martedì 30 ottobre 2018

Chi c'è in fondo a quella scala... (1988)

Ormai ho perso il conto di quanti miei post cominciano con "Ho recuperato questo film dopo averne letto sul blog di Lucia" ma tant'è: anche la visione di Chi c'è in fondo a quella scala... (Pin), diretto e co-sceneggiato nel 1988 dal regista Sandor Stern, è nata dalla lettura di un articolo su Il giorno degli zombi! Qui e la ci sono inevitabili SPOILER, occhio!


Trama: i figli del Dr. Linden sono cresciuti nell'assoluto rispetto dell'autorità paterna, in un ambiente pulito al limite dell'asettico, con una particolarità, ovvero la presenza del manichino anatomico Pin. Pin di solito parla solo in presenza del Dr. Linden ma un giorno il manichino comincia a conversare anche con i ragazzi...



Chi c'è in fondo a quella scala? Spoiler: Nessuno. Giuro. Al massimo, "chi c'è in cima a quella scala", ché a un certo punto Pin viene nascosto in soffitta, per il resto direi che il manichino è sempre più o meno ben visibile in una sala vicino al caminetto oppure in altri luoghi ma mai in fondo a "quella" scala, men che meno in cantina. D'altronde, due anni prima era arrivato in Italia Chi è sepolto in quella casa?, quindi magari i distributori volevano cavalcare l'onda del successo; peccato che Pin (e chiamiamolo col titolo originale, più breve) non è un horror tout court, anche se è pervaso da suggestioni tipiche del genere, quanto piuttosto un raffinato thriller psicologico che a tratti potrebbe ricordare Psyco ma che, in realtà, fin dall'inizio va in una direzione ben precisa e affatto derivativa. Al di là di quei pochi orpelli legati al necessario spettacolo, Pin racconta infatti di una malattia mentale nata da un disagio infantile che affonda nella freddezza dei genitori, nella conseguente mancanza di amici, più in generale in una solitudine abissale; il protagonista, Leon, arriva a crearsi una realtà in cui Pin, il manichino anatomico che il padre tiene in studio e che fa parlare grazie al suo ventriloquismo per divertire i piccoli pazienti (ma che bella idea!! *sarcasm mode: ON*), sia vero e sia il suo unico amico assieme alla sorella, la bella Ursula. Quest'ultima, dai modi più spigliati di Leon e pronta ad abbandonare l'austero clima familiare alla prima occasione, è l'unica che tratta il fratello come un essere umano e ciò scatena nel ragazzo un insano desiderio di possesso con sfumature incestuose fortunatamente mai esplicitate, un sentimento di chiusura totale che lo porta a provare tristezza e frustrazione ogni volta che la fanciulla si avvicina a qualcun altro, che sia per amicizia o per amore. E' un triangolo angosciante quello che si viene a creare, poiché Leon non ha alcuna intenzione di perdere il suo migliore amico (inquietante mix di caratteri, assai simile in alcuni momenti al freddo ed autoritario Dr. Linden ma anche specchio della personalità distorta di Leon) e lo impone alla sorella che ne è giustamente terrorizzata, pur sopportandone la presenza per amore di un fratello la cui sanità mentale è palesemente appesa a un filo. Impossibile da odiare, anche per il pubblico, Leon suscita pietà tanto quanto Pin incute timore e questa è la caratteristica migliore e più importante del film.


Quanto a Pin, ossessione del protagonista al punto da dare il titolo al film, è una presenza non solo inquietante ma anche ambigua. All'inizio, infatti, quando i due protagonisti sono piccoli, è palese che sia il Dr. Linden a prestare la propria voce a Pin, il quale parla "solo in presenza di papà" (non che ciò lo renda meno spaventoso, tutt'altro); in seguito, tuttavia, non vi è più la certezza che il manichino non sia, in effetti, una creatura dotata di voce e coscienza proprie, soprattutto quando le persone cominciano a morire sotto il suo sguardo fisso e vacuo. L'incidente dello stesso Dr. Linden è scritto e diretto in maniera egregia poiché il destino del dottore è ambivalente, così come il ruolo di Pin, che potrebbe essere "semplice" fonte di terrore e conseguente disattenzione, oppure machiavellico e malvagio fautore materiale della morte dell'uomo: il suo riflesso incombente nello specchietto retrovisore, i suoi movimenti causati dallo spostamento della macchina, la cinepresa che ad un certo punto inquadra solo il veicolo senza mostrarci ciò che accade all'interno di esso, sono tutte piccole accortezze che rendono Pin più pauroso di una bambola palesemente semovente, come potrebbe essere Chucky. Andando avanti diciamo che il mistero comincia a dipanarsi e la situazione a chiarirsi, lasciando spazio alla malattia mentale di Leon e alla sua condizione miserevole, concretizzata nella sua decisione di ritirarsi a vita privata per fare "il poeta" e nelle piccole, inutili ripicche verso i genitori morti ma ancora ben presenti nella sua mente e nel suo cuore. In particolare, il finale di Pin (benché anticipato dalla primissima sequenza del film) non è affatto catartico come quello di un qualsiasi slasher oppure inquietante come quello di Psyco, bensì malinconico e fautore di un senso di ineluttabile sconfitta interamente espresso da una persona che si è arresa e ha rinunciato a vivere, schiacciata a poco a poco da un mondo che non si è mai curato dei suoi problemi e ha finito per abbandonarla a se stessa, con le inevitabili conseguenze del caso. Insomma, Chi c'è in fondo a quella scala, nonostante il titolo italiano demente, è una bestia strana da non prendere sottogamba, una piccola perlina anni '80 che è un peccato sia stata esclusa dalla programmazione dell'amata Notte Horror e condannata quindi a un oblio prematuro. Se potete, recuperatelo, lo trovate su Youtube sia in italiano che in lingua originale!


Di Terry O'Quinn, che interpreta il Dr. Linden, ho già parlato QUI mentre Jonathan Banks, la voce originale di Pin, lo trovate QUA.

Sandor Stern è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Canadese, ha diretto film come Amityville Horror - La fuga del Diavolo e Uno sconosciuto accanto a me. Anche produttore, ha 82 anni.


David Hewlett interpreta Leon. Inglese, ha partecipato a film come Cube - Il cubo, Splice, L'alba del pianeta delle scimmie, La forma dell'acqua e serie quali Venerdì 13, Il mio amico Ultraman, Poliziotto a 4 zampe e E.R. Medici in prima linea. Anche sceneggiatore e regista, ha 50 anni e un film in uscita.


Cynthia Preston interpreta Ursula. Canadese, ha partecipato a film come The Brain, Un agente segreto al liceo, Lo sguardo di Satana - Carrie e serie quali I viaggiatori delle tenebre, Venerdì 13, Il mio amico Ultraman, Poliziotto a 4 zampe, Oltre i limiti, X-Files, Relic Hunter, CSI - Scena del crimine, Perfetti... ma non troppo, Due uomini e mezzo, Numb3rs, Bones e Hannibal; come doppiatrice ha lavorato nelle serie Le avventure di Super Mario, Un regno incantato per Zelda e Un videogioco per Kevin. Anche produttrice, ha 50 anni.


Se Pin vi fosse piaciuto recuperate Psyco e magari anche Dead Silence. ENJOY!

6 commenti:

  1. Tipico film il cui titolo italiano, che si confonde in mezzo a mille altri tutti uguali, non mi evoca mai niente. Poi mi capita, da qualche parte in piccolo, di leggere "PIN" e mi torna tutto alla mente. L'accostamento a Psycho è ovviamente centrato.. siamo ovviamente anni luce lontano ma è sicuramente stato un buon tentativo.

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    1. Sì il titolo italiano è indubbiamente la quintessenza della banalità ma fortunatamente il film si distingue!

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  2. Bellissimoooo, l'ho conosciuto chissà dove (su qualche rivista) ma lo avevo dimenticato.
    Beh, il titolo italiano è in linea appunto con altri di quel tempo... interessante anche se si può intuire dove voglia andare a parare^^

    Moz-

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    1. Pensa che io invece non ne avevo mai sentito parlare ed è un peccato perché merita di essere riscoperto :)

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  3. Mi sembra di notare una certa somiglianza con un altro film, mah..

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