A volte l’ignoranza paga. Per esempio, ieri sera sono stata sicuramente una dei pochi spettatori presenti nell’affollatissima sala a non avere mai visto prima Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany’s) e ad essermelo goduto quindi per la prima volta nel migliore dei modi, come se fossimo nel 1961 e Blake Edwards avesse appena finito di dirigere la pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Truman Capote.
Trama: Holly Golightly è una ragazza che vive di quello che guadagna facendo “compagnia” a vari uomini, libera e sognatrice, in cerca di un marito ricco e perfetto. Quando poi la sua vita sregolata le causa delle paturnie, il suo modo di rilassarsi è quello di fare colazione al mattino presto, guardando le vetrine di Tiffany…
Prima di cominciare, una doverosa premessa. Come ho detto all’inizio, ieri è stata la prima volta che ho visto Colazione da Tiffany, quindi l’ho guardato senza essere “accecata” da quell’aura mitica che gli hanno tributato generazioni di spettatrici che ne conoscono le battute e le scene a memoria, che cantavano tra sé Moon River prima ancora di entrare in sala. L’ho guardato incuriosita, desiderosa di sapere come sarebbe andato a finire, ridendo di battute che non conoscevo, stupendomi (positivamente) per parecchie cose e perplimendomi per altre. Detto questo, mi rendo conto che la bellezza della pellicola risiede interamente nella meravigliosa, stilosissima, folle interpretazione della splendida Audrey Hepburn, che da vita ad un personaggio indimenticabile. Holly Golightly, assieme alle bellissime musiche di Henry Mancini (Oscar sia alla colonna sonora che alla canzone Moon River) e alla città di New York, è l’anima del film: dolce, sfacciata, spudorata, matta ma anche fragile, malinconica e debole, è l’immagine stessa della Donna con la D maiuscola, l’unica in grado di mettere in ginocchio un uomo nonostante tutti i suoi difetti. Sentire la Hepburn parlare con quelle due o tre parole francesi infilate qui e là, vederla svolazzare tra gli ospiti durante l’esilarante party (una perla registica di Edwards, che arricchisce la scena di mille dettagli e mille “microscene” che si susseguono continuamente), oppure semplicemente indossare lo splendido, elegante e ormai mitico tubino nero è di per sé un’esperienza indimenticabile, che porterebbe chiunque a ricercarsi l’intera filmografia dell’attrice.
Colazione da Tiffany vive di tutto quello che ho detto sopra perché per il resto, non mi vergogno ad ammetterlo, è un po’ poca cosa. La trama è molto interessante, perché è un continuo susseguirsi di colpi di scena legati ad Holly e alla sua volubilità., ma il film cambia registro così spesso che a volte l’amalgama di generi risulta un po’ indigesto: quello che parte come una frizzante commedia rosa diventa un melò, poi torna ad essere commedia e infine un drammone, quasi senza soluzione di continuità e con un effetto talvolta straniante, soprattutto dopo la metà del film, quando il rapporto tra Holly e Paul parrebbe evolvere per poi venire cancellato per semplice capriccio. Gli attori vengono tutti eclissati dalla grandezza della Hepburn, ma chi ne fa le spese maggiormente è il povero George Peppard: se infatti Martin Balsam è assai carismatico nel ruolo dello stranissimo “protettore” di Holly e Mickey Rooney, pur se francamente imbarazzante nei panni del finto giapponese, regala alcuni momenti di pura ilarità, Peppard nonostante la sua indubbia prestanza fa un po’ la figura del gatto di marmo, piacione quanto basta, immensamente dolce e gentile, ma purtroppo sottotono. Però lo ammetto, di fronte a momenti come quello in cui una malinconica Holly canta Moon River accompagnata dal suono della chitarra, o quello in cui il povero Gatto viene abbandonato sotto la pioggia per la mia disperazione, ogni difetto che la mia mente non plagiata potrebbe trovare scompare: Colazione da Tiffany è un film che chiunque dovrebbe guardare almeno una volta nella vita. Non un capolavoro, ma sicuramente un caposaldo, da vedere e rivedere.
Di Martin Balsam, che qui interpreta O.J. Berman, ho già parlato qua.
Blake Edwards (vero nome William Blake Crump) è il regista della pellicola. Uno dei più famosi registi “brillanti” americani, marito della storica Mary Poppins Julie Andrews, lo ricordo per film come Operazione sottoveste, La pantera rosa, Hollywood Party, La pantera rosa colpisce ancora, La pantera rosa sfida l’ispettore Clouseau, La vendetta della pantera rosa, S.O.B., il meraviglioso Victor Victoria, Sulle orme della pantera rosa, Pantera rosa – Il mistero Clouseau, Appuntamento al buio, Nei panni di una bionda e Il figlio della pantera rosa. Anche sceneggiatore, produttore e attore, è morto di polmonite nel 2010, all’età di 88 anni. Nel 2004 è stato insignito dell’Oscar alla carriera.
Audrey Hepburn (vero nome Audrey Kathleen Ruston) interpreta Holly Golightly. Una delle più belle e brave attrici mai esistite, di origine belga, la ricordo per film come Vacanze romane, Sabrina, My Fair Lady, Gli occhi della notte (che le è valso l’Oscar come miglior attrice protagonista) e Always per sempre. E’ morta di cancro nel 1993, all’età di 63 anni.
George Peppard intepreta Paul Varjak. Famosissimo per essere diventato l’Hannibal Smith dell’A-Team, ha partecipato anche a film come A casa dopo l’uragano, La conquista del west, L’uomo che non sapeva amare e La caduta delle aquile, oltre alla serie Alfred Hitchcock presenta. Americano, anche regista e produttore, è morto nel 1994, all’età di 65 anni.
Patricia Neal interpreta l’amante di Paul. Americana, ha partecipato a film come Ultimatum alla Terra e La fortuna di Cookie, oltre a serie come Kung Fu, La casa nella prateria e La signora in giallo. Ha avuto due nomination all’Oscar come miglior attrice protagonista e ne ha vinto uno per Hud il selvaggio. E’ morta di cancro ai polmoni nel 2010, all’età di 84 anni.
Mickey Rooney (vero nome Ninian Joseph Yule Jr.) interpreta Yunioshi. Americano, “nato” come uno dei più amati attori prodigio bambini, ha partecipato a film come Elliot, il drago invisibile, Black Stallion, Babe va in città, Una notte al museo e l’imminente I Muppet. Inoltre ha doppiato Red & Toby nemiciamici, un episodio de Gli orsetti del cuore e ha partecipato alle serie Ai confini della realtà, Love Boat, La signora in giallo ed E.R. medici in prima linea. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 91 anni e quattro film in uscita. Ha avuto quattro nomination all’Oscar ed è stato insignito di un Oscar alla carriera nell’83 e uno giovanile nel ’39.
Doveva essere John Frankenheimer a girare il film, con Marilyn Monroe, esplicitamente richiesta da Truman Capote, come protagonista. Quando poi la Monroe ha rifiutato su consiglio del suo agente (nonostante il personaggio di Holly sia molto più “edulcorato” rispetto al romanzo) le è subentrata Audrey Hepburn e quest’ultima ha preteso un altro regista, perché non aveva mai sentito nominare Frankenheimer. Anche Paul avrebbe dovuto essere interpretato da un altro attore, nella fattispecie Steve MacQueen, che però era già impegnato sul set di un altro film. Se Colazione da Tiffany vi fosse piaciuto, proverei a leggere il libro (che è ciò che farò io!) e guarderei Vacanze romane e Sabrina. Ne avete di cose da fare, quindi… ENJOY!!
Queste sono parole che tutti noi abbiamo usato per Colazione da Tiffany. Nel Cinetvforum penso tu abbia trovato tutto.
RispondiEliminaIo, da uomo, non pensavo assolutamente di divertirmi, di pensare, di meravigliarmi per un film culto per voi ragazze: la scena del party, le acrobazie di Gatto, e una Audrey Hepburn bellissima, quasi irraggiungibile, che avevo conosciuto per Always - Per sempre.
Forse ho fatto male a non essere andato al cinema...
boh,vedi che ho sbagliato sesso allora.a me piace codesta pellicola.Anche perchè sono un grande ammiratore di Blake Edwards e credo che gran merito del film e della sua riuscita sia proprio lo stile registico,(che a te invece non piace molto quando parli di salti di genere ,dico).è un classico prodotto di quel periodo quando si facevano film senza i divetti del cinema romantico e melodrammatico odierno,ma buoni professionisti.
RispondiEliminaVacanze Romane e Sabrina sono altri due ottimi filmoni.
Beata te che l' hai visto per la prima volta in sala :D
RispondiEliminaE' vero, è un film che si regge interamente su Audrey (e sul Gatto, ma vabbè, io sono gattara e faccio poco testo) e, tolta lei, resta poca cosa. Il problema è che il romanzo di Capote è stato completamente stravolto in senso buonista.
Ma alla fine non ce ne può fregar di meno, perché tutto il film risplende della presenza di quella meravigliosa Donna e noi ce lo godiamo così com'è
Non l'ho ancora visto e in effetti una mezza idea di andare a vederlo c'era....
RispondiEliminasenti ma di Splinder che vuole chiudere hai saputo niente?
io per ora sono su iobloggo...
e poi ho aperto un blog sul cinema su Blogspot.....
http://ilcinemasaccobellodipascoski.blogspot.com
Se non è vero niente tornerò su Splinder ma il blog su blogspot quello diventerà il mio blog sul cinema.....
Ciao!
@agegiofilm:
RispondiEliminaColazione da Tiffany non posso dire che sia entrato nei miei cult, ma sono davvero contenta di averlo visto, e di averlo fatto al cinema. D'altronde, come ben dici, è così conosciuto che rimanere nell'ignoranza era un po' una vergogna.
@viga:
non ho amato molto la commistione di genere, ma lo stile registico di Edwards mi è sempre piaciuto. Ho apprezzato però forse di più altri suoi film.
@Lucia:
Il libro appena finisco il nuovo Stephen King me lo leggo, così cerco un po' di farmi un'idea. E che dire, ti capisco, sono gattara anche io XD
@paveloescobar:
ne so tanto quanto te, ma da un po' di tempo medito di lasciare la piattaforma. E' che mi spiacerebbe perdere tutto, visto che non mi intendo di codici, grafica, internet e sono pigra, non riuscirei mai a trasferire il bollalmanacco... è una mole di roba immane XD
vado ot,ma grazie al tuo blog e a una tua recensione ho recuperato la serie di Critters,certo che all'epoca c'erano di soldi da gettare visto che di ogni film facevano la sua bella saga.Pensa a quella al di là del bene e del male dei Ghoulies!
RispondiEliminaVabbè ho abbassato di brutto il livello di questo post citando ste robe!
Il libro ti deluderà, credimi...conosco tutti gli scritti di Capote ed il suo meno riuscito, come dici tu la vicenda è sdolcinata e patinata...un po' troppo anche per un assiduo frequentatore di salotti come Capote....
RispondiEliminaciao
@Egle
RispondiEliminaNon conosco Capote, in effetti, però il libro ce l'ho in casa, quindi un'occhiata la darò!
@Viga
Ci mancherebbe, sono contenta!
Questo blog vorrebbe servire proprio a quello, a far recuperare anche film trash ma in qualche modo memorabili XD
Perdonatemi se la mia opinione non sia da cinefilo professionista (O.o), io appartengo a quel target ammaliato dalla bravura e dallo splendore della Hepburn, tuttavia ho trovato nel film una sorta di avanguardia nell'inserire quel momento "psichedelico" quale era il party organizzato nella casa di Holly, ed altre ironiche particolarita' che forse una classica spettatrice di film romantici non si aspetterebbe, soprattutto all'epoca degli anni '60.
RispondiEliminaGran bel film, con una splendida e mitica protagonista. Vorrei leggere il libro per capire quali sono le differenze, certo che il talento comico del regista era davvero fuori dalla norma...
RispondiEliminaDi Capote leggi "A sangue freddo", se non l'hai ancora letto, è incredibile quel libro !
@pinkcandy
RispondiEliminaeffettivamente nemmeno io ero "pronta" alla vista di quel party, mi è sembrato parecchio avanti per i tempi, davvero una piacevole sorpresa.
@ipitagorici
Mi segno il titolo e quando avrò tempo recupero anche questo!
Il fatto è che la Hepburn è così sfavillante, e Edwards così bravo a cambiar discorso, che normalmente bisogna rivedersi il film alcune volte prima di accorgersi che (a parte il finale posticcio) si tratta di una terribile tragedia che ci viene spacciata come commedia romantica.
RispondiEliminaQuando riesci a non farti distrarre dalla affascinante protagonista, dai cambiamenti di registro, dalle fulminanti gag, dalla memorabile colonna sonora (eccetera) ti rendi conto che si racconta una triste storia di individui alla deriva, incapaci di amare e dare un senso alla propria vita.
Per me è un capolavoro, da rivedere ogni tanto per poterlo apprezzare al meglio.
PS: Una cosa che mi sono chiesto spesso è come mai Capote fosse così convinto nel volere la Monroe come protagonista. Poi mi sono rivisto Quando la moglie è in vacanza e credo di aver capito. In pratica qui vediamo l'altra parte della vicenda narrata da Wilder, dal punto di vista di lei.
Effettivamente, al di là di tutto il glam, non è un film felice. Nonostante l'happy ending rimane comunque un gran senso di malinconia, espresso magistralmente dalla splendida Moon River.
RispondiEliminaQuanto a Quando la moglie è in vacanza, ammetto che è l'ennesima mancanza cinematografica...