Come diceva Elio, tra dire e il fare c’è di mezzo e il. Questo per dire che, nonostante sia passato più di un anno dalla lettura dell’omonimo libro di Jonathan Safran Foer, sono riuscita a guardare solo recentemente il film Molto forte, incredibilmente vicino (Extremely Loud & Incredibly Close), diretto nel 2011 da Stephen Daldry.
Trama: Oskar è un ragazzino quasi geniale ma incapace di integrarsi nella società a causa delle proprie fobie. Quando il padre muore l’11 settembre a causa del crollo delle due torri, il piccolo trova nell’armadio del genitore una chiave con sopra scritto “Black” e decide di cercarne il proprietario…
Il romanzo di Foer, per quanto purtroppo sia ormai lontano dalla mia memoria, è un libro particolarissimo che affronta in modo inusuale una tragedia giustamente ancora molto radicata nell’immaginario collettivo mondiale; all’interno di esso si intrecciano testi, disegni e fotografie, il dolore del protagonista Oskar, il tentativo della madre di rifarsi una vita e, in parallelo, anche un altro terribile capitolo di Storia, quello della seconda guerra mondiale, raccontato dal punto di vista della nonna di Oskar e del suo misterioso inquilino muto. La sceneggiatura della pellicola invece, in qualche modo, semplifica la storia narrata ed eleva Oskar a protagonista unico, facendo diventare la vicenda un lineare racconto di formazione, per quanto godibile e commovente; scompaiono i riferimenti alla travagliata vita del nonno di Oskar, alla conseguente decisione dell'uomo di fuggire dalla moglie e dal figlio non ancora nato, scompare la figura dell'anziano vicino che, all'inizio del romanzo, aiuta Oskar nella sua ricerca e alcune caratteristiche del personaggio vengono accorpate a quelle dell'Inquilino, che si trasforma così in un vecchietto ben più saggio e simpatico di quello presentato nel romanzo. Insomma, la complessa struttura del libro è stata come al solito rimasticata e appiattita per risultare più appetibile agli spettatori americani e anche i ruoli del padre e della madre di Oskar sono stati ampliati per giustificare la presenza di due "grandi" (a me non piacciono ma sono indubbiamente tra i più famosi al mondo) attori come Tom Hanks e Sandra Bullock, ma il risultato per una volta non è stato totalmente disastroso... solo diverso.
Preso senza considerare il romanzo, ovviamente superiore, Molto forte, incredibilmente vicino è un film gradevole che racconta in modo particolare il disagio di un bambino problematico alle prese con una tragedia enorme e con delle emozioni assai difficili da gestire soprattutto a quell'età, come il senso di colpa, la paura di essere diverso e il distacco dai propri punti di riferimento. Come chiarisce il padre all'inizio, Oskar viene "costretto" ad interagire con le persone, a fare domande, ad uscire dal suo mondo di scienza e regole e ad affrontare l'imprevedibile contando solo su pochi indizi che potrebbero anche essere fuorvianti, di conseguenza viene spinto a crescere così da riuscire a sopravvivere in un mondo folle, spesso privo di senso logico, dove i genitori muoiono perché la gente fa schiantare aerei contro i grattacieli. Il percorso di Oskar, insomma, può tranquillamente essere inteso come il percorso che gli americani sono stati costretti ad intraprendere dopo l'11 settembre, uscendo a tentoni e senza aiuti da una realtà sconvolta per sempre... e purtroppo è questo l'unico, grande limite della pellicola, quel patriottismo latente che fa di Oskar un modello, quell'ottimismo all american che esige un happy ending a tutti i costi, per quanto assurdo e forzato. Ovviamente, sarei ipocrita a dirlo, tutte queste cose mi vengono in mente solo ora ripensando razionalmente alla visione, perché Molto forte, incredibilmente vicino è un film subdolo che annega eventuali giudizi nel mare di lacrime che scaturiscono automatiche davanti agli occhioni del piccolo Thomas Horn, alla scoperta del segreto nascosto nella chiave e alla lettera che il ragazzino scrive a tutti i Black incontrati nella sua faticosa ricerca.
Razionalmente parlando, quindi, Molto forte, incredibilmente vicino (che pur mi è piaciuto) è un film con molti difetti ma sicuramente in essi non rientrano gli attori, tutti straordinari. Il migliore è Max Von Sydow, particolarmente espressivo perché costretto da un ruolo muto a tirare fuori tutta la sua mimica senza risultare teatrale o innaturale, ma anche due attori che di solito non sopporto come Tom Hanks e Sandra Bullock regalano interpretazioni assai valide, soprattutto la seconda. Viola Davis e Jeffrey Wright compaiono poco ma si fanno ricordare per due performance misurate e assai commoventi, mentre a rimetterci è il povero John Goodman, sacrificato nel ruolo di burbero e antipatico portinaio nemmeno fosse l'ultimo dei pischelli trovato per strada. Insomma, rileggendo la recensione mi rendo conto di come i miei sentimenti verso la pellicola siano ambivalenti: tecnicamente Molto forte, incredibilmente vicino è un film ineccepibile, che senza aver letto il libro e lasciandosi trasportare dalle emozioni scatenate dalla visione risulterebbe uno dei più belli del 2011. Con un po' di cinismo in più e memore della lettura del romanzo, però, mi rendo conto che in realtà il film di Daldry è troppo spesso furbo e scorretto, quindi razionalmente giudico l'operazione buona, ma riuscita solo a metà.
Di Tom Hanks (Thomas Schell), John Goodman (Stan il portinaio), Max Von Sydow (l’inquilino), Viola Davis (Abby Black), Jeffrey Wright (William Black), ho parlato ai rispettivi link.
Stephen Daldry (vero nome Stephen David Daldry) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Billy Elliot e The Hours. Anche produttore, ha 52 anni e due film in progetto, tra cui l’adattamento cinematografico di Wicked.
Sandra Bullock (vero nome Sandra Annette Bullock) interpreta Lisa Schell. Una di quelle attrici che non ho mai potuto soffrire e che ho sempre trovato di una pochezza imbarazzante, nonostante abbia anche vinto un Oscar come miglior attrice protagonista per The Blind Side; la ricordo per film come The Vanishing – Scomparsa, Speed, Speed 2 – Senza limiti, Amori & Incantesimi e per aver doppiato Il principe d’Egitto. Americana, anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 49 anni e quattro film in uscita tra cui lo spin-off di Cattivissimo me, Minions.
Vogliamo aggiungere un altro difetto? Il mio povero James Gandolfini avrebbe dovuto interpretare un uomo conosciuto dalla madre di Oskar durante uno di quegli incontri di gruppo dove gli psicologi aiutano le persone che hanno subito una grave perdita, ma purtroppo le scene in questione sono state tagliate. A parte questo, se Molto lontano incredibilmente vicino vi fosse piaciuto consiglio la lettura dello splendido libro. ENJOY!!
Sorprendente il parallelo che fai tra la vicenda del protagonista e quella degli americani post-catastrofe. Come prima impressione non mi convince ma lo prendo come un interessante stimolo a ripensare al film da un diverso punto di vista. L'aspetto che mi perplime maggiormente è che il ragazzino ha una tendenza all'eccessiva razionalizzazione, caratteristica difficilmente attribuibile al popolo americano.
RispondiEliminaSecondo me, è più adatto il parallelo con un altro film di Stephen Daldry, The reader. Entrambi costeggiano un tema molto ingombrante (là è l'Olocausto) che però non è (almeno secondo me) il principale. Qui mi è parso più importante il tema della gestione di una mancanza, dal punto di vista di un personaggio che ha grandi difficoltà a gestire il proprio lato emotivo.
PS: Il film è stato strapazzato da buona parte della critica americana (e non ha entusiasmato il pubblico) credo proprio perché si aspettavano un film sull'11 settembre, con tutto l'apparato patriottico che, invece, manca.
Più che le caratteristiche di Oskar è proprio il percorso che intraprende ad avermi fatto leggere la pellicola in questa maniera, soprattutto se confrontata al libro. Si respira un'aria quasi Spielberghiana per tutta la sua durata e il fatto che il pubblico americano abbia snobbato il film perché mancano riferimenti troppo espliciti e patriottici la dice lunga sull'intelligenza media degli appartenenti a quella grande Nazione!
EliminaThe Reader purtroppo non l'ho mai visto, quindi non posso fare paragoni, ma lo recupererò così magari potrò rileggere questo Molto forte, incredibilmente vicino anche in un'altra ottica.
razionalmente parlando, è una discreta schifezza di film ahah :)
RispondiEliminaNaaah, ho visto molto di peggio.. e poi ho pianto anche io, quindi non posso dire che mi abbia fatto schifo :P
EliminaAvrei voluto leggere il libro, ma poi ho accantonato l'idea per non rovinarmi il film (succede sempre così!). Quindi ti dico che a me è piaciuto veramente tanto, 11 settembre a parte. Oskar deve fare i conti con un grande dolore, che il fatto sia collegato all'attacco terroristico o no, conta relativamente per me.
RispondiEliminaEcco quello che avevo scritto io.
http://valemoviesmaniac.blogspot.it/2012/07/molto-forte-incredibilmente-vicino.html
Adesso me lo vado a leggere!
EliminaIl film sulla parte emotiva funziona e mi è piaciuto, ma l'eccessivo appiattimento di una trama bellissima ha contribuito a farmi storcere il naso, purtroppo.
Non ho letto il libro, ma ricordo di averlo discretamente bottigliato a causa dell'eccessiva retorica di alcuni passaggi, che andavano a minare il risultato finale: senza contare che il bambino era insopportabile. ;)
RispondiEliminaAhahah io purtroppo più i bambini sono weird, tristi e petulanti più li adoro (nei film, ovviamente!!).
EliminaPerò sì, è parecchio retorico. Leggi il libro, Ford!!
il romanzo è proprio bello, il film l'ho trovato piuttosto irritante. soprattutto: come si fa a eliminare la storia del nonno, che è la parte più bella? e poi così si priva il personaggio di quasi tutto lo spessore, non si capisce che ci faccia
RispondiEliminaMa infatti non ho capito questa scelta assurda. Pensa che alla fine volevano addirittura far sì che il nonno riacquistasse la parola... fortunatamente Von Sydow in persona si è opposto o non avrei cancellato in un istante tutto quello che di positivo ho trovato nel film!
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