venerdì 25 settembre 2009

Creepshow (1982)

C’erano una volta i giornaletti horror. Non quelli propriamente “raffinati”, seppur splatter, come poteva essere un Dylan Dog italiano, ma un’accozzaglia di becere storielle più o meno brevi e di svariata fattura. C’erano i vari zio Tibia, la serie I racconti della cripta, sia in telefilm che in cartone animato (chi se lo scorda il buon vecchio Pelleossa?), persino il Nightmare Café. Ora quei bei tempi sono finiti, sopraffatti da serie sempre più patinate e prive di ironia, fatte con lo stampino. Ma a volte capita di riuscire a ripescare un gioiellino come Creepshow, del 1982, diretto dal buon vecchio George Romero e scritto nientemeno che da Stephen King.


Il film è diviso in 5 episodi, corrispondenti a cinque diverse storie presenti in un fumetto horror che un dispotico padre di famiglia getta via strappandolo dalle mani del figlio. In La festa del papà, un vecchio squilibrato torna dalla tomba per perpetrare una postuma vendetta sulla sua famiglia. In La morte solitaria di Jordy Verril un povero bifolco trova un meteorite che a poco a poco lo trasforma in una pianta. In Alta marea due amanti vengono uccisi dal marito di lei ma trovano il modo di tornare. In La cassa un orrore vecchio di anni viene rinvenuto all’interno di una cassa nascosta in un sottoscale. Per finire, in Strisciano su di te, un maniaco della pulizia deve combattere contro orde di scarafaggi che gli infestano l’appartamento.



In un film a episodi, ovviamente la qualità può essere assai altalenante, anche se il regista e lo sceneggiatore sono sempre gli stessi, quindi sarebbe meglio guardare al risultato complessivo. Creepshow, in questo caso, è un film nostalgico e divertente, che regala delle piccole perle di cattiveria assoluta, non privo di una morale. Il fil rouge, infatti, che lega tutte le storie, tenute assieme anche dall’introduzione e dal finale, che costituiscono alla fine un sesto, piccolo episodio, potrebbe essere: se sei uno stronzo omicida o semplicemente un cretino animato da motivazioni meno che pure, avrai quello che ti meriti. In effetti, tutti quelli che nel film finiscono più o meno male, persino il povero Jordy Verril che alla fine agisce spinto dall’ignoranza e da una speranzosa avidità, o il marito disperato dell’episodio “La cassa”, hanno fatto qualcosa di male per meritare gli orrori che vengono scagliati loro contro. Le vittime lo sono sempre per un motivo, e non è detto che ai “buoni” o apparenti tali vada meglio che ai “cattivi”.



Data la semplicità quasi moralistica di questo assunto, che racchiude in sé, a mio avviso volontariamente, un’ingenuità tipica dei fumetti di quegli anni, è ovvio che anche le storie siano brevi e assai semplici, giusto dei bocconcini di horror. La festa del papà è una storia di orrori che provengono dal passato, assolutamente da non perdere per chi volesse capire come e dove il buon Leo Ortolani, papà di Ratman, abbia tirato fuori il nome della bastardissima Bedelia di Venerdì 12. Per il resto, l’episodio è uno dei più deboli e dei più grotteschi, con un finale da mazzata nello stomaco, una specie di contrappasso dantesco. La morte solitaria di Jordy Verril vede come protagonista assoluto uno Stephen King bifolco, che regge da solo un altro episodio non troppo memorabile, che lo vede come unica attrattiva. Certo, è inquietante e triste vedere un uomo trasformarsi in pianta, ma la realizzazione punta più sul grottesco e sull’interpretazione esilarante del buon King che sulla trama. In Alta marea è più apprezzabile la parte thriller che quella propriamente horror, visto che la tortura escogitata da Lesile Nielsen è la parte più interessante ed effettivamente inquietante. Rispetto agli altri due episodi è leggermente sottotono in quanto ad umorismo, ma la tensione aumenta, ed esplode negli ultimi due episodi, a mio avviso i più agghiaccianti. Sarà perché gli scarafaggi mi fanno naturalmente schifo, e vedere un appartamento sigillato e invaso dalle blatte non può che farmi desiderare di morire all’istante, sarà perché La cassa è l’unico episodio dove ci sono parecchie sequenze gore e il mostro è effettivamente inquietante, alla fine le ultime due storie risaltano rispetto alle altre. La cornice, invece, metà film e metà cartone animato, è gradevole e cattivella.



Nell’insieme la realizzazione è molto buona. Ogni spezzone viene introdotto da una pagina animata, che viene riproposta identica dalla prima inquadratura di ogni episodio, e si conclude con un’altra pagina che riprende l’ultima scena. Elementi fumettistici, come didascalie, cornici per flashback, vignette, sono ricorrenti per tutto il film. Gli attori non sono eccelsi, ma va bene così perché l’horror del film non dev’essere serio, bensì leggermente “naif” e volutamente caricato, così come le interpretazioni. Gli effetti speciali d’altra parte sono ottimi, grazie al buon Tom Savini che fa anche una comparsata come netturbino, e soprattutto negli ultimi due episodi sono assolutamente agghiaccianti. Insomma, se state cercando un horror leggero ma gradevole, avete trovato il film giusto!!

George Romero è il regista del film, e il padre putativo di tutti i film di Zombie che hanno invaso i nostri schermi fin dagli anni ’70. Qualsiasi regista che voglia entrare nel mondo dei morti viventi per mostrarcene uno scorcio non può prescindere dai capisaldi di Romero, La notte dei morti viventi in primis, per poi continuare con Zombi, Il giorno degli zombi e finire con i più recenti e meno “storici” La terra dei morti viventi e Le cronache dei morti viventi. Tra i suoi altri film ricordo il martoriato (almeno nell’edizione italiana) Wampyr, Monkey Shines: esperimento nel terrore, Due occhi diabolici e La metà oscura. Il regista newyorchese ha 69 anni.


Di Leslie Nielsen ho già parlato qui, di Tom Savini qua.


Della serie, saranno famosi, tra gli attori coinvolti c’è un giovanissimo Ed Harris, nei panni del maritino di una delle nipoti di Bedelia, nell’episodio La festa del papà. E’ incredibile come un attore così dotato, tanto da essere stato nominato agli Oscar per ben quattro volte (con i film The Hours, Pollock, The Truman Show e Apollo 13) abbia cominciato con un ruolo così sciapo che è difficile persino riconoscerlo. Tra i suoi altri film rammento The Abyss, Il socio,Cose preziose, L’ombra dello scorpione (quest’uomo è abbonato a King…), The Rock, Potere assoluto, A History of Violence. Per la TV ha lavorato in Chips, Cuore e batticuore, Fraisier. Ha 59 anni e tre film in uscita.


E ora, molto banalmente, vi lascio al trailer del film... chiedo perdono, ma essendo così vecchio non ho trovato niente di meglio!!! ENJOY!





     



sabato 12 settembre 2009

Ragazzi perduti (1987)

I vampiri degli anni ’80 hanno lasciato il segno per essere stati leggermente contaminati da una patina di infantilismo trash, che infilava nelle trame elementi di teen movies e commedie avventurose alla Goonies per intenderci. Esempio eclatante è Ammazzavampiri, esilarante horror dove un ragazzino ed una vetusta e disillusa star di un programma horror per ragazzi devono allearsi per sterminare dei veri vampiri. Oppure Scuola di mostri, la cui trama era molto simile, con il branco di ragazzini horrorofili impegnati a salvare la terra da Dracula e compagnia bella. Non si distacca da questi clichè Ragazzi perduti, girato nel 1987 da Joel Schumacher.





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La trama: Michael è un ragazzotto che si trasferisce dal nonno in California con la mamma e il fratellino. Una sera, seguendo una ragazza, viene coinvolto in una sorta di “festino” da una banda di motociclisti guidata dal biondo David. Alla fine della notte brava, dopo essersi scolato una bottiglia di quello che altro non era se non sangue, Michael si risveglia.. vampiro. Con l’aiuto del fratellino e dei fratelli Frog, le massime autorità in fatto di vampirismo di tutta la città, dovrà cercare di tornare normale e di debellare David con tutta la sua banda di succhiasangue.






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Come ho detto all’inizio, questo Ragazzi perduti è un horror un po’ atipico. La trama si concentra più sull’aspetto avventuroso legato alla caccia ai vampiri piuttosto che sulla rappresentazione di come, effettivamente, un ragazzo possa sentirsi se venisse trasformato in un non morto, oppure sulle razzie degli stessi vampiri. Questa è la particolarità ed il difetto principale del film, che non mi ha lasciata molto entusiasta, effettivamente. Diciamo che al posto dei vampiri poteva esserci qualsiasi altro mostro da debellare, visto che loro stessi si vedono poco: David e compagnia vengono rappresentati o come invisibili entità che calano dall’alto sulle vittime ignare, oppure come bikers bulletti e modaioli. Solo in un paio di scene, soprattutto verso la fine, gli effetti speciali si sprecano e la natura vampirica dei nostri si palesa al meglio, regalando anche qualche sano spavento… peccato che nel frattempo la pellicola si sia trascinata lenta e fiacca tra madri disperate in cerca di lavoro, infatuazioni adolescenziali, smorfie deprimenti del patetico fratellino di Michael e gli animali imbalsamati del nonno.



 



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Quello che assolutamente risolleva il film e lo ha reso, nonostante i mille difetti, un cult oltreoceano, sono i due fratelli Frog, interpretati rispettivamente da Corey Feldman, ovvero il “Mouth” dei Goonies, e Jamison Newlander. Questi due personaggi sono meravigliosi, dei nerd che gestiscono un enorme negozio di fumetti grazie ai quali sono diventati i massimi esperti della città sui Vampiri e sui metodi per sconfiggerli. Il modo che hanno di parlare è esilarante, da esperti consumati, veri supereroi senza macchia e senza paura… se nonché le citazioni da geek ci scappano sempre, come quando chiamano il vampiretto “Eddie Munster” o paragonano un altro succhiasangue alle Twisted Sisters... o quando, alla proposta del capovampiro di fare della madre di Michael la madre dei suoi “ragazzi”, uno dei Frog ribatte:”Oh yes, the bloodsucking Brady Bunch!” Due pazzi completi, che incarnano il sapore adolescenziale del film, ma anche la sua parte più interessante.







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Il resto del film, come ho detto, è piuttosto piatto. Merito anche di una realizzazione che molto ricorda i patinati videoclip dell’epoca, l’orribile moda pre Beverly Hills 90210. Persino l’idea di rappresentare i vampiri che calano dall’alto mostrando la loro soggettiva delle vittime non contribuisce a sollevare il piattume generale. Tuttavia gli effetti speciali, non abbondanti a dir la verità, sono molto ben fatti: il trucco di David e dei suoi compagni è sufficientemente inquietante e anche le scene di “volo”, comprese le battaglie aeree tra buoni e cattivi non risentono dell’usura del tempo. Trovo però stupidi sia l’idea di lasciare i mezzivampiri liberi di vagare alla luce del sole solo con un paio di occhiali da sole, sia il finale, talmente sbrigativo che anche la rivelazione prima dei titoli di coda non riesce a lasciare il pubblico stupito. Però ha dato vita ad un seguito uscito solo per il mercato dell’home video, Lost Boys: The Tribe, del 2008. Nel 2010 è previsto un altro seguito, se servisse un’ulteriore prova del fatto che ormai il cinema USA sta davvero raschiando il fondo del barile.

 


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Di Joel Schumacher ho già parlato qui. Kiefer Sutherland, invece, potete trovarlo qua.

 

Jason Patric interpreta Michael. L’attore americano ha cominciato la sua carriera negli anni ’80, ma non è mai diventato troppo famoso, nonostante un paio di film di discreto successo. Tra le sue pellicole ricordo Frankenstein oltre le frontiere del tempo (se la memoria non mi inganna l’ultimo film di Corman…), Sleepers, Speed 2 – Senza limiti. Ha 43 anni e un film in uscita.

 

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Corey Feldman, come ho già accennato, interpreta il folle Edgar Frog. Figlio degenere degli anni ’80, nel senso che dopo moltissimi, storici film, si è impantanato in abusi di droghe e altre stronzate da star demente, è impossibile dimenticare il suo Mouth dei Goonies, quello che terrorizzava la povera colf spagnola con le sue macabre traduzioni. Tra i suoi film ricordo, con assoluta nostalgia due capolavori come Gremlins e Stand By Me – ricordo di un’estate, con un accenno di tristezza invece cose come Venerdì 13: capitolo finale, Venerdì 13: Il terrore continua (ma non doveva essere finito nel capitolo precedente??), il pur esilarante Palle in canna, Il piacere del sangue, The Toxic Avenger IV – Citizen Toxie, Puppet Master vs Demonic Toys, Lost Boys: The Tribe, mentre ha dato la voce alla volpina di Red & Toby nemiciamici e a Donatello in Tartarughe Ninja alla riscossa e Tartarughe Ninja III (nel secondo film Donatello era muto?). Per la TV ha partecipato a La Famiglia Bradford, Mork & Mindy, Love Boat, Casa Keaton, I racconti di mezzanotte. Il nostro ha 38 anni e ben cinque film in uscita.

 

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Dianne Wiest interpreta la madre di Michael, Lucy. L’attrice americana ha vinto due Oscar come migliore attrice non protagonista, uno per Hannah e le sue sorelle e l’altro per Pallottole su Broadway. Tra i suoi altri film ricordo Footlose, Radio days, lo splendido Edward mani di forbice, Il mio piccolo genio, Piume di struzzo, Amori e incantesimi, mentre per la TV ha lavorato in Law and Order. Ha 61 anni e tre film in uscita.






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E ora vi lascio con il trailer originale, giusto per darvi un'idea!! ENJOY!!




 

 

giovedì 3 settembre 2009

Hot Fuzz (2007)

Non sempre quando si riunisce una squadra che ha dato vita ad un film che può essere giustamente definito cult si raggiunge un risultato identico o perlomeno simile. Tenendo bene a mente questa premessa, ho guardato Hot Fuzz (diretto nel 2007 da Edgar Wright), memore della perfezione assoluta di Shaun of the Dead. Per fortuna non sono stata delusa e, anche se la romzomcom per eccellenza è impossibile da eguagliare, questo film è altrettanto divertente e perfettamente confezionato.


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La trama: Nicholas Angel è un superpoliziotto di stanza a Londra. La sua eccessiva perfezione però fa sì che i superiori, che non lo sopportano tanto quanto i colleghi, lo mandino a prestare servizio in uno sperduto villaggio inglese nel quale i suoi metodi si scontrano con l’apparente pace e tranquillità del luogo. Apparente, perché una serie di morti comincia a turbare la piccola comunità. Con il solo aiuto dell’ingenuo collega Danny, e nonostante lo scetticismo dell’intera polizia che vede queste morti solo come “incidenti”, Angel comincia ad indagare…


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Se Shaun era una parodia degli horror di serie B, Hot Fuzz è una parodia degli sboronissimi action USA, che vengono ampiamente citati e messi in ridicolo grazie ad un umorismo assolutamente british: macchine “volanti”, solitari superpoliziotti con problemi esistenziali e dalle strane abitudini (Angel, a differenza dei vari Bruce Willis e compagnia bella è assolutamente ligio al dovere e non beve, ma passa le serate annaffiando il suo Japanese Peace Lily perché impossibilitato ad interagire con le altre persone), inseguimenti ed esplosioni al limite della ragionevolezza umana, il tutto infilato nella cornice più improbabile, ovvero un piccolo paesetto della campagna inglese, dove ogni cosa può trasformarsi in arma impropria e i “campi di battaglia” sono fiere di paese o supermercati. La chiave comica di questo film sta proprio in questo contrasto, e nelle esilaranti caratterizzazioni dei personaggi. Paradossalmente, Angel e Danny fanno ridere più nelle scene che li vedono interagire con gli altri abitanti del villaggio piuttosto che nelle scene “di coppia” (che a tratti sono volutamente ambigue, al di là dell’amicizia virile). C’è il capo della polizia locale, un vecchietto che risolve tutto “punendo” chi si comporta male facendogli offrire dolci e gelati, l’agente vegliardo che parla un dialetto tutto suo, i geniali Andies, i due caustici e bastardissimi investigatori che prendono subito in odio Angel, l’ambiguo gestore del supermercato, il giornalista illetterato, i due attorucoli e il loro omaggio al Romeo + Juliet di Baz Luhrmann (da applauso il siparietto sulle note di “Love me, love me, say that you love me”), un mimo invadente e persino… un cigno. Anzi, IL cigno. Ognuno di questi elementi si incastrano perfettamente nella storia e rimangono impressi anche più dei personaggi secondari di Shaun of the Dead, al punto che se facessero un telefilm basato sul villaggetto di Hot Fuzz credo che non me ne perderei una puntata.


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Il bello dei film diretti da Wright è che, oltre ad essere scritti e recitati splendidamente, sono anche diretti benissimo. Non c’è un attimo di pausa tra una scena e l’altra, il finale di una richiama l’inizio dell’altra con quegli stacchi senza soluzione di continuità che già si trovavano in Shaun of The Dead. Gli effetti speciali sono curatissimi, si è fatto ricorso stavolta ad un grande impiego della CGI, soprattutto nelle esplosioni ma anche nelle morti ad effetto (una su tutte, quella del tizio schiacciato da una delle guglie della chiesa): si può dire che Hot Fuzz non è una semplice parodia, come non lo era Shaun. La caratteristica degli “spoofs” in effetti, come nel caso dello storico Hot Shots!, o più recentemente Superhero Movie è anche quella di essere realizzati in modo artigianale, senza curare troppo i dettagli, anzi, puntando proprio sulla messa in scena rozza. I film di Wright sono invece curati fino all’inverosimile, e non hanno niente da invidiare ai generi che parodiano. Anzi, sono fatti anche meglio.


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E come Shaun conteneva rimandi alle serie tv che in Inghilterra hanno fatto la fortuna di Peggs e Wright, anche Hot Fuzz contiene rimandi al film che li hanno consacrati agli occhi del pubblico internazionale: in una scena viene mostrato il dvd di Shaun of the Dead, in un’altra si ripropone l’idea di prendere una “scorciatoia” saltando gli steccati (e a differenza di Shaun, Angel ci riesce, anche se Danny fa una ben magra figura) e, soprattutto, viene citato l’immancabile Cornetto come cibo delle brame di chi è troppo scazzato per vivere; non a caso, a detta di regista e attori, Hot Fuzz è solo il secondo episodio di un’ideale trilogia chiamata “Blood and Ice Cream Trilogy”, il cui terzo capitolo si spera uscirà a breve. Aguzzate inoltre la vista: la ex fidanzata di Angel è nientemeno che Cate Blanchett (la riconoscerete dagli occhi e dalla voce, se guarderete il film in originale), mentre Peter Jackson è il babbo natale che traumatizza Angel all’inizio del film, accoltellandolo. Ah, per la cronaca: Hot Fuzz non vuol dire proprio nulla, è solo l’unione di due parole messe a caso che omaggiano gli storici action americani, come Point Break (ampiamente citato), Die Hard o Arma letale.


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Di Edgar Wright, Simon Pegg e Nick Frost ho ampiamente parlato qui, e la loro situazione dall’epoca del post su Shaun of the Dead non è cambiata. Di Jim Broadbent, che qui interpreta il capo della polizia, ho parlato qui. Di Bill Nighy, che qui ha un cameo come ispettore capo della polizia di Londra, ho invece parlato qui.


Timothy Dalton interpreta Simon Skinner, il bieco direttore del supermercato. L’affascinante attore inglese, uno degli ultimi portatori di un’eredità tipicamente teatrale, è stato James Bond in due episodi della saga negli anni ’80 (007 zona pericolo e 007 vendetta privata). Ha inoltre recitato in Cime Tempestose, Flash Gordon, Le avventure di Rocketeer, l’orrenda rivisitazione de La bella e la bestia con Fran Drescher de La Tata, L’amore è un trucco, Looney Tunes: back in action. Per la TV, ha partecipato ad episodi di Charlie’s Angels, Racconti di mezzanotte e Doctor Who. Ha 65 anni.


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E ora, se non avete il doppio, splendido DVD (e per l'amor di Dio, compratelo!!!!!), ecco a voi le papere dal set!! ENJOY!!




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