venerdì 5 marzo 2010

Il miglio verde (1999)

Siccome di pianti a dirotto davanti allo schermo non ne ho mai abbastanza, ecco che poco dopo Amabili Resti sono riuscita a commuovermi e piangere come un vitello ostinandomi a rivedere più o meno per la quinta volta Il miglio verde, film tratto dall’omonimo romanzo a puntate di Stephen King e diretto nel 1999 da Frank Darabont. Come avrete capito è un film che mi piace davvero molto, e ora vi spiego il perché.


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La trama: negli anni ’30 Paul Edgecomb lavora come capo delle guardie nel cosiddetto “Miglio Verde”, ovvero quel braccio del penitenziario dove i condannati a morte aspettano di venire uccisi sulla sedia elettrica. Tra i tanti prigionieri, un giorno ne arriva uno molto speciale, il gigante nero John Coffey, condannato per un crimine orribile eppure stranamente buono, remissivo… e soprattutto in grado di guarire le persone con il semplice tocco delle mani.


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Parlare de Il miglio verde è molto facile perché, a differenza di tanti altri registi, Frank Darabont ha la capacità di annullarsi completamente e mettersi semplicemente a raccontare quello che lo scrittore di turno ha messo su carta, senza alterarne né la trama né il senso. Per chi, come me, detesta gli adattamenti troppo liberi, soprattutto per quel che riguarda i libri che ha amato, un simile approccio è una manna dal cielo. Se il libro o il racconto già di per sé sono belli, Darabont è in grado di lasciarli come sono, impreziosendoli con l’ausilio di una regia semplice e classica ma non banale, sfoltendoli giusto dove è necessario ed aggiungendo piccole modifiche che non snaturano l’idea originale ma, anzi, arricchiscono l’opera. Bisogna dire che Stephen King è un grande narratore, ma come critico cinematografico e “tutore” delle sue opere è veramente una capra (e qui per fare ammenda andrò fino nel Maine in ginocchio sui ceci, con sette palmi di lingua strasciconi sul selciato…): il Re infatti da bravo americanaccio burino semplicemente adora l’idea che i registi rovinino con inutili troiate trash i suoi romanzi, come per esempio nell’orrido adattamento dello splendido romanzo L’acchiapasogni (che già aveva un inizio trash di suo…), e disconosce opere magistrali come il capolavoro Shining di Kubrick, che dev’essere stato l’unico regista al mondo in grado di migliorare quello che a parer mio è il libro di King più brutto e noioso; non a caso poi il Re ha pensato bene di crearne una versione televisiva, sulla quale non mi soffermo per pietà, più vicina all’idea originale.


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Ma tralasciando gli sproloqui, Il miglio verde è come dicevo fedelissimo al libro e cattura alla perfezione lo spirito Kingiano che inserisce da sempre persone normali in un contesto a dir poco assurdo, e ci mostra le loro reazioni. L’aspetto sovrannaturale infatti c’è ma è perfettamente inserito nella descrizione della vita quotidiana all’interno del braccio della morte di un penitenziario; il regista ci introduce all’interno di un luogo così triste attraverso la delicata voce narrante di un Paul Edgecomb ormai vecchio, che decide di raccontare la sua vita all’amica “speciale” dell’ospizio. Impossibile per lo spettatore non innamorarsi all’istante dei protagonisti, che siano guardie o condannati a morte, e non diventare partecipe delle loro vicende, intenerendosi per un topolino che arriva a portare felicità ad un convitto cajun, ridendo del cameratismo che c’è tra le guardie, arrivando ad odiare con forza i due personaggi negativi, Percy e Wild Bill Wharton, trattenendo il respiro meravigliati ogni volta che compare sullo schermo John Coffey, il gigante buono; illudendosi, fino alla fine, che la conclusione della pellicola sarà positiva, nonostante tutto.


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Fa molto il regista, che nonostante tutto cerca di non indugiare sui particolari macabri, anche se le esecuzioni sono molto realistiche, soprattutto quella di Delacroix, e anche se l’introduzione e il racconto della morte delle due bambine è da brividi con quel ralenti che rende tutto più ineluttabile; ma anche gli attori ci mettono del loro. In un film così fedele al libro, infatti, l’unico modo di arricchirlo ed invogliare lo spettatore a farsi catturare anche dopo aver letto il romanzo, è quello di rendere i personaggi ancora più vivi. E così anche Tom Hanks riesce ad essere un po’ meno bolso e ad interpretare un Paul Edgecomb praticamente perfetto, ma i migliori sono i “personaggi secondari”, che tanto secondari non sono: senza di loro infatti il film perderebbe gran parte della sua bellezza. David Morse e Barry Pepper sono due “spalle” d’eccezione, Michael Clarke Duncan riesce ad interpretare il gigante buono John Coffey senza renderlo patetico e ridicolo, nonostante sia in lacrime per i tre quarti del film, e il Wild Bill di Sam Rockwell è divinamente abietto. Ho amato davvero molto poi l’idea di fare scaturire il ricordo di tutta la vicenda dalla canzone “Cheek to cheek”, il pezzo più famoso della colonna sonora di Cappello a cilindro con Fred Astaire, mentre nel libro la storia parte dalla decisione del vecchio Paul Edgecomb di fissare i ricordi nella memoria scrivendoli in una sorta di diario. In poche parole, un film molto bello, di stampo classico, che potrebbe davvero piacere a tutti.


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Di Tom Hanks ho già parlato qui. Presto nei cinema italiani Toy Story 3, che in originale ha lui come doppiatore del cowboy Woody, e purtroppo per tutti noi stanno per cominciare le riprese del terzo film tratto dai libri di Dan Brown, ovvero The Lost Symbol, dove ancora una volta Hanks vestirà i panni del bolsissimo Robert Langdon.


Frank Darabont è il regista e sceneggiatore del film, nonché uno dei miei preferiti vista la bravura con cui ha girato uno dei film più belli della storia del cinema, Le ali della libertà, sempre tratto da un libro di King, come l’altro suo film che devo ancora vedere, The Mist. Ha diretto anche un episodio di The Shield, per la tv. Di origine francese, ha 51 anni.


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David Morse interpreta il mitico Brutal. Attore di straordinaria bravura, anche se sempre relegato in ruoli di coprotagonista, lo ricordo in L’innocenza del diavolo, nel film TV I Langolieri (sempre tratto da Stephen King), Tre giorni per la verità, l’interessante L’esercito delle 12 scimmie, The Rock, Extreme Measures, Il negoziatore, Dancer in the Dark, Cuori in Atlantide (sempre di Stephen King) e Disturbia. Ha inoltre partecipato ad episodi di Racconti di mezzanotte, Dr. House e Medium. Ha 57 anni e tre film in uscita.


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Michael Clarke Duncan interpreta il gigantesco John Coffey, interpretazione che gli è valsa la nomination all’Oscar . Attore non poi tanto gigantesco (alla fine, in realtà, è alto come David Morse!!) e rinomato doppiatore, grazie alla sua voce profonda, ha recitato in Armageddon, FBI protezione testimoni, Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie, Sin City, Talladega Nights: The Ballad of Ricky Bobby, e in episodi dei telefilm Renegade, Willy il principe di Bel Air; Zack e Cody al Grand Hotel e Due uomini e mezzo; ha inoltre prestato la voce per Kung Fu Panda e alcuni episodi de I Griffin. Ha 53 anni e quattro film in uscita.


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Barry Pepper interpreta la guardia Dean Stanton. Negli anni in cui uscì il film non c’era film in cui non si vedesse il buon Barry, al che immaginavo una carriera sfolgorante per l’attore, che invece ultimamente s’è un po’ perso. Tra i suoi film ricordo Salvate il soldato Ryan, Nemico pubblico, il vergognoso volantino pubblicitario di Scientology ovvero Battaglia per la terra, Compagnie pericolose e La 25ma ora, mentre in tv lo si può vedere recitare nei telefilm Highlander, Oltre i limiti e Sentinel. Canadese, ha 40 anni e un film in uscita.


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Sam Rockwell interpreta il disgustoso Wild Bill Wharton. Attore assai particolare, tra i suoi film ricordo Tartarughe Ninja alla riscossa (!!), Alla ricerca di Jimmy, Sogno di una notte di mezza estate, Charlie’s Angels e Confessioni di una mante pericolosa, mentre tra i telefilm da lui interpretati cito Law and Order e NYPD. Ha 42 anni e due film in uscita tra cui Iron Man 2.


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Tra gli altri attori ci sono Bonnie Hunt (protagonista di film storici della mia infanzia come Beethoven e Jumanji) nei panni della moglie di Paul, James Cromwell (il pastore che adotta il maialino in Babe!) nei panni del capo Warden ed infine, per tutti i Lost – addicted, comunico che Doug Hutchinson, che interpreta l’odioso Percy, nel nostro telefilm preferito si è fatto crescere un bel po’ di capelli e ha rotto per parecchio le uova nel paniere a Sawyer/La Fleur durante la quinta serie, nei panni di Horace.  E ora vi lascio con la parodia dei Simpson, con una qualità che definire disgustosa è poco ma... dovevo metterlo!! Se ne trovate una versione migliore ditemelo, thanks! E... ENJOY!


3 commenti:

  1. brava.
    molto analitica e priva di luoghi comuni.
    Ho amato molto questo film

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  2. I Simpson sono impareggiabili, c'è poco da fare XD
    Riguardo al film... mi capitò qualche tempo fa di beccarlo in tv,  giusto la parte conclusiva, dall'aggressione parodiata nei Simpson fino alla conclusione... un pò poco per dare un commento complessivo.

    Non ho mai apprezzato i film strappalacrime, ma Tom Hanks in questa interpretazione non mi è dispiaciuto.. con lui gli altri poliziotti che fanno catenaccio intorno al gigante buono.... forse anche troppo buono e arrendevole sul finire?

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  3. Arrendevole sì, ma per un motivo ^__*
    Alla fine del film si capisce bene perché decide di subire la punizione...
    Comunque io ti consiglierei di guardarlo dall'inizio stavolta XD

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