Ebbene sì, alla fine anche io sono riuscita a guardare Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga (Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga), diretto dal regista David Dobkin.
Trama: Lars Erickssong, cinquantenne islandese che vive ancora col papà, ha un solo sogno: partecipare all'Eurovision Song Contest assieme all'amica d'infanzia Sigrit, con la quale forma i Fire Saga. Per una serie di circostanze assurde, i due si qualificano come candidati per l'Islanda ma la strada per la vittoria è ancora molto lunga...
Alzi la mano chi non conosce l'Eurovision Song Contest, trashissimo carrozzone canoro che, ogni anno, delizia il pubblico con un inquietante festival a base di esibizioni tra lo sgargiante e l'imbarazzante e un'altissima percentuale di canzonacce provenienti da tutta Europa (più eventuali nazioni ospiti e la sempreverde Australia). Negli ultimi anni è tornato ad essere famoso anche in Italia grazie alla partecipazione degli ultimi vincitori di Sanremo, Mahmood in primis, ma io ne sono venuta a conoscenza nell'ormai lontano 2006, anno in cui vinsero i meravigliosi Lordi, proprio perché in Australia è un evento famosissimo e assai amato. A quanto pare, nonostante in America non se lo fili praticamente nessuno, Will Ferrell è diventato un fan sfegatato del festival grazie alla moglie svedese e ha quindi deciso di co-sceneggiare questa storia "celebrativa" avente per protagonista il gruppo fittizio dei Fire Saga, l'Albano e Romina d'Islanda; inutile dire che gli USA hanno accolto quest'ultima produzione Netflix a pernacchie e sputi ma per chi ha anche poca familiarità con l'Eurovision non è una visione malvagia, non del tutto almeno. Cominciamo dai difetti e togliamoci il dente. Eurovision Song Contest è il tipico film di e con Will Ferrell, dove il comico interpreta un bambinone sui generis, dall'intelletto limitato e dai grandi sogni, proiettato verso un obiettivo da raggiungere. Partiamo dal presupposto che se non amate il comico americano potete anche evitare di fare un tentativo, il problema stavolta è che Ferrell ha premuto anche troppo l'acceleratore sugli aspetti infantili delle gag e del personaggio (i momenti "I see you!" "I see you too!!" o la telefonata del "Sindaco di Vittoria" mi hanno letteralmente imbarazzata), inoltre il film è anche troppo lungo ed è zeppo di tempi morti che rischiano di annoiare lo spettatore occasionale, il quale potrebbe non riuscire a "risollevarsi" nel corso delle sequenze più riuscite.
Le sequenze in questione, per inciso, non mancano, e sono tutte quelle che perculano l'Eurovision e le sue canzoni orecchiabili e sciocchine. I picchi di genialità vengono toccati subito all'inizio, con il tamarrissimo video immaginario dei Fire Saga sulle note di Volcano Man, continuano con un'altra canzone epica, Ja Ja Ding Dong, e culminano nel momento in cui vengono scomodati persino gli Elfi islandesi e, in mezzo, lo spettatore ha modo di apprezzare le parodia delle migliori trashate scenografiche mai approdate sul palco dell'Eurovision, compresa una ruota per criceti, e delle canzoni più folli; a tal proposito, il personaggio che vince a man bassa è il cantante russo interpretato da quel gran pezzo di figliolo di Dan Stevens, palesemente divertito nei panni di un animale da spettacolo senza vergogna e con qualche segretuccio nel boudoir. La sua canzone, Lion of Love, è il perfetto esempio di cosa rischiate di trovarvi davanti nel momento esatto in cui doveste avere il coraggio di guardare l'Eurovision almeno una volta nella vita ma, per chi è davvero fan e il festival lo ama, il film è anche pieno di omaggi amichevoli e rispettosi, con una sequenza di singalong in particolare che sicuramente farà felice gli appassionati. Di base, il reale problema di Eurovision Song Contest è il suo essere un po' troppo simile al festival in sé: per arrivare alle esibizioni davvero interessanti o memorabilmente trash bisogna passare per la mediocrità più bieca (che, mi dispiace dirlo, risiede proprio nel cuore del film, nel rapporto sentimentale e artistico tra Lars e Sigrit) e potrebbe anche non valerne la pena. Personalmente, mi sono divertita e ho ritenuto di non aver sprecato due ore della mia esistenza, ma sicuramente esistono film migliori, non posso negarlo. The Anchorman, per esempio, dove la genialità Ferrelliana non cala nemmeno per un istante e le risate non vengono mai interrotte da pensieri infausti come "cosa diavolo sto guardando e perché?" o da modi di dire quali beggars can't be choosers (specialmente in tempi di Covid).
Del regista David Dobkin ho già parlato QUI. Will Ferrell (Lars Erickssong), Rachel McAdams (Sigrit Ericksdottir), Dan Stevens (Alexander Lemtov) e Pierce Brosnan (Erick Erickssong) li trovate invece ai rispettivi link.
Ólafur Darri Ólafsson interpreta Neils Brongus. Americano, ha partecipato a film come Zoolander 2, Il GGG - Il grande gigante gentile, Shark - Il primo squalo, Animali fantastici: I crimini di Grindelwald, e a serie quali True Detective e N0S4A2; come doppiatore ha lavorato in Dragon Trainer - Il mondo nascosto. Anche produttore e sceneggiatore, ha 47 anni.
Il film è zeppo di guest star pescate tra i partecipanti delle vecchie edizioni dell'Eurovision Song Contest ma anche di "omaggi". Per esempio, non sono i Lordi quelli che a un certo punto compaiono mascherati sul palco, con lo pseudonimo di Moon Fang, bensì i Bogus Gasman, una band inglese ska-punk, mentre tra i veri cantanti, quasi tutti riuniti nel sing-along a casa di Alexander, ci sono John Lundvik (Svezia 2019), Anna Odobescu (Moldavia 2019), Bilal Hassani (Francia 2019), Loreen (vincitrice per la Svezia nel 2012), Jessy Matador (Francia 2010), Alexander Rybak (vincitore per la Norvegia nel 2009), Jamala (vincitrice per l'Ucraina nel 2016), Elina Nechayeva (Estonia 2018), Conchita Wurst (vincitrice per l'Austria nel 2014), Netta Barzilai (vincitrice per Israele nel 2018) e Salvador Sobral (vincitore per il Portogallo nel 2017, è il musicista di strada che suona il piano). Non dimentichiamo poi la presenza di Demi Lovato nei panni di Katiana e di Graham Norton, presentatore ufficiale dell'Eurovision per la BBC. Le canzoni di Rachael McAdams, Dan Stevens e Melissanthi Mahut sono invece cantate, rispettivamente, da Molly Sandén, Erik Mjönes e Petra Nielsen. ENJOY!