Un recupero che mi era rimasto dall'anno scorso (uno dei tanti, vedrete nei prossimi giorni quanti ne arriveranno, soprattutto in campo horror) era These Final Hours, diretto e sceneggiato nel 2013 dal regista Zak Hilditch.
Trama: nelle ultime, caotiche e terribili ore di vita della Terra, un uomo cerca di riportare una bambina dal padre perduto...
La fine del mondo è uno dei temi più amati dai film horror e fantascientifici e ormai è stata usata in tutte le salse, persino in quella semicomica di Rogen e compagnia, tanto da risultare spesso assai poco sorprendente, figuriamoci coinvolgente. Eppure, anche se siamo ormai nel 2015, c'è ancora qualche autore in grado di stupire, come Zak Hilditch, e di raccontarci una fine del mondo inevitabile, dolorosa e triste, capace di serrare stomaci e spezzare i cuori. In These Final Hours non c'è speranza, ahimé: la Terra è condannata, le parole di uno speaker radiofonico sempre più sconsolato ci dicono che l'Europa non esiste più, che l'Asia sta per essere annientata e che la morte sta arrivando inesorabile per gli abitanti del continente Australiano, terra d'azione del film. Il protagonista è quindi ben consapevole del fatto che gli restino pochissime ore per... per che cosa? Gente, voi cosa fareste se sapeste che entro poche ore sarete morti assieme a tutto il resto dell'umanità? Io, molto probabilmente, sarei tra quelli che ricorrerebbero ad un'uscita anticipata ed indolore (tanto, in poche ore dalle mie parti non è che si possano fare chissà quali cose) ma in These Final Hours c'è tutto un vasto campionario di reazioni più o meno condivisibili e lì per lì il protagonista vorrebbe semplicemente sballarsi, così da non rendersi nemmeno conto di stare morendo. D'altronde, James è un maledetto egoista e lo capiamo fin dalle prime immagini della pellicola, andando avanti capiremo che lo è sempre stato e che nella vita ha preferito circondarsi di poveri imbecilli in grado di pompare il suo ego, abbandonando nel cammino tutti quelli che potevano dargli fastidio, madre compresa, costringendosi ad essere, fondamentalmente, un coglione con la C maiuscola. Proprio a poche ore dalla fine di tutto, però, James compie un unico atto altruista che lo porterà a fare i conti non solo con ciò che lo circonda ma anche, soprattutto, con sé stesso e le sue scelte, con le sue priorità e persino con il miglior modo di morire. E noi spettatori non potremo fare altro che cominciare a tifare per James, combattendo la voglia di prenderlo a coppini per la sua iniziale stupidità e arrivando a piangere come se anche noi non avessimo un domani.
Sicuramente la storia di These Final Hours viene raccontata con qualche eccesso di retorica, con alcune soluzioni persino troppo facilone (un paio di "colpi di scena" sono prevedibili per quanto funzionali alla trama, che a tratti sembra scritta apposta per spezzare i cuori teneri come il mio) ma tutto viene perdonato davanti ad attori bravissimi e ad un'ancor più bella messa in scena. Sia nelle parti più "statiche" che nelle sequenze più movimentate la regia e la fotografia non perdono un colpo, le immagini risultano sempre nitide e per nulla confuse, per quanto sempre più avvolte, man mano che il film prosegue, dai colori e dall'"aria" tipica di un giorno di canicola infernale, ed è stupenda soprattutto la scena finale, l'unico momento in cui il regista si concede all'utilizzo degli effetti speciali. Nathan Phillips come attore avrà sempre un posto nel mio cuore per vari motivi, non ultimo perché tutto di lui grida Australia e anche la piccola Angourie Rice è deliziosa, ben lontana dagli stereotipi delle ragazzine insopportabili o saccenti che di solito ammorbano questo genere di film: la sua pacatezza quasi adulta è un degno complemento alle ingenuità tipiche dell'ultima fase dell'infanzia (la faccia di Rose al party è da antologia) e un paio di frasi della piccoletta fanno scendere più di qualche lacrima. Molto azzeccata anche la contrapposizione tra le due donne di James, quella ufficiale, una bambolotta fisicata e scema come un tacco che Rose stessa "immaginava più bella" e l'amante, di una bellezza tanto semplice quanto disarmante, tanto quanto la frase pronunciata a beneficio di James: "La vita è sempre più forte della morte". Eh sì, quanto è vero. Perché anche la morte, se "vissuta" bene, può essere meravigliosa e non una schifezza per trogloditi. E anche un film di genere, se raccontato al meglio, potrebbe riuscire a conquistare persino chi non è avvezzo al genere catastrofico. Provare per credere.
Di Nathan Phillips, che interpreta James, ho già parlato QUI.
Zak Hilditch è il regista e sceneggiatore della pellicola. Australiano, ha diretto anche il film drammatico Plum Role ed è produttore e attore.
La bella Jessica de Gouw, che interpreta Zoe, ha partecipato alla recente serie Dracula nei panni di Mina Murray. Detto questo, se These Final Hours vi fosse piaciuto recuperate magari il citato Facciamola finita, The World's End e Melancholia. ENJOY!
Se ripenso al film, a una determinata scena soprattutto, piango ancora.
RispondiEliminaBellissima pellicola, davvero.
Sì, ce ne sono parecchie che mi hanno messo il magone, non credevo! :)
EliminaNon so se hai mai visto Carriers. Se non lo hai fatto fallolo per me.
EliminaAncora mi manca, cercherò di recuperare anche quello!
EliminaGrande pellicola, fa ben sperare per il futuro del cinema di genere.
RispondiEliminaHo ancora il magone.
Siamo in due :D
Eliminauna variante interessante della solita robaccia apocalittica.
RispondiEliminanon mi ha convinto quanto te, però mi è piaciucchiato abbastanza...
Ho il cuore tenero. Sul finale mi ha aGGisa T__T
EliminaNon eccezionale, ma molto godibile.
RispondiEliminaUna visione che mi ha soddisfatto.
Indubbiamente qualche difettuccio ce l'ha ma a me è piaciuto comunque tanto :)
Elimina