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domenica 15 luglio 2018

La prima notte del giudizio (2018)

Martedì sera sono andata a vedere La prima notte del giudizio (The First Purge), diretto dal regista Gerard McMurray, ultimo capitolo della saga cominciata nel 2013 da James DeMonaco, qui solo sceneggiatore.


Trama: Il governo americano dei Nuovi Padri Fondatori tenta un esperimento a Staten Island: per un'intera notte la popolazione viene lasciata libera di indulgere in qualsiasi tipo di crimine, omicidio compreso, senza ripercussioni. Mentre alcune persone traggono vantaggio da questa libertà, altre cercano disperatamente di sopravvivere...



Prima di scrivere questo post ho riletto tutti quelli che ho pubblicato nel corso degli anni relativamente alla saga de La notte del giudizio in quanto, purtroppo, non ho avuto il tempo di recuperare tre film in tempo utile per arrivare al cinema preparata. Affidandomi a quanto io stessa ho scritto, posso affermare che quella de La notte del giudizio è una delle saghe più coerenti ed ambiziose del cinema di genere moderno, partita in sordina con un home invasion ben fatto ma quasi “banale” ed arrivata a toccare temi importanti e soprattutto attuali, specchio della realtà dell’America odierna e in generale del mondo. La prima notte del giudizio si concentra sull’origine dello “sfogo” e parte dall’elezione di un esponente dei Nuovi Padri Fondatori come presidente; quest’ultimo, dotato di un’intelligenza salvino-trumpiana, si ritrova per le mani un paese allo sbando, senza soldi per tornare a far funzionare l’economia e con tassi di povertà e disoccupazione alle stelle (d’altronde, HA stato il Pid… ehm, Obama o qualunque altro presidente democratico per lui), quindi lui e il suo staff non hanno altro modo per risolvere il problema se non quello più drastico, ovvero eliminare alla radice tutto ciò che “offende” l’opinione pubblica e l’americano medio-ricco. Se rammentate, già a partire da La notte del giudizio – Anarchia si era venuta a creare la contrapposizione tra i ricchi che possono permettersi di rimanere in casa durante la notte dello sfogo, protetti da costosissimi sistemi di sicurezza, e i poveri che sono costretti a barricarsi in casa incrociando le dita, mentre mercenari e soldati pagati dal governo serpeggiano tra la gente comune per eliminare più indesiderati possibile (e se ci scappa qualche casualty abbiente, pace!). Qui, questo aspetto della trama si fa ancora più marcato: la notte dello sfogo viene presentata al pubblico come test comportamentale con possibilità di influenzare in meglio il tessuto sociale, abbassando i crimini e la violenza, ma in realtà il gabinetto del presidente fa leva fin dall’inizio sul bisogno di denaro dei cittadini di Staten Island, ridotti ormai alla fame e preda dei vari boss della droga presenti sul territorio, incentivandoli a partecipare attivamente allo sfogo proprio per legittimarlo.


I giochi di potere ai piani alti mostrati nel film, con conseguente discorso allucinante di un membro dei Nuovi Padri Fondatori, sono agghiaccianti per la loro inquietante plausibilità, nonché specchio nemmeno tanto distorto della mentalità facilona degli estremismi che stanno prendendo sempre più piede in tutto il mondo, con governicchi messi in piedi da bonobi urlanti perennemente incazzati e legittimati da un popolo terrorizzato che non si sofferma a considerare le implicazioni di gesti drastici o violenti ma pensa solo al proprio orticello, facendosi imbambolare da promesse vuote e pubblicità realizzate ad hoc.  Allo stesso modo, la “maschera” indossata dai partecipanti allo sfogo, così come la stupidità di chi lo prende come occasione per organizzare party, sono altrettante stilettate verso i leoni da tastiera che si nascondono dietro l’anonimato di un nickname per sputare le peggio cose in faccia alla gente e verso chi, semplicemente, non capisce una beneamata minchia e si rifugia nella sua beata e superficiale ignoranza. E’ un peccato che tutti questi spunti di satira velenosa, benché magari un po’ troppo “esplicita”, quasi volesse venire in contro alle limitate capacità mentali del pubblico, si annacquino nella sagra del cliché nigga a base di pesantissima musica rap/hip-hop, tamarreide, droga e “Yo, negro!”. Seguire le vicissitudini di Dimitri detto D, boss della droga locale che da gangsta pronto a difendere solo il suo territorio diventa un mix tra Commando e Bruce Willis capace di sbaragliare DA SOLO soldati e mercenari (ma grazie a quale genere di addestramento, per inciso? No, perché va bene far parte di una banda di strada ma avere la meglio su fior di militari addestrati mi pare troppo…) per il bene dell’intera Staten Island, lì per lì è anche coinvolgente ma dopo un po' stufa proprio in virtù del piattume del personaggio e di chi lo spalleggia. Per carità, non che Frank Grillo fosse un attorone impegnato in chissà quale personaggio ma un po' la sua mancanza di sente. E si sente, soprattutto, l'assenza della mano di James DeMonaco, con quei giochi di luci al neon e le soluzioni visive tra lo spettacolare e il perturbante che caratterizzavano i primi capitoli della saga; Gerard McMurray non ha la stessa mano e si vede, soprattutto a un certo punto, con quelle dannate luci stroboscopiche che si accendono e si spengono sui pianerottoli, viene quasi voglia di "sfogarsi" su di lui. Ma queste, ovviamente, sono le lamentele di una vecchia rompiscatole, in quanto La prima notte del giudizio merita una visione e non solo per dovere di completezza quanto per il suo essere cupo specchio di ciò che potrebbe davvero succedere domani, ovunque. Dateci un'occhiata e poi correte a chiudervi in casa per la paura.


Di Marisa Tomei, che interpreta il Dr. Updale, ho già parlato QUI.

Gerard McMurray è il regista della pellicola. Anche produttore, attore e sceneggiatore, ha diretto il film Burning Sands: Il codice del silenzio.


La prima notte del giudizio è il prequel della saga e può essere guardato tranquillamente anche senza avere visto gli altri: per dovere di completezza, se il film vi fosse piaciuto, recuperate quindi La notte del giudizio, Anarchia - La notte del giudizio e La notte del giudizio - Election Year. ENJOY!


giovedì 5 luglio 2018

(Gio)WE, Bolla! del 5/7/2018

Buon giovedì a tutti! Dopo Il sacrificio del cervo sacro il multisala continua a voler bene a me e al mio amico horroromane e per la prima volta in tot anni fa arrivare a Savona il nuovo capitolo de La notte del giudizio. La fine del mondo è vicina, ammisci! ENJOY!

La prima notte del giudizio
Reazione a caldo: Ottimo!
Bolla, rifletti!: Ammetto di non essere una grandissima appassionata della saga, che ha cominciato benissimo per poi afflosciarsi, ma siccome sono una puntigliosa rompipalle non posso snobbare così brutalmente il prequel e capire come diamine sono nati gli ormai famigerati "sfoghi". Fingers crossed!

Prendimi
Reazione a caldo: Nutro sentimenti contrastanti...
Bolla, rifletti!: Da un lato mi sembra una cretinata, dall'altro l'idea di un gruppo di amici che porta avanti da anni un gioco del "ce l'hai" rischiando la vita, la carriera e la famiglia mi intriga. Probabilmente segnerò per un futuro recupero, fosse solo per la presenza di Jeremy Renner.

Stronger - Io sono più forte
Reazione a caldo: Idem come sopra
Bolla, rifletti!: Normalmente queste storie vere (Stronger racconta la storia di un ragazzo rimasto orribilmente mutilato nell'attentato durante la maratona di Boston) mi mettono un'ansia e una tristezza terribili, tuttavia leggo di come Stronger superi i cliché e ci metta parecchio cuore. Vista la presenza di Gyllenhaal non stento a crederlo, quindi non escludo di non andarlo a vedere!

Al cinema d'élite si respira aria francese!

L'amore secondo Isabelle
Reazione a caldo: Hmmm
Bolla, rifletti!: Altro film potenzialmente interessante visti i nomi coinvolti: Juliette Binoche, l'amato Gérard, Claire Denis. Peccato per il brevissimo tempo di programmazione, che coincide con un weekend molto impegnato. Che dire, aspetterò un recupero casalingo!

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