domenica 18 dicembre 2016

Viy - La maschera del demonio (2014)

Siccome qualche giorno fa la Midnight Factory ha distribuito sul mercato home video Viy - La maschera del demonio (Viy), diretto e co-sceneggiato nel 2014 dal regista Oleg Stepchenko partendo dal racconto omonimo di Nikolai Gogol, mi è presa curiosità e ho deciso di vederlo...


Trama: un cartografo inglese lascia la terra natia per riportare su mappa le zone inesplorate del mondo e finisce in un villaggio ucraino dove aleggia una terribile maledizione.


Dice il saggio: "Sono troppo vecchia per queste str**zate". Sono decisamente troppo vecchia per apprezzare un film non troppo pauroso da essere definito horror, non troppo fantasy da essere definito tale e non troppo emozionante da essere definito d'avventura, girato puntando tutto sulla magnificenza visiva dell'effetto speciale zamarro. Dimenticate le suggestioni di Bava e La maschera del demonio che deturpava il meraviglioso viso di Barbara Steele, qui siamo più dalle parti dello stile caciarone di Timur Bekmambetov, unito all'amore per un bestiario horror/fantastico che purtroppo si esprime al meglio solo in una singola, bellissima sequenza del film. Del racconto di Gogol viene mantenuta l'ossatura, l'idea del teologo (in questo caso anche scienziato) costretto a pregare per tre giorni al capezzale di una presunta strega prima di soccombere alla forze demoniache che sembrano proteggerla e anche la peculiarità del mostro Viy, con quelle lunghissime palpebre che gli toccano terra, per il resto gli sceneggiatori hanno cercato di creare una storia che giustificasse un respiro un po' più "ampio", simile a quello dei blockbuster americani. Protagonista della pellicola non è, infatti, il giovane teologo Khoma, bensì il cartografo Jonathan Green, il quale parte all'avventura senza pensare troppo alla fidanzata che si lascia dietro (continuando comunque a spedirle notizie via piccione) e finendo coinvolto nelle vicende di un villaggio ucraino afflitto dalla serie di maledizioni di cui sopra. Nonostante la cieca fede nella scienza, Jonathan sarà costretto ad ammettere che qualcosa di misterioso sta effettivamente accadendo in quel luogo desolato e ancora legato a superstizioni ataviche, eppure gli sceneggiatori sono molto attenti a mantenere comunque una doppia "facciata": Pannochka e la sorella Nastusya sono davvero delle streghe? Cosa si nasconde nella chiesa in cui ancora giace, insepolta, Pannochka? E qual è la natura del mostro che si aggira nelle paludi del villaggio? La risposta non è così scontata, eppure a mio avviso uno dei difetti di Viy è proprio la volontà di mettere troppa carne al fuoco, mal gestita da sceneggiatori che, forse per il troppo entusiasmo, alla fine hanno creato un mezzo pasticcio per nulla aiutato da un ridoppiaggio inglese francamente imbarazzante.


Se però riuscite a sorvolare sulla trama e da un film cercate innanzitutto sontuosità visiva, soprattutto se non siete disturbati da invasive tecniche di ripresa digitale (nel 2011 il film è stato RI-girato da capo in 3D nonostante fosse praticamente già completato), Viy è l'ideale. La macchina da presa di Stepchenko non sta ferma un minuto, esplora i cieli così come boschi, arrivando a cogliere cunicoli nascosti sotto terra, acque di palude e persino mondi inesistenti; al di là della bellezza degli elementi naturali, gli scenografi hanno fatto un lavoro egregio sia nel rappresentare il dettagliatissimo villaggio in cui si ritrova a vivere Jonathan (questo vale per gli esterni ma anche e soprattutto per gli interni) che l'inquietante chiesa dove giace il corpo di Pannotcha, oltre al fatto che la carrozza ipertecnologica del protagonista contiene elementi steampunk davvero gradevoli. Io, come ormai dovreste sapere, non amo particolarmente l'utilizzo iperbolico della CG e Viy ne è invaso, cosa che rende la fotografia particolarmente "finta" e cartoonesca, tuttavia la già citata sequenza della cena che si trasforma praticamente in un sabba di creature demoniache è quella che più mi è rimasta impressa in quanto non lesina trasformazioni incredibili e mostra moltissima fantasia per quel che riguarda il mostruoso bestiario che all'improvviso circonda il povero Jonathan. C'è da dire che se Viy si fosse limitato soltanto all'utilizzo di streghe e mostri, concentrandosi maggiormente sull'effetto speciale horror, forse avrebbe potuto essere una pellicola migliore, purtroppo ci sono anche tutti quegli attori impegnati a scambiarsi dialoghi e "approfondimenti psicologici" d'accatto. Non è un caso se Jason Flemyng fino ad oggi abbia avuto ruoli di "spalla" visto che, nonostante la faccetta simpatica, come protagonista non è un gran che, ma il resto del cast (che, a quanto pare, contiene la crema del cinema russo) è anche peggio e gli attori si salvano giusto per i loro tratti "cosacchi" rimarcati ulteriormente da un make up perfetto. Ribadisco, il ridoppiaggio inglese è inascoltabile e probabilmente sarebbe stato meglio avere una traccia audio originale per poter giudicare equamente l'abilità dei coinvolti ma il film non merita tanto sbattimento, sono sincera. Nonostante questo, Viy è stato un successone non solo in Russia ma anche in giro per il mondo quindi forse sono proprio io che ormai non amo più questo genere di baracconata a base di effetti speciali e tornerò di conseguenza nel mio universo fatto di terrori sottili e streghe ambigue, lasciando film come Viy a chi saprà apprezzarli al meglio.


Di Jason Flemyng (Jonathan Green) e Charles Dance (Lord Dudley) ho già parlato ai rispettivi link.

Oleg Stepchenko è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Russo, ha diretto due film che non conosco, Jacked e Velvet Revolution, ed è già al lavoro su Viy 2. Anche produttore e attore, ha 52 anni.


Due parole sull'edizione DVD della Midnight Factory (quella che ho potuto vedere io, mentre la versione Blu Ray permette di vedere il film in 3D): col disco letto su un semplice PC dotato di normalissime casse, il video è valido ma l'audio inglese risulta di una pochezza incredibile ed è stata la prima volta che mi sono pentita di non aver dato una chance al doppiaggio italiano (che ci mette una bella pezza, voci di Flemyng e Dance a parte), visto che quello anglofono fatica persino a seguire la sincronia del labiale. Altro appunto, la durata: su IMDB il film risulta lungo 2 ore e 7 minuti, la versione arrivata in Italia dura 111 minuti così come quella presente sul mercato americano e inglese ma non ho trovato ulteriori informazioni su questa discrepanza quindi non saprei a cosa sia imputabile. Per il resto, edizione curata come sempre, con libretto accluso redatto da Manlio Gomarasca e Davide Pulici di Nocturno Cinema e un po' di extra quali Making Of (focalizzato su storia, cast, scenografie, costumi, coreografie, effetti speciali, make up, tecnologia delle riprese in 3D, doppiaggio, colonna sonora e realizzazione del Viy), una breve intervista a Jason Flemyng e backstage di alcune sequenze. Come ho detto sopra, le riprese di Viy 2 sono già in corso e nel cast ci sono attori del calibro di Arnold Schwarzenegger, Jackie Chan e persino Rutger Hauer quindi, nonostante tutto, non posso fare altro che aspettarlo. Nell'attesa, se Viy - La maschera del demonio vi fosse piaciuto consiglio il recupero di Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe, I fratelli Grimm e l'incantevole strega e Stardust. ENJOY!

6 commenti:

  1. Ho un debole per la Russia e quindi il setting mi ispira. Ho anche una vaga conoscenza del folklore del mostro principale. Comunque temo che in generale non mi convinca.

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    1. Mah guarda, dal making of si evince che lo sforzo è stato enorme, sia in fase di regia che di sceneggiatura e post-produzione. Purtroppo non è il mio genere e non amo l'uso eccessivo del 3D quindi io parto svantaggiata. Se già in partenza tu sei interessata magari lo troverai godibile :)

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  2. Insomma, cosa ne dici? Mille volte meglio rivedere il dvd con "I Tre Volti della Paura" di Bava o no?

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    1. Assolutamente! E ovviamente anche La maschera del demonio :)

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  3. Sembra molto "made home", quasi da video di Youtube

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    1. Assolutamente no, anzi, è fatto molto bene. Purtroppo è proprio una tecnica che non apprezzo.

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