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mercoledì 21 marzo 2018

L!fe Happens (2011)

Dopo aver ripescato il titolo da una vecchia rubrica del blog mi è capitato di vedere L!fe Happens, diretto e co-sceneggiato nel 2011 dalla regista Kat Coiro.


Trama: Kim e Deena sono due twentysomething che vivono assieme e conducono una vita sregolata a base di feste e rapporti occasionali. Proprio durante uno di questi Kim rimane incinta e si ritrova a dover essere madre single mentre tutti attorno a lei sembrano realizzare qualsiasi obiettivo nella vita, Deena in primis...



Avvicinandosi i quaranta sempre più gente (leggi: padre e madre) comincia a domandarsi quando metterò la testa a posto sfornando un simpatico pargoletto e sempre più persone attorno a me (leggi: amiche di una vita) decidono di intraprendere il cammino della maternità/paternità con una serenità d'animo che talvolta gli invidio. Il problema è che io, pur non essendo gnocca come la Ritter e la Bosworth e pur avendo una decina di anni in più, sono cazzona come i due personaggi da loro ritratti e l'idea di ritrovarmi ricoperta di rigurgito latteo mentre cambio un pannolino invece, che so, di salire sul primo volo per la Nuova Zelanda e darmi alla pazza gioia per una settimana (o anche semplicemente andare una sera al cinema), consacrandomi per almeno 18 anni buoni al totale benessere psico-fisico di una mini-persona potenzialmente spaccamaroni, mi riempie appena appena d'ansia. A causa di questa disposizione d'animo, ho apprezzato parecchio che un film come L!fe Happens, almeno in parte, affrontasse la gravidanza indesiderata di Kim con un realismo che non coincide necessariamente con eccesso di drama e situazioni deprimenti, quanto piuttosto con piccoli scazzi quotidiani, difficoltà oggettive sia nella gestione della casa e del lavoro sia nella vita privata, fino ad arrivare alla tipica situazione di rottura che solitamente precede l'atto risolutivo in questo genere di "commedie formative". D'altra parte, per quanto la si possa infiocchettare, una gravidanza imprevista o non desiderata non è necessariamente un evento positivo e rischia di distruggere l'esistenza di una persona che dovesse ritrovarsi in una situazione già precaria di suo; se poi, come nel caso di L!fe Happens, si aggiunge la beffa di essere rimaste incinte perché l'ultimo preservativo l'ha "vinto" la coinquilina che nel frattempo è diventata ricca e famosa ha senso anche ritrarre la giovane mamma come una persona non tagliata per esserlo, ridotta a soffrire la propria situazione fino al punto di combatterla, negandola, con tutte le sue forze prima di rendersi conto che la vita "capita" e che una situazione potenzialmente negativa può anche nascondere delle belle sorprese. Per tutti, ci mancherebbe, persino per un inquietante stalker che meriterebbe di non vedere le donne neppure col binocolo.


Sì, nonostante quello che ho scritto all'inizio L!fe Happens è comunque una commedia rosa travestita da pellicola indipendente, che marcia spedita verso la sua conclusione a tarallucci e vino e richiede allo spettatore di tapparsi il naso senza badare troppo al fatto che, gira che ti rigira, nonostante le premesse realistiche si parla comunque di donne bellissime, libertine ma dal cuore di mamma, femministe ma in cerca del principe azzurro, spiantate ma comunque in grado di costruirsi una carriera invidiabile nel giro di un annetto al massimo accompagnate da uomini rozzi ma fighi oppure stalker ma interessanti. Insomma, proprio quello che happens nelle l!fe di tutti i giorni, come no! Forse in quella della Ferragni, sebbene lei non si sia beccata un uomo né figo né interessante. Ma non divaghiamo. Nonostante tutto non sono riuscita a volere male a L!fe Happens non solo perché l'ho presa come una semplice commedia divertente senza troppe pretese ma anche perché adoro Krysten Ritter (motivo per cui mi sono messa a guardare un film che avrebbe potuto farmi seriamente schifo) e la Bosworth si è rivelata un'esilarante protagonista/spalla capace di interpretare un personaggio che, di fatto, si becca tutte le battute migliori. Altra gioia è stata quella di rivedere il Prior di Angels in America, ovvero l'attore Justin Kirk, probabilmente l'unico capace di nobilitare il solito personaggio fuori dalle righe che tenta di concupire una delle protagoniste conquistandola coi suoi modi assurdi dopo essere stato rimbalzato per mezzo film (ops, spoileROTFL). Mettendo quindi assieme attori capaci, mise accattivanti, quel pizzico di follia in grado di invogliare lo spettatore ad avere Kim e Deena (e la loro terza coinquilina) come amiche, un po' di brani simpatici in pieno spirito "giovani sgallettate americane crescono" il risultato è che L!fe Happens diventa un film guardabile e perfetto per una di quelle sessioni di "stira & mira" alle quali periodicamente siamo costrette noi povere fanciulle spargolate... o magari per le mamme che con un occhio devono stare attente ai loro frugoletti!


Di Krysten Ritter (che interpreta Kim e ha co-sceneggiato il film), Kate Bosworth (Deena), Justin Kirk (Henri) e Seymour Cassel (Pop Pop) ho già parlato ai rispettivi link.

Kat Coiro è la regista e co-sceneggiatrice del film. Americana, ha diretto pellicole come Una rete di bugie. E' anche attrice e produttrice.


Geoff Stults interpreta Nicholas. Americano, ha partecipato a film come 2 single a nozze, J. Edgar e a serie quali Settimo cielo, How I Met your Mother e Bones. Anche produttore, ha 40 anni e un film in uscita.


Kristen Johnston interpreta Francesca. Americana, indimenticata Sally della serie Una famiglia del terzo tipo, ha partecipato a film come Austin Powers - La spia che ci provava, I Flinstones in Viva Rock Vegas, Austin Powers in Goldmember e ad altre serie quali Sex and the City, E.R. Medici in prima linea e Ugly Betty. Ha inoltre lavorato come doppiatrice per serie come Kim Possible. Ha 50 anni e due film in uscita.


Jason Biggs interpreta Sergei. Americano, lo ricordo per film come American Pie, American School, Assatanata, American Pie 2, Jay & Silent Bob... fermate Hollywood!, American Pie - Il matrimonio, Jersey Girl e American Pie: Ancora insieme, inoltre ha partecipato a serie come Will & Grace e lavorato come doppiatore per Teenage Mutant Ninja Turtles - Tartarughe Ninja. Anche produttore, ha 39 anni e un film in uscita.


domenica 11 gennaio 2015

Big Eyes (2014)

A Natale, si sa, i miracoli possono accadere. Ed è così che, senza preavviso, anche il multisala di Savona ha deciso di programmare Big Eyes, diretto dal regista Tim Burton nel 2014. Potevo forse lasciarmelo sfuggire?


Trama: dopo essere scappata dal primo marito portandosi dietro la figlia, l'artista Margaret Hawkins incontra Walter Keane. L'uomo la sposa e, per una serie di circostanze, comincia a spacciare per propri i quadri della donna, caratterizzati da figure coi grandi occhioni, raggiungendo così inaspettate vette di successo...


Tim Burton, lo sanno ormai anche i bambini, è un grande fan della pittrice Margaret Keane, ha comprato lui stesso alcuni suoi quadri e, all'epoca della relazione con Lisa Marie, aveva commissionato all'artista un ritratto della compagna. Eppure, guardando Big Eyes non ho avuto la sensazione di vedere riportata su pellicola la vita di Margaret Keane quanto piuttosto l'ignoranza e l'insensibilità di un certo tipo di pubblico che VUOLE a tutti i costi un determinato prodotto e così non ho potuto fare a meno di pensare ad un parallelo tra il regista e l'artista a cui l'ultimo film di Tim Burton è dedicato. Margaret Keane comincia la sua carriera in sordina ed è solo "grazie" alla lingua lunga del marito Walter che qualcuno, finalmente, nota quei tristi ed inquietanti bimbi dagli enormi occhi lacrimosi; Walter, che ha sempre voluto fare il pittore, rivendica così la paternità di quelle opere e nel corso del film, mano a mano che il suo successo aumenta, schiavizza sempre più la moglie con becere scuse, costringendola a chiudersi in casa a dipingere in segreto per ogni occasione che aumenterebbe la visibilità di questi quadri fino al punto da arrivare a riconoscerli SUOI e, allo stesso tempo, di commercializzarli in ogni salsa, tanto che i grandi occhi dei bambini ritratti perdono ogni parvenza di anima, diventando soltanto dei kitchissimi alienetti disprezzati dalla critica. A quel punto la Keane era già arrivata a realizzare quadri da poter rivendicare anche in pubblico, cercando di realizzarli con uno stile diverso (che purtroppo interessava ben pochi) che potesse dare corpo a sentimenti ed emozioni che ormai la donna non riusciva più ad esprimere tramite quello che era ormai diventato un lavoro a cottimo, prevedibile, viziato dal manierismo. Se la decisione della Keane vi smuove o, perlomeno, vi ricorda qualcosa, molto probabilmente anche voi, una volta nella vita, vi sarete chiesti "che fine ha fatto Tim Burton?".


Non sentitevi in colpa, ché una domanda simile me la sono posta anche io alla fine di Big Eyes. La potenza di un film però sta in quello che lascia nel corso del tempo, non subito dopo la visione, e in questi giorni in me si è innescato un pensiero nuovo che mi ha portata a rivalutare la pellicola e a ritenerla uno dei migliori Tim Burton recenti. Le ultime opere del regista (sì, anche quel Frankenweenie che pur mi era piaciuto) non erano altro che dei quadri di bambini dagli occhi grandi ed immensamente vuoti, il tentativo di tornare a dare al pubblico quello che voleva dopo il devastante cambio di marcia de Il pianeta delle scimmie, con risultati ovviamente disastrosi (tolto Big Fish); sempre il solito Johnny Depp, sempre la stessa Bonham Carter, sempre la solita poetica del diverso, sempre i soliti personaggi vagamente gotici ma sempre più privi di quella poesia, di quell'ironia vintage, di quella struggente malinconia che erano riuscite a rendere unico persino un cinecomic (anche se ancora non si chiamavano così) come Batman - Il ritorno. "Rivogliamo il vecchio Tim Burton" è una cosa che ho detto spesso anche io e ad ogni sua pellicola ancora spero ingenuamente in un suo ritorno ma la verità è che i tempi e le persone cambiano, soprattutto gli artisti; continuare a mungere sempre la stessa vacca, per accontentare pubblico e critica, quando ormai davvero in quell'ambito non si ha più nulla da dire, significa tirare fuori degli obbrobri e venire detestati e svalutati. Ecco così che Burton si affida ad Amy Adams e Christoph Waltz (la prima brava, il secondo immenso, un perfetto cialtrone che ruba spesso e volentieri la scena alla protagonista) per creare il suo film forse meno "personale", meno riconoscibile sicuramente per quel che riguarda lo stile di regia e la colonna sonora, indiscutibilmente "semplicino" e ben lontano dai capolavori del regista ma anche più rilassato, più piacevole dal punto di vista della sceneggiatura, ironico e graffiante a tratti ma soprattutto coinvolgente ed interessante: ecco quello che mancava agli ultimi film di Burton, signori, la capacità di coinvolgere emotivamente un pubblico che si ritrovava a sbadigliare davanti a tanta freddezza, tanto manierismo privo di contenuti e, inevitabilmente, a ricoprire di giusti insulti il povero Tim. Che tornerò, giustamente, ad insultare per la scellerata decisione di dirigere Beetlejuice 2 ma che, dopo questo delizioso Big Eyes, attenderò con piacere per quel che riguarda Miss Peregrine's Home for Peculiar Children, sperando davvero che il regista abbia trovato una nuova strada.


Del regista Tim Burton ho già parlato QUI. Amy Adams (Margaret Keane), Christoph Waltz (Walter Keane), Jason Schwartzman (Ruben), Danny Houston (Dick Nolan) e Jon Polito (Enrico Banducci) li trovate invece ai rispettivi link.

Krysten Ritter interpreta DeeAnne. Americana, ha partecipato a film come Margaret, Veronica Mars - Il film e a serie come Veronica Mars, Una mamma per amica e Breaking Bad; come doppiatrice ha lavorato nelle serie Robot Chicken e The Cleveland Show. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 33 anni e due serie Marvel in uscita, A.K.A. Jessica Jones e The Defenders, dove dovrebbe interpretare per l'appunto l'eroina Jessica Jones.


Terence Stamp interpreta John Canaday. Inglese, lo ricordo per film come Superman, Superman II, Link, Priscilla - La regina del deserto e Wanted - Scegli il tuo destino. Ha 75 anni e un film in uscita.


Gli sceneggiatori Scott Alexander e Larry Karaszewski avevano già lavorato allo script del precedente biopic di Tim Burton, Ed Wood. Kate Hudson e Thomas Haden Church erano la prima scelta per interpretare i due protagonisti ma sono stati "sostituiti" da Reese Witherspoon e Ryan Reynolds; la lunga gestazione del progetto ha costretto però i due attori ad abbandonare l'impresa, lasciando posto così ad Amy Adams e Christoph Waltz. Se volete invece vedere la vera Margaret Keane al di fuori dei titoli di coda, sappiate che la trovate seduta su una panchina alle spalle dei due protagonisti nella scena in cui dipingono al parco. Detto questo, se Big Eyes vi fosse piaciuto recuperate anche Saving Mr. Banks, Big Fish ed Ed Wood. ENJOY!

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