Ultima degli ultimi (in più di un senso visto che credo di essere l'unica ad esserlo andata a vedere al cinema), martedì ho guardato The Boy, del regista William Brent Bell.
Trama: Greta è una ragazza americana che si reca in Inghilterra per lavorare come babysitter alle dipendenze di una ricchissima famiglia. I problemi sorgono quando il bambino da accudire si rivela una bambola di porcellana, la cui cura è governata da strettissime regole...
Forse dovrei considerare la chiusura del Bollalmanacco. No, non è uno sfogo dovuto alla mancanza di commenti, lettori o quant'altro ma semplicemente alla mancanza di memoria. Alla fine della recensione di Le metamorfosi del male avevo scritto "Ormai il nome William Brent Bell l'ho segnato sull'agenda nera degli indesiderati e confido non mi farà mai più fessa". Infatti sono subito corsa al cinema a vedere The Boy, fresca come un quarto di pollo. Fortunatamente la mia dabbenaggine stavolta non è stata punita o, meglio, non come avrei meritato, in quanto The Boy non è un film orribile come L'altra faccia del diavolo o insignificante come Le metamorfosi del male, bensì un prodottino simpatico che si lascia guardare dall'inizio alla fine. Ovviamente, chi legge da un po' di tempo il blog sa benissimo che la mia opinione è viziata da un atavico terrore nei confronti di bambole, pupazzi, clown e affini, fobia che mi ha quasi portata alla morte durante il primo tempo del film (mai ho benedetto tanto la scelta di rimettere l'intervallo!), alla fine del quale ho letteralmente chiesto pietà all'amico Ale sussurrando "Ale, io me ne vado! Non ce la faccio più!"; d'altronde, il maledetto Brahms, questo il nome del bambolotto, fa percepire la sua presenza incombente anche quando non è inquadrato e l'intera prima parte del film è giocata interamente sul mistero che lo circonda, sulle regole da seguire pedissequamente per non incorrere nella sua ira e sulla condizione solitaria della bambinaia Greta, straniera in terra straniera e per di più in fuga da una situazione familiare a dir poco cupa. La seconda parte è più "tranquilla" e mi ha lasciata pressoché indenne, anche perché Greta fortunatamente comincia ad assecondare il pupazzo e viene trattata bene di rimando, senza contare che nella testa dello spettatore mediamente scafato potrebbe cominciare a farsi strada tutta una serie di ipotesi capaci di mettere in discussione ciò che viene mostrato all'interno del film. E più non dimandate.
Si diceva, William Brent Bell. Il regista ha fortunatamente scelto di abbandonare lo stile found footage per abbracciare un più anonimo ma sicuramente molto più piacevole approccio classico; niente telecamere nascoste, per intenderci, che in casa di Brahms non arriva nemmeno il WI-FI, ma comunque tante soggettive ad altezza bambolotto, riprese ad ampio respiro tipiche degli horror a tema "casa infestata" e parecchi omaggi a gente del calibro di Carpenter e della bonanima di Wes Craven, soprattutto nella seconda parte del film. L'ambientazione, per chi come me ama l'Inghilterra e le vecchie magioni nobiliari, è uno dei punti forti del film, con scenografie che ricreano alla perfezione il senso di isolamento e solitario terrore a cui viene sottoposta la protagonista, grazie anche ad un valido utilizzo di specchi, porte, soffitte e quant'altro possa servire a nascondere eventuali presenze malevole agli occhi dei personaggi e dello spettatore. Neanche a dirlo, il punto debole del film, al di là di una storia che può convincere come no, dipende come al solito dall'occhio di chi guarda, sono invece gli attori; presenze anonime dalla personalità appena abbozzata (il garzone sarà anche simpatico ma è fastidioso come una zanzara mentre il fidanzato manesco sarebbe da appendere al muro subito), non ce n'è uno che rischi di rimanere impresso nella memoria dello spettatore, nemmeno la bellissima Lauren Cohan la quale, perlomeno, ha la fortuna di godere di un minimo di approfondimento psicologico, per quanto trito e ritrito. D'altronde, il vero protagonista del film è il bambolotto Brahms, con quella faccia già inquietante di suo che i realizzatori sono riusciti a rendere ancora più terrificante grazie ad abili giochi di luce in grado di infondergli una strana, impenetrabile e malvagia espressività (se fossi stata in Greta avrei rifiutato il lavoro per principio, ovviamente), quindi se avete paura di questo genere di film come la sottoscritta potreste anche apprezzare. Diciamo che stavolta Bell è riuscito a non farsi schifare come in passato ma, tanto, chi se ne frega: probabilmente la prossima volta avrò di nuovo dimenticato il suo nome!
Del regista William Brent Bell ho già parlato QUI.
Lauren Cohan interpreta Greta Evans. Americana, la ricordo innanzitutto per il ruolo di Maggie Greene nella serie The Walking Dead, inoltre ha partecipato a film come Batman vs Superman: Dawn of Justice e ad altre serie come Supernatural, Beautiful, CSI: NY e Cold Case. Ha 34 anni e un film in uscita.
Per la serie "dove l'ho già visto": Rupert Evans, che interpreta Malcom, era l'agente che diventava il "babysitter" di Hellboy nel primo film dedicato alla creatura di Mike Mignola. Detto questo, se The Boy vi fosse piaciuto recuperate La bambola assassina, Dolls, L'evocazione - The Conjuring e anche La casa nera. ENJOY!
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venerdì 20 maggio 2016
giovedì 12 maggio 2016
(Gio)WE, Bolla! del 12/5/2016
Buon giovedì a tutti! Tra una Guerra Civile e un'Apocalisse la distribuzione italiana prende pausa ma qualcosa di carino (non la Wilde Salomé di Al Pacino con Jessica Chastain, per carità!!) esce comunque... ENJOY!
The Boy
Reazione a caldo: AAAAAAARGHHH!!!
Bolla, rifletti!: L'hanno già visto tutti tranne me e, come direbbe Elio, subito la critica è stata concorde nel definirlo una poottanata. Ma io ho il sacro terrore di bambole e burattini quindi andrò a vederlo e probabilmente non dormirò per una settimana.
Tini - La nuova vita di Violetta
Reazione a caldo: Però questo mi fa più paura...
Bolla, rifletti!: No, davvero. Chi se ne frega di Violetta? Ma soprattutto... chi se ne frega di una Violetta in crisi esistenziale? Mi raccomando, 'ste stron*ate facciamole arrivare tutte a Savona, eh...
Money Monster - L'altra faccia del denaro
Reazione a caldo: Mh...
Bolla, rifletti!: Apparentemente il tema è lo stesso del tesissimo Desconocido - Resa dei conti: in pratica qualcuno, nella fattispecie George Clooney, pasticcia coi soldi altrui e viene giustamente punito per il misfatto, stavolta in diretta TV. Ma il film americano sarà avvincente come quello spagnolo? Ai posteri l'ardua sentenza...
Al cinema d'élite si va invece in ....
Florida
Reazione a caldo: Boh.
Bolla, rifletti!: Storia di un anziano industriale che, dopo aver perso un po' la gibigianna, decide di andare a trovare una delle sue figlie in America. Potrebbe essere interessante ma anche tanto triste quindi devo pensarci un po'...
The Boy
Reazione a caldo: AAAAAAARGHHH!!!
Bolla, rifletti!: L'hanno già visto tutti tranne me e, come direbbe Elio, subito la critica è stata concorde nel definirlo una poottanata. Ma io ho il sacro terrore di bambole e burattini quindi andrò a vederlo e probabilmente non dormirò per una settimana.
Tini - La nuova vita di Violetta
Reazione a caldo: Però questo mi fa più paura...
Bolla, rifletti!: No, davvero. Chi se ne frega di Violetta? Ma soprattutto... chi se ne frega di una Violetta in crisi esistenziale? Mi raccomando, 'ste stron*ate facciamole arrivare tutte a Savona, eh...
Money Monster - L'altra faccia del denaro
Reazione a caldo: Mh...
Bolla, rifletti!: Apparentemente il tema è lo stesso del tesissimo Desconocido - Resa dei conti: in pratica qualcuno, nella fattispecie George Clooney, pasticcia coi soldi altrui e viene giustamente punito per il misfatto, stavolta in diretta TV. Ma il film americano sarà avvincente come quello spagnolo? Ai posteri l'ardua sentenza...
Al cinema d'élite si va invece in ....
Florida
Reazione a caldo: Boh.
Bolla, rifletti!: Storia di un anziano industriale che, dopo aver perso un po' la gibigianna, decide di andare a trovare una delle sue figlie in America. Potrebbe essere interessante ma anche tanto triste quindi devo pensarci un po'...
mercoledì 27 aprile 2016
The Boy (2015)
Nonostante la maggior parte delle persone si chieda come sarà QUESTO The Boy, io sono andata controcorrente e ho scelto di guardare il The Boy diretto e co-sceneggiato nel 2015 dal regista Craig William MacNeill a partire dal romanzo Miss Corpus di Clay McLeod Chapman (al momento impossibile da trovare non solo in italiano ma persino in versione digitale inglese).
Trama: Ted e suo padre John vivono da soli gestendo un motel sull'orlo del fallimento, mentre la madre è scappata già da tempo in Florida. Per raccogliere i soldi necessari a raggiungerla, Ted ripulisce la pericolosa strada davanti al motel dalle carogne degli animali investiti ma un giorno il suo desiderio di aumentare gli introiti causerà un incidente a un misterioso uomo...
Non so se qualcuno di voi si ricorda L'innocenza del diavolo, film in cui un Macaulay Culkin giovanissimo e ancora sulla cresta dell'onda dava del filo da torcere all'altrettanto giovane Elijah Wood palesandosi come serial killer in erba, un piccolo stronzetto a cui nessuno avrebbe addossato le colpe per le quali l'amichetto lo accusava a gran voce. Il film di Joseph Ruben era un thriller senza infamia né lode che puntava molto sulla spettacolarizzazione della cattiveria del personaggio di Culkin e sulla tensione causata da ogni sua apparizione e ovviamente si soffermava poco sui risvolti psicologici della questione, mentre The Boy mi ha stupita per il modo in cui "priva" la storia proprio dell'elemento che più attirerebbe il pubblico, ovvero quello thriller. William MacNeill, regista e sceneggiatore, ci racconta la lenta e graduale nascita di un serial killer non già partendo dalle sue azioni, che pure vengono mostrate con dovizia di particolari macabri, ma dall'ambiente in cui è cresciuto, insistendo molto sullo squallore del motel gestito da un padre palesemente inadatto ad essere genitore, sul paesaggio brullo e privo di attrattiva alcuna, sull'assenza di coetanei con i quali Ted potrebbe rapportarsi e anche sull'apparente vuoto educativo che circonda il piccolo protagonista (Ted sa fare di conto e leggere ma perché non lo si vede mai andare a scuola o fare dei compiti?). La follia di Ted, se di follia poi si tratta, si sviluppa affondando le radici nella terribile solitudine a cui è costretto e nella mancanza di una figura materna che ha scelto di portare via le suole rifugiandosi nell'assolata e più attraente Florida, e i suoi primi, timidi esperimenti con la morte sono strettamente legati alla necessità di ottenere il denaro per raggiungere questa madre lontana; il piccolo, infatti, passa il tempo a raccogliere carcasse di animali dalla strada, per ognuna delle quali il padre lo paga ben 10 centesimi, ed è proprio il bisogno di aumentare gli introiti che lo spinge a non aspettare più il fato crudele ma a farsi ingannatore di bestiole affamate, con metodi di "cattura" sempre più elaborati e, ça va sans dire, pericolosi anche per eventuali automobilisti.
La storia, ovviamente, non si limita a raccontare le gesta di uno "spazzino di carcasse", anche perché sarebbe impossibile parlare di serial killer in questo modo. Altro non aggiungo, se non che la fascinazione di Ted nei confronti della morte e la consapevolezza di avere potere sulle vite degli altri aumenta mano a mano che la squallida realtà da lui conosciuta si disgrega o viene "invasa" da pochi ospiti più molesti e pericolosi di altri, eventi che fanno letteralmente scoccare la scintilla della sua psicosi. MacNeill si prende tutto il tempo necessario prima di arrivare al deflagrante finale, giocando con lo spettatore proprio approfittando delle sue convinzioni, anche grazie all'utilizzo particolarmente infingardo dell'inquietante colonna sonora, dilatando le tempistiche tipiche del genere per catturare il pubblico in un mix di ansia e frustrazione ugualmente soddisfacenti. Lo sguardo che il regista rivolge al piccolo Ted non è impietoso, anzi; la maggior parte delle inquadrature sono fatte per portarci sì ad aver paura di quello che il protagonista potrebbe fare ma anche, in qualche modo, ad empatizzare con lui e ad odiare quell'ameba che si ritrova per padre (interpretato egregiamente dal mio adorato David Morse, che è poi il motivo che mi ha spinta a recuperare il film), catapultandoci di fatto nei panni degli stessi cretini che o sottovalutano Ted, ritrovandosi poi a pentirsene amaramente, oppure scelgono di non vedere oltre l'apparenza di bambino lasciandolo libero di portare la sua finta innocenza come una maschera. Proprio perché privo di quell'espressione da furbetto viziato che aveva Macaulay Culkin all'epoca, il volto triste e il fisico mingherlino di Jared Breez gli consentono di bucare lo schermo e di toccare le corde più tese dell'animo dello spettatore, facendosi ricordare a lungo sia nei panni del demone cornuto mostrato nella spoilerosissima locandina sia nei lunghi silenzi che accompagnano il suo solitario percorso verso gli abissi della pazzia. Quindi, se amate questo genere di thriller "riflessivi", non potete proprio lasciare The Boy a prendere polvere in qualche solitario e fatiscente motel nei recessi della distribuzione italiana.
Di David Morse (John Henley), Rainn Wilson (William Colby) e Mike Vogel (il padre di Ben) ho già parlato ai rispettivi link.
Craig William MacNeill è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, anche produttore, è al suo secondo lungometraggio, dopo aver girato una serie di corti che comprende anche Henley, da cui è stato tratto The Boy.
Bill Sage interpreta lo sceriffo Deacon Whit. Americano, ha partecipato a film come American Psycho, We Are What We Are e serie come Sex and the City, Melrose Place, CSI, CSI: Miami, Numb3rs e Hap and Leonard. Ha 54 anni e sette film in uscita.
Il piccolo Jared Breeze, che interpreta Ted, aveva già partecipato al film Cooties e lo stesso vale per Aiden Lovekamp, ovvero Ben (quest'ultimo ha anche preso parte agli ultimi due episodi della serie Paranormal Activity). Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate Henley, corto da cui è stato tratto The Boy, il già citato L'innocenza del diavolo, ... E ora parliamo di Kevin e aggiungete quel Goodnight Mommy che ancora devo vedere. ENJOY!
Trama: Ted e suo padre John vivono da soli gestendo un motel sull'orlo del fallimento, mentre la madre è scappata già da tempo in Florida. Per raccogliere i soldi necessari a raggiungerla, Ted ripulisce la pericolosa strada davanti al motel dalle carogne degli animali investiti ma un giorno il suo desiderio di aumentare gli introiti causerà un incidente a un misterioso uomo...
Non so se qualcuno di voi si ricorda L'innocenza del diavolo, film in cui un Macaulay Culkin giovanissimo e ancora sulla cresta dell'onda dava del filo da torcere all'altrettanto giovane Elijah Wood palesandosi come serial killer in erba, un piccolo stronzetto a cui nessuno avrebbe addossato le colpe per le quali l'amichetto lo accusava a gran voce. Il film di Joseph Ruben era un thriller senza infamia né lode che puntava molto sulla spettacolarizzazione della cattiveria del personaggio di Culkin e sulla tensione causata da ogni sua apparizione e ovviamente si soffermava poco sui risvolti psicologici della questione, mentre The Boy mi ha stupita per il modo in cui "priva" la storia proprio dell'elemento che più attirerebbe il pubblico, ovvero quello thriller. William MacNeill, regista e sceneggiatore, ci racconta la lenta e graduale nascita di un serial killer non già partendo dalle sue azioni, che pure vengono mostrate con dovizia di particolari macabri, ma dall'ambiente in cui è cresciuto, insistendo molto sullo squallore del motel gestito da un padre palesemente inadatto ad essere genitore, sul paesaggio brullo e privo di attrattiva alcuna, sull'assenza di coetanei con i quali Ted potrebbe rapportarsi e anche sull'apparente vuoto educativo che circonda il piccolo protagonista (Ted sa fare di conto e leggere ma perché non lo si vede mai andare a scuola o fare dei compiti?). La follia di Ted, se di follia poi si tratta, si sviluppa affondando le radici nella terribile solitudine a cui è costretto e nella mancanza di una figura materna che ha scelto di portare via le suole rifugiandosi nell'assolata e più attraente Florida, e i suoi primi, timidi esperimenti con la morte sono strettamente legati alla necessità di ottenere il denaro per raggiungere questa madre lontana; il piccolo, infatti, passa il tempo a raccogliere carcasse di animali dalla strada, per ognuna delle quali il padre lo paga ben 10 centesimi, ed è proprio il bisogno di aumentare gli introiti che lo spinge a non aspettare più il fato crudele ma a farsi ingannatore di bestiole affamate, con metodi di "cattura" sempre più elaborati e, ça va sans dire, pericolosi anche per eventuali automobilisti.
La storia, ovviamente, non si limita a raccontare le gesta di uno "spazzino di carcasse", anche perché sarebbe impossibile parlare di serial killer in questo modo. Altro non aggiungo, se non che la fascinazione di Ted nei confronti della morte e la consapevolezza di avere potere sulle vite degli altri aumenta mano a mano che la squallida realtà da lui conosciuta si disgrega o viene "invasa" da pochi ospiti più molesti e pericolosi di altri, eventi che fanno letteralmente scoccare la scintilla della sua psicosi. MacNeill si prende tutto il tempo necessario prima di arrivare al deflagrante finale, giocando con lo spettatore proprio approfittando delle sue convinzioni, anche grazie all'utilizzo particolarmente infingardo dell'inquietante colonna sonora, dilatando le tempistiche tipiche del genere per catturare il pubblico in un mix di ansia e frustrazione ugualmente soddisfacenti. Lo sguardo che il regista rivolge al piccolo Ted non è impietoso, anzi; la maggior parte delle inquadrature sono fatte per portarci sì ad aver paura di quello che il protagonista potrebbe fare ma anche, in qualche modo, ad empatizzare con lui e ad odiare quell'ameba che si ritrova per padre (interpretato egregiamente dal mio adorato David Morse, che è poi il motivo che mi ha spinta a recuperare il film), catapultandoci di fatto nei panni degli stessi cretini che o sottovalutano Ted, ritrovandosi poi a pentirsene amaramente, oppure scelgono di non vedere oltre l'apparenza di bambino lasciandolo libero di portare la sua finta innocenza come una maschera. Proprio perché privo di quell'espressione da furbetto viziato che aveva Macaulay Culkin all'epoca, il volto triste e il fisico mingherlino di Jared Breez gli consentono di bucare lo schermo e di toccare le corde più tese dell'animo dello spettatore, facendosi ricordare a lungo sia nei panni del demone cornuto mostrato nella spoilerosissima locandina sia nei lunghi silenzi che accompagnano il suo solitario percorso verso gli abissi della pazzia. Quindi, se amate questo genere di thriller "riflessivi", non potete proprio lasciare The Boy a prendere polvere in qualche solitario e fatiscente motel nei recessi della distribuzione italiana.
Di David Morse (John Henley), Rainn Wilson (William Colby) e Mike Vogel (il padre di Ben) ho già parlato ai rispettivi link.
Craig William MacNeill è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, anche produttore, è al suo secondo lungometraggio, dopo aver girato una serie di corti che comprende anche Henley, da cui è stato tratto The Boy.
Bill Sage interpreta lo sceriffo Deacon Whit. Americano, ha partecipato a film come American Psycho, We Are What We Are e serie come Sex and the City, Melrose Place, CSI, CSI: Miami, Numb3rs e Hap and Leonard. Ha 54 anni e sette film in uscita.
Il piccolo Jared Breeze, che interpreta Ted, aveva già partecipato al film Cooties e lo stesso vale per Aiden Lovekamp, ovvero Ben (quest'ultimo ha anche preso parte agli ultimi due episodi della serie Paranormal Activity). Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate Henley, corto da cui è stato tratto The Boy, il già citato L'innocenza del diavolo, ... E ora parliamo di Kevin e aggiungete quel Goodnight Mommy che ancora devo vedere. ENJOY!
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