La natura orribile del 2020 non dà tregua e l'ultima settimana è stata una delle più tremende. Anche per settembre il blog rallenterà parecchio e onestamente non so nemmeno se riuscirò a scrivere qualcosa di interessante su The New Mutants, diretto e co-sceneggiato nel 2020 dal regista Josh Boone.
Trama: giovanissimi mutanti vengono rinchiusi in un istituto per tenere sotto controllo i loro poteri, almeno finché, dopo l'arrivo di Dani Moonstar, anche quello comincia a diventare un luogo pericoloso e popolato da incubi...
Come ho scritto, è stata una settimana bruttissima, e tutto quello che volevo per tirarmi un po' su era andare al cinema e guardare un film che aspettavo dal 2017. Preparata da critiche impietose, sono partita rassegnata all'idea di vedere come minimo una schifezza, ma ero talmente stanca e talmente pessimista che l'idea di distruggere un film nato nel 2017, rimandato per anni, riscritto a seguito di deliri legati a case di produzione e acquisizioni assortite, destinato a nascere già morto in quanto impossibilitato a diventare parte di una franchise mutante globale, dove il personaggio di Essex/Sinistro è stato forzatamente eliminato proprio per i disastri produttivi di cui sopra diventando un nome buttato lì senza un perché, mi è sembrato ingiusto. Come dice Elio, "Gino Bramieri è molto più indulgente, ti prego sii accondiscendente, concedimi l'amnistia" e io la voglio concedere a 'sto povero The New Mutants, che mi ha tenuto compagnia per un'ora e mezza durante la quale mi sono divertita molto più che con l'ultimo, mediocre X-Men. E' vero, The New Mutants "non è horror, non è cinecomic, sa soltanto quello che non è", per continuare con le citazioni, e in soldoni è un lungo episodio di Buffy The Vampire Slayer, più volte ed insistentemente nominato e visto, ambientato in un manicomio, avente per protagonisti superadolescenti dai superproblemi, non necessariamente simpatici. La "Buffy" della situazione è Dani Moonstar, dotata nei fumetti del potere di cerare visioni basate sulle paure o i desideri di amici/nemici, qui piagata da un enorme "dono" di natura non ben definita e che, dopo essersi ritrovata sola al mondo, diventa paziente di un istituto popolato da altri quattro mutanti come lei, ognuno vittima di un passato orribile legato alla prima manifestazione della loro natura. Abbiamo quindi Rahne, licantropa dal complicato rapporto con la Chiesa, il campagnolo Sam, una sorta di razzo umano, il ricco Roberto che si "scalda" troppo (poi ci torniamo) e la misteriosa Illyana, che può teletrasportarsi e creare varchi sul cosiddetto Limbo (e torniamo anche lì) ma è soprattutto una Cordelia da primato; il passato di questi ragazzi viene sviscerato nel momento in cui a ognuno di loro capita di affrontare visioni terrificanti legate ai loro traumi, visioni che diventano sempre più tangibili, pericolose e incontrollabili.
Non è un caso che molti abbiano citato Nightmare 3, visto che l'ambientazione e le visioni lo richiamano parecchio nelle atmosfere, ma The New Mutants non si appoggia tanto sull'elemento horror, quanto più sul "drama" delle relazioni tra adolescenti problematici, che nel giro di 90 minuti offre allo spettatore tutto quello che a una serie Netflix servirebbero tre stagioni per sviscerare: romanticismo, tensioni sessuali, razzismo, senso di inferiorità, traumi irrisolti, competitività e gelosia, tutto scorre davanti agli occhi del pubblico grazie alla consapevolezza di chi avrebbe voluto girare una trilogia e invece se l'è tristemente presa nello stoppino, ridotto a tirare tutti i fili di qualcosa che viene imbastito con tranquillità nella prima parte del film e poi esplode frettolosamente nella seconda parte, azione compresa. Se non si ha piacere di stare al gioco, ovviamente, ciò è quanto di peggio possa accadere in un film, soprattutto quando moltissime cose vengono date per scontate e alcune travalicano proprio la logica. Per esempio, i fan delle saghe mutanti potrebbero riuscire a colmare tutti i buchi nella storia di Illyana e rimettere un po' a posto la questione del Demone Orso oltre che quella di Essex (spoiler: alla fine di X-Men: Apocalisse si legge il suo nome su una valigetta. Se fate il conto degli anni, capirete che The New Mutants avevano cominciato a progettarlo nel 2016 e che avrebbe dovuto essere legato ad Apocalisse ma ciccia), mentre lo spettatore "normale" potrebbe chiedersi perché diamine i cinque mutanti non fuggano quando Cecilia dorme (non credo possa mantenere un campo di forza ampio decine di miglia nel sonno), perché la stessa Cecilia non si sia difesa con un campo di forza dopo l'attacco di Rahne o perché Illyana non possa semplicemente teletrasportarsi via e mandare tutti al diavolo, e questi sarebbero tutti dubbi legittimi quanto quella leggera puzza di bruciato che si sente ogni volta che viene tirato il freno sull'aspetto horror del film.
Gli altri, ovvero chi come me aveva per il belino di stare a fare barba e capelli a The New Mutants, potranno invece apprezzare l'idea di realizzare un film che non sia la solita saga del cosplay mutante tamarro fatto male. La mancanza di tutine e costumi viene compensata da almeno tre personaggi con un minimo di personalità, Rahne e Illyana in primis, interpretati da giovani attori che ci hanno messo tutta la passione del mondo, salvo ovviamente chi è stato costretto ad interpretare Roberto DaCosta, che già era privo di personalità e nerbo nei fumetti, figuriamoci in un film dove viene messo giusto come riempitivo (ah, per amor di horror facciamolo pure "scaldare" senza un motivo, ma trattasi di batteria solare umana. E il povero Sam, certo, è molto fotogenico ricoprirlo di lividi, ma ogni volta che vola dovrebbe crearsi attorno al suo corpo un campo di forza, altrimenti altro che ossa rotte, avrebbe dovuto direttamente morire). Maisie Williams e Anya Taylor Joy sono una gioia per gli occhi di chi ha amato i loro personaggi nei fumetti. La prima, paffutella e piccolina, incarna tutta la tragica dolcezza della Wolfsbane degli inizi, quella innocente e timida, costretta a reprimere una natura lupina fatta di istinti sotto un'educazione cattolica rigida e violenta, vessata dall'incubo del maledetto reverendo Craig, mentre la seconda sembra uscita dritta dalla matita di Bill Sienkiewicz e ammetto di essere rimasta a bocca aperta durante tutta la sequenza finale a vederla brandire la Spada dell'Anima e a combattere col draghetto Lockeed, altro delizioso omaggio per nerd al quale ho abboccato come il pesce ignorante che sono. E per il resto sì, avrebbe potuto e dovuto essere più horror. Sì, avrebbe potuto e dovuto essere più compatto narrativamente e meno frettoloso. Sì, alla fine della fiera c'è la somma delusione di avere avuto per le mani un film sfortunato che forse non avrebbe nemmeno dovuto uscire, tanto rimarrà lì, come l'aratro nel maggese, come la sua villainess di carta velina. Ma onestamente sono dell'idea che mi sarebbe dispiaciuto non vedere alcune delle belle cose presenti nel film e quindi, sarà che in questo periodo ogni piccolissima gioia mi pare un immenso regalo, non riesco a voler male a questo The New Mutants.
Di Anya Taylor-Joy (Illyana Rasputin), Charlie Heaton (Sam Guthrie) e Alice Braga (Cecilia Reyes) ho parlato ai rispettivi link.
Josh Boone è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Colpa delle stelle. Anche produttore, ha 41 anni e dirigerà alcuni episodi dell'imminente serie tratta da L'ombra dello scorpione.
Maisie Williams interpreta Rahne Sinclair. Inglese, famosa per il ruolo di Arya Stark nella serie Il trono di spade, ha partecipato a film come Mary Shelley - Un amore immortale e serie quali Doctor Who; come doppiatrice, ha lavorato in Robot Chicken. Anche produttrice, ha 23 anni.
Henry Zaga, che interpreta Roberto DaCosta, è nel cast dell'imminente L'ombra dello scorpione, dove interpreterà Nick Andros. Jon Hamm era stato scelto per il ruolo di Sinistro e aveva portato a termine tutte le riprese, ma il personaggio è stato completamente eliminato durante il reshoot mentre Rosario Dawson ha rinunciato al ruolo di Cecilia Reyes. Se The New Mutants vi fosse piaciuto o se siete per la completezza totale, recuperate X-Men, X-Men 2, X-Men - Conflitto finale, X-Men - L'inizio, X-Men: Giorni di un futuro passato, X-Men: Apocalisse, X-Men: Dark Phoenix, X-Men Origins: Wolverine, Wolverine - L'immortale, Logan - The Wolverine, Deadpool e Deadpool 2. ENJOY!
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martedì 8 settembre 2020
martedì 20 marzo 2018
Marrowbone (2017)
Il passaparola internettiano mi ha portata a recuperare Marrowbone, diretto e sceneggiato nel 2017 dal regista Sergio G. Sánchez. NO SPOILER, ovvio!
Trama: dopo la morte della madre, quattro ragazzi si ritrovano a vivere soli in una casa isolata che nasconde un terribile segreto.
Prima di iniziare il post urge ringraziare Melissa e Mr. Ink che si sono sbattuti a scrivermi per segnalarmi l'esistenza di Marrowbone. Purtroppo, tra lavoro, incombenze casalinghe, necessità di rinforzare la zampa destra dopo la lesione, fidanzati poco anglofili, un po' (ma non troppa) di vita sociale e necessità di dormire almeno 6 ore altrimenti divento intrattabile rischio di perdermi un buon 90% delle novità o comunque di recuperarle dopo mesi quindi continuate a segnalare, per favore: la mia prima reazione è quella di aggiungere una cordina al cappio che mi sto confezionando onde appendermi a uno degli alberi dell'orto (visto anche l'anno di merda che sto passando e la sfiga perennemente in agguato) ma è un momento che passa e lascia subito il posto ad enorme gratitudine e aMMore spropositato. Detto questo, parliamo di Marrowbone. Il film è l'elegante semi-esordio alla regia dello sceneggiatore di The Orphanage e di quest'ultimo mantiene la natura di storia gotica a base di oscuri segreti che riesce allo stesso tempo a portare avanti un importante lavoro di approfondimento dei personaggi, tridimensionali come raramente succede in questi casi. Marrowbone è il nuovo cognome dei fratelli Jack, Billy, Jane e Sam, quattro ragazzi che, assieme alla madre, sono tornati a vivere nella casa d'infanzia di quest'ultima per fuggire all'orrore di un passato neppure troppo remoto; con questo cambiamento d'identità i cinque sperano di ricominciare una nuova vita, lasciandosi alle spalle tutti i demoni, ma dopo una calda e troppo breve estate felice passata insieme la madre muore, lasciando al figlio più grande l'incombenza di nascondere l'attuale condizione di orfani onde evitare che i fratelli gli vengano portati via. Dopo la morte della madre, la casa apparentemente tanto accogliente comincia inoltre ad emanare un'aura oscura e qualcosa al suo interno perseguita e spaventa i ragazzi, una sensazione di disagio che si accompagna, almeno per i più piccoli, all'impossibilità di uscire all'esterno per non destare sospetti negli abitanti del villaggio, mentre Jack ha il suo bel daffare a trovare i soldi per impedire che la casa materna venga loro tolta. Questa reclusione forzata e la paura dell'esterno, dell'"altro", pur se mitigata dalla presenza salvifica della giovane Allie (che diventerà l'interesse amoroso di Jack), rimanda non solo al già citato The Orphanage ma anche a The Others e al più recente The Lodgers, tutti film imperniati sul concetto di famiglia e traumi del passato che richiamano spesso e volentieri presenze ultraterrene poco amichevoli, talvolta nate dal senso di colpa di chi è rimasto in vita.
Altro non aggiungerei sulla trama di Marrowbone, film pieno di misteri e twist da scoprire a poco a poco, elegante nella messinscena e soprattutto graziato dalle ottime prove di giovani attori tra i più talentuosi di oggi. Fa specie che il film di Sánchez sia stato co-prodotto da Telecinco Cinema, branca della Mediaset spagnola, quando il massimo che la rete del Berlusca riesce a realizzare da noi sono fiction tra l'imbarazzante e l'inguardabile; in Italia i giovani attori sono delle macchiette ridicole, incapaci di parlare in maniera naturale senza forzare dialetti o lingua italiana, e spesso la stessa cosa vale per artisti più affermati, mentre Marrowbone offre il fior fiore della bravura giovanile. A onor del vero, Charlie Heaton e la sua faccia un po' addormentata non mi fanno impazzire né qui né in Stranger Things (quest'anno sono diventata #TeamSteve) ma George MacKay regge sulle sue spalle rosce buona parte della tensione del film, interpretando alla perfezione il ruolo di fratello maggiore determinato ma insicuro, ed è affiancato da due attrici splendide (oltre che da un pargoletto delizioso!). Di Anya Taylor-Joy ho parlato spesso e forse questo è il suo ruolo meno "gotico" ma la trovo perfetta anche nei panni della giovane ragazza indipendente e innamorata, con un look anni '60 che le si addice proprio, e Mia Goth ha una bellezza particolarissima che la rende adatta ad interpretare personaggi fuori dal tempo, intrisi di una malinconia, per l'appunto, gotica. Nomen omen in questo caso. La bravura degli attori e l'importante lavoro di scrittura fatto sui personaggi rende Marrowbone un film "ibrido", lontano dalle ghost stories americane moderne, fatte in gran parte di jump scare ed effetti speciali fracassoni, che si prende tutto il tempo di raccontare innanzitutto una storia umana e difficile, capace di commuovere il pubblico con quel modo tutto iberico di assestare cazzotti all'altezza dello stomaco. Al momento è sicuramente uno dei film migliori visti in quest'anno cinematografico cominciato all'insegna della delicatezza e dell'amore per il bello: è un caso che The Orphanage, prima sceneggiatura di Sánchez, fosse stato prodotto da Del Toro? Noi del Bollalmanacco pensiamo di no, quindi fatevi il favore di recuperare Marrowbone, non ve ne pentirete!
Di George MacKay (Jack), Anya Taylor-Joy (Allie) e Mia Goth (Jane) ho parlato ai rispettivi link.
Sergio G. Sánchez è il regista e sceneggiatore della pellicola. Spagnolo, famoso soprattutto per la sceneggiatura di film come The Orphanage e The Impossible, ha 45 anni.
Charlie Heaton interpreta Billy. Inglese, diventato famoso per il ruolo di Jonathan Byers nella serie Stranger Things, ha partecipato a film come Shut In. Ha 24 anni e un film in uscita, New Mutants, dove interpreterà Sam "Cannonball" Guthrie.
Se Marrowbone vi fosse piaciuto recuperate The Orphanage e Crimson Peak. ENJOY!
Trama: dopo la morte della madre, quattro ragazzi si ritrovano a vivere soli in una casa isolata che nasconde un terribile segreto.
Prima di iniziare il post urge ringraziare Melissa e Mr. Ink che si sono sbattuti a scrivermi per segnalarmi l'esistenza di Marrowbone. Purtroppo, tra lavoro, incombenze casalinghe, necessità di rinforzare la zampa destra dopo la lesione, fidanzati poco anglofili, un po' (ma non troppa) di vita sociale e necessità di dormire almeno 6 ore altrimenti divento intrattabile rischio di perdermi un buon 90% delle novità o comunque di recuperarle dopo mesi quindi continuate a segnalare, per favore: la mia prima reazione è quella di aggiungere una cordina al cappio che mi sto confezionando onde appendermi a uno degli alberi dell'orto (visto anche l'anno di merda che sto passando e la sfiga perennemente in agguato) ma è un momento che passa e lascia subito il posto ad enorme gratitudine e aMMore spropositato. Detto questo, parliamo di Marrowbone. Il film è l'elegante semi-esordio alla regia dello sceneggiatore di The Orphanage e di quest'ultimo mantiene la natura di storia gotica a base di oscuri segreti che riesce allo stesso tempo a portare avanti un importante lavoro di approfondimento dei personaggi, tridimensionali come raramente succede in questi casi. Marrowbone è il nuovo cognome dei fratelli Jack, Billy, Jane e Sam, quattro ragazzi che, assieme alla madre, sono tornati a vivere nella casa d'infanzia di quest'ultima per fuggire all'orrore di un passato neppure troppo remoto; con questo cambiamento d'identità i cinque sperano di ricominciare una nuova vita, lasciandosi alle spalle tutti i demoni, ma dopo una calda e troppo breve estate felice passata insieme la madre muore, lasciando al figlio più grande l'incombenza di nascondere l'attuale condizione di orfani onde evitare che i fratelli gli vengano portati via. Dopo la morte della madre, la casa apparentemente tanto accogliente comincia inoltre ad emanare un'aura oscura e qualcosa al suo interno perseguita e spaventa i ragazzi, una sensazione di disagio che si accompagna, almeno per i più piccoli, all'impossibilità di uscire all'esterno per non destare sospetti negli abitanti del villaggio, mentre Jack ha il suo bel daffare a trovare i soldi per impedire che la casa materna venga loro tolta. Questa reclusione forzata e la paura dell'esterno, dell'"altro", pur se mitigata dalla presenza salvifica della giovane Allie (che diventerà l'interesse amoroso di Jack), rimanda non solo al già citato The Orphanage ma anche a The Others e al più recente The Lodgers, tutti film imperniati sul concetto di famiglia e traumi del passato che richiamano spesso e volentieri presenze ultraterrene poco amichevoli, talvolta nate dal senso di colpa di chi è rimasto in vita.
Altro non aggiungerei sulla trama di Marrowbone, film pieno di misteri e twist da scoprire a poco a poco, elegante nella messinscena e soprattutto graziato dalle ottime prove di giovani attori tra i più talentuosi di oggi. Fa specie che il film di Sánchez sia stato co-prodotto da Telecinco Cinema, branca della Mediaset spagnola, quando il massimo che la rete del Berlusca riesce a realizzare da noi sono fiction tra l'imbarazzante e l'inguardabile; in Italia i giovani attori sono delle macchiette ridicole, incapaci di parlare in maniera naturale senza forzare dialetti o lingua italiana, e spesso la stessa cosa vale per artisti più affermati, mentre Marrowbone offre il fior fiore della bravura giovanile. A onor del vero, Charlie Heaton e la sua faccia un po' addormentata non mi fanno impazzire né qui né in Stranger Things (quest'anno sono diventata #TeamSteve) ma George MacKay regge sulle sue spalle rosce buona parte della tensione del film, interpretando alla perfezione il ruolo di fratello maggiore determinato ma insicuro, ed è affiancato da due attrici splendide (oltre che da un pargoletto delizioso!). Di Anya Taylor-Joy ho parlato spesso e forse questo è il suo ruolo meno "gotico" ma la trovo perfetta anche nei panni della giovane ragazza indipendente e innamorata, con un look anni '60 che le si addice proprio, e Mia Goth ha una bellezza particolarissima che la rende adatta ad interpretare personaggi fuori dal tempo, intrisi di una malinconia, per l'appunto, gotica. Nomen omen in questo caso. La bravura degli attori e l'importante lavoro di scrittura fatto sui personaggi rende Marrowbone un film "ibrido", lontano dalle ghost stories americane moderne, fatte in gran parte di jump scare ed effetti speciali fracassoni, che si prende tutto il tempo di raccontare innanzitutto una storia umana e difficile, capace di commuovere il pubblico con quel modo tutto iberico di assestare cazzotti all'altezza dello stomaco. Al momento è sicuramente uno dei film migliori visti in quest'anno cinematografico cominciato all'insegna della delicatezza e dell'amore per il bello: è un caso che The Orphanage, prima sceneggiatura di Sánchez, fosse stato prodotto da Del Toro? Noi del Bollalmanacco pensiamo di no, quindi fatevi il favore di recuperare Marrowbone, non ve ne pentirete!
Di George MacKay (Jack), Anya Taylor-Joy (Allie) e Mia Goth (Jane) ho parlato ai rispettivi link.
Sergio G. Sánchez è il regista e sceneggiatore della pellicola. Spagnolo, famoso soprattutto per la sceneggiatura di film come The Orphanage e The Impossible, ha 45 anni.
Charlie Heaton interpreta Billy. Inglese, diventato famoso per il ruolo di Jonathan Byers nella serie Stranger Things, ha partecipato a film come Shut In. Ha 24 anni e un film in uscita, New Mutants, dove interpreterà Sam "Cannonball" Guthrie.
Kyle Soller interpreta Tom Porter. Americano, ha partecipato a film come Anna Karenina e Fury. Ha 35 anni.
Se Marrowbone vi fosse piaciuto recuperate The Orphanage e Crimson Peak. ENJOY!
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