuttosto una graduale presa di coscienza, attraverso testimonianze agghiaccianti di persone costrette al silenzio, di qualcosa di orribile che rischia di mettere in pericolo tutti gli abitanti del paese.


"La vastità della notte" diventa così qualcosa di insondabile, di impossibile da comprimere in uno schermo, ma nonostante questo il film non manca di inventiva, affatto. Anzi, per essere un esordiente Andrew Patterson ha idee molto chiare sul modo in cui tenere desta l'attenzione dello spettatore e superare i limiti di budget, tra piani sequenza geniali e un montaggio intelligente. Tra le sequenze indimenticabili c'è un lungo piano sequenza, per l'appunto, ripreso ad altezza "cane" (e il cane in effetti a un bel momento compare), che segue i personaggi in un lunghissimo giro tra i luoghi toccati dai passi dei protagonisti, apparentemente "seguiti" da qualcosa di sconosciuto nei posti più familiari, che arriviamo a conoscere e forse ad amare con loro; la seconda sequenza che mi ha molto colpita, invece, è quella che vede la brava Sierra McCormick sola al centralino, in un crescendo di suspance offerta semplicemente dai suoi gesti, dai suoni che udiamo, dalle espressioni dell'attrice, per non parlare della conversazione telefonica con Billy, molto più inquietante di qualunque visione "intera" di ciò che si nasconde nelle notti apparentemente tranquille dell'America degli anni '50. The Vast of Night è dunque un film piccolo ma con parecchi assi nella manica e brava Amazon che se l'è accaparrato, facendo così conoscere Andrew Patterson a un pubblico più ampio. Magari la prossima volta gli daranno il budget che merita?



Di Sierra McCormick, che interpreta Fay Crocker, ho già parlato QUI.

Andrew Patterson è il regista e sceneggiatore della pellicola, al suo film d'esordio. Americano, anche produttore, ha 38 anni.


10 commenti:

  1. Visto e boh... se avesse avuto la durata di un episodio di Ai Confini Della Realtà al quale chiaramente si ispira, l'avrei apprezzato di più.
    Invece ho dovuto un po' lottare con la noia, il vuoto cosmico della prima parte, nonostante la bella trovata del piano sequenza. Tecnica che viene ripetuta anche in altri momenti della pellicola in cui tutto avviene senza stacchi, con inquadratura fissa come fosse amatoriale.
    E amatoriale sembra anche l'immagine, scura, quasi sfocata.
    Da me ne ho parlato dicendo che se l'avesse avuto in mano un Zemeckis, uno Spielberg, ma anche un Villeneuve, sarebbe stato un filmone perché l'idea di base è buona.
    Invece un po' di delusione me l'ha lasciata.
    Ma non possiamo ovviamente essere sempre d'accordo no?

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    1. Beh ma l'avesse avuto in mano uno dei tre autori da te nominati avrebbero innanzitutto avuto il budget, cosa che qui mancava.
      Per questo apprezzo ancor più l'inventiva di Patterson e perdono gli immancabili ed inevitabili difetti di fotografia ecc.

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  2. Lo sperimentalismo che piace a me. Ci ho trovato un amore per la fantascienza e per la narrazione in generale che mi ha incantato, nonostante le parole di troppo. O forse proprio per quelle?

    Super promosso.

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    1. L'amore e la passione ce li ho visti anche io, per questo lo promuovo come te :)

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  3. Già dal "particolare" mi hai conquistato, anche se non sei la prima che ne parla ed avevo già intenzione di vederlo ;)

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  4. Lo vedrò al più presto anche io perché adoro queste atmosfere nei film.

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  5. Molto suggestivo, anche se un po' esile. Sarà comunque interessante seguire i passi futuri di questo regista, sperando che non resti imprigionato nella riproposizione di un mondo e un periodo "nostalgico" (sarebbe ora che il cinema di genere cominciasse a guardare in avanti anziché sempre all'indietro!).

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    1. Spero davvero che non sarà così. E soprattutto che gli diano un budget discreto!

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