lunedì 16 aprile 2012

Bollalmanacco on Demand: Funny Games (1997)

Come ho già avuto modo di dire nel post di ieri, il Bollalmanacco on Demand questa settimana raddoppia. Dopo la recensione di Il segreto del Bosco Vecchio, cambiamo completamente genere ed esaudiamo la richiesta del buon Vincent, che con tutto il bene che (spero!!) mi vuole, mi ha comunque costretta a rivedere Funny Games, diretto nel 1997 dal regista Michael Haneke. Avviso intanto la gentile clientela che il prossimo film che recensirò su richiesta sarà I duellanti di Ridley Scott.


Trama: una famiglia composta da padre, madre e figlio, viene tenuta in ostaggio da due ragazzi, che li torturano fisicamente e psicologicamente...


Sono pochi i film che ho odiato e amato allo stesso tempo, che mi hanno costretta a rimanere con lo sguardo fisso davanto allo schermo affascinata e orripilata in egual misura. Funny Games rientra sicuramente in questa categoria: lo odio, i due mocciosi che seviziano la famigliola sciorinando loro motivazioni false ed assurde mi stanno sulle palle come pochi altri personaggi al mondo, durante la prima visione avevo inveito in più modi contro il regista e alla fine mi ero ripromessa di buttare via la videocassetta... nonostante ciò l'ho rivisto altre tre volte (questa sarebbe la quarta), cercando di trovarci ogni volta un significato che non fosse l'orripilio o la violenza fini a sé stessi. Arrivando ad apprezzare l'uso della colonna sonora, gli attori, le inquadrature, persino quell'unico, bastardo e surreale escamotage che tanto mi aveva fatta inca**are la prima volta. Facendomi coinvolgere da questo gioco che non si limita solo alle vittime e i loro carnefici, ma anche, e soprattutto, si rivolge allo spettatore.


Volendo trovare "per forza" un significato a Funny Games, per come l'ho capito è una riflessione sulla desensibilizzazione alla violenza provocata dai media. Paul e Peter danno l'idea di essere due ragazzi appartenenti alla classe medio - alta, Paul è sicuramente colto e anche di bell'aspetto, apparentemente non avrebbero alcun motivo di seviziare famiglie inermi: eppure lo fanno, seguendo le regole di un perverso gioco e cercando di seguire le regole che anche lo spettatore si aspetterebbe vengano rispettate in un thriller. Infatti la "genialata", se così si può dire, di Funny Games, è che Paul, a differenza di Peter, è assolutamente consapevole di essere il personaggio di un film: la chiacchierata finale tra i due personaggi, durante la quale Peter racconta a Paul di una storia in cui il protagonista si rende conto di essere finito all'interno di una pellicola, un universo parallelo che non è la realtà in cui sono rimasti a vivere i suoi genitori, offre la chiave di lettura di Funny Games. Paul, infatti, risponde che la consapevolezza di vivere in un film non rende l'universo che circonda il personaggio meno reale, se questo universo viene osservato da qualcuno; quindi, ogni gesto che i due compiono, in quanto osservato da noi spettatori, diventa automaticamente reale e per questo ancora più terribile.


In qualche modo, questa chiave di lettura rende lo spettatore, ormai abituato ad essere passivo di fronte alla violenza propinata dai media, complice attivo di quanto accade sullo schermo. Non basta tifare, palesemente, per la famiglia, anzi: Paul è consapevole dei sentimenti di chi sta guardando Funny Games e, da bravo stronzo e fine psicologo, infrange la cosiddetta "quarta parete" e ci coinvolge attivamente, invitandoci a scommettere con lui sulle loro possibilità di sopravvivenza, illudendoci che la moglie riesca a trovare aiuto, rimproverandola quando minaccia di far finire il gioco proprio quando il film non ha ancora raggiunto la lunghezza standard di una pellicola, arrabbiandosi con Tom quando, durante una scena cruentissima, infrange le aspettative e le speranze dello spettatore. Infine, in quanto solo personaggio consapevole di trovarsi in un film, è anche l'unico in grado di modificare gli eventi con il semplice click di un telecomando. Il grandissimo figlio di sultana. L'unico modo di "salvare" la famiglia, paradossalmente, sarebbe smettere di guardare il film... ma Paul, sul finale, ci rivolge uno sguardo come a dire "ma chi volete prendere in giro?" mentre tutto ricomincia come se niente fosse successo, stesso copione, altra famiglia. E noi a guardare. Impotenti, inorriditi, scandalizzati forse, ma comunque curiosi. Shame on us. Mi vergogno a dirlo, ma a prescindere da tutto Funny Games è un film che consiglio. Magari non a chi è di stomaco debole, ecco.

Michael Haneke è il regista e sceneggiatore della pellicola. Tedesco, ha diretto film come La pianista, Funny Games U.S. e Il nastro bianco. Anche attore, ha 70 anni e un film in uscita.


Susanne Lothar interpreta Anna. Tedesca, ha partecipato a film come La pianista e Il nastro bianco. Ha 52 anni e tre film in uscita.


Ulrich Mühe interpreta Georg. Tedesco, ha partecipato al film Le vite degli altri. Anche regista, è morto di cancro nel 2007, all'età di 54 anni.


Nel 2007 il regista ha girato un remake dal titolo Funny Games U.S., con Naomi Watts e Tim Roth nei panni di Anna e Georg, Michael Pitt e Brady Corbet in quelli di Paul e Peter. Non l'ho visto, ma mi dicono sia identico all'originale, che riprende scena per scena. Nonostante il mio amore sviscerato per Tim Roth, dunque, rifiuto categoricamente una visione! ENJOY!

20 commenti:

  1. Grazie Bollina!
    Finalmente una recensione esauriente e poco addobbata di fronzoli inutili e terminologie filosofiche. E devo dire anche che mi trovi completamente d'accordo: lo odio e lo amo allo stesso tempo, perchè non è un pugno allo stomaco dello spettatore, ma una ginocchiata sui denti degli amanti dell'horror e del thriller. Ti fa sentire un vero e proprio voyeur piuttosto malato, tanto che (una volta compreso) ti viene per forza da chiederti "ma perchè guardo sempre tutta questa violenza?".
    Forse c'è proprio qualcosa che non va in noi ç_ç

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    1. Di nulla, è stato un piacere, e così almeno sono riuscita a buttare giù anche due idee sul film che mi frullavano in testa da un po'.
      Comunque, credo che il nostro voler "guardare" ci renda più umani di altri, d'altronde la curiosità è insita nell'animo di chiunque :P

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  2. Che gran film, uno dei pochi in grado di ferirmi ogni volta che lo guardo. Io sinceramente però ho preferito il remake.

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    1. Il remake sono indecisa se guardarlo o meno. D'altronde, attori USA a parte, dovrebbe essere identico, leggevo che persino la casa è stata rifatta stanza per stanza uguale all'originale. Quindi, temo aggiunga poco a quel che dice Funny Games, e che sia stato girato solo perché al pubblico americano non garba molto sbattersi a guardare film stranieri...

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    2. In effetti sì, è identico. A me è piaciuto di più, però. Una cosa puramente soggettiva.

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    3. Ci mancherebbe, certo!
      Già solo per il fatto che c'è Tim Roth, forse lo apprezzerei di più anche io, chissà :P

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  3. Il punto è proprio quello , Haneke gioca col voyeurismo dello spettatore tenendolo costantemente sulla corda.E' l'artista che comanda il gioco e che detta le regole.Lo spettatore è avviluppato dall'idea della violenza e non dalla violenza stessa che è posta costantemente fuoricampo.E anche riavvolgere il nastro(come potrebbe fare un semplice spettatore) non serve a nulla.Un'altra cosa da notare che è comune anche ai suoi primi film(quelli della trilogia della glaciazione, anche quelli veri e propri pugni nello stomaco anche se più "teorici" di Funny Games) è una critica spietata alla classe medioborghese prigioniera dei propri rituali. Scusate se mi sono fatto un po'prendere ma Haneke lo adoro.Volevo chiedere una cosa a Frank: ma perchè hai preferito il remake? A me ha fatto solo incavolare...

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    1. Sinceramente, oltre a Funny Games, non ho avuto modo di vedere altri film di Haneke (La pianista a parte, ma ne ho visto solo un pezzo perché mi ha irritata non poco XD)quindi sono poco esperta della poetica del regista, ma è sempre utile avere il commento di un appassionato, così forse capisco meglio :P

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  4. Bella rispolverata, un film che mi piacque molto:) L'ispirazione ad Arancia meccanica è evidente, ma Funny Games riesce a conservare il suo fascino e a non risultare una copia... Neanch'io ho visto il remake, nel caso l'avessi visto comunque non lo ricordo, mentre invece ricordo l'originale:)

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    1. Secondo me sono completamente agli antipodi, perché Alex, in modo distorto ovviamente, è molto "umano", il suo concetto di ultraviolenza equivaleva a libertà e ribellione, mentre Paul e il compare sono dei freddi automi, che fanno le cose in maniera quasi "scientifica", come se portassero avanti una tesi, mettendosi al servizio della sperimentazione del regista.
      Comunque, sono due film che, a modo loro, hanno fatto sicuramente storia!

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  5. io ho preferito l'originale.

    Haneke a volte mi piace molto, come in "Niente da nascondere", altre volte, come in "Il nastro bianco", per niente.

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    1. Guarderò Niente da nascondere, allora, quando avrò preso un po' di pausa da Haneke però :P

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  6. Mi sembra di ricordare un recentissimo Remake di questo film,mi sbaglio?

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    1. Non ti sbagli, assolutamente. Si intitola Funny Games US ed è stato diretto, sempre da Haneke, nel 2007!

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  7. La recensione è stupenda. Vado contro corrente, il film l'ho odiato con una forza tale come pochi altri film. Una perversione a dir poco terrificante, una compiacenza nel mostrare-non mostrare che fa sembrare Arancia Meccanica un film di Disney.Non ci ho dormito la notte.

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    1. Grazie del complimento *___*

      Sì, anche secondo me Funny Games è mooolto peggio di Arancia Meccanica, perché non c'è quel senso "artistico", grottesco, volutamente quasi parodico a sdrammatizzare il tutto.
      Come spettatori non riusciamo a simpatizzare con i killer nemmeno una volta, e rimaniamo solo con un grandissimo senso di fastidio e rabbia.

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  8. Io ho visto anche la versione americana. Haneke ha girato questo auto-remake (che non a caso ha voluto chiamare U.S. Version) sfidando la produzione, rifacendo provocatoriamente
    scena per scena lo stesso film del 1997, probabilmente per ribadire la sua dimensione di autore.
    Il regista austriaco, autore di quel capolavoro assoluto che e' LA PIANISTA, ingiustamente scippato della Palma d'Oro a Cannes dal nostrano LA STANZA DEL FIGLIO di Moretti, ripropone anche in chiave USA tutti i suoi marchi di fabbrica: racconto distaccato, nessun tentativo di giustificare o spiegare.
    Come nella versione originale, anche il remake di FUNNY GAMES, inchioda alla poltrona lo spettatore non concedendogli nessuna via di fuga, costringendolo a guardare e addirittura ad interagire con i torturatori.
    Guardare cosa poi? Nulla. Perchè la grandezza di Haneke è proprio nel non mostrare assolutamente nulla delle sofferenze inflitte agli ostaggi, ma lasciarle immaginare allo spettatore.
    Il fatto che 10 anni dopo dal FUNNY GAMES originale, questa versione riscuota un discreto successo e risulti ancora attuale, conferma che nel 1997 Haneke era in netto anticipo sui tempi.

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    1. Che dire, dopo questo commento vado a recuperarlo il prima possibile!

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  9. Io amo il remake.
    Non me ne vogliate, ma Naomi Watts, Tim Roth e il mio adorato Michael Pitt me lo fanno preferire.

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    1. Io lo guarderei solo per Tim Roth ma sono talmente abituata all'originale che continuo a rimandare la visione!

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