Attirata dalle recensioni positive su Letterboxd, ho recuperato in questi giorni The Fallout, opera prima della regista e sceneggiatrice Megan Park.
Trama: sopravvissuta ad una sparatoria a scuola, Vada cerca come può di superare il trauma...
Documentarsi sulle stragi scolastiche americane è qualcosa di sconfortante e i numeri che escono fuori dalla mera lettura di pochi articoli sono da mettersi le mani nei capelli, così come la chiara percezione della necessità, da parte di studenti ed insegnanti, di proteggersi da qualcosa purtroppo insito nella cultura della loro "gloriosa" nazione. Non esistono leggi chiare né mezzi di prevenzione salvo la loro versione delle nostre esercitazioni antincendio, esiste solo la certezza che possedere delle armi è un diritto e che le pene per chi le lascia alla portata dei minori, in alcuni stati, sono anche troppo blande, nonostante le stragi scolastiche siano solo la punta dell'iceberg di incidenti mortali praticamente quotidiani. L'idea che mi sono fatta, da quarantenne italiana che la scuola non la vedrà mai più nemmeno col lanternino, è quella di un ambiente "rassegnato", fatto di persone che vivono tranquille nonostante esercitazioni ad hoc e che cercano di non pensare alla concreta possibilità di morire più per una sparatoria in classe che per un incidente stradale; ovvio, il fatto che l'intera società sia ormai rassegnata non vuol dire che simili eventi non siano scioccanti e drammatici, e da qui parte appunto il film The Fallout che racconta, come da titolo, gli strascichi di una strage scolastica.
L'esordiente Megan Park sceglie, in maniera molto intelligente, di non mostrarci nulla della strage e di metterci nei panni di tre ragazzi terrorizzati che, mentre le pallottole esplodono, pregano disperatamente che all'assassino non venga mai in mente di entrare nel bagno dove sono rifugiati, in una delle sequenze più angoscianti viste quest'anno. Dopo questo inizio concitato e sconvolgente, The Fallout rallenta, mette da parte ogni tentativo di fare critica sociale o analizzare i motivi che hanno portato alla strage e preferisce concentrarsi su Vada, una normalissima ragazza senza particolari pregi o difetti, una studentessa "qualsiasi" che non ha né la capacità né l'interesse di trasformare un'esperienza orribile in uno spunto per migliorare la società o la vita dei suoi coetanei. Da questo punto di vista, The Fallout è apprezzabile per non essere né il solito film americano d'incoraggiamento o formazione, né l'ennesimo ritratto dell'angst giovanile tutto drama e autodistruzione, piuttosto cerca di riportare fedelmente una realtà in cui i sopravvissuti vorrebbero solo tornare a vivere normalmente, ad essere ragazzini "stupidi" con problemi "semplici" legati ad amicizie, amori e famiglia. Vada (e con lei Mia, una delle ragazze più popolari della scuola) si ritrova presa tra il terrore cieco che le impedisce di tornare a scuola e il desiderio di avere contatti umani che abbiano vissuto la sua stessa esperienza e non la forzino ad aprirsi o a ricordare; attraverso il suo sguardo, arriviamo a cogliere tutte le sfumature del trauma, non solo di chi ha provato l'orrore sulla pelle o ha perso qualcuno ma anche delle vittime collaterali, soprattutto dei familiari di chi è sopravvissuto e ne è uscito irrimediabilmente cambiato.
Questo drammatico slice of life funziona in primis grazie alla bravura degli interpreti, visto che i legami umani sono il cuore di The Fallout. Il film è quasi interamente retto dalla meravigliosa interpretazione della giovane Jenna Ortega la quale, oltre ad essere bellissima a mio parere, incarna alla perfezione l'esempio di una generazione "smart" perennemente connessa, ben consapevole di tutti i problemi che affliggono il mondo eppure per nulla interessata ad affrontarli; Vada riconosce la fortuna di essere sopravvissuta ma non riesce a trovare un motivo per cui le sia toccata, e il disagio derivante dall'assenza di un "motivo", di un qualcosa che la indichi come speciale o migliore di altri o destinata ad un futuro grandioso, è palpabile in ogni azione dell'attrice. La bravura della Ortega è tale da far brillare tutto il resto del cast, anche in virtù dei bei dialoghi scritti da Megan Park, e riesce a dar vita a molti momenti toccanti (soprattutto durante i dialoghi con la sorellina minore, perfetto esempio di annoying pre-teen che si atteggia a donnina vissuta ma riesce comunque a risultare adorabile) e a parecchie sequenze apparentemente divertenti e sciocche, eppure tinte di una tristezza impossibile da ignorare. Il messaggio offerto dalla Park e dal suo The Fallout non è incoraggiante, nonostante il linguaggio giovane e spesso allegro utilizzato, e lascia addosso allo spettatore la terribile e, ahimé, realistica sensazione di gioia e tranquillità precarie, di un equilibrio passeggero che rischia di venire mandato in frantumi in pochissimo tempo, di giovani (e, con loro, di famiglie ed insegnanti) abbandonati da quello Stato che dovrebbe tutelare la loro vita quotidiana e la loro felicità. Se dovesse arrivare in Italia, date una chance a questa perlina, visto che Jenna Ortega avrà in futuro parecchio da dire!
Di Jenna Ortega (Vada) e Shailene Woodley (Anne) ho già parlato ai rispettivi link.
Jenna Ortega ultimamente è ovunque, ma più delle sue scelte, mi fido di te e mi segno questo titolo parecchio interessante.
RispondiEliminaGrazie!
Jenna Ortega è adorabile e non vedo l'ora che esca Wednesday su Netflix, ho idea che sarà un'ottima Mercoledì Addams!
EliminaSembra interessante!
RispondiEliminaBuon pomeriggio.
Lo è davvero. Spero proprio venga distribuito presto in Italia.
EliminaLa Woodley è una delle mie preferite, quindi non me lo perdo.
RispondiEliminaPoi fammi sapere come l'hai trovato! :)
Elimina