Questo è periodo di cartoni animati, sopportate. Recentemente ho recuperato infatti Il viaggio di Arlo (The Good Dinosaur), diretto nel 2015 dal regista Peter Sohn.
Trama: il giovane apatosauro Arlo, dopo essere caduto nel fiume, si ritrova solo e lontano da casa. Durante il lungo viaggio di ritorno stringe amicizia con un piccolo cavernicolo e i due si aiuteranno a vicenda fronteggiando vari pericoli...
Faccio outing: a me i dinosauri non sono mai piaciuti. Non provo interesse particolare verso questi giganteschi rettiloni preistorici, Jurassic Park lo guardo ma senza fare i gridolini "da Patrizia" (come direbbe Leo Ortolani) e Alla ricerca della Valle incantata mi ha sempre fatto cordialmente schifo. Forse per questo quando ho visto i trailer de Il viaggio di Arlo, nonostante una sospetta lacrima baluginante nell'angolo dell'occhio, non ho fatto carte false per andarlo a vedere, preferendo aspettare di guardarlo comodamente a casa, senza fretta. Devo dire che, dopo la visione, un po' mi sono pentita di questa scelta: Il viaggio di Arlo è infatti una pellicola poetica, appassionante e anche molto adulta nel modo in cui si rapporta verso i piccoli spettatori. La trama verte sul classico viaggio di formazione del personaggio, un apatosauro timido e pauroso che non riesce, terrorizzato com'è da qualsiasi cosa, a fare la sua parte nell'immensa mole di lavoro necessaria a mandare avanti la "fattoria" di famiglia. A seguito di un terribile trauma, che idealmente potrebbe dare il cinque a quelli scioccanti di Bambi e de Il Re Leone, e di un tafferuglio col piccolo cavernicolo che lo ha indirettamente provocato, Arlo si ritrova lontano da casa, solo e costretto a fronteggiare le sue peggiori paure in un mondo ben diverso da quello tranquillo del podere in cui è cresciuto; la preistoria dipinta ne Il viaggio di Arlo è una wilderness fatta e finita, dove gli unici esseri dotati di parola e quindi comprensibili sono i dinosauri, mentre i mammiferi, umani compresi, sono delle bestie semplici e in balia degli istinti, spesso pericolose. Comprensibili, attenzione, non vuol dire buoni. La pellicola, di fatto, scodella un paio di sequenze abbastanza crude, interamente imperniate sul violento istinto di sopravvivenza che muove buona parte dei dinosauri che popolano il "mondo esterno", dominati dalla fame, dal desiderio di possesso e, in generale, da una mentalità assai affine a quella dei fuorilegge del Far West. Il viaggio di Arlo diventa quindi un percorso non solo verso la scoperta della tolleranza e dell'amicizia, o verso l'accettazione della paura come parte di sé e veicolo verso la maturità, ma anche una lotta costante per la sopravvivenza, raccontata senza troppi fronzoli.
Dal punto di vista tecnico Il viaggio di Arlo è ovviamente bellissimo. I realizzatori hanno scelto consapevolmente di dare ai dinosauri e al piccolo umano Spot un piglio più cartoonesco, rendendoli di fatto i veri eroi o antagonisti della pellicola, mentre il resto della fauna è realizzato in maniera più realistica, tanto che ad un certo punto un grosso insetto viene persino sbocconcellato prima e mangiato poi, cosa che credo di non avere mai visto in un film Disney o Pixar. Gli ambienti naturali sono altrettanto ben realizzati, tanto che a tratti pare di assistere a delle riprese dal vero; ciò vale non tanto per quel che riguarda il podere della famiglia di Arlo o per le suggestive scene notturne piene di lucciole (quelle che campeggiano giustamente in ogni immagine promozionale o poster, oltre che mostrarsi già nei trailer) quanto piuttosto per le foreste, la terribile piena del fiume, le tempeste che spazzano gli alberi e le splendide sequenze girate all'interno delle praterie, che probabilmente avrebbero provocato invidia a Pekinpah stesso. Particolare anche la colonna sonora, a sua volta perfetta per una storia simile ambientata nel Far West. Ovviamente, le canzoncine sono bandite, ché già bastano i dinosauri agricoltori, ci mancava solo fossero anche canterini, tuttavia la prima parte, fatta di musiche più allegre e country, e la seconda, con melodie dal respiro più epico e malinconico, si compenetrano alla perfezione ed invogliano lo spettatore ad ascoltare lo score musicale fino alla fine dei titoli di coda dopo i quali, mi spiace per voi, ma non c'è nessuna scena aggiuntiva. In sostanza, Il viaggio di Arlo è un bellissimo film ed è un peccato che la Pixar se lo sia giocato così male, schiacciandolo con il tam tam pubblicitario per Inside Out, perché avrebbe meritato un bel po' di attenzione in più. Recuperatelo, se potete.
Di Jeffrey Wright (voce originale di Papà), Frances McDormand (Mamma), Steve Zahn (Tonitrus), Anna Paquin (Ramsey) e Sam Elliott (Butch) ho già parlato ai rispettivi link.
Peter Sohn è il regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americano, è anche doppiatore, animatore, sceneggiatore e ha 39 anni.
Il viaggio di Arlo ha avuto una produzione travagliatissima, durata sei anni, durante la quale molto è cambiato sia in termini di trama che di personaggi e, conseguentemente, doppiatori, tanto che del cast originale è rimasta solo Frances McDormand mentre John Lithgow, Judy Greer e Neil Patrick Harris (così come il regista Bob Peterson) sono stati rimpiazzati o eliminati. Detto questo, se Il viaggio di Arlo vi fosse piaciuto recuperate Il re leone. ENJOY!
A me, purtroppo, non è piaciuto proprio.
RispondiEliminaL'ho trovato un pasticcio furbetto di storici film d'animazione.
Tant'è vero che, io e mio fratello, cattivissimi, lo abbiamo rinominato... "Tarzanello", ahahahah!
Tarzanello addirittura? XD Sì, è un pastiche di tanti vecchi film Disney ma me lo sono goduto tutto comunque, forse perché non mi aspettavo di trovarmi davanti un bel film :)
EliminaMa, in realtà, è perché ci ricordava un piccolo Tarzan...
EliminaAbbiammo afferrato solo dopo il doppiosenso :-P
Sì, sì, avevo inteso fosse quello il motivo. Effettivamente somiglia parecchio :)
EliminaNe ho sentito parlare spesso, perciò prima o poi devo vederlo anche se dopo Inside out è difficile fare meglio, però mi aspetto qualcosa di bello ugualmente ;)
RispondiEliminaIo ho preferito Inside Out e anche Zootopia però è davvero bello anche Arlo!
EliminaVale la pena guardarlo in edizione originale solo per ascoltare le voci di Sam Elliot, della Paquin e soci.
RispondiEliminaSì, quella di Elliot in particolare è favolosa e adattissima al personaggio :D
EliminaA me è piaciuto davvero tanto, lo considero un filmone della Pixar che merita lodi ed ovazioni quanto i precedenti. Non lo considero un "flop" come alcuni considerano... A loro rispondo così: "Certo è rivolto maggiormente ai bimbi, ma cosa c'è di male?"
RispondiEliminaSe un giorno dovessi avere un figlio, vorrei che vedesse "Il Viaggio di Arlo". Pedagogia a parte, ho lo considero il degno erede de "Alla Ricerca della Valle Incantata".
I miei amici leggono il libro di Arlo al loro bimbo, infatti conoscevo già la storia per quello. Ciò non mi ha impedito di apprezzare il film, che mi ha commossa e divertita ben più de La valle incantata, che continuo a trovare odiosissimo, sorry XD
Eliminalo vedrò nel fine settimana, lo danno al cinema ad un prezzo scontatissimo, in concomitanza con una rassegna di recupero che, come ogni estate, fanno in multisala...
RispondiEliminasolitamente non perdo mai film Disney, ma questo non l'avevo visto, perché ero ancora sotto l'incantato effetto di "Inside out"...
Eh, credo fosse lo stesso motivo per cui non l'ho guardato io :D Se ti capita allora sì, guardalo, ti piacerà molto!
EliminaIo l'avevo scartato perchè pensavo fosse troppo solo per bambini,ormai recuperarlo è una mezza mission impossible XD
RispondiEliminaPeccato perché ci sono parecchi momenti lacrima perfetti per noi cuori deboli :P
Elimina:*( se mi dici così mi fai voglia però,mannaggia!
EliminaEh, diciamo che questo può tranquillamente essere un cartone da trauma infantile XD
EliminaAssolutamente d'accordo con te.
RispondiEliminaNon all'altezza di Inside out, ma un bellissimo film per nulla solo per piccoli. Promosso. :)
Prometto solennemente che non snobberò mai più un altro film Pixar :P
EliminaIo ho trovato ottime le premesse, ma il resto banalotto.
RispondiEliminaEh però a me le storie classiche appassionano sempre!
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