sabato 25 agosto 2012

Calvaire (2004)

Vi avviso subito. Quella di Calvaire, diretto da Fabrice Du Welz nel 2004, non sarà una recensione normale. Non sarà proprio una recensione. Ricordate, negli anni '80 - '90 quei cineracconti dove l'intero film veniva, appunto, raccontato sulle pagine di TV Sorrisi e Canzoni? Ecco, affronterò Calvaire in questo modo, per un paio di motivi. Innanzitutto, è un film troppo ammorbante e sconfortante, al momento non sono dell'umore adatto per trattarlo con la serietà che merita. In secondo luogo, ribadisco che io e l'horror belga o francese non andiamo d'accordo: parlatemi pure di elogio della follia, di significati nascosti, di arte registica, di pessimismo cosmico, di scossa all'horror mondiale... io ho visto solo un film che non sta né in cielo né in terra, che si prende troppo sul serio quando una simile cosa meritava un taglio molto più trash e autoironico. In ultima istanza, questo blog è tuttora gestito da una persona che di cinema non capisce una mazza, è stato creato per divertirmi e per palesare, se necessario, la mia crassa ignoranza. Racconterò quindi Calvaire come ho fatto con le mie povere, sfortunate colleghe di ufficio... ergo, se cercate una recensione seria e, soprattutto, se non avete mai visto Calvaire, NON PROSEGUITE NELLA LETTURA!!



Calvaire comincia con la tristissima esibizione di un ancor più triste cantante che intrattiene, sotto le feste natalizie, un branco di vecchie in un ospizio. Il fanciullo, che risponde al nome di Marc, è bellino ma sacrificato in un improbabile quanto orribile abito di scena. Ma si sa, l'ardore di una vecchia è difficile da sedare con queste quisquilie, e il film prosegue mostrando allo spettatore la scena più scioccante dell'intera pellicola: una delle vegliarde cerca di concupire Marc, prendendogli la mano in camerino e mettendosela... proprio lì. E per lì intendo lì dove non batte il sole. Il cantante prende atto della cosa, ripromettendosi di non mettere MAI più piede nell'ospizio, senza sapere che il destino riserva brutte cose a chi non si accontenta. Mentre scappa (quasi) a gambe levate, viene aggredito da una delle infermiere, anche lei palesemente innamorata. Lui, da buon gatto di marmo, mostra di non comprendere, stuzzicando così ancor di più il karma negativo che, di lì a poco, lo farà pentire di aver rifiutato due donne così focose. Morale dell'introduzione (e dell'intero film, almeno io l'ho capita così): MAI essere reffi, prendere sempre quello che la vita ci offre, perché potrebbe andarci anche peggio!

Eccolo lì, belin. Elvis, roditi il fegato.
Il destino comincia ad accanirsi su Marc nei panni del cliché più sfruttato della storia dell'horror: il furgone gli si ferma in mezzo a un bosco, sotto la pioggia. Il giovine, digiuno di pellicole di genere, affida così la sua salvezza al primo streppone, palesemente pazzo, che passa di lì per caso cercando un fantomatico cane (anzi, cagna. E' importante). Boris, questo il nome del pazzo, lo conduce fino a una sorta di agriturismo sperduto nella campagna belga, dove Marc viene accolto da un altro tizio palesemente dotato di problemi, il signor Bartel. Costui si dimostra subito assai zelante, ma anche uno scassacabasisi di prim'ordine: telefona al meccanico perché vada subito ad aggiustare il furgone e poi si offre di ospitare Marc, visto che la cosa parrebbe andare per le lunghe, costringendolo anche a cantare per lui in cambio di un'orrenda barzelletta che farebbe rivoltare nella tomba persino Gino Bramieri. Bartel, ex comico inspiegabilmente decaduto e abbandonato dalla compagna Gloria, parrebbe felicissimo di avere il cantante come ospite, in quanto collega artista... peccato che, il giorno dopo, qualcosa nella facciata gentile dell'uomo cominci a creparsi. Marc decide di andare a fare una paseggiata ma il locandiere lo avverte: "Non si avventuri in paese perché lì non amano gli artisti". Il cantante, senza neppure provare a protestare, si avvia per la sua passeggiata in solitaria, mentre Bartel, con una maleducazione infinita, lungi dal provare ad aggiustargli il furgoncino gli frega cellulare, soldi, documenti e anche le foto porno che la frizzante infermiera dell'inizio aveva infilato in una busta destinata a Marc. In tutto questo, il fanciullo interrompe la passeggiata nel momento esatto in cui si imbatte, non visto, in un gruppo di contadinassi che stanno stuprando un vitello. "Basta" questo a convincere il cantante che, forse, è arrivato il momento di portar via le suole dall'amena località di villeggiatura.

Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, che abbiamo noi...
Da questo momento in poi il film lascia che la follia appena accennata si sfoghi senza limiti. Marc scopre di essere stato allegramente coglionato da Bartel: il telefono con cui il locandiere millantava di chiamare il fantomatico meccanico non ha mai funzionato, il furgone è senza batteria, vicino all'albergo c'è una catapecchia in cui Marc scopre tutta la sua roba, cellulare compreso... infine, nella stanza dove ha dormito sono comparsi inquietanti vestiti da donna. Avete già capito dove vuole andare a parare Calvaire, vero? Se non ci siete ancora arrivati, come il povero Marc, la spiegazione arriverà nel momento in cui Bartel deciderà di sfasciare a colpi di accetta il furgone e di spaccare la faccia al cantante con un colpo di batteria ben assestato. E qui comincia a delinearsi il tema portante dell'intera pellicola: il locandiere si è autoconvinto che Marc sia la sua amata/odiata Gloria, tornata da lui dopo tempo immemorabile. Seguono inenarrabili scene in cui il cantante viene pestato, rasato a zero, incaprettato da un infoiato Bartel, portato a scegliere un albero di natale nel bosco, prima di riuscire a fuggire solo per finire intrappolato in un laccetto e riportato al suo aguzzino dall'idiota dell'inizio, quello che non smette di cercare la cagna. Nel frattempo, la vecchia e l'infermiera dell'ospizio si stanno sicuramente facendo delle grasse risate, ma forse c'è un barlume di speranza!!! Due contadinassi hanno visto tutto, e sicuramente ora libereranno il povero Marc. Dai, ecco che arriva l'happy ending, riprenditi la tua dignità di gatto di marmo, bello, basta piangere come una donnicciola, un po' di spina dorsale, suvvia!

Tranquilla, Gloria. Fa più male a me che a te.
Bartel, diciamolo, non ha preso bene il tentativo di fuga di Marc. Siccome il film si chiama Calvaire decide di crocifiggere quello che ormai è per lui donna a tutti gli effetti, ma si interrompe quando si accorge di essere osservato. Leso nella propria dignità di uomo padrone ed ex cornuto e mazziato, il locandiere si arma di fucile e, come nella migliore tradizione "terrona" (senza offesa), si reca al bar del paese per mettere in guardia gli abitanti (una decina in tutto, tutti uomini): "Gloria è tornata, èmmmmìa!!! Non me la porterete via, non mi impedirete di essere felice!!!". E voi direte: ma belin, cosa gliene frega a 'sto branco di contadini di rubargli una donna che in realtà è un uomo? La risposta arriverà dopo la scena migliore del film, un ballo completamente folle a cui si abbandonano i clienti del bar, qualcosa di così decerebrato e trash da risultare quasi commovente.

Il pianista del bar ci delizia con la sua musica...
Ma torniamo al povero Marc, che ormai ha cambiato film, passando da Calvaire a Non aprite quella porta: ormai succube del suo aguzzino, viene anche irriso durante una cena di Natale in cui, udite udite, si presenta il folle Boris felice come una pasqua per aver ritrovato la sua cagnolina. Certo, l'idiota arriva con un vitello al guinzaglio, ma nessuno in sala è così scortese da farglielo notare. In compenso, insomma, se rammentate la storia del vitello, avrete già capito che questa storia di amanti e gelosia non potrà finire bene... e infatti i clienti del bar arrivano armati di tutto punto per recuperare la bestiola, che tanta gioia aveva elargito ai loro corpi bisognosi d'aMMore. E così, dai che ti ridai, Bartel e Boris vengono trucidati per lo sgarro commesso e per Marc dovrebbe, a rigor di logica, essere arrivato il momento della liberazione. Purtroppamente, anche il capovecchiaccio dei contadinassi  (quel Philippe Nahon che già in Alta tensione aveva dimostrato di essere un tipo perlomeno irragionevole...) è convinto che Marc sia in realtà Gloria, quella maledetta zoccola che prima lo aveva tradito per Bartel e poi li aveva mandati, giustamente, tutti quanti a spigolare. Potrebbe ucciderlo risparmiando allo spettatore ulteriori camurrìe, ma lì per lì decide di concedere ai suoi compagni l'onore di incaprettare Gloria (chiamiamolo così, d'ora in poi...) prima di farla fuori... e qui arriva il secondo monito della pellicola: MAI cedere ai piaceri della carne, accontentati di quel che hai!!! Soprattutto se sei rimasto senza donne per così tanto tempo da uscire fuori di testa!! Gloria infatti riesce a scappare e lascia tutti a bocca asciutta. I villici si mettono al suo inseguimento grazie ad un maiale/segugio, ma è solo Nahon che riesce a raggiungerla, prima di finire inghiottito nelle famigerate sabbie mobili del belgio, un ambiente talmente ostile che nemmeno Bear Grylls potrebbe salvarlo. Il finale sancisce così la rassegnazione e la trasformazione del cantante da Marc a Gloria, perché il protagonista risponde alle suppliche del vecchiaccio morente con un "Sì... ti ho sempre amato". Il film finisce, seguono dei silenziosi titoli di coda alla fine dei quali il verso trionfante del maiale lascia intendere che forse, alla fine, Marc/Gloria è stato catturato, incaprettato e ucciso per la gioia delle sue ammiratrici scornate. E per la mia, che spero di non vedere mai più una roba simile.

Tranquillo! Mangia il ratto muschiato del belgio, è ricco di proteine!
Di Philippe Nahon, che interpreta Robert Orton, ho già parlato qui.

Fabrice Du Welz è il regista della pellicola. Belga, ha diretto anche Vinyan, che devo ancora vedere. Anche sceneggiatore, ha 40 anni e un film in uscita.







21 commenti:

  1. 92 minuti di applausi! Un film così idiota e presuntuoso non l'ho mai visto...escludendo forse "Dante 01" anche questo di scuola franco-belga,
    Di solito il Cinema francese non mi dispiace,: ha prodotto cose carine come "Il Patto dei Lupi" e "La Horde", e produzioni decenti come "Haute Tension".
    Riconosco però che i " cugini" hanno la tendenza a prendersi troppo sul serio.

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    1. Oh dai, mi consolo, pensavo di essere l'unica a non essere riuscita a prenderlo sul serio!
      A parte Haute Tension gli altri che hai citato non li ho mai visti, ma Il Patto dei Lupi e La Horde ho sempre voluto cercarli...

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    2. Scusate l'intromissione. La Horde l'ho visto e per me tanto basta...quindi penso che stà roba qui, ovvero Calvaire, lo lascerò perdere.

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    3. Non scusarti :P
      La Horde devo ancora vederlo, da una parte sono curiosa, dall'altra lo temo..!

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  2. o abbiamo visto un film diverso o abbiamo occhiali diversi:)

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    1. No no ti posso assicurare che il cineracconto è fedelissimo per quanto riguarda la storia... certo, l'interpretazione che gli ho dato è un altro paio di maniche :P

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  3. io ho visto lo stesso film che ha visto Ismaele :) per me Calvaire è un caposaldo del nuovo horror francese/ belga, Du Welz è un grandissimo e Vinyan lo ha confermato tra i miei preferiti. Ma se non ti è piaciuto questo non so proprio se consigliartelo Vinyan...

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    1. Ok, posso chiederti cosa ti è piaciuto di preciso di Calvaire? Insomma, cosa ti ha lasciato... magari così considero cose che io non ho colto!

      Quanto a Vinyan allora lascio perdere :P

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    2. http://bradipofilms.blogspot.it/2012/03/calvaire-2004.html , qui trovi qualche parola in libertà su questo film inserite nei primissimi tempi del mio blog.
      Calvaire è una discesa nell'abisso devastata e struggente per come la vedo io con una messa in scena da urlo e citazioni cinefile a piene mani( vedi Hitchcock a cui Du Welz dice di rifarsi nella parte dell'incontro nella locanda)...poi che ti devo dire...questione di passioni...:)

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    3. Intanto vado a leggermi la recensione.
      Per come la vedo io, la discesa nell'abisso avrebbe dovuto avere un protagonista leggermente più dotato di spina dorsale (Marc, lo vedi fin dall'inizio che è nato vittima), tanto che nessuna delle torture da lui subite si ripercuote più di tanto nell'animo dello spettatore.

      Quanto alla messa in scena è spettacolare e non lo metto in dubbio, sicuramente migliore di quella di tanti altri film di genere. In particolare, ho amato la ripresa dall'alto verso la fine e anche la scelta di non usare (o quasi) colonna sonora... ma per il resto, ammorbo totale!

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  4. per qualcuno è un cult assoluto.
    io finora l'ho sempre evitato, proprio perché mi sembra un calvario..

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    1. Sinceramente, vorrei davvero che lo guardassi, perché sarei curiosa di sapere la tua opinione!

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  5. Io sto con Bradipo e Ismaele.
    Un film inquietante e clamorosamente interessante, una specie di piccolo Lynch.
    A me è piaciuto molto.

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    1. Lynch è sempre riuscito a catturarmi, interessarmi, farmi pensare e farmi sforzare di capirlo anche quando era umanamente impossibile.
      Questo Calvaire non mi ha trasmesso nulla, non mi ha lasciato nemmeno un briciolo di inquietudine, tranne al momento del geniale ballo all'interno del bar. Quella è una sequenza da voto 11.

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    1. Ahahah grazie!
      A dire la verità quando ho visto "Anonimo" ho pensato: aléééé vai con le botte di insulti! XD

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    2. Ahah! No è che stavo andando a letto...e non mi sono messo a smanettare con l'account di Google! xD

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    3. Bella la dichiarazione d'aMMore notturna *__*

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    4. Romeo e Giulietta, ma lol!

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  7. Nooooo! Mi hai ditrutto il calvario! Da ora in poi ti odio ufficialmente XDXDXD
    Ma dai, ci mancherebbe!
    Però sei fuori come un campanile a Pasqua...

    Ah, io sto dalla parte di quelli che lo considerano un cult. Amen. :)

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    1. Ahahaahahh mi dispiace, ma questo è un po' un periodaccio e devo svagarmi come posso.
      Mi spiace ci sia finito di mezzo il Calvario :PP

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